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Le forze di sicurezza in Guinea hanno ora il diritto di sparare a vista

Categorie: Africa sub-sahariana, Guinea, Citizen Media, Diritti umani, Governance

Parlamento della Repubblica della Guinea CC BY 2.5

Il 25 giugno 2019, l’Assemblea nazionale della Guinea ha adottato una legge relativa all’utilizzo delle armi da fuoco da parte degli agenti delle forze di sicurezza che suscita le reazioni forti delle ONG e dell’opposizione. Il sito di informazioni guineano visionguinee.info spiega [1] [fr, come i link successivi, salvo diversa indicazione]:

Cette loi établit plusieurs justifications de l’usage de la force – notamment pour défendre des positions occupées par les gendarmes – sans souligner clairement que les armes à feu ne peuvent être utilisées que lorsqu’existe une menace de mort ou de grave blessure.

Questa legge stabilisce molteplici giustificazioni dell’uso della forza – nello specifico per difendere le posizioni occupate dai gendarmi – senza sottolineare chiaramente che le armi da fuoco non possono essere utilizzate se non quando esiste una minaccia di morte o di grave infortunio.

Nel 2017 è apparso un rapporto [2] congiunto di diverse organizzazioni non governative guineane per la difesa dei diritti umani, pubblicato con il supporto delle ONG francesi “Cristiani per l’Abolizione della tortura” (ACAT-France [3]) e della Lega Francese per la Difesa dei Diritti dell’Uomo (LDH) [4], che riconosce i ben noti progressi in materia di diritti umani, ma si inquieta ugualmente a causa del vuoto giuridico vigente nella definizione della necessità del ricorso alla legittima difesa:

La nouvelle mouture du Code pénal guinéen ne définit pas assez précisément le recours à la légitime défense et à l’état de nécessité de l’usage de la force. Les drames humains consécutifs à un usage disproportionné de la force sont réguliers en Guinée, à l’instar des incidents du 16 août 2016 à Conakry (marche pacifique durant laquelle un jeune homme a trouvé la mort).

La nuova versione del Codice penale guineano non definisce in maniera sufficientemente precisa il ricorso alla legittima difesa e allo stato di necessità dell’uso della forza. Le tragedie umane conseguenza di un uso sproporzionato della forza sono regolari in Guinea, sul modello degli incidenti del 16 agosto 2016 à Conakry (marcia pacifica durante la quale un ragazzo è morto).

Numerosi commentatori rimettono in discussione l’opportunità di una tale legge in un paese in cui le forze di sicurezza sono conosciute per un uso spesso eccessivo della forza.

Preoccupate per le conseguenze di questa legge, le ONG internazionali per la difesa dei diritti dell’uomo, Amnesty International et Human Rights Watch, in un comunicato comune fanno un resoconto parziale [5] dei manifestanti e degli agenti delle forze di sicurezza uccisi durante le manifestazioni in questi ultimi anni:

Des dizaines de manifestants [6] et deux agents chargés de l'application des lois ont été tués en 2012-2013, à l'approche d'élections législatives. Au moins 12 personnes ont été tuées, dont 6 par des tirs d'armes à feu, et de nombreuses autres ont été blessées, à l'approche et à la suite de l'élection présidentielle de 2015 [7]. Au moins 21 personnes sont mortes lors de manifestations en 2018, dont au moins 12 auraient été victimes de tirs mortels [8] de la part des forces de sécurité d'une part, et un agent de police et un gendarme tués par des manifestants d'autre part.

Decine di manifestanti [6] e due agenti responsabili dell’applicazione della legge sono stati uccisi nel 2012-2013, all’avvicinarsi delle elezioni legislative. Almeno 12 persone sono state uccise, di cui 6 da colpi di arma da fuoco, e molte altre sono state ferite prima e dopo le elezioni presidenziali del 2015 [7]. Almeno 21 persone sono morte durante le manifestazioni nel 2018, di cui almeno 12 sarebbero state vittima di colpi mortali [8] [en] da parte delle forze di sicurezza, mentre un agente di polizia e un gendarme sono stati uccisi da dei manifestanti.

