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I graffiti dietro la polizia antisommossa, una parodia di “polizia cattiva senza educazione”. Immagine di Stand News.

Il governo di Hong Kong il 23 ottobre ha revocato ufficialmente la legge di estradizione, tuttavia continuano le proteste; il problema della polizia violenta e l'uso eccessivo della forza hanno sostituito la legge sull'estradizione come preoccupazione principale della città.

Le forze di polizia di Hong Kong, premiate come le migliori dell'Asia [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] dalla decade degli anni '80, hanno affrontato un'enorme perdita dell'appoggio pubblico da quando sono esplose le proteste contro la legge di estradizione a giugno. Attualmente più della metà della popolazione non ripone alcuna fiducia nelle forza di polizia, secondo un'inchiesta in corso condotta dal Centro di Comunicazione e Studio dell'Opinione Pubblica dell'Università Cinese di Hong Kong (CUHK).

La violenza della polizia ha trasformato una richiesta in cinque

Come ha segnalato Martin Pubrick, ex ufficiale di polizia dell’ intelligence antiterrorismo, in un documento di indagine pubblicato a metà ottobre, il caos politico ad Hong Kong era legato “all'uso indiscriminato della forza” da parte della polizia contro “le decine di migliaia (di manifestanti)” invece delle poche centinaia che avevano istigato la violenza. L'incidente è capitato il 12 di giugno, quando la polizia ha sparato circa 150 colpi di gas lacrimogeno sulla folla e aveva definito la protesta una  “rivolta”, reato che comporta una pena massima di dieci anni di carcere.

D'allora l'unica richiesta delle proteste, il ritiro della legge sull'estradizione, si è tramutata in cinque richieste: un'indagine sull'uso eccessivo della forza di polizia di Hong Kong, il ritiro dell'etichetta di “rivolta”, amnistia per i detenuti e suffragio universale al Consiglio legislativo ed il capo esecutivo.

Come indica l'inchiesta in corso del CUHK iniziata a maggio, prima delle proteste contro l'estradizione, l'indice di fiducia era appena del 6,5% e meno del 30% esprimeva sfiducia nelle forze della polizia della città. Dopo il 12 di giugno, l'indice è salito al 22,5% però la maggioranza degli intervistati continuava ad avere fiducia nella polizia. Fino ad oggi, il centro d'investigazione ha realizzato cinque cicli di inchieste telefoniche su di un campione casuale [zh] e chiesto agli intervistati di quantificare la fiducia nella polizia da zero (debole) a dieci (forte) fra le altre domande. Leung Kai Chi, membro dell'indagine, riassume i cinque quesiti:

Ultimi sondaggi: il 51.5 % afferma che non confida per NULLA nella polizia di Hong Kong. Per la  prima volta più della metà. Oltre il 70% afferma che non si fida della polizia. Ora stiamo portando avanti una gigantesca esperienza sociale di “violenza illeggittima in una città globale”.

Solo dopo l'incidente degli attacchi alla folla di Yuen Long avvenuto il 21 luglio, il sostegno alla polizia è diminuto ancora di più. I risultati del CUHK coincidono con un'altra inchiesta realizzata dall’Istituto di Opinione Pubblica di Hong Kong [zh] fra il 24 ed il 26 di luglio 2019, nella quale il 79 % degli intervistati appoggiava la creazione di una commissione d'inchiesta indipendente ed il 73% appoggiava il ritiro completo del disegno di legge.

Nonostante i risultati dell'inchiesta suppongono che l’ “uso indiscriminato della forza” del 12 di giugno è stato percepito come un errore di giudizio, l'assenza delle forze di polizia nell'attacco sulla folla pro Pechino a Yuen Long e la risposta negativa del governo ad investigare la cattiva condotta della polizia hanno danneggiato la fiducia pubblica nella polizia.

Mancanza di giustizia e caos anarchico

Si sono ripetuti gli attacchi contro i manifestanti da parte dei sostenitori di Pechino ed in varie occasioni, inclusi gli attacchi alla popolazione a Tsuen Wan ed a North Point, la polizia antisommossa non ha adottato alcuna misura per mettere fine a queste tattiche aggressive. Inoltre gli attacchi hanno portato a vari ferimenti.

