Il movimento di protesta è sorto il 22 febbraio 2019, quando l'allora presidente Abdelaziz Bouteflika ha annunciato di volersi candidare per un quinto mandato. Bouteflika ha in seguito ritirato la propria candidatura alla presidenza e, dopo 20 anni al potere, si è dimesso [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] il 3 aprile. Tuttavia, gli algerini hanno continuato a scendere in piazza per protestare contro la corruzione, la disoccupazione e l'élite politica del paese, anche dopo le elezioni presidenziali del 12 dicembre, considerate dai manifestanti come un espediente escogitato per mantenere al potere il vecchio regime.
Nassim, un attivista algerino residente in Francia, che ha preferito non rivelare il suo cognome, ha creato con alcuni amici Fake News DZ [ar], dopo aver notato un insolito aumento dell'attività dei social media in Algeria e un'impennata di fake news, ampiamente condivise. La pagina conta più di 135.000 follower al momento della stesura dell'articolo. Nassim ha condiviso con Global Voices una fake news diventata virale sul web:
For me, the most surreal fake news we debunked was not really political; an Algerian NASA engineer participated in the “send your name to Mars” NASA program which is accessible to all and suggested “Hirak Algeria” instead of his name. A journalist or many misunderstood the engineer's tweet and wrote that the next NASA spaceship to Mars will be named “Hirak Algeria”.
Fake news spread like wildfire even on some “trusted” media. A famous TV channel even made a video describing this as one of the biggest accomplishments ever. Months later I still find people believing in this story.
Altri casi di cattiva informazione, invece, sono stati più gravi, poiché hanno preso di mira il movimento di protesta e i suoi attivisti.A mio avviso, la fake news più surreale che abbiamo smascherato non è propriamente politica. Un ingegnere algerino della NASA ha partecipato al programma NASA “manda il tuo nome su Marte“, accessibile a tutti, e ha proposto “Hirak Algeria” al posto del suo vero nome. Un giornalista, o più di uno, ha frainteso il tweet dell'ingegnere e ha scritto che la prossima astronave della NASA ad essere inviata su Marte si sarebbe chiamata “Hirak Algeria”.
Le fake news si diffondono a macchia d'olio anche sui media ritenuti più “attendibili”. Un famoso canale televisivo ha persino realizzato un video, che descrive il fatto come uno dei più grandi successi di sempre. Mesi dopo, trovo ancora persone che credono a questa storia.
Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 12 dicembre, i sostenitori filogovernativi si sono serviti dei social per attaccare gli attivisti antigovernativi. I manifestanti sono stati presi di mira e sono diventati oggetto di teorie complottiste, come l'accusa di lavorare per governi esteri e servizi segreti, o di essere pagati per diffondere instabilità e disordine nel paese.
Bot e troll di Twitter
Twitter è un potente strumento di informazione, ma può essere utilizzato anche per influenzare l'opinione pubblica e mettere a tacere gli oppositori attraverso l'uso di schiere di bot.
Gli utenti Twitter in Algeria sono circa 450.000. La piattaforma è utilizzata principalmente da giornalisti, calciatori ed enti nazionali, come i ministeri e le amministrazioni pubbliche. Ma rispetto a piattaforme come Facebook e YouTube, Twitter non è molto diffuso in Algeria. Basti pensare che ci sono 21 milioni di utenti Facebook in un paese di 43 milioni di abitanti.
Eppure, da quando l'Hirak ha mosso i primi passi, sono stati creati centinaia di nuovi account Twitter, per lo più troll e bot filogovernativi.
Ad esempio, secondo gli analisti, nel settembre 2019, sono stati creati 723 account, di cui 474 in soli due giorni. Successivamente, sono stati creati 190 account a ottobre e 72 a novembre, il che è piuttosto insolito, secondo Marc Owen Jones, professore associato di Studi sul Medio Oriente e Digital Humanities alla Hamad bin Khalifa University di Doha.
8/ The sample was incredibly skewed. Since 2008, the average number of accounts created per month in the sample was just 44. However, September saw this number rise to an incredible 723 accounts! That's 12%. 12% of accounts in the sample were created this month – since 2008!
— Marc Owen Jones (@marcowenjones) 2019, September 29
8/ Il campione era incredibilmente distorto. Dal 2008, la media del campione ammontava a 44 nuovi account al mese. Tuttavia, a settembre questa cifra è inspiegabilmente salita a 723 account! Corrisponde al 12%. Il 12% degli account del campione è stato creato in questo mese – dal 2008!
