Nel cuore di Port of Spain, di fronte alla Red House recentemente restaurata [it], si trova un'oasi ombreggiata meglio conosciuta come “l’Università di Woodford Square” o “Il Parlamento del Popolo”, per il suo legame storico [en, come tutti i link successivi] con l'arte oratoria politica e di protesta.
Il 20 gennaio 2020, degli attivisti di genere si sono radunati in Woodford Square per dar voce a un problema ormai endemico del paese: la violenza di genere (GBV).
L’evento, una commemorazione in memoria delle vittime locali di femminicidio, si è tenuto in occasione della giornata Orange the world – una campagna delle Nazioni Unite che si tiene il 25 di ogni mese, con lo scopo di mettere in luce il problema della violenza di genere.
Diverse organizzazioni della società civile e diversi difensori dei diritti delle donne tra cui il CAISO (che lotta per la giustizia di genere), Womantra (un'organizzazione senza scopo di lucro focalizzata sulla questione femminile), la coalizione contro la violenza domestica e l’associazione per la pianificazione familiare del paese e l’Istituto per gli studi sul genere e sullo sviluppo del campus di St Augustine dell’ Università delle Indie Occidentali si sono riuniti per onorare la memoria delle vittime e per chiedere allo stato di proteggere le vite di donne e ragazze.
I partecipanti, che comprendevano 20 organizzazioni della società civile, hanno anche promosso una petizione online, chiedendo tra le altre cose: una maggiore responsabilità e trasparenza nella prevenzione e nella lotta contro la violenza di genere; un maggiore sostegno per i sistemi nazionali di aiuto ai sopravvissuti e alle vittime; una revisione della legge sulla violenza domestica [pdf] e un investimento nei programmi di riforma sociale per facilitare il cambiamento culturale.
Secondo i dati rilasciati durante la manifestazione, nello scorso anno a Trinidad e Tobago sono state uccise 20 donne a causa della violenza di genere. Tuttavia, nel gennaio 2020, si sono verificati tre femminicidi nel giro di pochi giorni, dando un nuovo impulso alla campagna «Orange the world». La dottoressa Angelique Nixon, professore universitario e co-direttrice di CAISO, ha dichiarato che alcune delle morti avrebbero potuto essere evitate, dal momento che “la gente sapeva” che le donne erano in pericolo. “Se le procedure di segnalazione fossero efficaci, queste donne sarebbero ancora in vita”, ha affermato.
Sabrina Mowlah-Baksh, direttrice generale della Coalizione contro le violenze domestiche, compiange le donne “le cui vite sono state strappate via da uomini la cui virilità è inscindibile dall'esercizio del potere e dal controllo sulle donne”.
Il 21 gennaio, due giorni prima della commemorazione, il Servizio di Polizia di Trinidad e Tobago (SPTT) ha istituito una nuova unità specializzata nelle violenze di genere, che si concentrerà sui casi di violenza domestica e sulla violazione delle ordinanze restrittive. Consapevole del fatto che fornire informazioni precise alla polizia permette di salvare delle vite il commissario di polizia, Gary Griffith, incoraggia i testimoni a segnalare i casi di violenza di genere.
Anche Shireen Pollard, la direttrice della nuova unità del Servizio di Polizia di Trinidad e Tobago, ha partecipato all'evento “Orange the world”.
Colpevolizzazione delle vittime
Purtroppo solo alcuni giorni dopo l'evento il paese ha perso l'ennesima donna, vittima di violenza coniugale. Il Newsday, che ha riportato la notizia con un articolo intitolato: “Questioni di famiglia: l'assassino è stato spinto oltre il limite”, ha ricevuto molte critiche per il modo in cui ha deciso di presentare il fatto.
Sulla sua pagina Facebook, Kathryn Stollmeyer-Wight ha scritto:
Don't you dare blame the victim.
Fed up of people making excuses for violence.
Non osate incolpare le vittime.
Siamo stanchi di chi cerca di giustificare la violenza.
Darryn Dinesh Boodan, un altro utente di Facebook, ha aggiunto :
This is a deplorable headline and overall deplorable report. Singh's relatives believe that he is the real victim — not the person he murdered in cold blood.
È un titolo deplorevole, e un articolo deplorevole nel suo complesso. La famiglia di Singh considera lui la vera vittima, e non la persona che lui ha ucciso a sangue freddo.