Di seguito una lista dei casi:

  • Il 5 agosto, a Tsuen Wan, due delinquenti vestiti con una maglietta bianca hanno accoltellato un manifestante di 18 anni [it] alla testa, al braccio e ad una gamba.
  • Il 20 agosto, a Tseung Kwan, tre persone sono state attaccate da un uomo armato di coltello vicino al muro di Lennon. Un giornalista è stato accoltellato al polmone.
  • Il 16 ottobre, per le strade di Mong Kok, Jimmy Sham, leader del gruppo democratico Fronte Civile dei Diritti Umani, è stato attaccato da diverse persone mascherate e armate di barre di metallo.
  • Il 19 ottobre, vicino al Lennon Wall a Taipo, un turista della Cina continentale ha pugnalato al collo e allo stomaco un ragazzo di 19 anni.
  • Il 3 novembre, un consigliere pro democratico ha staccato un orecchio ad un uomo che stava aggredendo una coppia con un coltello. Ci sono stati cinque feriti e la persona pugnalata versa in gravi condizioni.

Nascono i giustizieri

Poichè i manifestanti hanno perso fiducia nelle forze della polizia, alcuni radicali hanno deciso di prendere misure per autodifendersi e contrattaccare, fino ad arrivare ad agire da giustizieri. Per esempio, l'8 ottobre, a Cheung Sha Wan, un tassista ha scagliato la sua vettura contro la moltitudine in protesta ed ha ferito almeno una manifestante. Successivamente il tassista è stato picchiato ed è finito in ospedale. Dopo l'incidente un'organizzazione pro Pechino e a favore della polizia ha donato mezzo milione di dollari di Hong Kong (circa 68.000 dollari americani) al tassista, mentre un ventenne protestante anti governativo apparso sul luogo dell'incidente d'auto è stato arrestato per sommosse.

Più della metà degli intervistati nell'inchiesta del CUHK ha accettato il radicale atto di giustizia fuori dello Stato di Diritto.

Le persone sono d'accordo con i giustizieri? Sembra di sì. La popolazione ora non si fida della polizia, quindi preferisce risolvere da sè la situazione. Anche se solo per tenere le persone sotto controllo.

Allo stesso tempo, da agosto, la polizia antisommossa è diventata più violenta nel reprimere le proteste. Una delle scene più violente ha avuto luogo il 31 agosto alla stazione della metropolitana Prince Edward quando la polizia antisommossa ha fatto irruzione nella stazione della metro Prince Edward con manganelli e spray al peperoncino ed ha arrestato indiscriminatamente i passanti dopo una “manifestazione autorizzata” che ha avuto luogo al lato dell'isola di Hong Kong.

Comprensione dell'opinione pubblica sulla violenza dei manifestanti

In risposta alla brutalità della polizia è nato un circolo vizioso di violenza a settembre. I manifestanti tiravano bombe incendiarie quando la polizia lanciava gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Tuttavia l'opinione della gente non è cambiata. In realtà molte persone intervistate hanno ritenuto “comprensibile” l'aumento di violenza voluta dai manifestanti.

Dopo un mese di vandalismo e di bombe incendiarie, inaspettatamente, le cifre sulla violenza non sono cambiate di molto (con un certo margine di errore). Una possibile spiegazione: la popolazione è talmente infastidita dalla violenza della polizia tanto da accettare l'aumento della violenza dei manifestanti.

D'altra parte la gente è più scettica sulle operazioni di polizia, come indica la reazione agli spari a bruciapelo e con proiettili veri ad un manifestante a Tsuen Wan il 1 ottobre:

Che ne dite degli spari veri a Tsuen Wan? Una risposta spiazzante: la polizia si è sbagliata.

A metà ottobre, il 51.5 % degli intervistati nell'inchiesta del CUHK ha detto di non identificarsi nella polizia. La proposta di riorganizzazione della polizia su grande scala, presentata dagli attivisti dopo i fatti del 31 agosto alla stazione della metro Prince Edward, ha guadagnato un sostegno popolare molto forte secondo la stessa inchiesta: ha dimostrato anche che il 70% degli intervistati ha appoggiato una riforma radicale della polizia cittadina:

È la prima volta che chiediamo una “riorganizzazione su grande scala” della forza di polizia, a volte la chiamiamo “sesta richiesta”. Il risultato è un sì forte.

Il governo di Hong Kong non ha adottato nessun provvedimento per affrontare la crisi della fiducia nella polizia. Al contrario, il Capo esecutivo, Carrie Lam, si è appellata al decreto di emergenza e ha approvato la legge che proibisce di indossare maschere [it]. Entrambe le leggi concedono alla polizia il potere assoluto di reprimere le proteste.

I quattro mesi di protesta hanno avuto come risultato 1235 cittadini feriti [zh]. Inoltre, dai 300 ai 400 manifestanti sono stati curati in cliniche clandestine per paura di essere trattenuti negli ospedali. La polizia ha lanciato circa 6000 bombole di gas lacrimogeno e arrestato più di 3000 manifestanti. Un terzo degli arrestati erano studenti.

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