La Corte Suprema dell'India dichiara incostituzionale il blocco di internet in Jammu e Kashmir

La natura della sospensione di Internet in India negli ultimi 8 anni, che indica il tipo di servizio internet bloccato (mobile, linea fissa, entrambi, info non disponibile). Grafico tramite Internetshutdowns.in CC BY-NC-SA 4.0

Il 10 gennaio 2019, la Corte Suprema [it] dell'India ha chiesto [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] al governo centrale indiano di riesaminare la sospensione dei servizi Internet nella regione del Jammu e Kashmir [it]. La sentenza affermava che il blocco di cinque mesi delle comunicazioni imposto alla regione dal governo indiano è illegittimo, e ha dato all'amministrazione sette giorni per giustificarne l’uso continuato.

Leggi la nostra Copertura Speciale: All'interno della crisi del Kashmir [it]

Dal 5 agosto 2019, dopo l'abrogazione [it] dell'articolo 370 della Costituzione indiana, che forniva uno speciale status di autonomia al Jammu e Kashmir, l'accesso alle reti mobili, fisse e internet è stato sospeso. Il governo ha fatto appello a ragioni di protezione della sicurezza nazionale per giustificare le restrizioni. Nell'ottobre 2019 alcuni servizi sono stati parzialmente ripristinati, ciò nonostante la maggior parte del Kashmir rimane ancora disconnessa [it] da internet, rendendola la restrizione di rete più lunga in un paese che ama descriversi come la “più grande democrazia del mondo”.

5 agosto 2019 – 5 gennaio 2010. 

Ad oggi fanno 5 mesi di blocco di internet in Kashmir – forse il più lungo del mondo. 

Sappiamo del coprifuoco, delle detenzioni ecc. – ma è tutto qui? 

Ecco un breve thread sui fatti meno conosciute accaduti in Kashmir negli ultimi 5 mesi.

Nel novembre 2019, l'Alta Corte del Jammu e Kashmir ha rigettato una petizione che chiedeva il ripristino della connessione telefonica dei cellulari prepagati e dei servizi internet in Kashmir, in quanto simili petizioni erano in sospeso presso la Corte Suprema.

La Corte Suprema dell'India, rispondendo alla petizione della Sig.ra Anuradha Bhasin, direttrice esecutiva del Kashmir Times, ha regalato un barlume di speranza ai firmatari e al popolo del Jammu e Kashmir con questo verdetto. Nella sua argomentazione, la sig.ra Bhasin sosteneva he restrizioni generali di questo tipo violino il diritto fondamentale alla libertà di espressione e che non esistano prove di una connessione tra la disponibilità di Internet e l'aumento del terrorismo.

La sentenza della Corte Suprema è stata apprezzata, anche se continuano le restrizioni sui diritti fondamentali nel Jammu e Kashmir.

Era la primavera della speranza, era l'inverno della disperazione: sentenza della CS sul Kashmir #Kashmir #KashmirBloccato spiegato il verdetto della #CorteSuprema

Il blocco ha influenzato la vita di milioni di persone nel Jammu e Kashmir, privandole del diritto fondamentale di accedere a internet, che molti danno per scontato nell'era digitale di oggi. Questa situazione sta anche danneggiando enormemente l'economia.

Niente internet nella valle, in tutto il paese i volontari di @JKSTUDENTSASSO intervengono per controllare online i risultati degli esami per gli studenti kashmiri. Ecco dove ci troviamo oggi. #KashmirBloccato

Le persone del Kashmir fanno ogni giorno estenuanti viaggi per cercare di accedere a internet mentre il blocco più lungo della regione continua.

La Corte Suprema dell'India ha dato al governo una settimana di tempo per rivedere il blocco di internet. Ha inoltre rilevato l'imposizione della Sezione 144 (assemblea illegale) del Codice procedurale penale che impedisce il movimento nella valle del Kashmir, e ha detto che quella legge non può essere utilizzata più e più volte per molto tempo e deve essere giustificata. La Corte ha basato la sua decisione sulla Costituzione indiana, che concede ai cittadini il diritto alla libertà di parola e di espressione.

