Gli australiani rispondono alla campagna mediatica che sfida “una subdola cultura della segretezza”

Redacted front pages for Your Right to Know campaign

Prime pagine redatte per la campagna Your Right to Know – Gentile concessione di Media, Entertainment & Arts Alliance

La campagna Your Right to Know [it] lanciata il 21 ottobre 2019 dai principali organi mediatici australiani ha suscitato reazioni contrastanti. Queste vanno dall'ampio sostegno della comunità alla negazione da parte di ministri del governo e di alti funzionari pubblici. La campagna ha anche suscitato un po’ di prevedibile cinismo sui social media.

La questione della libertà di stampa ha raggiunto un punto critico a giugno con delle incursioni [en, come tutti i link successivi] della polizia federale australiana (AFP) su membri di due delle organizzazioni mediatiche più grandi del paese, la ABC e la News Corp.

L'Australia non ha leggi sui diritti o disposizioni costituzionali che garantiscano la libertà di parola o di stampa. L'Alta Corte ha recentemente riconosciuto una ristretta e implicita libertà di comunicazione su questioni governative e politiche.

I sostenitori dei diritti umani sanno cosa vogliono:

Una Carta Australiana dei Diritti Umani e delle Libertà contribuirà a salvaguardare la libertà di stampa e il nostro #DirittodiSapere. Seguite @RightsCharter per saperne di più.

Jennifer Robinson, avvocato australiano residente a Londra con esperienza nella difesa di Julian Assange, ha fornito ottime ragioni per una riforma:

La libertà dei media è in pericolo in Australia: dall'incapacità di difendere #Assange, ai raid della polizia su @abcnews, al fallimento del nostro sistema di #libertàdiinformazione. Felicissima di dare il mio contributo a @smh sul perché la riforma sia così necessaria per segnare il lancio della campagna #righttoknow.

La risposta del governo federale alle critiche precedenti è stata quella di sottoporre la questione della libertà di stampa a un’ inchiesta della Commissione Parlamentare Congiunta sull'Intelligence e la Sicurezza (PJCIS) che ha tenuto udienze pubbliche.

Le risposte del governo alla campagna #RighttoKnow minimizzano le preoccupazioni o attaccano le richieste dei media:

Oggi al Comitato delle Stime il ministro Reynolds ha rifiutato di riconoscere che esiste un problema con la #libertàdistampa in Australia, affermando invece che il fatto che i giornalisti ne parlino dimostra che non ci sono problemi.

Il Comitato delle Stime è una commissione permanente del Senato australiano che interroga regolarmente ministri e funzionari pubblici in merito alle attività e all'amministrazione del governo.

Il primo ministro Scott Morrison ha accusato i media di voler essere “al di sopra della legge”, un'affermazione che i media hanno rapidamente confutato.

We are not seeking anything like the ‘blanket exemption’ that some have claimed. We are asking for common sense changes to laws so that, like politicians, the unique role journalists have in serving society is acknowledged.

Non stiamo cercando nulla di simile all'esenzione totale di cui alcuni hanno parlato. Chiediamo cambiamenti delle leggi dettati dal buon senso in modo che ai giornalisti, così come accade ai politici, venga riconosciuto il ruolo unico che hanno nel servire la società.

In un'intervista con Hamish Macdonald della radio nazionale ABC, Campbell Reid, dirigente esecutivo della News Corp e portavoce della campagna, ha criticato il governo per deliberata “disinformazione”. Hamish ha affermato che i media non hanno cercato l'esenzione generale. Ha parlato anche di quella che considera una “subdola cultura della segretezza”, come per esempio l'aumento nel numero di ordinanze bavaglio e dell'inefficacia dei processi di libertà di informazione. L'audio completo è disponibile qui.

Il giornalista e blogger indipendente William Summers ha fatto eco a una convinzione comune sulla difficoltà di accedere alle procedure di libertà di informazione:

La #libertàdiinformazione è davvero importante per la democrazia, ma difficile per i giornalisti e i ricercatori che spesso passano più tempo ad aggiornarsi sull'argomento piuttosto che a scriverne.

