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Varakashi: la brigata online dello Zimbabwe colpisce attivisti e dissidenti

Categorie: Africa sub-sahariana, Zimbabwe, Citizen Media, Diritti umani, Elezioni, Politica, Protesta, Advox
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Il 18 novembre 2017 i protestanti marciano per celebrare la destituzione di Robert Mugabe. Emmerson Mnangagwa ha prestato giuramento come presidente nei giorni seguenti. Foto da Zimbabwean-eyes via Flickr.

Il loro mandato è stato disposto chiaramente. Non hanno dubbi a proposito della loro missione e la eseguono con implacabile fervore: comunemente conosciuto come Varakashi, l'esercito online dello Zimbabwe in difesa del Presidente Emmerson Dambudzo Mnangagwa su qualsiasi questione. Varakashi in lingua Shona significa “distruttori.” Essi creano confusione sulle piattaforme di social media — specialmente di Twitter — e criticano chiunque osi sfidare la politica o la leadership di Mnangagwa.

I membri del Varakashi variano tra i sostenitori dell'Unione Nazionale Africana e i sostenitori dell’ Unione Patriottica Africana (ZANU- PF), sponsorizzati dal Governo. Il loro obiettivo generale è quello di promuovere la narrazione secondo cui chi non è d'accordo con il governo dello Zimbabwe è un agente delle potenze straniere, e quindi antipatriottico.

Sguinzagliati i cyber segugi 

Nel mese di marzo del 2018, appena prima delle elezioni presidenziali e parlamentari (che erano programmate per il mese di luglio dello stesso anno) Mnangagwa ha ordinato [3] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] al partito di maggioranza ZANU-PF, la lega giovanile, di attaccare i suoi oppositori sui social media.  “Non siamo esperti di tecnologia. Non lasciatevi vincere dal gioco. Entrate lì dentro e dominate i social media,” è quello che ha detto ai membri del partito durante l'Assemblea Nazionale della lega giovanile ZANU PF. 

“Dovrei congratularmi con voi per aver guidato la campagna dei blitz sui social media e averla battezzata come #EDhasMyVote,” ha affermato. [4]

L'ordine di Mnangagwa è di dare l'esempio alla lega giovanile e ai partiti di maggioranza, agli altri sostenitori, di mandare avanti una perfetta campagna di vessazione online, minacciando chiunque sostenga una politica anti-Mnangagwa, anche dopo la sua vittoria alle elezioni [5] del 2018.

Gli esponenti della società civile, attivisti dell'opposizioni, media indipendenti e persino ambasciate straniere sono state prese di mira in rete da campagne con un linguaggio al vetriolo. Questo, inoltre, è stato enfatizzato da un mix false notizie, pettegolezzi, incitamento all'odio, disinformazione e cattiva informazione.  

Quando le cose vanno a rotoli

 Lo Zimbabwe attualmente fronteggia una seria implosione economica e sociale: prezzi elevati di combustibile e cibo, crescente iperinflazione, che minacciano la stabilità. Molte famiglie e molte aziende devo devono combattere con sospensione di servizi elettrici per 18 ore e gravi carenze di acqua. 

Tuttavia, il governo resta ottimista a proposito del miglioramento economico della nazione. Il Ministro delle Finanze   Mthuli Ncube ha recentemente affermato [7] durante la presentazione del budget 2020 [8] al Parlamento che è prevista una crescita del 3% dell'economia dello Zimbabwe nel 2020, incoraggiato dal miglioramento della produzione agricola e della fornitura elettrica.

In ogni caso, l'economia resta l'oggetto delle intense discussioni online, i cittadini chiedono una maggiore responsabilità da parte del governo.Questo ha stimolato una nuova ondata di movimento degli zimbabwuesi – a casa e all'estero – che li ha portati a impegnarsi politicamente online. Sottostando alle “nuove disposizioni,” [9] di Mnangagwa in un periodo finora caratterizzato da violazione di diritti umani e corruzione, il confronto libero è ostacolato.

I Varakashi hanno avuto indubbiamente effetto sui discorsi pubblici riguardanti le politiche del Governo.

Nel maggio 2019, il Governo ha puntato i riflettori su quando è stata lanciata la campagna per l'arresto di sette attivisti sostenitori dei diritti umani [10] all'Areoporto Internazionale Robert Mugabe, che erano di ritorno da un seminario sullo sviluppo delle capacità delle tattiche non violente di protesta, tenutosi alle Maldive. Le autorità li hanno accusati di aver partecipato a un seminario realizzato da un'organizzazione non governativa serba chiamata il ”Centro di Azioni e Strategie Non violente Applicate” (CANVAS). 