Il 28 settembre, Owen Jones ha pubblicato un thread di Twitter che prendeva in esame un campione di 20.000 tweet con gli hashtag #notinmyname e #algeriavotes (non a mio nome e Algeria al voto), provenienti da circa 5769 profili, che si opponevano alle richieste di boicottaggio delle elezioni e invitavano gli algerini al voto. Secondo la sua analisi, l'attività di questi account costituisce ”una chiara prova di una campagna di disinformazione”.
Il thread ha stabilito che almeno l'8% degli account del campione favorevoli al voto corrispondeva a profili bot.
13/ So yeah, at least 8% of those tweeting for Algerians to go to the elections are probably bots and/or trolls. Stay vigilant. Hopefully @TwitterSafety will suspend them soon. PM if you want the data.
— Marc Owen Jones (@marcowenjones) 2019, September 28
13/ Quindi sì, almeno l'8% di coloro che scrivono su Twitter affinché gli algerini si rechino alle urne sono probabilmente bot e/o troll. State allerta. Speriamo che @TwitterSafety li sospenda presto. MP per i dati.
Twitter ha infatti disattivato alcuni account dopo questa segnalazione. Così, gli utenti sospesi hanno creato dei nuovi profili e potuto raggiungere di nuovo i loro follower.
#Weareallzeghmati (siamo tutti zeghmati) è un altro esempio di hashtag di Twitter lanciato dai sostenitori del governo per avvalorare la tesi dell'esistenza in Algeria di campagne online anti protesta o a favore dell'establishment algerino.
Il 3 novembre, la polizia ha fatto ricorso alla forza [fr] nei confronti dei magistrati aderenti a uno sciopero nazionale contro un nuovo rimpasto. Il filmato dell'attacco è diventato virale e gli utenti di internet hanno aspramente criticato il ministro della Giustizia Belkacem Zeghmati. Anche l'Unione nazionale dei magistrati ha chiesto le dimissioni del ministro. Poche ore dopo, #weareallzeghmati è diventato un argomento caldo su Twitter, a sostegno del ministro e del sistema giudiziario. L'hashtag è stato ampiamente diffuso da account di nuova creazione.
Al di là della questione dei bot, c'è un aspetto importante da tenere in considerazione, che riguarda il numero e la manipolazione degli account social in Algeria. Profili troll sono presenti in gran numero in entrambi gli schieramenti. Le persone intenzionate ad andare a votare sono state spesso trollate da profili pro Hirak e viceversa. Gli scambi sono talvolta pieni di insulti e volgarità, il che non aggiunge alcun valore al dibattito.
Le elezioni presidenziali del 12 dicembre sono state ampiamente seguite e commentate in Algeria, anche da chi era contrario alle elezioni o credeva che il processo elettorale fosse stato manipolato. Le votazioni si sono svolte nonostante il rifiuto del movimento popolare e le manifestazioni di massa ad Algeri e in molte altre città il giorno delle elezioni. Anche la disinformazione è stata dilagante, e attivisti e giornalisti hanno smascherato diverse foto e notizie false, tra cui un'immagine modificata con Photoshop, che raffigurava l'allenatore della squadra di calcio algerina intento a votare, e un'altra foto di un anziano aggredito in un seggio elettorale di Lione, in Francia, da manifestanti contrari alle elezioni, che volevano impedirgli di accedere alle urne. Quest'ultima è stata smentita da Fake News DZ, che ha fatto risalire l'immagine a un articolo pubblicato il 19 luglio, a proposito di un turista egiziano assalito dalla polizia rumena all'interno di un aereo. È stato anche smascherato un filmato del 2017, utilizzato dalla tv di stato, che mostrava lunghe code di elettori il giorno delle votazioni.
Il 13 dicembre, l'Autorità elettorale indipendente algerina ha annunciato la vittoria del candidato indipendente Abdelmadjid Tebboune, ex primo ministro e alleato di Bouteflika. Tebboune ha ottenuto più del 58% dei voti, scongiurando così un secondo turno.
Sebbene le elezioni siano ormai terminate, il futuro delle piattaforme digitali e la battaglia contro la disinformazione non sono stati ancora completamente messi a fuoco, tanto più che le proteste contro l'élite al potere in Algeria continuano ad acquistare slancio.
Questo articolo fa parte di una serie di post [it] che indagano l'ingerenza nei diritti digitali attraverso mezzi come la chiusura di internet e la diffusione di fake news durante eventi politici chiave in sette paesi africani: Algeria, Etiopia, Mozambico, Nigeria, Tunisia, Uganda e Zimbabwe. Il progetto è finanziato dal Fondo africano per i diritti digitali del CIPESA (Collaboration on International ICT Policy for East and Southern Africa).