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L'autoimmolazione di un professore mette in luce il fragile futuro delle lingue minoritarie in Russia

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Citizen Media, Etnia, Indigeni, Linguaggi, Protesta, RuNet Echo

L'ultima intervista al professor Albert Razin, davanti all'edificio del Consiglio di Stato dell'Udmurtia. Proprietà dell'utente Udmtuno su YouTube video [1].

Lo scorso 10 settembre Albert Razin ha raggiunto l'edificio sede del Consiglio di Stato nella città di Izhevsk, nella Russia centro-occidentale, e si è dato fuoco. Il professore settantaduenne è stato trasportato in ospedale, dove dopo poco è deceduto a causa delle ustioni riportate.

Un cartello trovato vicino al corpo di Razin recita: “Se la mia lingua morirà domani, io sono pronto a morire oggi”, una citazione dell'autore Rasul Gamzatov [2] [it], uno dei più noti poeti in lingua avara. Quella verificatasi il 10 settembre non è stata la prima manifestazione di protesta del professor Razin; l'uomo era uno strenuo difensore della sua lingua madre, la lingua udmurta [3] [it], il cui destino negli ultimi anni sembra sempre più incerto.

La lingua udmurta fa parte della famiglia linguistica uralica (detta anche ugrofinnica). La stessa lingua è parlata nella repubblica udmurta, un territorio situato nel circondario federale del Volga, nella Russia europea. L'udmurto ha conquistato un breve periodo di popolarità quando nel 2012 la partecipazione della Russia all'Eurovision Song Contest fece sì che il gruppo musicale Buranovskiye Babushki [4] [it] potesse esibirsi presentando al mondo questo codice linguistico.

Sono più di 100 le lingue parlate in Russia, e di queste 35 stabiliscono con la lingua russa un rapporto di co-ufficialità nelle 22 regioni autonome presenti nello Stato, una delle quali è l'Udmurtia. Sembra tuttavia che molte di queste lingue, udmurto compreso, rischino l'estinzione. I censimenti effettuati in Russia mostrano che tra il 2002 e il 2010 il numero di individui che parlano la lingua udmurta si sia notevolmente ridotto, passando da 463.000 a 324.000, cioè una riduzione pari al 30% in soli otto anni. Nel 2011 l’atlante delle lingue in pericolo [5] [en] gestito dall'ONU ha classificato la lingua udmurta nella categoria dei codici “gravemente a rischio”. Gli studi scientifici condotti mostrano  [6][en] come la situazione non sia migliorata.

I funerali di Razin [7] [ru, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] sono stati celebrati lo scorso 12 settembre presso il teatro statale di Izhevsk e tra le centinaia di persone che hanno partecipato alla cerimonia c'erano anche funzionari statali.

La morte del professor Razin ha generato sporadici dibattiti sia sui giornali e online circa il futuro delle lingue minoritarie in Russia. I componenti di molte altre minoranze linguistiche hanno espresso solidarietà nei confronti dei parlanti di lingua udmurta attraverso gli hashtag #АльбертРазин [8]#МонМиРазин [9] (‘Io sono/Noi siamo Razin’ in udmurto).

Tuttavia, non sembra che sia possibile considerare queste iniziative come un'ammissione di responsabilità. Di fatto, sono ancora molti i cittadini russi che sembrano trovare il gesto di Razin completamente incomprensibile.

I diritti delle minoranze linguistiche sono spesso negati in Russia. Lo scorso giugno, Razin era stato uno dei tanti personaggi pubblici ad aver inviato una lettera aperta, nella quale implorava le autorità locali a non sostenere una legge molto discussa [11] [en] che prevede l'abrogazione dell'obbligatorietà di insegnamento delle lingue minoritarie nelle repubbliche autonome del paese. Secondo il presidente Vladimir Putin i bambini non dovrebbero essere costretti a studiare lingue diverse dalla propria lingua madre. Per questa ragione, proporre la formazione scolastica nelle lingue minoritarie è ad oggi una scelta arbitraria. Tale fattore ha reso altamente probabile il fatto che molte scuole potrebbero abbandonare completamente l'uso di queste lingue. Nel febbraio 2018 il Consiglio europeo ha espresso dure critiche [12] [en] nei confronti della suddetta legge, sostenendo che “negli ultimi anni sia stata dedicata molta attenzione alla lingua e alla cultura russe, mentre sembra che alle lingue minoritarie sia stata riconosciuta una rilevanza marginale”.

