Giornalisti bosniaci chiedono giustizia per il caso del giornalista minacciato e aggredito dagli hooligans

Protesta dei giornalisti davanti al parlamento di Sarajevo, 30 settembre 2019. Foto di Dženan Kriještorac, concessa da RadioSarajevo.ba, con autorizzazione.

Un gruppo di hooligans, presentatosi come “fan del club calcistico di Sarajevo”, ha assediato la sala stampa del portale notizie online RadioSarajevo.ba nella capitale della Bosnia ed Erzegovina (BIH) durante la tarda serata del 27 settembre 2019. Minacciando di morte e danni contro la sua famiglia, hanno costretto un impiegato a cancellare l’articolo che riportava la notizia della condanna a cinque anni di prigione per un membro del loro gruppo arrestato in Bielorussia per possesso di cocaina.

Durante questo vero e proprio sequestro di persona durato per due ore e mezza, [sh, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] gli hooligans hanno costretto il giornalista [en] Almir Sokolović, “a chiamare anche altri portali e redazioni giornalistiche per chiedere di rimuovere l’articolo”. La polizia è intervenuta, e ha arrestato due membri del gruppo [en] con l’accusa di minaccia alla sicurezza dei giornalisti e direttori di Radio Sarajevo.

Gli ultras [it], fan accaniti del calcio e altri sport, giocano un ruolo significativo nella vita politica dei Balcani grazie al loro potenziale di mobilitazione in associazione con i club più popolari.

La testata giornalistica presa di mira ha ripubblicato l'articolo oggetto di tentata censura e ha allarmato il pubblico riguardo alla situazione, indicando che questo incidente è solo un esempio dell’atmosfera di pressione contro una stampa libera da diversi centri di potere. Il rappresentate OSCE per la libertà dei media [en] e Reporter senza Frontiere [en] hanno condannato l’attacco, insieme all’associazione locale BH Giornalisti, un membro della Federazione Internazionale dei Giornalisti, chiedendo delle sanzioni severe per gli assalitori.

Il 30 settembre, circa 50 giornalisti e altri lavoratori nella comunicazione hanno marciato in segno di protesta verso il parlamento di Sarajevo [en], chiedendo alle autorità di assicurare che i giornalisti possano lavorare in sicurezza senza paura di essere aggrediti.

Protesta dei giornalisti davanti al parlamento di Sarajevo, 30 settembre 2019. Foto di Dženan Kriještorac, concessa da RadioSarajevo.ba, con autorizzazione.

Global Voices ha parlato con Faruk Vele, membro della redazione di RadioSarajevo.ba, riguardo le conseguenze dell’incidente. Ha spiegato che considerano l’accaduto come “un attacco sfrontato e inaccettabile contro la sala stampa che mette in pericolo la sicurezza dei nostri colleghi e dei membri delle loro famiglie”.

Huliganski upadi pokušali su se – mi to tako vidimo – nametnuti kao metod za discipliniranje novinara i redakcija, i tome smo se odlučno suprostavili. Zahvaljujemo se još jednom svim kolegama iz BiH, regiona i cijelog svijeta koji su, prepoznajući ove opasnosti, pružili podršku našoj redakciji, uključujući i Reportere bez granica i domaća novinarska udruženja, redakcije… 

Mi smo ohrabreni činjenicom da je u konačnici policija u Sarajevu reagirala i brzo identificirala počinitelje napada. Za razliku od ovog, mnogo je slučajeva u BiH kada policija nije brzo i profesionalno reagirala na napade na novinare. Štaviše, čak su neki policajci i podržavali napade na kolege, kao što je slučaj u Mostaru.

Gli attacchi degli hooligans – secondo noi – rappresentano un nuovo modo di punire i giornalisti e le redazioni, e noi ci opponiamo con fermezza contro questo metodo. Ringraziamo tutti i colleghi dalla Bosnia ed Erzegovina, dalla regione dei Balcani e da tutto il mondo che hanno riconosciuto questi pericoli e hanno offerto il loro supporto al nostro team. Tra questi anche Reporter senza frontiere, associazioni di giornalisti nazionali e emittenti private…

Siamo incoraggiati dal fatto che la polizia di Sarajevo sia intervenuta e abbia identificato rapidamente i responsabili. Tuttavia, in molti altri casi simili in Bosnia ed Erzegovina la polizia non è riuscita a reagire agli attacchi contro i giornalisti in modo rapido e professionale. Ci sono stati degli incidenti a Mostar, dove i poliziotti hanno sostenuto gli attacchi contro i giornalisti.