Diverse persone hanno espresso la propria opinione sui social network. Ian Michado Royer ha postato una lista di “cose da fare quando si viene spinti al limite”, aggiungendo:
We need to stop enabling toxic masculinity and justifying psychopathic behaviour by victim shaming! If you taught your […] son some real time coping mechanisms and how to be a decent human being he wouldn’t have murdered someone because he was stressed out. #MissMeWithThatBullshit
Dobbiamo smetterla di incoraggiare questa virilità tossica e di difendere comportamenti psicopatici come l'umiliazione delle vittime. Se aveste insegnato a […] a vostro figlio ad attuare determinati meccanismi di difesa e ad essere una persona ragionevole, non avrebbe ucciso qualcuno con il pretesto di essere stressato. #RisparmiatemiQuesteStupidaggini
Anthony Morgan Beach si è espresso in modo simile, affermando:
1. Men and boys need to learn to treat women better (and a lot of that falls to men to teach them);
2. We need to teach our men and boys how to cope in various aspects of their lives:
3. We men need to do more in being our brothers’ keepers.
1. Uomini e ragazzi devono imparare a trattare meglio le donne (e in gran parte, questa è responsabilità degli uomini);
2. Dobbiamo insegnare ai nostri uomini e ai nostri ragazzi ad affrontare i diversi aspetti della vita;
3. Noi uomini, dovremmo fare il possibile per controllare la condotta dei nostri fratelli.
Anche una delle migliori amiche della vittima, Christa Prevatt, ha criticato l'articolo del Newsday e ha intrapreso una fervida campagna di difesa delle vittime di femminicidio.
Nella sua rubrica settimanale del Newsday la dottoressa Gabrielle Hosein, insegnante dell'Istituto per gli studi sul genere e sullo sviluppo all'Università delle Indie Occidentali, ha scritto:
In contrast to the argument of provocation being spuriously promoted, none of these women was having an argument, being violent or abusing the men who killed them. They were only attempting to get up in the morning, go to work and move on. […]
Men’s killing of women is not a response to relationship rejection. These women endured and escaped chronic treat and abuse, in forms which are criminal offences. They didn’t ‘jilt’ a lover. They rejected terror and harm. They left a crime scene. Call it for what it is.
Contrariamente alla tesi della provocazione indebitamente avanzata, nessuna di queste donne aveva discussioni, o si comportava in modo violento o maltrattava l'uomo che le ha uccise. Vivevano semplicemente la loro vita, si alzavano ogni mattina e andavano a lavorare. […]
L'uccisione delle donne da parte degli uomini non è una risposta al rifiuto. Queste donne hanno subìto, e tentato di sfuggire, a continue minacce e abusi, che sono atti criminali. Non hanno “mollato” un compagno. Hanno rifiutato la paura e il dolore. Sono fuggite dalla scena del crimine. Chiamatelo per quello che è.
Un appello regionale a “scioperare”
Il movimento ha preso una piega totalmente diversa quando l'attivista Nazma Muller ha dichiarato: “Non accetteremo questo femminicidio senza reagire” ed ha indetto uno sciopero del sesso per protestare contro le violenze di genere. Un'attivista giamaicana ha aderito a questo sciopero, e delle attiviste di altre isole come St. Kitts et Newis hanno fatto lo stesso.
Nel suo appello allo sciopero del sesso postato su Facebook, Muller ha rivelato che questo concetto si è ispirato ad un altro sciopero del sesso condotto in Liberia che ha avuto molto successo ed ha permesso di mettere fine alla guerra civile. Secondo l'attivista, la protesta regionale ha lo scopo di “lasciare gli uomini affamati fino a che non saranno disposti ad affrontare seriamente la questione dei diritti delle donne”.
Il concetto è semplice, ha aggiunto:
We are doing this to show solidarity with our sisters who are suffering and to raise awareness of our demands for better security and better treatment.
Stiamo facendo questo per mostrare solidarietà alle nostre sorelle che soffrono e per sensibilizzare in merito alle nostre richieste di maggiore sicurezza e di un migliore trattamento.
Muller ha proposto di imporre lo sciopero del sesso fino all'8 marzo, la giornata internazionale per i diritti delle donne. Mentre alcuni utenti dei social network si oppongono a questo sciopero, non riconoscendone l'utilità, altri hanno criticato l'idea di ridurre il potere delle donne a delle prestazioni sessuali, mentre per altri ancora quest'azione potrebbe avere un impatto non trascurabile se le donne si unissero in questo modo.
In ogni caso, il messaggio è chiaro: le donne ne hanno abbastanza.
Se voi o delle persone di vostra conoscenza a Trinidad e Tobago siete stati vittime di violenza di genere, siete invitati a contattare la polizia al numero 555, 999, o 800-TIPS, o a sporgere denuncia presso il commissariato di polizia più vicino.