Ricorda, queste sono tutte informazioni prese per nostro conto da persone che lavorano per noi!! #rightoknow

Tuttavia, molti sui social media hanno poca simpatia per la News Corp o il suo proprietario Rupert Murdoch. La New Corp pubblica The Australian, l'unico quotidiano nazionale australiano, nonché diversi giornali statali e regionali e Sky News Australia su abbonamento televisivo. Le accuse di ipocrisia includono la mancanza di obiettività e professionalità, disinformazione e giornalismo spregiudicato. Molti tweet sono stati feroci:

Vorrei sostenere la campagna #righttoknow, ma è così difficile farlo quando è capitanata dalla News Corp, la stessa organizzazione che non pensa che il pubblico abbia il diritto di conoscere la corruzione e lo scandalo del governo liberale, nascondendoli per guadagno politico. Mi dispiace, la fiducia va guadagnata.

Almeno gli australiani non sono ingannati da nessuna cazzata stamattina ?

Sul serio, vorrei davvero non essere così cinico sulla campagna #RightToKnow, in teoria, sono d'accordo, ma… questi personaggi hanno usato la loro “libertà di stampa” per “disinformare” attivamente il pubblico ?

Ciò riassume il problema fondamentale con la News Ltd che si sente moralmente superiore. Un giusto compromesso per la campagna Right to Know dovrebbe essere un codice vincolante di etica dei media.

Un membro storico della Canberra Press Gallery, Paul Bongiorno, ha criticato anche i suoi colleghi per la mancanza di giudizi critici nei confronti di molte delle nuove leggi:

After mostly cheerleading the 75 or so increasingly more draconian national security laws introduced over the past 18 years, they now realise they have unwittingly encouraged an erosion of their freedom to report, inform and hold government to account.

Dopo aver sostenuto negli ultimi 18 anni all'incirca 75 leggi sempre più severe sulla sicurezza nazionale, solo ora si rendono conto di aver inconsapevolmente incoraggiato un'erosione della loro libertà di denunciare, informare e chiedere conto al governo.

Con un atteggiamento propositivo il nuovo commissario della polizia federale australiana, Reece Kershaw, ha annunciato un riesame delle indagini sulle fughe di notizie e delle relative questioni “sensibili”. Non saranno prese in esame le due incursioni, ma sarà un procedimento più “olistico”.

Tuttavia, sarà difficile convincere alcuni utenti di internet:

Le forze della polizia fanno un ottimo lavoro, nel complesso. (A parte casi particolari). Tuttavia, l'AFP sembra essere diventata la squadra privata del governo.

Anche se la campagna gode del sostegno pubblico, molti che sono d'accordo con i suoi obiettivi nutrono dei dubbi:

Sono preoccupato per il modo in cui la campagna #RightToKnow è stata inquadrata in questo pezzo: https://t.co/DRm3Hy1o73.

Le persone non amano i giornalisti quasi quanto non amano i politici. Questo pezzo sembra increntrato sui problemi dei giornalisti.

Nel frattempo, l'autoproclamato “esattore capo delle tasse”, Chris Jordan, ha infiammato il dibattito su alcuni informatori alla Commissione per le Stime del Senato, sentendo che due dei loro dipendenti non sono stati licenziati per aver svelato delle informazioni sull'Ufficio Australiano delle Imposte. È stato accusato di aver abusato dei suoi privilegi da parlamentare:

precedente meschino e pericoloso.

‘Ha lanciato una bomba a mano’ Il capo dell'#ATO Chris #Jordan criticato per affermazioni ‘irresponsabili’ contro alcuni #informatori.

The Whistle, l'ultima newsletter online del Whistleblowers Australia esplora molti casi recenti:

TIMOR L’ESTE whistleblower Witness K, his lawyer Bernard Collaery, the Afghan Files whistleblower David McBride and ATO whistleblower Richard Boyle have become proxies in the government’s war on us, the people.

K, testimone informatore di Timor Est, il suo avvocato Bernard Collaery, l'informatore degli Afghan Files David Mcbridee e Richard Boyle, informatore dell'ATO, sono diventati i delegati della guerra del governo contro di noi, il popolo.

Non ci sono dubbi sul fatto che le raccomandazioni fornite dalla PJCIS nel suo riesame della libertà di stampa e tutte le leggi che seguiranno saranno analizzate con molta accuratezza soprattutto sui social media.

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