Questo incidente a Mostar (città della Bosnia meridionale) è avvenuto il 5 giugno, dopo l’esplosione di una bomba. I proprietari del locale, obiettivo dell'ordigno esplosivo, hanno aggredito tre fotogiornalisti arrivati sulla scena del crimine, e con gravi minacce hanno costretto la giornalista Meliha Smajkić del giornale Dnevni Avaz a cancellare del materiale registrato con il proprio cellulare. Due poliziotti accorsi per salvaguardare la scena del crimine si sono astenuti dall’aiutare i reporter, e un altro poliziotto ha usato “un linguaggio umiliante e offensivo” in alcuni commenti online per attaccare la giornalista e la sua professione. Il dipartimento del Ministero degli Interni della regione ha avviato delle misure disciplinari contro i tre poliziotti.

Il caso dell’assalto a RadioSarajevo.ba è ora nelle mani della procura del Cantone di Sarajevo e si è in attesa del processo in tribunale. I sospetti sono stati rilasciati su cauzione.

I giornalisti sperano che la giurisdizione bosniaca inizierà finalmente ad affrontare con sistematicità il problema della sicurezza dei giornalisti. Recentemente il tribunale municipale della città di Visoko ha approvato una sentenza sospesa di due mesi di carcere contro il figlio di un maggiore locale che aveva minacciato un giornalista della TV attraverso l’app di messagistica e chiamate, Viber. Nel loro annuncio del 14 novembre, l'Associazione dei Giornalisti di BIH ha considerato la decisione come un indicatore che “le istituzioni giudiziarie hanno finalmente iniziato a prendere sul serio questi problemi, e che tali sentenze serviranno da monito a tutti i futuri potenziali aggressori contro chi lavora nei media”.

Faruk Vele alla protesta dei giornalisti a Sarajevo, 30 settembre 2019. Foto di Dženan Kriještorac, concessa da RadioSarajevo.ba, con autorizzazione.

Il Sig. Vele ha spiegato a Global Voices che le condizioni del lavoro di giornalista in Bosnia ed Erzegovina stanno diventato sempre più dure, e per migliorare la situazione l’intera società bosniaca deve inviare il messaggio che gli attacchi contro i giornalisti e le loro famiglie e la minaccia alla libertà di espressione non possono essere tollerati se si vuole preservare la democrazia.

Nažalost, svjedoci smo da je svakim danom sve teže biti novinar ovdje, da su novinari dovedeni na margine društva u svakom smislu, te da su još na određeni način etiketirani kao ‘legitimne mete’ nad kojima svako može iskaliti svoj bijes.

Mi smo i na nedavnim protestima u Sarajevu digli glas protiv nasilja kao modela ponašanja u našem društvu i poručili da ćemo se boriti za svoje slobode, jer novinari su izuzetno važni članovi ovog društva. Nadamo se da novinari više nikada neće strahovati makar za svoju sigurnost, kao što je to bio slučaj sa našom redakcijom, mada nam statistike koje dolaze ukazuju da su okolnosti sve teže i da je neophodna određena društvena reakcija.

Zbog toga očekujemo da i ovo društvo kroz različite nivoe vlasti pošalje poruku da želi živjeti u državi u kojem se novinar neće bojati za svoju sigurnost i u kojem ćemo svi uživati slobode govora, javne riječi…
Sve ostalo je put u mrak! To sebi, prije svega zbog naše djece, ne smijemo dozvoliti.

Purtroppo siamo testimoni che ogni nuovo giorno diventa sempre più difficile lavorare come giornalista qui. I giornalisti vengono portati ai margini della società in tutti i modi, e recentemente sono stati etichettati come “obiettivi legittimi” su cui scaricare la propria rabbia.

Durante le recenti proteste a Sarajevo abbiamo alzato le nostre voci contro la violenza come modello di comportamento della nostra società, e abbiamo dichiarato che continueremo la battaglia per le nostre libertà, perché i giornalisti sono membri importanti della società. Speriamo che i giornalisti non debbano mai temere per la propria sicurezza, come nel caso della nostra redazione. Tuttavia le statistiche dei casi di tensione indicano che le condizioni stanno peggiorando e che è necessario che la società agisca.

Perciò ci aspettiamo che la società, nei vari livelli del governo, invii il messaggio che vuole vivere in uno stato in cui i giornalisti non debbano temere per la loro sicurezza e possano godere della loro libertà di pensiero ed espressione…

Tutto il resto è un cammino verso l’oscurità! Non possiamo permettere che accada, specialmente per il bene dei nostri figli.

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