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Nella follia per la nuova banconota da 100 dollari, le banche di Trinidad e Tobago non rispettano una pratica secolare

Categorie: Caraibi, Trinidad & Tobago, Arte & Cultura, Citizen Media, Economia & Business, Etnia, Media & Giornalismi, Storia
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Screenshot della nuova banconota da 100 dollari in polimero di Trinidad e Tobago, tratto da un video di YouTube della Banca Centrale che ne illustra nel dettaglio le caratteristiche di sicurezza.

La Banca Centrale di Trinidad e Tobago [2] [en, come tutti i link seguenti] ha recentemente demonetizzato [3] l'esistente banconota nazionale da 100 dollari, sostituendola [4] in qualità di moneta in corso legale, a partire dal 9 dicembre 2019, con un nuovo biglietto in polimero da 100 dollari [5] con caratteristiche di sicurezza potenziate.

La mossa rientra [6] tra gli obiettivi elencati nel Piano Strategico 2016/2017 – 2020/2021 della Banca Centrale, che ambisce a migliorare la durata delle banconote, rendendole più difficili da falsificare e più facili da identificare con il tatto dagli ipovedenti. Il vecchio biglietto da 100 dollari rimarrà valuta legale solo fino al 31 dicembre 2019 e, da quando è stato annunciato il cambio, la gente ha iniziato la corsa agli sportelli bancari [7] per depositare le proprie banconote da 100 dollari, prima che il loro valore sia negato.

Uno degli obiettivi dell'iniziativa è quello di identificare la presenza di denaro acquisito illecitamente all'interno del sistema; in linea con le migliori prassi internazionali, i depositanti devono dichiarare la provenienza dei fondi [8] prima che il denaro possa essere accettato. Tuttavia, si è sollevato un grido di protesta per i commenti di Karen Darbasie, presidente dell’Associazione dei Banchieri di Trinidad e Tobago [9] (BATT) e amministratore delegato di First Citizens, una banca di proprietà statale, la quale ha dichiarato [10] che, se la fonte del denaro è un “sou-sou”, le banche non accetteranno il deposito.

Originario dell'Africa occidentale, il “sou-sou” [11] è un circolo di risparmio a turni, nel quale un gruppo di persone fa a turno nel “mettere una parte”. Con questo metodo, ogni membro del gruppo fa una contribuzione prestabilita in denaro ad un fondo comune una volta sola durante un periodo di tempo delimitato, al termine del quale il totale del fondo viene pagato ad uno dei membri del gruppo. Questa strategia viene ripetuta fino a che ogni membro del gruppo non ha ricevuto un pagamento.

Darbasie ha spiegato [12] che, mentre ogni banca può avere la propria politica sulla questione – per alcune, ad esempio, dipende dalla quantità [13] di denaro – le istituzioni finanziarie in generale “non accetteranno i sou-sou come fonte legittima di fondi”, nonostante comprendano che la pratica fa parte della cultura locale. “Non è qualcosa che possiamo legittimare in maniera indipendente”, ha detto. “Noi […] come banca abbiamo la responsabilità di assicurarci che le informazioni relative alla fonte dei fondi appaiano coerenti con il comportamento pregresso del cliente e che il denaro provenga da una fonte reale. Dal punto di vista bancario, per noi è impossibile dichiarare legittimo un sou-sou”.

Su Facebook, Tillah Willah era indignata [14] sia dalle affermazioni di Darbasie che dal relativo resoconto dei media locali:

The media never fails with its lack of acknowledgement of anything African, so I'm not surprised at the description of sou-sou as ‘an informal, co-operative loan system…popular in Trinidad and Tobago and throughout the ­Caribbean.’
This empty and limited description dismisses the fact that this practice is a centuries old financial institution and can be found among West African populations and was brought to this part of the world through enslavement and has survived and thrived as a system of co-operative economics for African people for whom the banking system was not set up and systematically excluded until well into the 70s.

Mai che i media riconoscano qualcosa di africano, perciò non mi stupisce la descrizione del sou-sou come “un sistema di prestito informale e cooperativo… popolare a Trinidad e Tobago e nei Caraibi”.

Questa descrizione vuota e limitata non considera il fatto che questa pratica è un'istituzione finanziaria secolare, tipica tra le popolazioni dell'Africa occidentale, che è stata portata in questa parte del mondo attraverso la schiavitù e che è sopravvissuta e fiorita come sistema di economia cooperativa per il popolo africano in assenza di un sistema bancario, dal quale esso veniva sistematicamente escluso fino agli anni '70 inoltrati.

