Mentre i manifestanti protestano per le elezioni presidenziali, il governo in Algeria intensifica la repressione

Marcia pacifica ad Algeri per un cambiamento totale del sistema politico. Fotografia presa da Zaki nj riprodotta con autorizzazione.

A partire da febbraio 2019, l'Algeria è stata scossa da manifestazioni pacifiche settimanali che si opponevano fin dall'inizio alla rielezione del presidente Adbelaziz Bouteflika [it], al potere dal 1999. Anche se Bouteflika si è dimesso il 2 aprile, la contestazione continua poiché parte dei manifestanti considera che la proposta di tenere le elezioni presidenziali in dicembre non offre alcuna garanzia di trasparenza e che le cerchie di potere associate a Bouteflika influenzeranno il processo elettorale.

Annuncio delle elezioni presidenziali

Il 15 settembre, il presidente algerino ad interim, Abdelkader Bensalah ha annunciato che delle elezioni presidenziali – già rinviate due volte a causa del movimento di protesta, chiamato “hirak” [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] in Algeria, sono previste per il 12 dicembre. Ha dichiarato che questa elezione sarà l'occasione per gli algerini “di scrivere la storia dell'Algeria e di contribuire collettivamente alla scelta giusta del nostro nuovo presidente che veglierò sul destino del nostro paese e realizzerà le aspirazioni del nostro popolo.”

Un corpo elettorale composto da 50 membri [ar] tra cui giudici, avvocati, sindacalisti e attivisti della società civile, così come rappresentanze statali e diplomatiche è stato convocato per organizzare, gestire e sorvegliare queste elezioni.

Ma l'annuncio della data delle elezioni ha diviso gli algerini tra sostenitori del progetto e oppositori.

Quelli a favore delle elezioni ritengono che sia l'unica soluzione democratica, logica e sicura per uscire dalla crisi politica, e salvare così l'Algeria da un vuoto di potere politiche e una deriva incerta.

I sostenitori di questa fazione hanno lanciato l'hashtag الجزائر_تنتخب# (l'Algeria voterà) per esprimere il loro sostegno alla decisione di indire le elezioni, nella speranza che ciò risolverà la crisi del paese [ar]:

Andremo a votare perché le elezioni sono la soluzione perfetta per scegliere un presidente onesto, il modo più sicuro per uscire da questa situazione, siamo pronti a costruire un'Algeria unita, nuova e prospera.

Al contrario, gli oppositori vi vedono gli oppositori vi vedono un nuovo modo di mettere a tacere il movimento, e temono che lo svolgimento delle elezioni non sia che un mezzo per indebolire l’ “hirak”. Sono usciti nelle strade per la 31° settimana consecutiva al fine di esprimere la loro opposizione alle elezioni, che loro giudicano poco credibili. Anche il giornalista indipendente Khaled Drareni scrive su Twitter [ar]:

Centinaia di migliaia di algerini manifestano contro il potere per la 31° settimana consecutiva.

Gli oppositori sono convinti che queste elezioni saranno truccate. Pensano che se i dirigenti avessero veramente voluto delle elezioni eque avrebbero dovuto nominare un corpo elettorale indipendente. In realtà, il governo ha designato un ex consigliere di Bouteflika, Mohamed Charfi come presidente dell'autorità indipendente per l'organizzazione delle elezioni e come garante della trasparenza del processo.

L'hirak è invisibile sulla maggior parte dei canali TV, pensate seriamente che le elezioni saranno trasparenti ? I cittadini sono liberi di fare le loro scelte ma fermiamo la propaganda del sistema che mette in gioco la sua sopravvivenza. Il sistema ha già deciso il nostro futuro presidente. ?

La repressione aumenta e gli arresti si moltiplicano

Molti manifestanti e attivisti politici sono stati arrestati senza accuse. Ciò riguarda in particolare il caso del giornalista Fodil Boumala, dell'attivista Samir Benlarbi, arrestato il 16 settembre mentre era in macchina con un amico e con Karim Tabbou, dirigente dell'Unione democratica e sociale, arrestato a casa sua. O ancora del veterano Lakhdar Bouregaa, di 87 anni, uno dei rari simboli della rivoluzione algerina [it] ancora in vita, anche lui arrestato in casa dopo aver dichiarato che il potere “ha già il nome del futuro presidente della repubblica e cerca un modo per legittimarlo.” In più, dozzine di studenti sono stati interpellati durante la 30° manifestazione degli studenti ad Algeri, martedì 17 settembre. Il Comitato Nazionale per la Liberazione dei Detenuti (CNLD) ha pubblicato, il 26 settembre, una lista comprendente il nome di 75 detenuti per reati d'opinione di cui cinque sono stati liberati.

