Material Culture, una nuova mostra d'arte a New York, comprende i lavori di cinque artisti di origine iraniana che utilizzano “forme non descrittive”, insieme ad una vasta gamma di materiali, per creare un linguaggio visivo, capace non solo di comunicare profonde esperienze personali, ma anche di trascendere i confini culturali.
A cura della pluripremiata organizzatrice e curatrice indipendente Roya Khadjavi [en, come i link seguenti], raggruppa i lavori di Maryam Khosrovani, Aida Izadpanah, Dana Nehdaran, Maryam Palizgir e Massy Nasser Ghandi.
Tutti, ad eccezione di una loro, hanno terminato gli studi in arti visive in Iran, da dove sono poi emigrati nelle diverse nazioni dove ora vivono. Quattro di questi artisti risiedono negli Stati Uniti, mentre Massy Nasser Ghandi vive in Francia.
Ciascuno lavora utilizzando uno stile astratto e propone un'arte che insorge, presentando allo stesso tempo considerazioni sull'integrazione della cultura d'origine in quella dei paesi adottivi. I loro lavori incorporano materiali tradizionali come argilla, porcellana, stoffa, ferro, vernici e legno, lavorati attraverso tecniche e forme nuove, che si adattano alle circostanze presenti.
Attraverso le linee e i colori, incorporate all'uso di porcellana, creta, ferro, cavi metallici, tele in oro e lino, questi cinque artisti hanno realizzato sculture, costruzioni e dipinti, che nelle parole della corrispondente di Artscope national e curatrice del catalogo Material Culture Nancy Nesvet, non consentono “rigide allusioni culturali o confini” e forniscono “passi verso la comprensione… [che è] forse lo scopo dell'arte, di rivelare e procurare un'idea della cultura e del pensiero dell'artista ed attirare una risposta empatica da parte dell'osservatore.” commenta Nesvet, “Certamente, gli artisti di questa mostra hanno trionfato nella loro missione.”
La curatrice Roya Khadjavi, di base a New York, si è concentrata sul lavoro dei giovani artisti iraniani sia dentro che fuori dal loro paese, cercando di sostenere il loro impegno e facilitare la conoscenza e il dialogo culturale fra le comunità artistiche. Dal 2008, ha assunto la guida del comitato organizzativo allo scopo di dare visibilità all'arte del Medio Oriente in istituzioni quali il Guggenheim Museum e Asia Society, all'interno della quale ha spronato la commissione alla guida della mostra Iran Modern (2013), fortemente acclamata dai critici.
Khadjavi ha detto a Global Voices che l'arte del Medio Oriente in generale, particolarmente quella degli artisti iraniani, è sempre stata accolta in modo positivo dalla comunità artistica degli Stati Uniti. “Gli americani che assistono alle mie esibizioni sono molto curiosi riguardo al modo in cui gli artisti si esprimono e mi fanno spesso la domanda inevitabile sulla censura e l'espressione personale,” afferma Khajavi. “Loro amano la varietà artistica proveniente dall'Iran e il modo in cui gli artisti riescono ad esprimere così meravigliosamente se stessi attraverso il simbolismo e le metafore.”
Khadjavi co-fondatrice dell'Institute of International Education’s Iran Opportunities Fund, attualmente ricopre anche la carica di presidente dell'organizzazione no-profit Art in General, che ha sede a New York. Per il suo sforzo nel far progredire, sostenere e promuovere l'educazione a livello internazionale ha ricevuto il premio Women’s Global Leadership Award da parte dell'Institute of International Education ed è stata ordinata Cavaliere dell’Ordre des Palmes Académiques dal Ministro dell'Istruzione francese.
Khadjavi dice che le sanzioni degli Stati Uniti all'Iran hanno avuto un influsso negativo sull costo dell'arte, poiché la moneta iraniana, continua ad essere svalutata sul mercato ed il lavoro degli artisti nel paese sta calando in termini monetari, creando grossi problemi.
“Inoltre, molti artisti non possono ottenere un permesso per venire ad assistere alle loro mostre nei musei statunitensi e ciò è triste e scoraggiante. D'altra parte, quelli che invece hanno ottenuto un permesso di lavoro per meriti artistici, vivono negli Stati Uniti, ma sono terrorizzati all'idea di lasciare il paese, perché hanno paura di non potervi più rientrare. Molti di loro non vedono la propria famiglia da anni.”
“Molti artisti iraniani sperimentano una pressione terribile scegliendo alcune gallerie con il solo scopo di avere un'autorizzazione per validare il loro permesso di soggiorno negli Stati Uniti, anziché di dedicarsi intelligentemente a capire quale museo offre il programma più adatto all'esibizione delle loro opere,” continua Khadjavi.
