Quindici anni di Global Voices: riflettori puntati sulle storie delle donne caraibiche

In onore del 15esimo compleanno [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di Global Voices, continuiamo a riepilogare alcuni dei post più coinvolgenti dell'anno in tema di crescita provenienti dai Caraibi.

In questa puntata, daremo un'occhiata ad alcune delle storie della regione che riguardano le donne e il loro operato nelle zone dei Caraibi.

La madre del Carnevale “Moko Jumbie” di Trinidad e Tobago

Al confine meridionale di Port of Spain, la Regina del Carnevale 2019 Shynel Brizan allatta al seno il figlio Prince, mentre aspetta che la sua band passi per l'area dei giudici di South Quay il Martedì di Carnevale. Foto di Shaun Rambaran, usata su licenza.

Nel 2019, forse l'immagine più iconica delle celebrazioni annuali del Carnevale di Trinidad e Tobago è stata quella di una serena trampoliera – un personaggio tradizionale del Carnevale nota come “Moko Jumbie” – che stava seduta in mezzo ai i festeggiamenti insieme al figlio neonato mentre lo allattava al seno [it].

Shynel Brizan, fresca della vittoria di aver rimediato il bramato titolo di Regina del Carnevale, faceva parte di una band di Moko Jumbies che comprendeva una meravigliosa rappresentazione intitolata “Palazzo del Pavone” [it], che ha fatto colpo su molti amanti del Carnevale – ma l'immagine di Brizan che allattava al seno, catturata da diversi fotografi sul posto, si è dimostrata anche più potente, diffondendosi rapidamente in giro per il mondo. L'immagine è stata condivisa varie volte sui social media, anche dall’Associazione per l'Allattamento al Seno di Trinidad e Tobago e da La Leche League USA.

In un articolo dal titolo “Moko – Madre – Meraviglia”, Brizan ha detto alla blogger Sheetal Daswani: “Quando sono una Moko, i trampoli ed io diventiamo una cosa sola; quando sto nutrendo mio figlio, anche io e lui diventiamo una cosa sola. Le due esperienze sono similmente spirituali”. È una nuova prospettiva, specialmente se giustapposta all'osservazione della consulente per l'allattamento Marilyn Stollmeyer che, “in particolare durante il Carnevale, secondo la nostra società va bene mettersi dei costumi succinti e scoprire il seno ma, se le donne allattano al seno, molte volte si chiede loro di coprirsi o di andare altrove”.

O, come dice Daswani, “le immagini di Shynel affermano la legittimità dell'allattamento al seno in pubblico, e il suo pubblico riconosce l'esposizione del suo corpo e lo considera normale, nello stesso modo in cui considera normale che tutte le donne partecipino al “mas” a prescindere da quanto si espongano. Queste foto hanno presentato l'involontaria strategia estetica di proporre una proclamazione profonda per tutte le donne – Siamo padrone dei nostri corpi”.

Il body shaming è messo alla porta

Il ritratto dell'artista Halcian Pierre della maschera taglia forte Candice Santana, usata su licenza.

Il Carnevale si è anche dimostrato il veicolo perfetto con cui affrontare il problema del body shaming. Anche se esiste da un pò di tempo un sito web a sostegno [it] dell'inclusione e della diversità nei Carnevali caraibici, la tendenza al body shaming è stata sotto gli occhi di tutti dopo che l'ex ministro della Sanità di Trinidad e Tobago ha pubblicato un video di rimprovero nei confronti della maschera taglia forte Candice Santana.

Santana aveva condiviso delle sue foto in costume di Carnevale, elogiando la banda con cui aveva suonato per aver portato avanti “una campagna a favore di ogni taglia, forma e sfumatura di colore”:

This excited me on many levels because truth be told we are a body shaming society. Some do it consciously and directly while others may not even understand that they doing it.

Questo mi ha entusiasmato per tanti motivi perché, a dirla tutta, siamo una società che denigra il corpo. Qualcuno lo fa coscientemente e direttamente, mentre altri magari non si rendono neanche conto di farlo.

L'ex ministro Fuad Khan ha replicato che si trattava di un problema a livello di salute, e ha poi umiliato verbalmente Santana, riferendosi a lei come a “una tinozza”. Quando gli utenti dei social media si sono schierati in maniera prevalente con Santana, Khan si è scusato per il suo tono ma ha ribadito il suo messaggio.

Per molte donne caraibiche, tuttavia, il messaggio di Santana è stato più forte:

I recall that I spoke about body shaming regardless of size, shape or shade. I also recall that I said that I am not endorsing an unhealthy lifestyle […] I look myself in the mirror and remind myself that I am beautiful inside and outside.

Mi ricordo di aver parlato di body shaming a prescindere da taglie, forme o sfumature di colore. Mi ricordo anche di aver detto di non essere a favore di uno stile di vita non salutare […] Mi guardo allo specchio e ricordo a me stessa che sono bellissima, dentro e fuori.

La Giamaica affronta la povertà mestruale

Shelly-Ann Weeks parla della salute riproduttiva femminile ad un evento presso l'Istituto della Giamaica a marzo 2019. Foto su gentile concessione della Fondazione Her Flow.

Immaginate di dover usare un assorbente igienico per cinque giorni. Purtroppo, questa è la realtà per molte donne e ragazze caraibiche al gradino più basso della scala socioeconomica – perciò l'autrice e giornalista Shelly-Ann Weeks ha deciso di sfruttare al meglio sia i media tradizionali che quelli digitali, al fine di puntare i riflettori su argomenti tradizionalmente tabù come la “povertà mestruale”.

In qualità di direttore esecutivo della Fondazione Her Flow, che affronta lo stigma e la vergogna spesso associati alle mestruazioni, Weeks ha istituito la prima Giornata per la Sensibilizzazione sul Ciclo Mestruale in Giamaica, tenutasi ad ottobre 2016, oltre alla Settimana per la sensibilizzazione sul ciclo mestruale, tenutasi ad ottobre 2017. A novembre 2018, si è tenuta nella capitale Kingston la prima Conferenza per la Salute del Bacino.

Queste iniziative, insieme ai regolari seminari di sensibilizzazione che hanno raggiunto più di 5000 studenti delle superiori sia maschi che femmine, hanno iniziato a intaccare il modo in cui viene percepita la salute riproduttiva femminile nel Paese e a dissipare l'atteggiamento da “cosa di cui non parlare”, che Weeks chiama “pericoloso”, verso questo argomento.

Weeks si è resa conto da molto tempo che il problema è relativo in egual misura sia ad atteggiamenti sociali di lunga data, credenze religiose e miti culturali sia allo status economico:

Talking to women while I was writing my first book, I realised so many have problems affording the products they need every month. And for the woman who has daughters, she literally has to choose between buying them pads and feeding them […] the need is much greater than I had thought. I wanted to create a space where women could get access to pads free of cost, no questions asked. Because it’s a dignity issue as well.

Parlando con le donne mentre scrivevo il mio primo libro, mi sono resa conto che in molte non possono permettersi i prodotti di cui hanno bisogno ogni mese. E la donna che ha figlie deve scegliere letteralmente tra comprare loro gli assorbenti o dar loro da mangiare […] il bisogno è molto più grande di quanto pensassi. Volevo creare uno spazio dove le donne potessero accedere agli assorbenti gratuitamente, senza discussioni. Perché è anche una questione di dignità.

Qui la Parte 1 di questa serie.

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