
Un uomo in Camerun indossa una t-shirt del presidente Paul Biya, foto scattata il 20 marzo 2008, da RNW media/Flickr CC BY-ND 2.0
Il leader del Camerun Paul Biya, in una rara dichiarazione dello scorso martedì 10 settembre, ha annunciato colloqui per porre fine alla crisi che ha colpito le regioni anglofone del nord ovest e sud-ovest del paese – un'impasse che si protrae da quattro anni.
Il conflitto è scoppiato alla fine del 2016, quando i camerunesi anglofoni hanno iniziato a protestare contro la continua emarginazione da parte della maggioranza francofona, sostenendo che il governo francofono ha costantemente oppresso la loro lingua, cultura ed economia.
Il movimento di protesta, guidato principalmente da insegnanti e avvocati, [en, come i link che seguono, salvo diversa indicazione] si è evoluto in un movimento separatista militante che invoca la secessione del Camerun anglofono. Il governo ha represso duramente i separatisti e il conflitto ha portato a circa 2000 morti e oltre 500.000 sfollati, secondo le Nazioni Unite.
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Il presidente Biya, che è al potere da 37 anni, ha dichiarato che il vertice riunirà persone provenienti da diverse parti del paese e sarà presieduta dal primo ministro anglofono Joseph Dion Ngute.
“Il punto in questione riguarderà principalmente la situazione nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali. Il dibattito riunirà tutti i figli e le figlie del nostro amato e bellissimo paese, il Camerun, per riflettere sui valori che ci sono cari, vale a dire: pace, sicurezza, unità nazionale e progresso”, ha detto il Presidente Biya sulla televisione pubblica CRTV.
In view of the National Dialogue, #Cameroon’s PM Dion Ngute will meet the following… pic.twitter.com/o4D2tySHML
— Gina Sondo ?? (@GinaSondo) September 18, 2019
In vista del dialogo nazionale, il primo ministro del #Camerun, Dion Ngute, incontrerá i seguenti…
Tuttavia, vi sono preoccupazioni che il dibattito possa essere limitato e controllato a distanza dalla leadership del paese.
Agbor Nkongho, un avvocato per i diritti umani che ha partecipato alle prime proteste, ha scritto su Twitter l'11 settembre, in risposta al discorso del Presidente:
The call for an inclusive dialogue is very appreciated. I urge those who will be attending to call for the release of all those detained in connection with the crisis, the need for constitutional amendment and also to ensure that the form of the state is equally discussed.
— Agbor Nkongho (@AgborNkonghoF) September 11, 2019
La richiesta di un dialogo inclusivo è stata accolta molto positivamente. Esorto coloro che parteciperanno a chiedere il rilascio di tutte le persone detenute a causa della crisi, la necessità di una modifica costituzionale e di garantire che la forma dello Stato venga discussa allo stesso modo.
Il contesto della crisi anglofona
Dopo la prima guerra mondiale, la Gran Bretagna e la Francia si spartirono il controllo sul Camerun. La Francia governò il Camerun francese e la Gran Bretagna amministrò un territorio allora chiamato Camerun britannico del sud.
Il Camerun francese ottenne l'indipendenza nel 1961 come La Republique du Camerun, mentre il Camerun meridionale britannico votò per unirsi alla Republique du Camerun e formare la Repubblica Federale del Camerun, composta da due Stati: Camerun occidentale (anglofono) e Camerun orientale (francofono).
Ma il primo Presidente del Camerun, Ahmadou Ahidjo, che detenne il potere dal 1960-1982, abolí il sistema federale nel 1972. Oggi, ci sono 10 regioni della Repubblica Unita del Camerun, di cui 8 regioni francesi e 2 regioni inglesi.
I camerunesi anglofoni hanno a lungo lamentato l'oppressione da parte dei camerunesi francofoni, i quali hanno dominato la leadership del paese fin dalla sua fondazione.
Gli sforzi compiuti nel 1991 per affrontare il problema anglofono con un'analoga richiesta di dialogo si sono rivelati vani. Anche la All Anglophone Conference del 1993 e del 1994 non hanno avuto alcun impatto:
When Anglophone members of the Committee on Constitutional Reform, set up by @PR_Paul_BIYA in 1993, proposed an alternative Federal Constitution, the President instead convened a “Grand Debat National” to water down & sidestep Anglo demands #AnglophoneCrisis #AmbazoniaConflict pic.twitter.com/4fMSbHbfAs
— Dibussi Tande (@dibussi) September 16, 2019
Quando i membri anglofoni della commissione per la riforma costituzionale, istituita da @PR_Paul_BIYA nel 1993, hanno proposto una Costituzione federale alternativa, il presidente ha invece convocato un “Grande dibattito nazionale” per annacquare e aggirare le richieste anglofone.
