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“Fare più rumore possibile” per Patrick Zaki, Giulio Regeni e tutti i perseguitati politici in Egitto

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Egitto, Italia, Attivismo, Carcere, Citizen Media, Diritti umani, Giovani, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Sorveglianza, Ultim'ora

“Stavolta andrà tutto bene” Giulio abbraccia Patrick come a volerlo proteggere. Foto di Fotografia Errante [1].

È un'immagine più efficace di mille parole, il murales ad opera dello street artist Laika, per attirare l'attenzione sull'arresto da parte delle autorità egiziane del ricercatore e attivista per i diritti umani Patrick Zaki. L'opera [già cancellata [2]] eseguita a Roma vicino l'ambasciata egiziana, raffigura Giulio Regeni [3] [it, come tutti i link successivi, salvo diverse indicazioni], il ricercatore brutalmente assassinato in Egitto nel 2016, che abbraccia Zaki dicendogli: “Questa volta andrà tutto bene”.

Chi è Patrick George Michel Zaki Soleyman?

Patrick Zaki è un dottorando del Master GEMMA in Studi di genere e della donna dell’ Università di Bologna. Lavora per l'Egyptian Initiative For Personal Rights – EIRP [4] [en] e nel 2018 è [5]stato manager [5] della campagna presidenziale di Khaled Ali, uno degli oppositori del presidente Abdel Fattah al-Sisi [6].

Gli studi di Zaki si intrecciano con il suo attivismo per i diritti umani, in particolare i diritti delle minoranze cristiane, della comunità LGBTQIA [7], delle donne e la libertà di espressione. Ha manifestato pubblicamente il suo sostegno alla campagna per Regeni e ha mantenuto alta l'attenzione sulle condizioni di prigionieri politici meno noti. In passato ha criticato aspramente  [8]il regime del generale Al Sisi.

L'arresto di Patrick

Al momento, ci sono informazioni discordanti sull'arresto. Dai verbali della polizia risulta che Zaki sia stato arrestato nella sua città natale, nella quale era tornato per una breve vacanza. Il giovane è invece stato fermato [9] alle 4 del mattino il 7 febbraio al suo arrivo all'aeroporto al Cairo, avendo appena il tempo di comunicare l'arresto alla famiglia. Bendato, è stato portato in una località segreta e non si sono avute sue notizie per 27 ore. È poi comparso la mattina dell'8 febbraio davanti alla procura di Mansoura per un nuovo interrogatorio, alla presenza dei suoi avvocati.

L'arresto sarebbe avvenuto in base a un mandato di cattura emesso il 23 settembre 2019, che però non gli è mai stato notificato; ora è accusato di pubblicazione di notizie false, incitamento contro l'autorità pubblica, supporto al rovesciamento dello stato egiziano, uso dei social network per minare l'ordine sociale e la sicurezza pubblica, istigazione alla violenza e al terrorismo. All'attivista sono stati inflitti 15 giorni di custodia cautelare, una misura che però può essere rinnovata molte volte, fino al raggiungimento di 2 anni di detenzione. Secondo il padre, l’ingegner George Michel, che ha potuto fargli una breve visita, le autorità gli hanno cambiato prigione. Dalla caserma di polizia numero 2, dove era con altri detenuti politici, Patrick è stato trasferito [10] nel carcere di Talkha al di là del Nilo, dove finiscono i criminali comuni e i maniaci sessuali.

Sia l'Epir che l'avvocato di Zaki, Wael Ghally [11], riportano gravi violazioni da parte degli agenti: al momento dell’ arresto, al giovane non è stato permesso contattare un legale; durante l'interrogatorio sarebbe stato picchiato e torturato e i suoi effetti personali requisiti o distrutti.

Anche altri colleghi [12] di Zaki sono stati temporaneamente detenuti e interrogati negli ultimi mesi; in Egitto ci sono almeno 60.000 prigionieri politici, comprese figure importanti della rivolta del 2011 e uomini politici di primo piano. I fermi e le intimidazioni arrivano a colpire anche le famiglie [13] delle persone perseguitate dal governo.

