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Perché dobbiamo continuare a far luce sul Turkmenistan

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Turkmenistan, Censorship, Citizen Media, Diritti umani, Politica, Relazioni internazionali, The Bridge

Un cronista del canale televisivo turkmeno Altyn Asyr, che racconta le ultime gesta del presidente Gurbanguly Berdymukhamedov. Il Turkmenistan ha uno dei peggiori risultati al mondo in materia di libertà dei media. Dal video su YouTube [1] di Watan Habarlaty del 28 agosto 2019.

Il mio paese è una delle dittature più repressive del mondo.

Il Turkmenistan, un paese arido dell'Asia centrale, è governato da un presidente narcisista [2] [it] noto per le bizzarre trovate propagandistiche e per la creazione di progetti autocelebrativi, oltre che per una situazione davvero spaventosa in materia di diritti umani. Egli presiede uno stato che, pur avendo una ricchezza di risorse naturali, è in profonda crisi economica. La situazione dei cittadini turkmeni è disastrosa, con l'aumento della disoccupazione e la carenza di cibo. Con il crescere delle code fuori dai negozi, scoppiano scontri per il pane.

Non sorprende che le autorità non siano interessate a pubblicizzare queste difficoltà. Il paese si è recentemente classificato in fondo al World Press Freedom Index 2019 [3] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di Reporters Without Borders, “battendo” la Corea del Nord e la Siria. I media indipendenti sono inesistenti e la comunicazione tra i cittadini è severamente limitata, quindi se le notizie circolano, lo fanno clandestinamente. È qui che entro in gioco io.

Sono il fondatore e redattore di Turkmen.News [4], un sito di notizie con sede nei Paesi Bassi lanciato nel 2010 con il nome di Alternative Turkmenistan News. Pubblichiamo notizie e analisi sulla situazione economica, sociale e politica del paese. Il mio lavoro mi ha insegnato che ottenere informazioni oggettive dal Turkmenistan è difficile e decisivo.

Lo scorso luglio ho partecipato ad un evento a Londra ospitato dal Foreign Policy Centre, un think tank britannico. In collaborazione con accademici, ricercatori e politici, abbiamo presentato un documento che mira a richiamare l'attenzione internazionale sulla situazione del mio paese. Intitolato Spotlight on Turkmenistan [5] (Riflettori puntati sul Turkmenistan), il rapporto fa luce su uno dei regimi più autocratici e corrotti del mondo.

Le istituzioni statali in Turkmenistan sono corrotte e disfunzionali. Di recente ho raccontato la situazione delle prigioni turkmene [6], dove le malattie sono molto diffuse, e le guardie hanno sviluppato sistemi sofisticati di estorsione per consentire ai prigionieri di accedere ai beni di prima necessità. Il paese pratica metodi di tortura medievali, sparizioni forzate [7] e ogni anno mostra uno degli esempi più eclatanti di lavoro forzato [8] durante la raccolta annuale del cotone.

La relazione mette in evidenza un contesto imprenditoriale marcio fino al midollo. La mia recente rivelazione [9] di un contratto infrastrutturale da 2.3 miliardi di dollari consegnato al cognato del Presidente è solo un esempio delle reti di profitto che esistono unicamente per garantire la stabilità del regime. Il gruppo di esperti di Londra ha osservato che, negli ultimi anni, molti investimenti stranieri sono stati vanificati dall'imprevedibile rifiuto di rispettare contratti e licenze; diversi clienti, tra cui l'operatore di telecomunicazioni russo MTS e la società di costruzioni bielorussa Belgorkhimprom, si stanno preparando per citare in giudizio il governo del Turkmenistan [10].

I cittadini comuni del Turkmenistan non hanno accesso a tali notizie, sia da fonti nazionali che straniere. Tutti i media stranieri [11] sono vietati. Ciò riguarda non solo i canali occidentali come Reuters, la BBC e Deutsche Welle, ma anche i siti web in lingua russa (sia pro Cremlino che di opposizione), tra cui Meduza, TASS e Ekho Moskvy. Sebbene esistano diversi giornali turkmeni, i loro resoconti sono semplicistici e mirano a glorificare il presidente Gurbanguly Berdymukhamedov.

L'impossibilità di condividere notizie o esprimere il malcontento è aggravata da un divieto quasi totale sui social media: Instagram, YouTube, Facebook e i social network russi Odnoklassniki e Vkontakte, tra gli altri, sono tutti proibiti. Con il peggioramento della situazione in Turkmenistan, lo stato intensifica il suo controllo su qualsiasi voce indipendente.