Tillah ha anche fatto luce sulle origini [14] della pratica:

Esusu is linguistically associated with Ibo, Yoruba, Twi and the system is culturally embedded across West Africa. It ties to the Southern African philosophy of Ubuntu — I am because You Are.
Actually this is just one example of ways that people who are not served or deliberately excluded by colonial and neocolonial capitalist institutions have been able to thrive legally.
It's not just about the money. It's about collective responsibility, a community being accountable for everyone's mobility.
Without sou-sou my mother would not have been able to buy a house at age 30, nor indeed my great grandmother who was born just after Emancipation and was able to buy a house at the turn of the 20th century in Grenada.

Esusu è associato linguisticamente con Ibo, Yoruba, Twi e il sistema è integrato nella cultura dell'Africa occidentale. Si lega alla filosofia sud-africana di Ubuntu — Io sono perché Tu sei.

In realtà, questo è solo un esempio di come le persone che non sono servite o sono deliberatamente escluse dalle istituzioni capitaliste coloniali e neocoloniali sono state capaci di prosperare legalmente.

Non si tratta solo dei soldi. Si tratta di responsabilità collettiva, di una comunità responsabile per la mobilità di ciascuno.

Senza il sou-sou, mia madre non sarebbe stata in grado di comprare casa a 30 anni, né certamente la mia bisnonna, nata subito dopo l'Emancipazione, che ha potuto comprare casa all'inizio del XX secolo a Grenada.

Tillah Willah ha puntualizzato [14] che, durante un viaggio in Ghana, ha visto “banche cooperative di proprietà locale offrire accordi bancari di sou-sou”:

There is now an esusu app and countless ways that sousou has embraced digital banking. But in Trinidad, it's informal, illegitimate and not valuable because it's something that working class black people do. With countless examples around the world of banks being bailed out by tax payers, with corporate entities making you all but wine for a $500 cheque to support poverty alleviation, what moral authority does any bank have to say what is legitimate and what is not?

Adesso c'è un'app di esusu e infiniti modi in cui il sousou ha accolto il digital banking. Ma a Trinidad, è informale, illegittimo e non valido perché è una cosa che fa la classe lavoratrice nera. Con infiniti esempi in tutto il mondo di banche salvate dai contribuenti, con le entità commerciali che ti fanno tutto tranne il vino per un assegno da 500 dollari per sostenere la riduzione della povertà, quale autorità morale ha una banca per dire che cosa è legittimo e che cosa non lo è?

Altri utenti dei social media erano d'accordo. Jonathan Bhagan, ricordando un'insegnante di scuola superiore che aveva coinvolto la classe in un “sou-sou” come lezione pratica sulla cultura locale, ha detto [15]:

The outright refusal of banks to accept Sou Sou as a source of funds stinks of elitism. A sensible policy approach would be to put a cap on ‘Sou Sou’ funds […]

Our banking system should seek to cherish and preserve our culture rather than condemn it.

Il rifiuto categorico delle banche di accettare il Sou Sou come fonte di fondi puzza di elitismo. Un approccio di politica ragionevole sarebbe quello di mettere un tetto ai fondi “Sou Sou” […]

Il nostro sistema bancario dovrebbe cercare di apprezzare e preservare la nostra cultura invece di condannarla.

L'utente di Facebook Lisa-Marie Griffith ha rimarcato [16] questa opinione:

This country is a damn plantation. Policies which do not take context into consideration. Who is the government serving?

Questo Paese è una dannata colonia. Politiche che non prendono in considerazione il contesto. Il governo è al servizio di chi?

Gerelle Forbes ha aggiunto [17]:

A few months ago someone said how come black ppl doh have their own banks (we had [just] seen the Muslim credit union) I said we do, it’s called a sou sou.

Things that effing irking me is how black people's history always start[s] at slavery. If u speak anything before that or try to apply the tools and methods our ancestors lived on…you are demonized for it.

Qualche mese fa, qualcuno ha chiesto come mai i neri non hanno le loro banche (avevamo appena visto nascere la cooperativa di credito musulmana), io ho detto che ce le abbiamo, si chiamano sou sou.

Quello che mi sta sulle scatole è come la storia dei neri inizi sempre con la schiavitù. Se parli di qualcosa di precedente o provi ad usare gli strumenti e i metodi con cui i nostri antenati campavano…vieni demonizzato per questo.

BATT [9] non ha aggiunto altro sulla questione.