Le reazioni sui social

La notizia dell'arresto è stata diffusa l'8 febbraio dall'EIPR, mentre in Italia è stato il portavoce di Amnesty Italia [14], Riccardo Noury [15], a riportare il fatto. La mobilitazione di solidarietà ha attivato varie campagne: due petizioni [16] su Change.org [17] firmate (nel momento in cui scriviamo) da più di 173.000 e 1200 persone; mentre un'altra petizione è stata lanciata da Amnesty International [18]e firmata ad oggi da oltre 54.000 persone. Presidi si sono tenuti a Granada [19], università del master GEMMA, Berlino [20] e Bologna, [21] nella quale si sono tenuti anche un corteo [22] lunedì 17 febbraio, e in altre città italiane, grazie all'impegno di Amnesty Italia. [23]

Anche utenti di Twitter pro Patrick come @elianacolombino hanno aggiunto la loro voce al coro di proteste per gli abusi delle forze di sicurezza egiziane:

Da @saveriolakadima un richiamo alla vendita di armi all'Egitto da parte dell'Italia:

Mentre @aledicicco vorrebbe un'azione a livello europeo:

Importanti associazioni come l'ADI [35], Associazione Dottorandi e Dottori in Ricerca, ARCI [36]Libera, [37] e anche alcuni partiti si sono schierati a fianco del ricercatore egiziano.

C'è una forte attenzione dal basso sul caso Zaki, forse anche a causa di quanto avvenuto nel 2016 a Giulio Regeni, ricercatore italiano dell'Università di Cambridge, che si trovava in Egitto per alcune ricerche quando venne rapito, torturato e assassinato. Il fatto ha suscitato una forte reazione in Italia, con grandi mobilitazioni e una campagna che chiede #veritàpergiulioregeni [38] ancora in corso. Al momento non sono chiare le circostanze nelle quali sia stato ucciso, anche a causa dei depistaggi [39] e della scarsa collaborazione da parte delle autorità egiziane.

Se per il caso Regeni non mancarono prese di posizione molto dure da parte di alcuni politici e giornali di destra ,che anteponevano all'omicidio l'importanza del “mantenere buoni rapporti con l'Egitto”, al momento non si registrano dichiarazioni simili a favore di Patrick.

Il ruolo delle istituzioni

A livello istituzionale è complesso. Il governo italiano sta seguendo il caso e rivendica la scelta di affidare il compito all'ambasciatore al Cairo per ottenere la collaborazione necessaria. Il governo egiziano ha risposto [40] che “Zaki è egiziano, non italiano, ed era ricercato”. Quindi secondo loro, un intervento esterno sarebbe un'ingerenza e una violazione della sovranità egiziana.

Anche dall'Unione Europea, il presidente del Parlamento, David Sassoli [41], ha detto :

Voglio ricordare alle autorità egiziane che l'Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni e chiedo che Zaki venga immediatamente rilasciato e restituito ai suoi cari. […] Ne ho parlato con l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell che solleverà la questione al prossimo Consiglio europeo lunedì prossimo”.

Dichiarazione alla quale Ali Abdel Aal, presidente della Camera dei deputati egiziana ha risposto [42] che si trattava di:

“Un'ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano” da parte del presidente del Parlamento europeo in merito all’arresto in patria di Patrick George Zaki.

Al di là delle dichiarazioni però, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni in Italia e numerose aziende italiane hanno continuato a stringere intese economiche con il governo egiziano e sono attualmente in discussione accordi [43]che prevedono, tra le altre cose, la vendita di armi. Questo, nonostante l'omicidio Regeni e le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono quotidianamente in Egitto.

La mobilitazione per #patricklibero [44] continua per fare “più rumore possibile” sulla condizione del ricercatore e di migliaia di cittadini perseguitati in Egitto [45]. L'account ufficiale della campagna “Free Patrick” è stato censurato [46] da Twitter, ma ne è stato attivato un altro immediatamente.