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Sospensioni di internet nel 2019: l'India è in cima alla lista dei paesi responsabili

Categorie: Asia meridionale, India, Pakistan, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Economia & Business, Etnia, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Relazioni internazionali, Sviluppo, Tecnologia, Advox
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Mappa delle sospensioni di internet in India dal gennaio 2010 al marzo 2017. Creata dalla National Law University Delhi e dal Centre for Communication Governance (CC BY).

L'India è in cima [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] alla lista dei Paesi che hanno sospeso l'accesso a internet nel 2019, con l'incredibile cifra di 121 sospensioni, più della metà dei 213 eventi verificatisi in tutto il mondo, secondo il gruppo di difesa dei diritti digitali Access Now.

Secondo la relazione #KeepItOn [3] sulle sospensioni di internet nel 2019, in tutto il mondo sono stati 33 i Paesi che hanno bloccato l'accesso a internet rispetto ai 25 del 2018.

1/ In collaborazione con la Coalizione #KeepitOn, stiamo documentando le sospensioni di internet dal 2011. Oggi pubblichiamo la nostra relazione sul 2019. Qui sotto alcune tendenze che abbiamo osservato.

Nel 2019 le sospensioni sono state più lunghe, più mirate sul territorio e hanno previsto anche rallentamenti dell'accesso a social media come Twitter e Facebook.

Dopo l'India, anche il Venezuela è stato un leader globale delle sospensioni, bloccando l'accesso ai social media almeno 12 volte.

Dopo il Venezuela, i Paesi con più sospensioni di internet sono stati Yemen, Iraq, Algeria ed Etiopia.

In Pakistan ci sono stati 5 episodi di sospensione dei servizi di telefonia mobile o a banda larga, mentre in Indonesia ce ne sono stati 3.

Il Myanmar ha imposto la sospensione di internet più lunga dell'anno negli stati del Rakhine e del Chin, dove risiedono 500.000-600.000 musulmani Rohingya.

Anche le autorità del Bangladesh hanno bloccato i collegamenti internet alla rete mobile nei campi profughi in cui vivono soprattutto i Rohingya. La sospensione è stata imposta [9] a partire dall'inizio del settembre 2019 ed è ancora in corso.

I governi hanno giustificato le proprie azioni sostenendo che avevano diversi obiettivi, tra cui mantenere la sicurezza pubblica, aumentare la sicurezza nazionale e fermare la diffusione di notizie false.

Kashmir: la seconda sospensione più lunga del mondo nel 2019

Dopo aver revocato [10] [it] dalla costituzione le disposizioni speciali sullo stato di Jammu e Kashmir, il governo indiano ha vietato le riunioni pubbliche, arrestato i leader locali, interrotto le linee telefoniche e imposto [11] un blackout completo di internet per 175 giorni, la seconda sospensione più lunga del mondo nel 2019.

È stata anche una delle sospensioni più lunghe registrate in India finora.

Alcune di queste restrizioni sono state revocate dopo che la Corte Suprema indiana ha criticato [12] [it] i blocchi, ha definito incostituzionali i blackout di internet a tempo indeterminato e chiesto alle autorità di riesaminare le misure adottate.

La sentenza, però, non ha prodotto miglioramenti immediati.

Per ora, gli abitanti del Kashmir indiano hanno accesso [13] solamente alla connessione internet lenta 2G, non possono accedere alla maggior parte dei social media e possono visitare solo i siti internet presenti nella whitelist verificata dal governo.

Oltre al Kashmir, #KeepitOn ha documentato episodi di sospensione di internet in altri stati indiani “per reprimere le voci di dissenso”.

Le alte corti di diversi stati indiani hanno presentato [14] istanze di ricorso contro le sospensioni dopo le proteste a livello nazionale contro il controverso Citizenship (Amendment) Act e la proposta del Registro Nazionale dei Cittadini nell'Assam.

Il 20 dicembre 2019, dopo le proteste in 10 distretti statali, una corte nella città di Gauhati ha costretto [15] il governo dello stato dell'Assam a ripristinare la connessione internet, bloccata dall'11 dicembre 2019, e anche una corte del Kerala, il 19 settembre 2019, si è pronunciata [16] a favore di una petizione che rivendicava il diritto di accedere a internet in un ostello per ragazze.

Access Now ha dichiarato: “Le sospensioni in Jammu e Kashmir rappresentano circa il 68% delle sospensioni in tutta l'India, seguite da quelle in Uttar Pradesh, Rajasthan e Bengala Occidentale”.

Il blocco di internet in India è stato giustificato dal governo come “misura precauzionale” o volta a ristabilire l'ordine pubblico.

Le limitazioni della rete, secondo la relazione, sono servite a nascondere una serie di vergognose violazioni dei diritti umani nel Kashmir come la detenzione e il pestaggio di bambini e le restrizioni di viaggi e ingressi nella regione contesa.

La relazione completa può essere visualizzata qui [3].