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La parola “gender” è diventata un insulto in Bulgaria

Categorie: Europa centrale & orientale, Bulgaria, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Diritti umani, Donne & Genere, Linguaggi, Politica
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Giornali bulgari che usano la parola ‘gender’ (джендър) in modi diversi: il tabloid Telegraf in senso spregiativo  mentre il titolo di Pras Pres è sarcastico. Foto di Global Voices, CC-BY.

“Charlize Theron sta crescendo suo figlio come un gender” titola il 20 aprile la versione cartacea del Telegraf, un tabloid bulgaro [foto sopra]. “Un gender fa arrabbiare gli atleti” è un articolo [2] [bg, come tutti i link successivi, salvo diverse indicazioni] comparso su Classa.bg su una lanciatrice di pesi transessuale [3] [en].

Questo è il modo in cui il termine inglese “gender”, nella sua traslitterazione diretta (джендър), è utilizzato in Bulgaria: per denigrare le minoranze sessuali e le persone di genere non conforme. Spesso, il termine è utilizzato anche per insultare chi si riconosce nel femminismo e nella difesa dei diritti umani.

Quando senti qualcuno in Bulgaria usare la parola “gender” ti chiedi se sia serio o sarcastico

Un articolo di Emil L. Georgiev, comparso nell'edizione locale del giornale satirico Pras Pres [5] [en] il 17 aprile, dal titolo “Il gender non si arrende [e] la lotta continua” (Джендърът не се предава но борбата продължава), si concentra sul recente uso di questa parola [en]:

Do you fear “the gender,” that dangerously naughty, multi-sexual, anti-constitutional boogeyman with Western European origins, born in Istanbul? He was sent to our country with a subversive mission to sneak into the beds of healthy Bulgarian families at night, and to destroy them in the most abnormal manner. It is horrible, but the healthy forces, represented by the presidency, Bulgarian Orthodox Church, Bulgarian Socialist Party, larger part of the Constitutional Court, and tens of patriotic and religious organizations and foundations, so far has managed to restrain it – to a degree. Because “the gender” doesn't give up so easily.

Avete paura del “gender”, questa pericolosa, dispettosa, multisessuale, anticostituzionale creatura spaventosa che viene dall'Europa occidentale, nata a Istanbul? È stato mandato nel nostro paese con la missione sovversiva di insinuarsi nei letti delle sane famiglie bulgare di notte, e di distruggerle nei peggiori modi. È orribile, ma le forze del bene, rappresentate dal governo, dalla Chiesa Bulgara Ortodossa, dal Partito Socialista Bulgaro, da buona parte delle corte costituzionale e da decine di organizzazioni e fondazioni patriottiche e religiose, si danno da fare per sconfiggerlo. Perchè “il gender” non si arrende così facilmente.

Nel 1990, le femministe bulgare hanno spinto per l'uso di un termine bulgaro (род) al posto della traslitterazione dell'inglese di “gender”, tuttavia quest'ultima, con la sua connotazione negativa, si è radicata largamente nei media e nella società. Il titolo della pagina dedicata al concetto di “gender” su Wikipedia bulgara [6] è джендър, cioè la traslitterazione diretta.

L'uso di questo termine in queste modalità riflette la crescente omofobia e transfobia in Bulgaria, assieme al duro attacco ai diritti persone LGBTQ+ e in generale, a un diminuito rispetto dei diritti umani, portato avanti dall'azione delle formazioni nazionaliste che sono salite al potere nel 2017. Da allora, il primo ministro Boyko Borisov [7] [en], appartenente al partito di centro destra GERB ha rafforzato i rapporti con tre partiti di estrema destra che si riuniscono sotto il cartello United Patriots [8] [en]. La loro piattaforma è un mix di conservatorismo sul piano nazionale e sociale, di populismo di destra, euroscetticismo, anti-globalismo, islamofobia e russofilia.

Secondo l'articolo su Pras Pres, caricature anti gay sono state presentate alla 44° Esibizione Nazionale di Caricature [9], un evento che apre il 1 aprile a Sofia, la capitale. Lo stesso mese, funzionari del Partito Socialista Bulgaro e del partito di destra VMRO BND [10] [it] (uno dei componenti di United Patriots) hanno cercato di impedire [11] [en] una mostra fotografica intitolata “Balkan Pride [12]” [en] nella città di Plovdiv, che è co-ospite dell'edizione 2019 della Capitale Europea della Cultura con Matera, in Italia. Hanno chiesto al consiglio cittadino di licenziare Svetlana Kuyumdzhieva, la direttrice artistica della fondazione pubblica che ha organizzato il festival, ma hanno fallito – l'8 aprile lei ha annunciato [13] in un'intervista che la mostra si svolgerà come previsto.

Ma l'esempio più chiaro della crescita dell'omofobia in Bulgaria è il rifiuto di trasformare i principi della convenzione di Istanbul in legge. La Convenzione di Istanbul [14] è la “Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” ed è stata ratificata da 46 paesi europei, Bulgaria inclusa, nel 2011. Nel 2018 la corte costituzionale bulgara con 8 voti contro 4 [15] [en]  ha stabilito che i principi della Convenzione sono anticostituzionali perchè la definizione di “gender” come costrutto sociale “relativizza i confini tra i due sessi – maschile e femminile – contro a ciò che è biologicamente determinato.”

Nel suo Report Annuale [16] [en] del 2018, il Comitato di Helsinki Bulgaro, la più antica organizzazione dei diritti umani nel paese, ha riportato gli effetti della decisione della corte costituzionale:

Една от целите на мащабната кампания против Истанбулската конвенция бе изключването на защитата както от домашно насилие, така и от основано на пола насилие, която ратификацията на конвенцията би дала на нехетеросексуалните и трансджендър жените и мъжете. Страничен и неочакван ефект на това бе и произнасянето на Конституционния съд, че евентуален бъдещ закон, въвеждащ процедура за промяна на пола в личните документи на трансджендър лица, би бил противоконституционен – извод, който няма опора в Конституцията.

Uno degli obiettivi della campagna su larga scala contro la Convenzione di Istanbul è l'esclusione delle persone transessuali e omosessuali dalle protezioni che la Convenzione riconosce alle vittime di violenza domestica o di discriminazioni sessiste. Inaspettatamente, la commissione ha stabilito che una qualunque possibile legge futura che possa introdurre il cambio di genere sui documenti delle persone transgender sarebbe incostituzionale – una conclusione che non trova riscontri nella Costituzione

[17]

Presentazione dell'Report Annuale 2018 del Comitato Helsinki bulgaro a Sofia, 23 aprile 2019. Foto di BHC, CC-BY.

Il report descrive anche come, nella seconda metà del 2018, ci siano stati diversi cambi di leggi che hanno ridotto la libertà di espressione, di riunione, di religione, la sicurezza delle donne e i diritti delle persone LGBT, dei rom, dei rifugiati e delle persone rinchiuse in manicomio o in altre istituzioni totali.

In conclusione, il termine gender, inteso in maniera denigratoria, ha raggiunto il vasto repertorio di insulti usati contro chi si occupa di diritti umani e contro gli attivisti della società civile.

Altri termini sono “liberasti” (либерасти), una combinazione delle parole bulgare equivalenti a “liberale” e “pederasta”, o “Sorosoidi” (Соросоиди), un termine spregiativo [18] (probabilmente nato in Nord Macedonia), affibbiato a chiunque abbia presunti legami con l'uomo d'affari statunitense George Soros.