Ciononostante, il Presidente Biya ha recentemente annunciato un confronto nazionale che si svolgerà alla fine di settembre e diversi gruppi hanno già presentato proposte su come risolvere la crisi.
In uno di essi, il partito di opposizione Fronte Socialdemocratico, guidato dal vicepresidente Joshua Osih ha chiesto che una figura neutrale presidiasse i colloqui. Diversi separatisti anglofoni chiedono il rilascio dei loro leader a cui sono state inflitte condanne a vita.
Dubbi, speranze e paure in vista dei colloqui
I netizen si sono rivolti a Twitter per esprimere la speranza e i dubbi sull'impatto del piano di confronto nazionale. Solomon Amabo ha chiesto la necessità di una presenza di terze parti per garantire trasparenza e inclusività:
Dialogue: ‘Who will I dialogue with? asked Mr Biya? He turns around and calls for National Dialogue, to dialogue with who then? Dialogue with ready-made resolutions-One and indivisible Cameroon? Only negotiations with 3rd party presence (UN,USA,etc) can be binding. We are not in 1961! pic.twitter.com/e74VhtMf6L
— Solomon Amabo (@solomon_amabo) September 12, 2019
Dialogo: Con chi dialogherò? Chiedere a Mr Biya? Si guarda intorno e chiede il dialogo nazionale, per dialogare con chi allora? Dialogo Nazionale con decisioni già prese – un'unico e indivisibile Camerun? Solo i negoziati con la presenza di terzi (ONU, USA, ecc.) possono essere vincolanti. Non siamo nel 1961!
Peter Tah è preoccupato anche in merito all'inclusività dei colloqui e si chiede come la pace sia possibile senza un chiaro cessate il fuoco:
Looking at how predialogue talks are unfolding, it's evident that this will be far from being inclusive. The regime seems to be picking & choosing those who would attend. Plus if this is dialogue on a crisis involving two parties, how come one party gets to draw up the agenda?
— Peter Tah (@TFomonyuy) September 18, 2019
Vedendo come si stanno svolgendo i colloqui pre Dialogo Nazionale, è evidente che sarà lontano dall'essere inclusivo. Il regime sembra stia selezionando e scegliendo i partecipanti. Inoltre, se si tratta di un dialogo su una crisi che coinvolge due parti, come mai è solo una parte che stabilisce l'ordine del giorno?
Tuttavia, il 16 settembre Biya ha chiarito che il confronto nazionale si concentrerà sul “bilinguismo, la diversità culturale e la coesione sociale, la ricostruzione e lo sviluppo delle zone colpite dal conflitto, il ritorno dei rifugiati e degli sfollati, il sistema educativo e giudiziario, ma anche il decentramento e lo sviluppo locale”, secondo Camerun Online.
Le Nazioni Unite dicono di aver accolto la determinazione del leader camerunese Paul Biya a risolvere il conflitto armato nelle regioni anglofone del paese.
L'ONU ha sollecitato colloqui inclusivi per porre fine al conflitto che persiste da quasi quattro anni:
The Secretary-General welcomes the announcement made today by President Paul Biya on the launch of a national dialogue process in Cameroon. He encourages the government of Cameroon to ensure that the process is inclusive and addresses the challenges facing the country. He calls on all Cameroonian stakeholders, including the Diaspora, to participate in this effort.
Il Segretario generale si compiace dell'annuncio fatto oggi dal Presidente Paul Biya sull'avvio di un processo di dialogo nazionale in Camerun. Incoraggia il governo del Camerun a garantire che il processo sia inclusivo e affronti le sfide che il paese deve affrontare. Invita tutte le parti camerunesi interessate, compresi i camerunensi all'estero, a partecipare a questo sforzo.
Eppure, i colloqui di settembre vengono annunciati tra la violenza in corso e una nuova ondata di rifugiati che fuggono da situazioni di insicurezza – comprese scuole blindate e chiuse a causa dei conflitti armati di questi ultimi tre anni – soprattutto nelle regioni del nord-ovest e del sud-ovest.