Idel-Ile, un blog redatto in russo e in tataro che si occupa delle relazioni interetniche all'interno della regione, ha parlato della situazione [13] in questi termini:

В школах УР изучаются удмуртский, татарский, марийские языки. В минимально достаточном объёме – 3 урока в неделю – родные языки изучаются только в небольших сельских школах мононациональных сёл. В райцентрах, где учатся около половины сельских детей, родной язык изучается не более 1 часа. В городах национальные языки ни в качестве родных, ни удмуртский государственный практически не изучаются. Выбор родного языка носит фиктивный характер, почти везде “выбирают” русский язык … Таким образом удмуртский язык практически не изучается в школах городов и райцентров, и доступен для изучения только жителям удмуртских поселений – для не более чем половины сельских удмуртов.

Le lingue udmurta, tatara e mari sono studiate nelle scuole dell'Udmurtia, ma con bassissima frequenza: tre lezioni a settimana. L'insegnamento delle lingue indigene è erogato solo in piccole scuole situate nelle zone rurali di realtà etnicamente omogenee. Nei centri regionali, dove studia circa la metà di bambini provenienti da piccoli paesi, le lingue indigene sono studiate per non più di un'ora a settimana. Nei centri urbani l'insegnamento di queste lingue non è erogato, sia che si parli di lingue indigene, sia che si tratti di lingue nazionali. La scelta di ogni individuo di studiare la sua lingua madre è libera solo in apparenza: quasi ovunque le persone “scelgono” di studiare la lingua russa […] Di conseguenza l'insegnamento della lingua udmurta non è erogato nelle scuole situate nelle città o nei centri regionali; la stessa lingua rimane accessibile ai soli abitanti dell'Udmurtia, in cui vive non più della metà dei suoi parlanti.

È quindi facile comprendere che per un sostenitore della lingua udmurta come Razin, l'entrata in vigore della nuova legge abbia rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Tuttavia, vi sono dichiarazioni che lasciano pensare che le note prese di posizione di Razin non fossero condivise da tutti gli altri attivisti. Vladimir Baymetov, uno dei membri dell'associazione nazionalista Udmurt Kenesh, ha dichiarato al sito web locale Udm-Info [14] che “[Razin] era una personalità molto rispettata; è stato un attivista per il movimento udmurto per tutta la sua vita, anche se in alcune circostanze ha sostenuto posizioni molto radicali”.

Le autorità udmurte hanno espresso cordoglio per la morte del professore, ma non sono mancate alcune precisazioni. L'11 settembre, il presidente della repubblica udmurta Alexander Brechalov ha elogiato [15] l'impegno di Razin e la sua difesa del patrimonio culturale dell'Udmurtia, ma ha anche chiesto ai mezzi di informazione di “non speculare su ipotetici collegamenti tra le politiche che regolano la vita delle etnie e il gesto estremo compiuto dall'attivista… le misure adottate dai governanti della regione mirano esclusivamente a supportare la lingua, la storia e la cultura [udmurte]”.

Le parole di Brechalov godono di una rilevanza non trascurabile in Udmurtia, località di cui i giornali distribuiti in Russia parlano molto poco; è infatti raro che da questo territorio nascano scontri di natura etnica.

