Questo articolo e servizio radiofonico di Joy Diaz [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] per la pagina The World è apparso originariamente sul sito PRI.org il 15 ottobre 2015, ed è stato pubblicato nuovamente qui in base a un accordo per la condivisione dei contenuti.
Rihab Massif, originaria del Libano, era l'insegnante della scuola elementare di mia figlia ad Austin, in Texas. Sin dall'infanzia, mia figlia ha sempre parlato principalmente in spagnolo. Un giorno, Massif si ricordò di quando Camila si sentiva molto scoraggiata perché non ricordava neanche una parola in inglese.
Massif ha detto: “Stava parlando della sua camicia (‘qamis‘ in arabo)”.
Massif ha capito perfettamente cosa voleva dire, proprio perché “qamis” è la parola araba per “camisa” in spagnolo (“camicia” in italiano).
E ho detto: “Oh! Alcune parole sono legate all'arabo”. Allora, per vedere quante sono effettivamente, io e Massif abbiamo deciso di fare un esperimento: io dicevo una parola in spagnolo e lei diceva il corrispettivo in arabo.
“Aceite?” (‘Olio’ in italiano)
Noi diciamo “Zayt”. Ha risposto Massif.
“Guitarra?” (‘Chitarra’ in italiano)
Noi diciamo “Ghytar”.
Solo ora mi rendo conto che ho l'impressione di sentire parole arabe ovunque.
Prendiamo ad esempio una delle mie canzoni preferite di Juan Luis Guerra, il vincitore dei Latin Grammy Awards. [it]
“Ojalá Que Llueva Café” (‘Spero che piova caffè’) presenta parole come café (qahua) e ojalà (amil) che sono entrambe derivanti dall'arabo.
Oppure la celebre esclamazione della cantante Celia Cruz, “Azúcar“, cioè “sukkar” (zucchero), è anch'essa un'altra parola araba.
Secondo le dichiarazioni di Víctor Solís Parejo, linguista presso l'Università di Barcellona in Spagna, parte della lingua utilizzata dai parlanti spagnoli deriva da un retaggio dell'influenza dei Mori. “Mori“[it] è il termine utilizzato per riferirsi ai gruppi di lingua araba che conquistarono il Nordafrica, e che in seguito occuparono la Spagna nel XIII secolo. La loro influenza è durata quasi 700 anni ed è riscontrabile ancora oggi.
“Specialmente se viaggi nella Spagna meridionale. Ad esempio, a Mérida [it], la città in cui sono nato, abbiamo l’Alcanzaba o Qasba, una fortezza araba”, afferma Parejo.”Pertanto, al giorno d'oggi si può vedere tutto questo nelle città, inoltre si può percepire l'influenza islamica tramite la presenza dell’arabo nella lingua”.
Certamente, questa influenza è giunta sino in America con gli spagnoli: si ritiene che circa 4000 parole spagnole provengano direttamente dall'arabo. Ecco perché María Gutiérrez, attivista umanitaria messicana e volontaria in Giordania, rivela di portare con sé un piccolo quaderno ovunque vada.
“Sì! Cerco di tenere traccia di tutte queste parole; Come a dire: Ecco un'altra parola! Ogni giorno trovo almeno una nuova parola e penso: “Ah, è esattamente come in spagnolo”.
Prima Gutierrez sarà in grado di padroneggiare la lingua, e prima sarà più efficace nel suo lavoro umanitario: in questo momento il parlare spagnolo le sta dando senza dubbio una scorciatoia al cambiamento.
Ma per quale motivo questa ambivalenza tra spagnoli e arabi è così importante per gli americani?
Bene, le due lingue più diffuse negli Stati Uniti sono l'inglese e lo spagnolo, per questo motivo alcuni si chiedono cosa potrebbe accadere a queste due lingue con il passare del tempo”, ha aggiunto Parejo.
“Sono lingue ancora vive”, spiega.
Le due lingue si adattano e prendono in prestito le parole l'una dall'altra, principalmente quelle simili.
“Ricordo ancora quando sono arrivato in Texas per la prima volta”, afferma Parejo. “Sono andato con mia moglie in questo ristorante e il cameriere ci ha chiesto in inglese: volete cenare all'interno oppure preferite mangiare nel ‘patio‘ (terrazza)?” “Non ho mai sentito questa parola in inglese”.
Patio infatti è una parola spagnola.
Se l'influenza esiste veramente al punto che scherziamo spesso sull'esistenza del cosiddetto “Spanglish”, immaginate in quale lingua parleranno mai gli americani tra 100 o 200 anni, quando decine di milioni di parlanti spagnoli chiameranno casa gli Stati Uniti d'America.