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Dalla Siria al mondo: note sulla tirannia, la guerra e la disperazione

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Siria, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Idee, Interventi umanitari, Migrazioni, Politica, Relazioni internazionali, Storia, The Bridge
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Immagine di Carabo Spain [2] da Pixabay. [3]

Di Jihad Eddin Ramadan

Basato su eventi e storie vere di siriani, inclusi amici e parenti dell’autore, questi appunti catturano i molti aspetti della tragedia siriana portando alla luce la fragilità della vita dei siriani. Mandano un messaggio forte e chiaro di come i siriani meritino di vivere in pace, dignità e libertà, come qualsiasi cittadino del mondo. Gli appunti sono stati tradotti dall’arabo all’inglese da Tesbih Tabbal.

“Sono un bambino che studia in una scuola elementare a est, ovest, sud e nord della Siria o in qualsiasi parte del paese. Non importa davvero dove sia. Una volta sognavo di diventare un insegnante. La mia scuola, così come i miei sogni, sono diventati macerie. All’improvviso mi ritrovo dislocato in un campo, senza sogni.

“Sono un bambino. Vivo con i miei sette fratelli in una piccola casa. Ma la amo: è il mio paradiso e il mio posto sicuro. Poi una notte, sono entrate bestie feroci con pelle di essere umani. Mi hanno sgozzato insieme ai miei fratelli; papà, l’hanno fatto solo perché gli hai detto di ‘no’.”

“Sono un bambino fastidioso. Ogni Ramadan chiedo a mia madre di comprarmi scarpe e vestiti nuovi per l’Eid. Smetto di assillarla solo dopo averli provati. Guardo mia madre mentre li nasconde nell’armadio per il prossimo Eid. E poi, all’improvviso, un missile mi attraversa il corpo. E mia madre, per non sentirmi più piangere, seppellisce con me il mio completino”.

“Sono un artista. Suono il violino. Scrivo tutte le canzoni di rabbia per il mio amato quartiere. Ho piantato semi di speranza nel cuore delle persone. E ho lottato con la mia melodia la miseria e la morte; fino a quando la mia anima ha fatto un viaggio pacifico per il paradiso”

“Sono ancora una ragazza giovane, ma il mio stupratore mi ha fatto invecchiare all’età di otto anni. Ha invaso il mio corpo in una piccola classe a scuola. Era la stanza dove andavo a comprare i dolci. Mi ha dato le caramelle e le patatine e mi ha detto ‘non ti preoccupare, li puoi prendere gratis’.”

“Sono un giovane ragazzo rispettabile. Ho imboccato le armi per difendere il mio paese. Sapevo chi erano i miei nemici e chi i miei amici. Non ho mai pensato che sarei stato ucciso da mio fratello e compagno di battaglia. Mentre mi seppellivano al Cimitero dei Martiri, vicino alla mia città, ho visto la faccia del mio assassino. Stava piangendo. Quello era mio fratello; carne della mia carne e sangue del mio sangue. Mi ha tradito, per una manciata di dollari.”

“Sono un padre, ho più di 50 anni. Non mi rimangono né famiglia né parenti qui. Spesso penso a mio figlio che ha attraversato il mare. Parlo ogni giorno con lui, delicatamente e affettuosamente, quando sono qui su una panchina al parco. Gli canto ‘Voglio vederti qui tutti i giorni, amore mio’.”

“Sono un bambino. Mia madre mi ha portato in una barca per salvarmi la vita. I miei genitori, i passeggeri della barca e tutti gli altri sono morti. Le onde mi riportano sulle sponde, non tanto lontano dal posto da dove ci avevano preso. Il trafficante è scappato. L’intero mondo ha simpatizzato con me, ma subito la mia storia è sparita; tutto ciò che è rimasto è l’immagine di un bambino annegato di nome ‘Elian’ ucciso da dei selvaggi.”

“Sono un poeta fragile. Mi hanno rinchiuso in una cantina perché ho rifiutato di glorificare il ‘capo’. Mi hanno torturato, mi hanno fatto l’elettroschock, mi hanno scavato gli occhi, e mi hanno stuprato. Quando sono stato rilasciato, riuscivo solo a vedere attraverso il mio cuore e le mie sensazioni. Le persone mi vedevano come un’ombra, insensato e insensibile.”

“Sono un bambino innocente. Mi hanno preso dalle macerie e mi hanno filmato. Non so chi abbia distrutto la casa sopra la mia testa. Non so chi mi abbia salvato e non so come devo reagire e comportarmi. Perché mi avete già reso una star cinematografica così presto?!”

“Sono un campo di grano, sollevato dal vento, pronto per il raccolto. Aspetto che il mio contadino tagli le pannocchie con il suo nobile falcetto. Posso vedere le mie orecchie di grano diventare pane per gli affamati. Ma sono stato bruciato da esseri maligni durante la stagione della raccolta. Hanno detto che qualcuno ha buttato una sigaretta che ha bruciato i campi del mio paese.”

“Sono il capo di Abu al-’Ala’ al-Ma’arri, sono il tempio di Bel e sono la statua di Ibrahim Hanno sul suo cavallo. Sono stato distrutto da uomini arrivati da tutto il mondo, dalle ere dei banditi e delle conquiste. Hanno innalzato le loro bandiere nere sulle mie rovine. Hanno distrutto un tempio e una statua, e ucciso il cavallo dicendo che venivano idolatrati al posto di Dio”.

“Sono un artista sarcastico. Ho dipinto il capo maligno. E’ stato un incubo. Hanno bruciato i miei dipinti e hanno confiscato i miei pennelli e colori. Mi hanno picchiato e mi hanno rotto le dite dicendomi ‘Questo è quello che succede a chi insulta il nostro amato capo. Il capo adesso ha perso la pazienza, e ora è tempo che tu smetta di dipingerlo, o ti cancelliamo dalla faccia della terra”.­

“Sono il siriano che di fronte al mondo ha urlato ‘Sono umano non sono un animale’ e cosa ho avuto in cambio? Discorsi da un ‘davvero preoccupato’ Ban ki-Moon e un tweet gentile di Trump: ‘Si infatti! È lui (Al Assad) l’animale non tu’.”

“Sono un panettiere. Faccio il pane e le torte salate al formaggio e zaatar. Sogno i yafawi (panini al formaggio), gli aranceti e le olive. Mi hanno bloccato nel campo di Yarmouk privandomi di farina, grano e pane. Appendono il pezzo di pane sul recinto per attirarmi, esattamente come farebbero con un topolino. Tutte le volte che cerco di rompere l’assedio, mi sparano prima che raggiunga la recinzione.”

“Sono il siriano che si trova ovunque. Ho affrontato la tirannia. Sono stato attaccato dall’universo con la scusa di combattere il terrorismo quando sono io stesso la vittima di tutto questo. Sono stato condannato da tutte le nazioni e religioni. Ma voi non mi batterete. Non indebolirete la mia determinazione e non mi impedirete di sognare un futuro migliore, dove splenderà il sole dei giusti.

Jihad Eddin Ramadan è un'avvocato e scrittore di Aleppo, che vive a Vienna come rifugiato. Tesbih Habbal è una ricercatrice e editor siriana, che attualmente lavora presso l'Università di Chicago.