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Un nuovo libro presenta gli aspetti poco studiati della transizione politica e dei media del Myanmar

Categorie: Asia orientale, Myanmar (Burma), Citizen Media, Diritti umani, Governance, Legge, Media & Giornalismi, Politica, Storia

L’immagine sulla copertina di questo libro s’intitola “Crepuscolo”, ed è stata creata da Eaint Thiri Thu, collaboratore di Myanmar Media in Transition. Come lei spiega, il crepuscolo è il periodo tra il giorno e la notte, prima del tramonto o dell’alba, che ci trasporta nella luce o nel buio. La liberta di espressione in Myanmar ha raggiunto il suo crepuscolo, tra luce e buio, speranza e disperazione. Foto e descrizione della copertina fornite da Gayathry Venkiteswaran, e usate con consenso.

Un nuovo libro, pubblicato [1] [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione] a giugno 2019, offre una discussione esaustiva sulla storia e l’attualità del mondo dei media in Myanmar.

Il libro è intitolato “Myanmar Media in Transition: Legacies, Challenges and Change” (La transizione dei media in Myanmar: retaggi, sfide e cambiamenti) ed è stato co-curato da Lisa Brooden, Jane Madlyn McElhone, e Gayathry Venkiteswaran. E include saggi [2] di accademici, ricercatori, membri di organizzazioni della società civile, artisti, e giornalisti di base in Myanmar che hanno scritto dell’impatto dei cambiamenti politici sulla libertà di espressione.

Il Myanmar, precedentemente conosciuta come Burma, è stata per decenni governata da una giunta [3], fino a quando, nel 2010, sono state attuate riforme che hanno permesso il ripristino di una leadership civile. I miliari sono tuttavia rimasti predominanti nella burocrazia. Il 2015 ha assistito all’eclatante vittoria [4] all’elezioni del partito di opposizione, la Lega Nazionale per la Democrazia [5] [it], guidato dal Premio Nobel Aung  San Suu Kyi.

Gayathry Venkiteswaran, una delle curatrici del libro, fornisce una breve panoramica del libro in una delle sue email:

The book is multidisciplinary and it combines both theoretical and empirical discussions and we have a mix of academics and practitioners who have contributed to the volume. Many of the chapters draw from the work done by civil society groups and other experts on the ground, but we try contextualise these within the history of politics and media in Myanmar and how best we can understand these developments. The volume includes analyses and commentaries about journalism and its challenges, music and film making, the popularity of Facebook and how it affected political discussions and the role it played in the Rakhine crisis, the gaps in the legal frameworks as well as important reflections on the influence of media assistance on the media and civil society in the country.

Il libro è multidisciplinare, combina discussioni teoretiche e empiriche, e include un assortimento di saggi di accademici e professionisti che hanno contribuito al volume. Molti capitoli sono basati sul lavoro svolto da associazioni della società civile e di altri esperti che lavorano sul territorio, ma vengono contestualizzati nella storia della politica e dei media in Myanmar e come meglio possiamo capire questi sviluppi. Il libro include analisi e commentari riguardanti il giornalismo e le sue sfide, musica e cinema, la popolarità di Facebook e come ha influenzato discussioni politiche e il ruolo che ha giocato nella crisi di Rakhine, i buchi nella legislazione, e anche riflessioni importanti sull’influenza dell’aiuto dei media sui media e la società civile nel Paese.

La crisi di Rakhine a cui si fa riferimento ha visto l’aumento e la diffusione di volenza comunitaria [6] che ha sfollato migliaia di Rohingya nel nord-ovest del Myanmar. Gayathry Venkiteswaran ha anche aggiunto che il lavoro degli autori del libro si concentra su aspetti della transizione politica a cui non è stata precedentemente data importanza in altri studi:

Much has been written about the political change since 2010 but this is the first volume focused on media, which goes beyond journalism and includes creative expression as well as digital technology in Myanmar. How the transition or political change will play out is difficult to predict but we felt it was important to document the experiences of change affecting the media and hopefully, this will spark conversations about the future of the industry in the country.