Ogni artista scrive qualcosa sulla propria arte nel catalogo della mostra.
Il lavoro più recente di Maryam Khosrovani, un'installazione che ingloba fotografia, intonaco e collage è iniziata quattro anni fa, quando l'artista si è trasferita a New York. Scrive: “l'immagine dei vestiti che i newyorkesi dispongono ad asciugare in fila fuori dalle loro finestre invita a fantasticare su cosa ci sia dietro quelle mura e che tipo di esistenza conducono le persone che indossano quegli abiti. La loro vita si scontra con la mia solitudine, che cerco di tamponare offuscando quelle linee presenti tra gli edifici con una serie di riproduzioni di foto impresse sull'intonaco. Il progetto mira ad illustrare il modo in cui indumenti, architettura e persone sono legate fino a diventare una cosa sola.”
Khosrovani ha conseguito il master in Art Direction e Graphic Design nel 2011 presso la scuola d'arte ESAG Penninghen della Julien Académie di Parigi. Nel 2012, la sua mostra Incubus, Succubus, Pendulus: The Secret Rules of Gravity (Incubus, Succumbus, Pendulus: Le regole segrete della gravità) alla Aun Gallery di Tehran ha ricevuto un vasto consenso da parte della critica. Vive a Brooklyn, New York.
Aida Izadpanah con la sua opera Alignment raggruppa una serie di porcellane fatte a mano, cotte, modellate ed incise, per poi essere montate su tavolozze di legno. La serie rappresenta “un'alchimia essenziale ed antica, che sembra collegare il genere umano alla terra.” Izadpanah vive a New York ed è specializzata in tecniche miste applicate ad oggetti di larghe dimensioni e decorazioni di porcellane. Possiede un dottorato di ricerca in Psicologia dell'ambiente conseguito presso la scuola di specializzazione della City University of New York ed un master in pianificazione urbana ottenuto all’ Università di Tehran in Iran. Tra le sue mostre principali Emancipation (Stony Brook, NY, 2017), Transcendence (New York City, 2015), e Revelation (Los Angeles, 2013).
Anche Massy Nasser Ghandi lavora con la porcellana attraverso frammenti ispirati al paesaggio e ai colori intensi del cielo di Nizza, sulla Costa Azzurra, in Francia, dove ha vissuto negli ultimi 18 anni. Secondo l'artista, la porcellana “si presta ad essere una splendida tela per replicare la bellezza liquida del sole, un cielo drammaticamente infiammato da un tramonto e perfino la qualità cristallina della schiuma dell'oceano.” Nata a Theran, ha studiato sotto la guida degli acclamati maestri di porcellana dell'École des Beaux-Arts a Parigi, presso la quale ha conseguito il diploma in Fashion Design. Espone le sue opere regolarmente negli Stati Uniti, in Iran, a Londra e a Monaco.
I lavori di Dana Nehdaran si concentrano sulla tensione tra passato e presente. La sua attuale serie, Fe26 (simbolo e numero atomico del ferro), esplora il processo di ossidazione e “la creazione di immagini sbiadite sulla tela: superfici instabili che rivelano una profonda relazione personale con le immagini del passato. Scrive: “Subito dopo il mio arrivo a New York, mi sono visto circondato da aste, lame, tombini e ferro battuto, elementi che rappresentano la colonna portante della cttà, un linguaggio visivo denso di ruggine e bellissime imperfezioni. Questo corpus di opere è stato creato dialogando con il nuovo scenario che mi circonda.” Nato a Isfahan, da genitori appassionati di arte ha studiato pittura presso la Soureh Art University di Shiraz. La sua serie di lavori più recenti, Esther’s Children, è stata esposta a Tehran, Dubai e Los Angeles.
Il lavoro di Maryam Palizgir contempla, secondo le sue stesse parole, “ciò che è reale e ciò che è irreale.” L'artista usa colore, luce, pannelli di legno dipinti e strutture architettoniche per “catturare le tensioni esistenti tra tradizione e contemporaneità, realtà e ambizioni, individualismo e senso comune, campanilismo e univeralità, autorità e senso di indipendenza, conformismo ed espressione individuale.”Attraverso un ‘processo di ibridazione’ che mescola disegno, stampa, scultura, pittura e fotografia, cerca di ‘interrogarsi sulla visione e la percezione’.” Palizgir, artista interdisciplinare ed educatrice, è nata e cresciuta in Iran. Ha conseguito l'MFA in Belle Arti presso la Georgia State University nel 2018.
*Material Culture è in mostra presso il museo Elga Wimmer PCC, 526 West 26th Street, terzo piano, #310, New York, dal 4 al 18 aprile, 2019.