Anche gli attivisti malati non sono stati risparmiati. Ziane Bilal, un detenuto dell’ “hirak” colpito dal cancro ha richiesto di uscire di prigione per recarsi alla sua seduta di chemioterapia programmata il 23 settembre, ma la sua richiesta è stata rifiutata dal giudice. “So che sto per morire, ma non voglio morire in prigione, voglio passare i giorni che mi restano vivendo fuori, fuori dalle mura della prigione” ha dichiarato in lacrime.

I venerdì 20 e 27 settembre, l'accesso alla capitale è stato vietato, le forze dell'ordine avevano bloccato gli ingressi di Algeri per tentare di indebolire il movimento. La Lega Algerina per la Difesa dei Diritti Umani (LADDH) ha denunciato questo grave attacco alla libertà di movimento.

Come venerdì scorso, gli accessi ad Algeri sono bloccati. I treni diretti alla capitale annullati.

Furgoni della polizia sono stazionali all'altezza di Tafourah e perquisiscono le persone alla ricerca di manifestanti.

Buongiorno, è venerdì 32 Hirak 2019!

Le autorità hanno inoltre vietato gli incontri e le riunioni di partiti e associazioni, chiuso l'ufficio del canale televisivo generalista AlAraby in seguito alla diffusione di immagini delle manifestazioni mostranti slogan contro l'uomo forte del paese, il capo di stato maggiore dell'esercito algerino, Ahmed Gaïd Salah. Allo stesso modo, hanno bloccato il sito TSA (Tutto Sull'Algeria), il sito d'informazione in lingua francese più visitato del paese, che ha trattato delle manifestazioni dall'inizio degli avvenimenti e che resta inaccessibile dal 12 giugno.

Khaled Drareni, fondatore del giornale d'informazione online Casbah Tribune e corrispondente ad Algeri del canale televisioni TV5 Monde, testimonia delle pressioni che subiscono i giornalisti in Algeria:

Fino a quando dovremmo tacere? Giornalisti e corrispondenti sono costantemente minacciati da una responsabile del ministero della Comunicazione perchè hanno trattato delle manifestazioni in maniera obiettiva e non censurano gli slogan ostili ai detentori del potere

L'ONG Human Rights Watch (HRW) ha denunciato queste restizioni alla libertà in un comunicato pubblicato il 9 settembre nel quale conta una quarantina di manifestanti arrestati a partire da giugno. Inoltre, Ahmed Benchemsi, un responsabile di HRW, è stato arrestato ed rimpatriato.

Nello stesso contesto, lo Youtuber Anes Tina ha pubblicato un messaggio sulla sua pagina Facebook contro queste violazioni alla libertà [ar]:

تصلني يوميا رسائل لكثير من العائلات بصور ابنائهم المعتقلين بسبب ارائهم السياسية ما أؤمن به هو ان حرية التعبير حق لكل واحد حتى لو اختلفت معه و لكن الكلام و التعبير عن الأراء حق لا يمكن ان يعتقل بسببه اي احد مهما كان ….. ما نعرفه ان الإعتقال يكون للمجرمين لذلك قررت نطلق حملة و هاشتاغ #الحرية_لمعتقلي_الرأي تضامنا مع كل المعتقلين بسبب ارائهم
اتمنى ان ينضم الجميع الى هذه الحملة دفاعا عن حقنا جميعا في حرية التعبير
#الحرية_لمعتقلي_الرأي #حرية_التعبير_حقي #2019

Ogni giorno, ricevo numerosi messaggi dalle famiglie dei detenuti con le foto dei loro bambini arrestati a causa delle loro opinioni pubbliche. Quello che credo è che la libertà di espressione è un diritto di tutti. Anche se non si è d'accordo con qualcuno non bisogna imprigionarlo, non è un criminale. Nessuno deve essere arrestato per aver parlato o aver espresso le sue opinioni. Lancio gli hashtag #Libertà_per_i_detenuti_d'opinione #La_libertà_D'espressione_è_Mio_Diritto in solidarietà di tutti i detenuti per reati d'opinione. Spero che tutto il mondo si unirà a questa campagna per difendere il nostro diritto alla libertà di espressione.

Capitale chiusa, perquisizioni e arresti arbitrari: il potere ha tentato di impedire le marce pacifiche ma ha fallito. I manifestanti hanno dimostrato, una volta in più, che niente li fermerà finché non otterranno il loro scopo dichiarato che è di mettere fine al sistema politico che imperversa dall'Indipendenza del 1962.

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