È quindi chiaro che se agli occhi degli attivisti come Razin il gesto del professore è inequivocabilmente da ascriversi all'adozione di specifiche politiche da parte delle autorità, sono molti coloro che non la pensano allo stesso modo. Nei forum e nelle discussioni aperte online su Razin, molti utenti della rete russa minimizzano l'importanza delle lingue indigene e si stupiscono già solo del fatto che ci sia ancora qualcuno che le parli nel quotidiano, quindi morire per la difesa di queste lingue è impensabile. La condivisione di tale punto di vista non è affatto circoscritta al territorio russo.

Tutto ciò sembra trovare conferma nei commenti relativi a un post sulla vicenda Razin [16] pubblicato su un gruppo incentrato sulla città di Izhevsk e accessibile dalla principale rete sociale russa VKontate. Molti utenti hanno messo a confronto la rilevanza che ricopre il futuro delle lingue minoritarie e altri problemi “più gravi” di natura sociale:

За удмуртский язык? Что блеат? Это основная проблема в рф что ли? Акцизы, медицина, образование да хотя бы пенсионный возраст, нет блин из за удмуртского языка…

— Антон Городецкий, ВКонтакте, 10 сентябрь 2019 [16]

[Immolarsi] Per l'udmurto? Che cosa? È davvero questo il principale problema della Russia? Per le tasse, la sanità, la formazione, persino l'età pensionabile, ma no, dannazione, non per la lingua udmurta…

Tra gli utenti che hanno commentato lo stesso thread, alcuni hanno messo in dubbio la salute mentale di Razin, mentre altri ne hanno condannato la scelta estrema, rimproverandolo per non aver optato per soluzioni meno gravi e drastiche per difendere la lingua. Gli stessi utenti hanno poi fatto riferimento al fenomeno noto come “linguistica folk” [17] [en], definizione indicante lo studio amatoriale della linguistica, per riflettere sul livello di “necessità” d'uso della lingua udmurta e delle altre lingue regionali in questo periodo storico. Ad esempio, questo utente Twitter [18] fa menzione del fatto che durante i primi anni dell'epoca sovietica la varietà standard della lingua udmurta sia stata sistematizzata per farne la “testimonianza” della sua arretratezza rispetto alla lingua russa.

gruppi dedicati [19] all'apprendimento linguistico [20] sul noto social russo VKontakte mostrano discussioni rilevanti. Nei forum e nelle discussioni titolate “perché ci si vergogna di essere udmurti?”, sia i parlanti della lingua udmurta, sia i sostenitori di quest'ultima denunciano la lenta ma inesorabile estinzione del linguaggio. È interessante osservare come molte di queste argomentazioni siano state divulgate già anni prima del suicidio di Razin. Una donna afferma:

Un giorno, nei lontani anni '90, ero salita su un bus e parlavo la mia lingua nativa con un amico. Fummo travolti da un fiume di insulti: gli astanti avevano individuato degli “stranieri”! Rispondemmo dicendo loro che abitavamo nella nostra piccola terra natìa ed eravamo liberi di parlare la nostra lingua. Purtoppo però [in circostanze simili a questa] molte persone non riescono a replicare e palesano il loro disagio scoppiando in lacrime.

Alcuni utenti russi hanno sarcasticamente paragonato l'indifferenza mostrata dai patrioti nei confronti dell'estinzione delle lingue minoritarie alla preoccupazione degli stessi riguardo i diritti dei parlanti di russo negli Stati post-sovietici:

Razin, un noto accademico udmurto, ha portato avanti una protesta solitaria in occasione della quale ha esposto cartelli chiedendo che la lingua udmurta fosse salvaguardata; l'uomo è poi deceduto in ospedale dopo essersi dato fuoco.

Ora voi, nazionalisti vatnik [23] [en], parlateci di come stanno sopprimendo la lingua russa in Ucraina o in Lettonia!

Tuttavia, il giornalista Maxim Goryunov ha sostenuto come sia possibile intravedere un “velato sciovinismo” anche nella stampa indipendente e tra i banchi dell'opposizione in Russia:

про Российскую империю в головах: у Новой Газеты первый заголовок о самосожжении Альберта Разина – «В Ижевске… поджег себя защитник малых народов».