Molto è stato scritto sui cambiamenti politici cominciati nel 2010, eppure questo è il primo volume che si focalizza sui media e che va oltre il giornalismo tradizionale e include anche espressioni creative e tecnologia digitale in Myanmar. Difficile predire ciò che porteranno questi cambiamenti politici, ma noi riteniamo sia importante documentare come le esperienze di cambiamento che incidono sui media e, speriamo, di istigare una conversazione riguardo il futuro dell’industria nel Paese.

Di maggiore importanza è l’enfasi da lei posta sul valore della comprensione della storia dei media, e il ruolo che hanno giocato nella transizione democratica:

On the transition itself, we do challenge assumptions held about the situation in the country. For example, there are many who thought Myanmar did not have independent media or practitioners before the opening, or that media development models in other countries would work in Myanmar. A core thesis of our volume is the need to take a historical and contextual approach to understanding the changes taking place, whether these are positive or negative.

Riguardo la transizione, noi sfidiamo il presupposto assunto sulla situazione della nazione. Per esempio, in molti pensano che il Myanmar non avesse media indipendenti o  professionisti prima dell’apertura, o che i modelli di sviluppo dei media seguito da altre nazioni sarebbe funzionato in Myanmar. Una delle tesi nucleo del nostro volume è la necessità di utilizzare un approccio storico e contestualizzato alla visione dei cambiamenti che stanno prendendo forma, siano essi positivi o negativi.

[7]

Le curatrici del libro (da sinistra a destra): Lisa Brooten, Gayathry Venkiteswaran, e Jane Madlyn McElhone, Foto usata con permesso.

Una delle sfide che le curatrivi hanno dovuto affrontare nel completare la ricerca è stato l'uso continuato di politiche e leggi dell'era della giunta da parte del presunto governo riformista guidato dalla NLD per intimidire i critici dei militari:

There was a lot at stake in terms of the political change and when the NLD government came into power, expectations were high that there would be significant improvements for the media and freedom of expression. But as many of the contributors noted, while the space for expression did open up, the threats against journalists and activists did not reduce. On the contrary, the use of laws, whether Section 66(d) [8] of the Telecommunications Law or the Penal Code, Unlawful Associations Act and the Official Secrets Act has shown that the democratically elected government is deploying the same tactics as the previous regime.

C’era molto a rischio in termini di cambiamenti politici, e quando il governo del NLD è salito al potere, le aspettative per miglioramenti nel campo dei media e libertà di parola erano alte. Ma, come molti dei collaboratori hanno notato, mentre lo spazio di espressione si è aperto, le minacce contri giornalisti e attivisti non sono diminuite. Al contrario, l’uso di leggi, quali la Sezione 66(d) [8] della Legge sulle Telecomunicazioni o il Codice Penale, la Legge sulle Associazioni Illegali e la Legge sui Segreti Ufficiali, ha dimostrato che il governo eletto democraticamente sta usando le stesse tattiche del regime precedente.

Questo ha posto difficoltà per la raccolta delle fonti, il che riflette [9] lo stato della libertà di parola:

While most people were open about their opinions, some were reluctant to identify themselves when interviewed as they were concerned about their own safety. Several contributors note in their chapters how self-censorship and the culture of fear continue to be a problem, especially where criticisms involve the military and even NLD leaders.

Mentre la maggior parte delle persone erano aperte riguardo le proprie opinioni, alcune erano riluttanti a indentificarsi quando intervistate, poiché erano preoccupate per la loro sicurezza. Parecchi collaboratori segnalano nei loro capitoli quanto l'auto censura e una cultura della paura continuino ad essere un problema, soprattutto quando le critiche si rivolgono ai militari o, addirittura, al leader dell'NLD.

Le curatrici del libro hanno ammesso il bisogno di condurre ulteriori ricerche, in particolare sul possesso dei media, e analisi su media in Birmano. Nel frattempo, sperano che il libro “ispirerà ulteriori studi e conversazioni tra le parti interessate sia all'interno che all'esterno del Paese, e contribuirà ai dibattiti sulle transizioni politiche e sulle riforme dei media”.

Il libro è già stato lanciato [10] a Yangon, in Myanmar e a Bangkok, Thailandia. Inoltre è disponibile [11], insieme a capitoli selezionati, online.

L’articolo è stato modificato il 5 agosto 2019 per correggere il nome della curatrice Jane Madlyn McElhone.