Vendite record, spalti vuoti: l'oscuro paradosso che si nasconde dietro la Copa América di quest'anno

Lo stadio Maracanã, a Rio de Janeiro, poco prima della partita Perù-Bolivia. Immagine di Tânia Rêgo/Agência Brasil, riproduzione autorizzata con attributi.

In campo alcuni tra i migliori calciatori al mondo, sugli spalti migliaia di posti vuoti: è questo ciò che mostrano le telecamere negli stadi del Brasile, che sta attualmente ospitando la Copa América, il massimo torneo di calcio continentale del Sud America. È uno spettacolo insolito per un torneo internazionale così prestigioso, se non fosse altro che per il luogo, la capitale mondiale del calcio. Tuttavia, è questa la realtà della competizione di quest'anno.

La Copa América è un torneo tra le nazionali degli stati membri del CONMEBOL [it], la Confederazione Sudamericana del Calcio, che dal 1916 si svolge ogni quattro anni – il più antico campionato di calcio tra squadre nazionali. Di solito, sono invitate a partecipare alcune nazioni non appartenenti al CONMEBOL. Per questa edizione, sono stati selezionati Giappone e Qatar.

Il torneo quest'anno si svolge tra il 14 giugno e il 7 luglio in Brasile, paese che ha recentemente ospitato anche i Mondiali di Calcio FIFA (nel 2015) e le Olimpiadi (nel 2016, a Rio de Janeiro).

Secondo le stime del CONMEBOL, le prime sei partite hanno prodotto ricavi per 42 milioni di reais brasiliani (9,58 milioni di euro), di cui 22 milioni di reais (circa 5 milioni di euro) provenienti solo dalla partita di apertura tra Brasile e Bolivia, che è diventata per questo la partita più redditizia nella storia del calcio brasiliano.

Tuttavia, tali lauti guadagni sono causati più dall'esosità dei biglietti che dal numero di spettatori. Come riferisce il quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo [pt, come i link successivi, salvo diversa indicazione], il prezzo medio dei biglietti per la partita tra Brasile e Bolivia era di 485 reais brasiliani (110 euro), che equivale a circa metà del salario minimo nazionale. Se i prezzi standard andavano da 190 a 590 reais (43 e 134 euro), i prezzi per aggiudicarsi i posti VIP si collocavano tra i 1600 e i 4300 reais (365 e 980 euro rispettivamente).

L'incontro di apertura allo stadio Morumbi di San Paolo ha visto un 69% di posti occupati sul totale, la percentuale maggiore del torneo finora. Secondo il CONMEBOL, alle prime otto partite hanno partecipato 29,500 spettatori in media, ma questa cifra è probabilmente dovuta alle partite giocate dal Brasile o dall'Argentina. Al contrario, la maggior parte delle altre squadre hanno giocato in stadi semi-vuoti.

Il sito UOL riferisce che la prima partita dell'Uruguay ha fatto registrare la vendita di 13.611 biglietti. Il risultato peggiore è stato finora quello di Venezuela e Bolvia, con soli 4640 biglietti (meno del 7% della capienza dello stadio Mineirão, dove si è svolto l'incontro).

“Il continente vibra”

Il portiere dell'Uruguay, Fernando Muslera, che gioca nella squadra turca del Galatasaray, ha affermato in conferenza stampa:

Ninguém gosta de ver as tribunas vazias. Ninguém gosta. E vocês sabem disso, é estranho, complicado. Esta situação chamou atenção de todos nós até agora

A nessuno piace vedere degli spalti vuoti. A nessuno. Sapete, è strano, è complicato. Questa situazione è stata notata da tutti noi ormai.

Breiller Pires, giornalista che scrive per la versione brasiliana del quotidiano spagnolo El País, ha rimarcato il continuo aumento dei prezzi dei biglietti nella storia recente della Copa América:

Em 2007, na Copa América da Venezuela, quando a economia do país ainda estava longe de entrar em colapso, os ingressos mais baratos para assistir à fase final do torneio custavam menos de 10 dólares. Pouco mais de uma década depois, as entradas “populares” dos jogos de menor apelo saem pelo triplo do valor, em que pese a estagnação econômica no Brasil e vizinhos como a Argentina, sem contar a crise crônica dos venezuelanos.