Альберт Разин защищал удмуртский язык. это государственный язык Удмуртии. вместе с русским.

Удмуртия, согласно статье №1 ее конституции 1994 года, является «государством в составе Российской Федерации». […] то есть, Альберт Разин защищал государственный язык своей страны, а не «малые народы». он не про «культурный Гринпис» для «индейцев». он про права и свободы народа, у которого уже есть конституция и территория. почувствуйте разницу. очевидно, автор заголовка не считает Удмуртию государством. «малый народ» – это скорее про природный парк с милыми людьми в традиционных одеждах. надо ли говорить, что у российского чиновника схожее мнение?

— Максим Горюнов, Facebook, 10 сентябрь 2019 [24]

Faccio un piccolo cenno all'imperialismo psicologico russo. La prima pagina del periodico Novaya Gazeta è dedicata al suicidio di Albert Razin. Il titolo dell'articolo recita: “a Izhevsk… un difensore dei piccoli stati si è dato fuoco.”

Albert Razin ha difeso l'udmurto. Insieme al russo, l'udmurto è la lingua ufficiale dell'Udmurtia.

Il primo articolo della costituzione udmurta, entrata in vigore nel 1994, configura l'Udmurtia come “uno stato che fa parte della Federazione Russa.”[…] Ciò significa che Albert Razin ha difeso la lingua ufficiale del suo stato, non di tutti i “piccoli stati”. L'uomo non aveva in mente una “iniziativa in stile Greenpeace per la difesa della cultura” degli “indiani”; parlava invece di diritti e di libertà di una nazione già dotata di una costituzione e di un territorio. Si notino le differenze. È palese che l'autore dell'articolo non consideri l'Udmurtia una nazione. La definzione di “piccolo stato” rimanda più a una riserva naturale abitata da persone gentili che vestono abiti e costumi tradizionali. È davvero necessario dire che le autorità russe condividono questo modo di vedere la realtà?

Molti esponenti di diverse posizioni ideologiche hanno definito la protesta di Razin come un gesto estremo compiuto nel nome di una causa marginale. Ochki Brechalova o “Gli occhiali di Brechalov”, un noto canale Telegram che segue le vicende politiche in Udmurtia, ha palesato la speranza che prima o poi il gesto disperato di Razin possa essere compreso:

Это был тяжёлый день. Он, безусловно, войдёт в историю Удмуртии. О поступке Альберта Разина будут рассказывать следующим поколениям удмуртов, как сейчас рассказывают о Кузебае Герде, ставшим жертвой сталинского ГУЛАГа. Ещё много будет чего сказано и написано. Настоящее осмысление трагедии впереди. Уроки в краткосрочной перспективе извлечены, к сожалению, не будут. Ни властью, ни национальным удмуртским сообществом. Это по реакции четко показал сегодняшний день.

—Очки Бречалова, Telegram, 10 сентябрь 2019 [24]

È stata una giornata molto difficile. Una giornata che indubbiamente passerà alla storia in Udmurtia. Le future generazioni di udmurti parleranno del gesto di Albert Razin nello stesso modo in cui oggi parlano di Kuzebay Gerd [25] [en], [poeta udmurto] che fu vittima del Gulag di Stalin. Si dirà e si scriverà ancora molto sulla vicenda e arriverà il giorno in cui a questa tragedia sarà riconosciuta l'importanza che merita. Nel breve termine, purtroppo, tanto le autorità quanto i membri della comunità udmurta non comprenderanno il gesto. Le reazioni che abbiamo osservato oggi lo dimostrano in modo inequivocabile.

Ma le ragioni del gesto saranno apprese troppo tardi? Se è così, qualunque cosa venga detta o scritta sulla morte di Razin tra 20 o 30 anni, è improbabile che gran parte di essa sia in udmurto.