Una corte di tre giudici, guidata dal giudice N. V. Ramana, ha emesso la sentenza dichiarando:

We declare that the freedom of speech and expression and the freedom to practice any profession or carry on any trade, business or occupation over the medium of internet enjoys constitutional protection under Article 19(1)(a) and Article 19(1)(g).

Dichiariamo che la libertà di parola e di espressione e la libertà di esercitare qualsiasi professione o svolgere qualsiasi tipo di commercio, attività od occupazione che si svolga su internet gode di protezione costituzionale ai sensi dell'articolo 19(1)(a) e dell'articolo 19(1)(g).

Corte Suprema che associa internet all'articolo 19 (1) (g) della Costituzione è cruciale. Dà il diritto di portare avanti qualsiasi occupazione, commercio o attività. Questo è fondamentale per il Kashmir perché molte aziende che utilizzano internet, in particolare nel turismo, salute, finanza e altri servizi, hanno sofferto moltissimo.

La Corte ha inoltre aggiunto:

Although the choice is seemingly challenging, we need to clear ourselves from the platitude of rhetoric and provide a meaningful answer so that every citizen has adequate security and sufficient liberty.

Anche se la scelta è apparentemente impegnativa, dobbiamo liberarci dalla banalità della retorica e fornire una risposta significativa in modo che ogni cittadino abbia un'adeguata protezione e sufficiente libertà.

Cosa comporta la sentenza?

La sentenza afferma chiaramente che il diritto alla libertà di parola e di espressione non può essere tolto senza specificare i motivi e la durata delle restrizioni a questo diritto fondamentale.

Finora, le restrizioni hanno incluso anche il blocco di Internet negli istituti scolastici e negli ospedali. Alcuni alberghi, aziende e uffici governativi hanno visto il proprio accesso a internet ripristinato a determinate condizioni da ottobre 2019. La sentenza del 10 gennaio ha dato istruzioni per ripristinare le connessioni Internet per tutti i servizi essenziali.

Il governo ha citato preoccupazioni per la sicurezza e il timore di perdite di vite umane come motivo del continuato blocco dell'accesso a Internet. Tuttavia, con la nuova sentenza della Corte Suprema che rende obbligatorio per il governo di pubblicare le ordinanze che vengono approvate, emergeranno nuove petizioni contro il blocco del Jammu e Kashmir.

La Internet Freedom Foundation (India) ha commentato in merito al verdetto:

The judgement in Anuradha Bhasin v. Union of India provides a sound legal basis to challenge future communication shutdowns but it does little to address the harm already caused to Kashmiris in the last 158 days. The Court has rejected several extreme arguments made by the government regarding secrecy of orders and national security, and the principles and safeguards laid down, in this case, are the first steps in reforming the telecom suspension process in India. This judgement is a call to action in a lot of ways and it marks the beginning of a long uphill campaign. There needs to be disciplined and strategic follow up action to ensure it is implemented by the government in its true spirit in Kashmir and other states.

Il giudizio nel caso Anuradha Bhasin contro l'Unione dell'India fornisce una solida base giuridica per contestare futuri arresti delle comunicazioni, ma non è molto di aiuto per affrontare il danno già causato ai kashmiri negli ultimi 158 giorni. La Corte ha respinto diverse estreme argomentazioni del governo in merito alla segretezza delle ordinanze e alla sicurezza nazionale, e i principi e le garanzie stabiliti, in questo caso, sono i primi passi verso la riforma del processo di sospensione delle telecomunicazioni in India. Questo giudizio è sotto molti aspetti un invito ad agire e segna l'inizio di una lunga campagna in salita. Occorreranno interventi successivi disciplinati e strategici per garantire che venga attuata nel suo vero spirito dal governo in Kashmir e negli altri stati.

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