Nel 2007, alla Copa América del Venezuela, quando l'economia del paese era ancora lontana dal collasso, i biglietti più economici per assistere alla fase finale del torneo costavano meno di 10 dollari. Poco più di un decennio dopo, i biglietti “popolari” per partite molto meno importanti sono venduti al triplo, nonstante la stagnazione economica in Brasile e nei paesi vicini, come l'Argentina, senza contare la crisi ormai cronica dei venezuelani.

Mariana Vantine, ricercatrice che si occupa di calcio e politica economica, ha stilato un paragone tra il prezzo dei biglietti e i salari minimi in Brasile e Francia, la nazione che ha ospitato gli Europei del 2016:

Riguardo alla Copa América e agli stadi vuoti:

Ho fatto questa umile tabella di paragone con gli Europei 2016. La relazione tra salario minimo e prezzo dei biglietti più economici in ogni nazione è qualcosa a cui dovremmo fare tutti attenzione.

Questo paragone mostra che con il salario minimo francese di 1.446,62 euro è possibile comprare fino a 57,9 biglietti (venduti a partire da 25 euro), mentre con il salario minimo del Brasile di 998 reais ci si possono permettere solo 8,3 biglietti.

Molti giornalisti e tifosi hanno evidenziato che l'evento stesso è stato poco pubblicizzato dal CONMEBOL e dalle città ospitanti. Gli stadi vuoti non sembrano infastidire la federazione, fintantoché ha la garanzia di ottenere vendite redditizie, scrive Impedimento, un account Twitter anonimo, commentando la questione del calcio in Sud America:

Il CONMEBOL non si è preoccupato di niente di tutto ciò quando ha deciso i prezzi. E perché avrebbe dovuto? Stanno facendo profitti record anche senza riempire gli stadi. Nel 2024 potrebbero inventarsi un sistema di ologrammi, per non doversi preoccupare dell'incombernza di far sedere gli spettatori all'interno dello stadio.

Uno stadio vuoto in un campionato di alto profilo è raro in questo angolo del mondo. Basta dare un'occhiata alle immagini storiche di un affollatissmo Maracanã alla finale dei Mondiali del 1950 a Rio de Janeiro, quando l'Uruguay sconfisse il Brasile, facendo sprofondare lo stadio in un silenzio assordante. Qualunque partita dei campionati nazionali della regione, come quelle giocate a La Bombonera, nella capitale argentina Buenos Aires, registra solitamente un'affluenza ragguardevole.

In Sud America è impossibile slegare la cultura calcistica dalla classe sociale d'appartenenza. Eduardo Galeano, scrittore e tifoso urugayano, ha spiegato nella sua opera “Splendori e miserie del gioco del calcio” (“Fútbol a Sol y Sombra”, in spagnolo) che i primi club creati sul Rio de la Plata erano organizzati dagli operai del porto. Anarchici e socialisti, sostiene Galeano, all'epoca accusarono le squadre di essere “macchinazioni borghesi” che volevano scoraggiare gli scioperi e mascherare le differenze di classe.

Scrive:

Ha entrado usted, alguna vez, a un estadio vacío? Haga la prueba. Párese en medio de la cancha y escuche. No hay nada menos vacío que un estadio vacío. No hay nada menos mudo que las gradas sin nadie.

Siete mai entrati in uno stadio vuoto? Provate. Fermatevi in mezzo al campo e ascoltate. Non c'è nulla di più vuoto di uno stadio vuoto. Non c'è nulla di più muto che le tribune senza nessuno.

Breiller Pires sostiene che la colpa della poca partecipazione alla Copa América è da attribuire al “processo di gentrificazione” che sta cambiando il calcio. Assediati dagli scandali di corruzione, i presidenti delle federazioni e delle associazioni hanno “accettato l'idea che escludere i poveri aiuterebbe a porre fine agli episodi di violenza [en] negli stadi, come se l'atto violento di proibire la passioni giustificasse un tale esperimento.”

Rimane la domanda: uno stadio vuoto è degno della tradizione calcistica sudamericana?

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