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La Giamaica ricorda l'uragano Gilbert, ma l'isola è preparata per l'uragano Dorian?

Categorie: Caraibi, Bahamas, Giamaica, Ambiente, Citizen Media, Politica
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Il tenente Eli Maurer, ufficiale delegato Winslow Griesser, assiste alle operazioni di aiuto umanitario a McLeans Town Cay, Isola di Grand Bahama, il 9 settembre 2019. La Guardia Costiera coadiuva l'Agenzia nazionale di gestione delle emergenze delle Bahamas e la Forze Reali di Difesa delle Bahamas, che guidano i servizi di ricerca e soccorso in risposta all'uragano Dorian. Foto della Guardia Costiera USA del marinaio Mikaela McGee, CC BY-NC-ND 2.0.

Il 12 settembre 1988, durante il picco della stagione degli uragani atlantici, una tempesta chiamata Gilbert [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] ha colpito a sorpresa la Giamaica, largamente impreparata. L'occhio [della tempesta] è passato sull'isola in circa otto ore, da oriente alla punta più occidentale.

Sono trascorsi 31 anni da quando l'uragano di categoria 3 ha devastato parti della Giamaica; quelli abbastanza vecchi da ricordare hanno ripensato al passato [3], mentre gli altri hanno riflettuto [4] se l'isola saprebbe oggi resistere a una tempesta più forte.

1/9 In questo momento nel 1988 l'Uragano Gilbert stava radendo al suolo il distretto di Portland. Molti giamaicani non sanno ancora e molti non ricordano la reale potenza e devastazione di questo uragano.

L'uomo d'affari Wayne Chen ha condiviso su Facebook:

Hurricane Gilbert hit Jamaica with sustained winds of 125 mph as its 15 mile-wide eye moved […] across the length of the island leaving a swathe of destruction. It produced a 19 ft storm surge and brought up to 32 inches of rain, causing flash flooding. 49 people died and US$700 million in damage was sustained. More than 100,000 houses were destroyed or damaged and the country's banana crop was wiped out. Hundreds of miles of roads and highways were heavily damaged and the electricity supply was disrupted. The country struggled to regain normalcy, but we prevailed and Jamaica was mostly back on track within months.

L'uragano Gilbert ha colpito la Giamaica con venti fortissimi di 200 km/h, mentre il suo occhio ampio 24 km si muoveva […] attraverso la lunghezza dell'isola, lasciando una striscia di distruzione. Ha prodotto un'onda di tempesta di quasi 6 metri e portato fino a 81 centimetri di pioggia, causando inondazioni improvvise. Sono morte 49 persone e i danni ammontano a 700 milioni di dollari. Ha distrutto o danneggiato più di 100.000 case e spazzato via il raccolto nazionale di banane. Ha danneggiato gravemente centinaia di chilometri di strade e autostrade e interrotto la fornitura elettrica. La nazione ha lottato per riconquistare la normalità, ma abbiamo prevalso e la Giamaica è quasi tornata alla normalità, dopo alcuni mesi.

I tempi sono tuttavia cambiati: negli ultimi trent'anni, gli estremi del cambiamento climatico si sono accentuati sempre più. Il distruttivo uragano Dorian [7] è stata una tempesta di catastrofica categoria 5 che è rimasta stazionaria sulle Bahamas dal 1 al 3 settembre 2019. Il numero delle persone ancora disperse è stimato adesso sulle 1300, per il fatto che alcune parti delle isole colpite più duramente sono difficilmente raggiungibili dopo una settimana; l'arcipelago comprende anche centinaia di isolotti più piccoli e disseminati.

Giudicando dalla reazione su Twitter, la Giamaica potrebbe essere altrettanto vulnerabile:

Rimangono ancora molte comunità vulnerabili, soprattutto quelle con strutture informali (alloggi precari). Inoltre non siamo preparati, laddove sono messe a repentaglio l'acqua, l'igiene e le strutture igienico-sanitarie. Serie strategie a lungo termine dovranno includere la salvaguardia della proprietà fondiaria per la popolazione vulnerabile

Il passaggio di Dorian ha anche messo in drastico rilievo le ineguaglianze [9] sulle isole. La devastazione in un'area nota come The Mudd (“il fango”), ad esempio, dimora di molti rifugiati haitiani, è stata molto peggiore che in aree dove vivono i bahamensi benestanti e i cittadini stranieri. Questa, secondo un accademico caraibico [10], è una configurazione ricorrente dopo gli uragani:

We must understand that the most vulnerable or marginalised communities before the disaster (poor and working class folks, persons living with disabilities and severe health conditions, elderly, migrants, and those caring for others) will be the most in need in the aftermath. This is how disasters work. They are not the great equalizer. All they do is unearth and exacerbate existing inequalities and vulnerabilities. We have seen this again and again – from Hurricane Katrina in New Orleans to Superstorm Sandy in the Northeast US, as well as in the continued failed response and relief for Puerto Rico after Hurricane Maria. The most vulnerable are made more vulnerable.

Dobbiamo comprendere che le comunità più vulnerabili e marginalizzate prima del disastro (la popolazione povera e la classe operaia, le persone che soffrono di disabilità e gravi condizioni di salute, gli anziani, i migranti e coloro che si prendono cura degli altri) saranno i più bisognosi nel periodo successivo. È così che operano i disastri. Non sono i grandi equalizzatori. Tutto quello che fanno è disseppellire e acuire le ineguaglianze e le vulnerabilità esistenti. Lo abbiamo visto di volta in volta – dall'uragano Katrina a New Orleans, alla super tempesta Sandy nel nord-est degli USA, come nel continuo fallimento degli interventi e soccorsi a Porto Rico dopo l'uragano Maria. I più vulnerabili sono resi [ancora] più vulnerabili.

Inoltre uno sversamento di idrocarburi sulla costa di Grand Bahama, causato dalla tempesta [11], si è adesso propagato, a quanto riferito, [12] a circa 80 chilometri al largo e lungo la costa, minacciando l'ambiente marino. Le organizzazioni ambientaliste come Coral Vita [13], con sede in Grand Bahama, e BirdsCaribbean [14] sono estremamente preoccupate per l'impatto a breve e lungo termine sull'ambiente, che avrà presumibilmente un impatto [anche] sui mezzi di sussistenza di queste isole, che dipendono dal turismo. Entrambe le organizzazioni hanno già iniziato la raccolta di fondi, ma quando la tempesta tropicale Humberto si è approssimata alle Bahamas la sera del 13 settembre 2019, queste preoccupazioni sono aumentate [15].

Come potrebbe quindi fare la Giamaica, in tali terribili circostanze? Secondo una nuova indagine, il mondo in generale è “gravemente” impreparato [16] per l'impatto del cambiamento climatico. Dove rimangono le piccole isole vulnerabili?

Alcuni forti temporali (comunque brevi) durante le due ultime settimane sono risultati in improvvise inondazioni, con i rifiuti che galleggiavano sulle strade di Kingston, bloccando i tubi di drenaggio nella città capitale. Le zone più basse, sia urbane che rurali, sono costantemente inondate durante tali eventi meteorologici. Un abitante di Kingston ha condiviso un video:

Guarda questa immagine. [17]

Anche le abitudini irresponsabili, come l'abbandono dei rifiuti, contribuiscono alla problematica:

I lavori di pulizia della rete fognaria in corso lungo MGD, vicino a Chesterfield Dr. Si notino i frammenti delle bottiglie di plastica nel tubo di scarico. I pezzi di vecchie auto sono tra i detriti caricati sul camion. Il tipo di cose che compromettono la nostra rete fognaria.

Ciò nondimeno, i leader politici [21] ammettono che l'infrastruttura in Giamaica è “antiquata” e bisognosa di una profonda modernizzazione; in effetti, il primo ministro Andrew Holness ha appena annunciato il progetto [22] di ripristinare e sostituire la rete fognaria nazionale.

Durante gli ultimi tre decenni, i Caraibi hanno visto la loro parte equa di tempeste. Nel settembre 2017, l'impatto degli uragani Irma e Maria [23]su un numero [24] di isole [25] [it] nei Caraibi orientali e a Porto Rico [26] [it] sono stati forse un avvertimento che tali sistemi meteorologici stanno diventando più violenti.

È questa la “nuova normalità” per i Caraibi? In questo caso, la morale suggerisce che il tempo delle discussioni sembra appartenere al passato in Giamaica e, come altrove, c'è un crescente senso di urgenza.