La marcia per la Giornata delle donne di Islamabad è stata accolta con violenza dai conservatori

Image via Aurat Azadi March. Used with permission.

Una parte delle 3000 persone che hanno partecipato all'Aurat Azadi March, ad Islamabad, domenica 8 marzo. Foto via Aurat Azadi March. Utilizzata su autorizzazione.

Organizzata per la prima volta nel 2018 a Karachi, in Pakistan, in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Aurat March [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] ha guadagnato sempre più popolarità negli ultimi tre anni. La marcia è organizzata in diverse città pakistane da Hum Aurtein (Siamo Donne), un collettivo femminile che denuncia la condizione delle donne pakistane soggette a torture, ingiustizie e privazione dei diritti sociali, politici ed economici.

L'Aurat Azadi March (AAM), o Marcia per la Libertà delle Donne, ha attratto una grande folla quest'anno ad Islamabad, con più di 3000 sostenitori – da politici e studenti ad attivisti per i diritti umani e cittadini – che hanno marciato, in rappresentanza di una società variegata, per far sentire la propria voce contro ogni forma di oppressione patriarcale, capitalista e imperialista presente nel paese.

La protesta pacifica, tuttavia, ha preso una piega pericolosa quando un gruppo di estrema destra, contrario alla manifestazione, ha assalito fisicamente i partecipanti.

Gli oppositori hanno colpito e aggredito i manifestanti con pietre, mattoni, scarpe, bastoni e lancio di peperoncino in polvere negli occhi. La violenza inaspettata è stata causa di panico, ma i volontari e le organizzatrici dell'AAM hanno velocemente portato via i partecipanti dal luogo in cui la polizia stava cercando di contenere i ribelli.

Guarda questo video. Questo è quanto accaduto: le pietre ci sono state scagliate contro e le persone hanno cercato di schivarle in modo che colpissero altri. La polizia è stata testimone di tutto questo e sono sconcertata perché l'episodio non è menzionato nel FIR.

Alcuni manifestanti e giornalisti sono stati gravemente feriti. Una donna è stata colpita più volte con un bastone, mentre altri condividevano foto delle contusioni sui social media.

Uno dei partecipanti alla marcia è svenuto dopo essere stato colpito alla testa e al collo da alcune pietre, ma il FIR non riporta nulla dell'accaduto!

Ero alla marcia con i miei figli, ci stavamo incamminando verso la mia auto, quando un uomo mi ha aggredita al volto con del peperoncino in polvere. Come ha fatto a portarlo con sé? Nessuno l'ha controllato?

Le violente opposizioni dei conservatori non sono state l'unico ostacolo incontrato dai manifestanti. Il corteo è stato anche bloccato dalla polizia di Islamabad, nonostante le autorizzazioni preventivamente ottenute; così sono state erette delle barriere, mentre la folla correva per proteggersi dalle aggressioni.

Dopo alcune polemiche, le barriere sono state rimosse e i manifestanti, intonando degli slogan, hanno proseguito verso D Chowk (Democracy Chowk), una grande piazza situata nei pressi del Parlamento. La marcia è terminata con rappresentazioni teatrali, inclusa un'opera breve, e il canto dell'Aurat Anthem.

L'opera ha messo in luce le sfide femminili dentro e fuori casa, le molestie che le donne subiscono in entrambe le sfere, e la condizione della comunità trans nella società pakistana. L'Aurat Anthem, invece, ha raccontato come diversi aspetti della società e dello stato sono complici nella violenza sessuale femminile.

Resistenza e intervento della polizia

In risposta all'Aurat March, i militanti del gruppo di destra Jamiat Ulema-e-Islam (F), Sunni Ittihad, e Jamia Hafsa hanno organizzato una marcia contraria, chiamata Haya March (Marcia del pudore). I partecipanti di quest'ultima hanno intonato slogan di condanna all'AAM e vomitato una retorica piena di odio contro le organizzatrici della stessa, anche se l'evento ha avuto una risonanza minore rispetto alla manifestazione pacifica. Tuttavia, quando le donne hanno iniziato a marciare verso D Chowk, i militanti sono diventati aggressivi a tal punto da smantellare un tendone.

L'AAM è stata anche disturbata da molestatori infiltrati nel corteo. Infatti, durante e dopo la marcia, sono state espresse numerose lamentele riguardo scatti di foto indesiderate e pose indecenti di uomini tra la folla.

Tuttavia, se alcuni incidenti sono stati immediatamente gestiti dagli addetti alla sicurezza e dalla polizia, molti altri sono stati ignorati.

Al momento della stesura di una prima relazione informativa (FIR), la polizia ha schedato più di 400 persone, inclusi 11 studiosi di religione, per la violazione dell’art.144 (assembramento illegittimo). Secondo il rapporto, gli imputati probabilmente sarebbero intervenuti nelle operazioni di polizia, adottando comportamenti poco edificanti verso gli agenti.

Conferenza stampa post-marcia

Il 10 marzo, le organizzatrici dell'AAM hanno tenuto una conferenza stampa per discutere degli accaduti. Perché ai militanti di destra è stato consentito di manifestare dall'altra parte della strada rispetto al corteo pacifico, nonostante la loro notoria inclinazione alla violenza? Hanno domandato le rappresentanti del comitato composto da Ismat Shahjahan, principale organizzatrice dell'AAM nonché presidente del Women's Democratic Front (WDF), Dr. Farzana Bari, membro del WDF, e altre organizzatrici dell'AMM Tooba Syed and Anam Rathore.

“Hanno dichiarato guerra a donne e bambini durante la marcia?” ha chiesto Tooba Syed durante la conferenza. “Hanno usato la nostra religione contro di noi. Pongo questa domanda  al governo e all'amministrazione cittadina. L'aggressione è avvenuta alla luce del giorno. Hanno dichiarato guerra alle donne, intonando slogan contro di noi. Di chi è la responsabilità di tutto questo?”

Il comitato ha rimarcato le richieste dell'AAM, chiedendo l'apertura di un'inchiesta giudiziaria indipendente sugli attacchi, e ha sollevato la questione della mancanza di sicurezza prevista dall'amministrazione. Ha giurato infine che la battaglia continuerà.

In seguito, un'organizzatrice dell'AAM ha raccontato a Global Voices che il comitato ha anche domandato al vice commissario della polizia di Islamabad perché i lanci delle pietre, ed altri dettagli dell'attacco, non siano stati inclusi nel FIR. Il vice commissario ha risposto dicendo di inviargli una lettera contenete tutte le perplessità nutrite, in modo da avviare un'inchiesta ufficiale per conto loro.

Come Mosharraf Zaidi afferma in The News:

The large turnout and relatively safe conduct of the Aurat March is a single-moment. But the real story will be lost in the moment. The real story is the crisis of masculinity that the assertion of basic, fundamental rights has exposed across the spectrum of class, gender and consumption. The real story is the cultural wars that have emerged in an already Digital Pakistan – for which neither the state nor society are prepared.

L'ampia partecipazione e la condotta relativamente sicura dell'Aurat March è un momento unico. Ma la vera storia andrà persa nel momento. La vera storia è la crisi della mascolinità che l'affermazione dei diritti primari e fondamentali ha esposto allo spettro della classe, del genere e del consumo. La vera storia sono le guerre culturali emerse in un Pakistan già digitale, per il quale né lo stato né la società sono preparati.

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