Gli attivisti sono stati arrestati dopo accuse e pressioni da parte dei Varakashi sui social media, accusati di ” complotto per detronizzare” il governo, e ultimamente sono stati anche accusati di sovvertire il governo. 

Su Twitter, un sostenitore del governo ha postato [11] il programma del seminario e ha scritto un tweet in cui diceva che i partecipanti sono andati in aereo alle Maldive per acquisire insegnamenti su come ”abbattere il governo per cui abbiamo votato”. Mentre alcuni utenti hanno sottolineato [12] il fatto che il programma condiviso non comprendesse alcun supporto linguistico in merito alle accuse, altri hanno descritto  [13]i partecipanti come ”venduti” e hanno preteso [14] che ”marcissero in galera.”

Precedentemente al loro arresto, il 17 maggio, il giornale Herald controllato e di proprietà dello stato, ha accusato le organizzazioni della società civile di ”complotto per scatenare una violenta protesta” nello Zimbabwe, citando l'incontro avvenuto alle Maldive, secondo [15] quanto riportato da Amnesty International.

I sette attivisti sono stati condannati [16] di ”sovvertire un governo costituzionale” sottostando alla Sezione 22 (2) del Diritto Penale (Legge su Codificazione e Riforma), punibile con 20 anni di carcere. Tra questi sette, successivamente rilasciati [17] su cauzione, riconosciamo Rita Nyampinga [18], direttrice del Women Prisoners Support Trust e George Makoni [19] direttore del Centro per lo Sviluppo Comunitario nello Zimbabwe. 

Un altro caso di vessazione da parte dei Varakashi è quello della comica e satirica politica Samantha Kureya. Si è nascosta [20] nel mese di agosto dopo essere stata rapita dalla sua abitazione da uomini sconosciuti e armati, poi picchiata, spogliata e costretta a bere liquami. I Varakashi hanno spedito una minaccia a Kureya su Twitter solo poche ore prima dell'aggressione. 

Kureya era stata precedentemente arrestata [21] nel 2019 con l'accusa di ”disturbo alla quiete pubblica” dopo essere comparsa in uno sketch comico indossando un'uniforme da poliziotta.

È stato ampiamente riportato che questo fu uno dei molti attacchi ai danni di coloro che hanno criticato il Presidente Mnangagwa e il suo partito. Gli attivisti per i diritti umani credono che i servizi di sicurezza dello Zimbabwe siano responsabili. 

Poche ore prima del sequestro, è stata pubblicata una minaccia di rapimento e tortura indirizzata Samantha Kureya (Gonyeti) da un ”Nomatter Magaya” poichè accusata di “utilizzare la comicità per immischiarsi nella politica.”

Il governo e i Varakashi hanno negato ogni tipo di rapporto con il rapimento e la tortura di Kureya. Il vice Ministro dell'Informazione dello Zimbabwe Mutodi ha affermato che l'accaduto faceva parte di una commedia recitata da veri e propri attori.

Gonyeti Gonyeti ha recitato una commedia che si riferiva agli alloggi della polizia ed è chiaro che ne abbia realizzata un'altra sui rapimenti. Non ci faremo ingannare.

I sostenitori del governo hanno appoggiato questa dichiarazione. Un medico è stato accusato [32] di produrre ”false prove mediche” per Kureya e per questo ”la sua licenza medica deve essere revocata”. Qualcun altro ha scritto su Twitter [33] che il tutto si possa ricondurre per lo più ad una trovata pubblicitaria.

Come era all'inizio

I Varakashi hanno anche preso di mira online gli ambasciatori di Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna.

Con la crescita del disordine civile la Banca Mondiale e IMF hanno adottato misure severe, e lo Zimbabwe ha avviato un programma di riforma fondiaria nel 2000 che potesse testimoniare lo sgombero di circa 4500 commercianti agricoli bianchi da 19 milioni di acri di terreno edificabile. 

Gli stati membri della Gran Bretagna, USA e Unione Europea hanno sequenzialmente imposto delle sanzioni e l'embargo commerciale per una serie di individui e stati associati a violazioni di diritti umani.