Ma anche in una tale oscurità, c'è un barlume di speranza. Progetti dedicati alla denuncia delle sofferenze quotidiane del popolo turkmeno vengono creati al di fuori della portata del regime, come le Cronache del Turkmenistan [12] con sede a Vienna. Siti come questi sono l'unica forma di informazione affidabile sul paese. Il mio sito Turkmen.news lavora con una rete di coraggiosi turkmeni che mandano notizie fuori dal paese attraverso sistemi di messaggistica criptata. Lo fanno con notevoli rischi per se stessi e per le loro famiglie. Diversi giornalisti in Turkmenistan sono già stati arrestati o, come me, costretti a fuggire dal paese.

Gaspar Matalaev [13] è stato uno dei nostri reporte che ha monitorato lo sfruttamento del lavoro forzato durante la raccolta del cotone. Nel 2016 è stato arrestato con l'accusa di frode e corruzione e condannato a tre anni di prigione. Il 6 settembre 2019 è stato finalmente scarcerato dopo aver scontato completamente la sua pena detentiva. Un altro dei nostri giornalisti, Saparmamed Nepeskuliev, è stato condannato a tre anni di prigione nel 2015 per presunto possesso di sostanze illegali. Sia Matalaev che Nepeskuliev hanno ricevuto sostegno dalla comunità internazionale per i diritti umani e da una commissione dell'ONU. Dopo il suo rilascio nel maggio 2018, Nepeskuliev ha lasciato definitivamente il Turkmenistan [14] nel marzo di quest'anno.

I giornalisti turkmeni Gaspar Matalaev (a sinistra) e Saparmamed Nepeskuliev (a destra), entrambi liberati quest'anno dopo lunghe pene detentive. Immagine gentilmente concessa da Turkmen.News. Uso immagine autorizzato.

Ma altri rimangono ancora in carcere; le famiglie ricevono poche informazioni sulla loro salute o sul luogo in cui si trovano i loro cari. La campagna Prove They Are Alive [15] (Prova che siano vivi) si occupa di 121 sparizioni all'interno del sistema carcerario del Turkmenistan, anche se il numero reale è indubbiamente superiore. Un prigioniero politico, Gulgeldi Annaniyazov, è in carcere da oltre 10 anni; da allora la sua famiglia ha ricevuto solo informazioni di base sul suo stato di salute.

La serietà dei rischi implicati fa parte del mio lavoro di redattore della nostra pubblicazione. Poiché il governo del Turkmenistan impiega sofisticate tecniche di sorveglianza [16] per monitorare la popolazione; perciò è pericoloso pubblicare qualsiasi contenuto che possa essere ricondotto ad un'ora o luogo specifico, consentendo di identificare la fonte. Prendiamo molto seriamente le nostre responsabilità nei confronti dei nostri giornalisti, anche se questo limita la nostra capacità di riportare notizie “in tempo reale”.

Anche se il regime turkmeno non sembra preoccupato per la sua reputazione internazionale, la stabilità di un paese senza sbocco sul mare dipende dalla cooperazione e dagli scambi commerciali con i suoi partner esterni. E dato che i media internazionali stanno puntando il loro sguardo sul paese, la fiducia dei partner, o dei potenziali investitori, svanirà. Una crescente attenzione della comunità imprenditoriale internazionale alla sostenibilità e all'etica delle pratiche commerciali significa che pubblicazioni come la nostra assumono un'importanza sempre maggiore.

I giornalisti, che rischiano la loro libertà per ogni informazione che ci inviano, si vogliono essere certi che nessuna  azienda o governo che faccia affari con il Turkmenistan possa dichiarare di non conoscere la natura del regime di Ashgabat.

L'evento organizzato dal Foreign Policy Centre è stato il palcoscenico perfetto per politici e per i difensori dei diritti umani per chiedere una revisione della politica del governo britannico nei confronti del Turkmenistan. Dato che il regime sta aumentando la repressione, chiediamo che questa linea politica venga estesa a tutti gli organismi commerciali e industriali dell'UE e della comunità internazionale, e a tutti coloro che cercano di collaborare con un governo che perseguita i suoi cittadini e tradisce gli investitori.

Costringendo il Turkmenistan a prendersi cura della sua immagine, li costringeremo anche a cambiare il loro comportamento. Questa crescente attenzione mediatica ci offre una piattaforma da cui possiamo rivendicare la qualità di vita che tutti i turkmeni meritano.