E questo malgrado gli impegni della Guinea nei confronti della comunità internazionale in materia di utilizzo delle armi, come lo ricorda sul sito guineano di informazione e analisi ramatoulaye.com, il giornalista guineano Alpha Amadou Diallo, citando un comunicato dell’associazione Cellule Balai Citoyen [9]:

Les normes internationales en matière de droits humains stipulent que les armes à feu ne devraient jamais être utilisées pour simplement disperser un rassemblement.

Si le recours à la force pour disperser des manifestations violentes est inévitable, les forces de sécurité doivent seulement recourir à la dose de force minimale nécessaire pour maintenir la situation sous contrôle en s’appuyant sur l’utilisation proportionnée d’armes moins létales

Le norme internazionali in materia di diritti umani stipulano che le armi da fuoco non dovrebbero mai essere utilizzate semplicemente per disperdere un gruppo riunito.

Se il ricorso alla forza per disperdere delle manifestazioni violente è inevitabile, le forze di sicurezza devono solo ricorrere alla dose di forza minima necessaria a mantenere la situazione sotto controllo, avvalendosi dell’utilizzo proporzionato di armi meno letali.

Inoltre, l’approvazione di questa legge avviene all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali previste nel 2020 [10], in un periodo dove il rischio di violenze aumenta, giacché il Presidente Alpha Condé [11] [it] persiste nella sua intenzione di procedere a una revisione della Costituzione che gli permetterebbe di ambire a un terzo mandato, cosa che l'articolo 27 della Costituzion [12]e attuale non permette di fare.

Il giornalista e militante per i diritti umani camerunese, J. Rémie NGONO sottolinea sul sito di informazione camerunese coupsfrancs.com che

En prévision des manifestations contre son troisième mandat, Alpha Condé a fait voter une loi pour donner le droit aux gendarmes d’abattre les opposants comme la volaille.

In previsione delle manifestazioni contro il suo terzo mandato, Alpha Condé ha fatto votare una legge per dare il diritto ai poliziotti di abbattere gli oppositori come pollame.

Questa legge voluta dalla maggioranza presidenziale è stata ugualmente contestata con vigore dall’opposizione. Il giornalista guineano Mamadou Baïlo Keïta riporta [13] sul sito guineematin.com :

Le texte a suscité une vive polémique entre les députés à l’Assemblée nationale. Le groupe parlementaire des Libéraux-démocrates, composé des élus de l’UFDG [Union des forces démocratiques de Guinée [14]] rejeté le projet de loi, soumis au Parlement par le gouvernement.

Il testo ha suscitato una forte polemica tra i deputati all’Assemblea nazionale. Il gruppo parlamentare dei Liberal democratici, composto dagli eletti del UFDG (Unione delle forze democratiche della Guinea [15] [it]) ha respinto il progetto di legge sottoposto al Parlamento da parte del governo.

Come osservano diversi commentatori, il rischio principale è che le forze dell’ordine provino una sensazione di impunità. Così, per Jim Wormington, ricercatore nella divisione Africa [16] [en] di Human Rights Watch e che si occupa di Africa occidentale:

La Guinea ha una nuova legge mirata a proteggere dai procedimenti giudiziari i poliziotti che utilizzano le armi da fuoco. 

Con la Guinea sull’orlo di una crisi politica, la legge potrebbe favorire l’impunità in caso di nuove violazioni dei diritti umani.

Questa preoccupazione è condivisa dal leader dell’opposizione politica Bah Oury:

Le tragedie ricorrenti che la Guinea ha visto nel corso della sua storia dovrebbero spingere a regolamentare più strettamente l’uso delle armi da fuoco nel mantenimento dell’ordine. Questa legge lassista è un pericolo e va in una cattiva direzione.

Per Nouhou Baldé, giornalista e analista delle questioni politiche, economiche e sociali, il rischio di deriva è chiaro:

Legge pericolosa in Guinea: i poliziotti autorizzati a sparare (con armi da guerra).

Con la contestazione della Commissione elettorale nazionale indipendente [33] (CENI), e con la magistratura agli ordini del Presidente Alpha Condé, l'introduzione di questa nuova legge è l’ultimo atto destinato a intimidire ogni opposizione ai tentativi del potere di imporre ai guineani un terzo mandato [34] [it].