I cittadini zimbabwesi si sono divisi in ”sostenitori filo-governativi che attribuiscono la crisi economica del paese alle sanzioni” e in ”critici del Governo che incolpano la corruzione”. Tutto questo secondo la Solidarity Peace Trust [34], un'organizzazione non governativa fondata in Sudafrica.  

L'ex Presidente Robert Mugabe ha usato la retorica delle sanzioni come carta politica vincente per anni, suggerendo che i problemi dello Zimbabwe erano dovuti a un'ingiusta vittimizzazione più che a una cattiva gestione economica.

Dopo un paio di mesi dall'espulsione di Mugabe, Mnangagwa e il suo consulente speciale Chris Mutsvangwa, hanno accusato Mugabe di essere un ipocrita e un espediente politico, nascondendosi dietro il mantra delle sanzioni. Discutendo, [35] loro hanno dichiarato di poter fare un lavoro migliore al governo del paese.

“Rimuovete le sanzoni” Figura 1. Schermata della risposta alla Ambasciata Americana da parte dello Zimbabwe su Twitter. La risposta risale al 25 novembre.

Quasi a due anni di lavoro in carica, Mnangagwa ha dato una svolta allo Zimbabwe e attribuisce alle sazioni i problemi legati allo stato. I Varakashi non hanno lasciato nulla di intentato per promuovere questa questione, incluso riprendere gli ambasciatori Western sui social media.

“Rimuovete le vostre sanzioni e noi utilizzeremo pienamente i mezzi di produzione. Nel frattempo, non ficcate il naso nei nostri affari privati, li risolveremo da soli.” Figura 2. Schermata della risposta alla Ambasciata Americana da parte dello Zimbabwe su Twitter. La risposta risale al 25 novembre.

Quando il 14 novembre l'Ambasciata degli Stati Uniti aveva annunciato [36] ad Harare con un tweet che ”16 comunità zimbabwesi avrebbero ricevuto più di 442,000 dollari dai fondi statunitensi per l'agricoltura, lo sviluppo di progetti per la promozione della salute e degli affari economici in tutto il paese,” allora i sostenituori del governo hanno risposto [37]con la volontà di rimuovere le sanzioni. (Figura 1 e 2).

“Noi non abbiamo bisogno del vostro aiuto Mr #peggiordiplomatico. Bisogna solo rimuovere queste maledette sanzioni che ci impediscono di essere autosufficienti. Non so perché Gvt stia discutendo con voi perché è una perdita di tempo. Non ne verrà fuori nulla parlando con attivisti del partito MDC come te. Gvt dovrebbe mandarvi via.” Figure 3. Schermata in risposta all'ambasciatore europeo da parte dello Zimbabwe, 26 novembre.

Un altro caso è quello dell'ambasciatore europeo Timo Olkkonen che il 22 novembre aveva postato un articolo [38] su Zanu-PF, un parlamentare che ha promesso di far ”morire di fame” i sostenitori dell'opposizione MDC negandogli gli aiuti da parte del governo. Possiamo leggere come Olkkonen ci mette in guardia da ”qualsiasi politicizzazione di sostegno umanitario”. I sostenitori del governo hanno reagito al tweet ancora una volta chiedendo la sospensione delle sanzioni. (figure 3 e 4).

 


Questo articolo rappresenta solo una parte di una serie di post [39] [it] che esaminano l'interferenza con i diritti digitali attraverso metodi come blocchi della rete e la disinformazione durante eventi politici importanti in sette paesi: Algeria, Etiopia, Mozambico, Nigeria, Tunisia, Uganda e Zimbabwe Il progetto è stato creato dalla Fondazione per i diritti digitali dell'Africa [40] e dalla Collaborazione Internazionale della politica ICT per l'est e il Sud Africa [41] (CIPESA). 

Timo Olkkonen_EU (22 novembre): “Proseguire senza dire che ciascuna politicizzazione degli aiuti umanitari sarebbe una notizia incredibilmente negativa per i tentativi di soccorso internazionali è stato un punto del dibattito di ieri.”
Jeff in risposta a @TimoOikkonen e @euinzim: “Conosciamo la strategia imperialista… le sanzioni sono fatte per distruggere chi vuole essere padrone di sé stesso, mentre l'Aid vuole paralizzare ulteriormente i disponibili burattini della minoranza di MCD…”Figura 4. Schermata di una risposta inviata all'ambasciatore dell'UE in Zimbabwe su Twitter, 26 novembre.