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Cosa sappiamo della “Grande muraglia elettronica” dell'India?

Categorie: Asia meridionale, India, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Economia & Business, Governance, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Protesta, Sviluppo, Tecnologia, Advox
Les forces de l'ordre s'apprêtent à intervenir à Srinagar, lors d'un affrontement avec des étudiants [1]

Scena di scontro tra le forze di sicurezza e gli studenti dell'Islamia College of Science and Commerce  della città di Srinagar. Immagine di  Ieshan Wani, riprodotta con autorizzazione.

Dopo cinque mesi di  sospensione dei servizi internet  nel Jammu e Kashmir , sotto giurisdizione federale indiana [2] [it],solo una parte dei servizi è stata attualmente ristabilita in seguito all'intervento della Corte suprema indiana il 10 gennaio, che aveva definito tale atto come “incostituzionale [3]” [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. “Il libero accesso ad internet è un diritto fondamentale” ha dichiarato il giudice  N. V. Ramana  in occasione del verdetto emesso dai magistrati.

Questa interruzione della rete è la più lunga mai osservata nel mondo in una democrazia. È considerata [4]dagli esperti, come un segno potenzialmente precursore dell'emergenza della “Grande muraglia elettronica dell'India” [5]. Il termine “Grande muraglia elettronica” è utilizzato [6][it] per designare l'insieme degli strumenti legislativi e tecnici impiegati dal governo cinese per controllare le informazioni online, in particolare attraverso il blocco dell'accesso ai servizi stranieri e impedendo a qualsiasi contenuto politicamente sensibile di penetrare la rete domestica.

Mentre il firewall cinese si è trasformato in una infrastruttura  di censura di internet particolarmente sofisticata, quello indiano non si è ancora sviluppato in una struttura complessa a grande scala.Le tattiche di controllo dell'informazione online del Paese, consistono soprattutto nel bloccare servizi e siti web, nel chiudere l'accesso a internet e ad esercitare una pressione sulle reti sociali per la soppressione del contenuto per dei motivi arbitrari.

301 siti web inseriti sulla lista bianca

Secondo le informazioni riportate da internetshutdowns.in [8], un progetto che cataloga le interruzioni di internet in India ed è creato dall'organismo giuridico senza scopo di lucro Software Freedom Law Centre [9], le restrizioni imposte il 4 agosto 2019 sono le più lunghe mai registrate nel Paese. Sono state sospese solo a Kargil il 27 dicembre 2019, mentre il resto del Paese era ancora senza connessione.

Oltre ai servizi base di internet, sono state bloccate anche le linee fisse e le comunicazioni mobili. Nonostante gli “utenti verificati” della valle del Kashmir abbiano potuto beneficiare della copertura 2G il 25 gennaio 2020 per 301 [10] siti web autorizzati  [11](inizialmente erano 153, estesi successivamente a 301), le reti sociali, reti private virtuali (VPN) [12] restano prive di accesso.

L'amministrazione del Jammu e Kashmir  ha ordinato il ripristino dei servizi  2G per circa 300 siti web inseriti nella lista bianca. Ne abbiamo parlato con @iamtanzeelkhan ed ecco che cosa ci ha detto sulla situazione attuale in #Kashmir #LetTheNetWork

Internetshutdowns.in ha inoltre scritto su Twitter il 4 febbraio 2020 che alcuni dei 301 siti autorizzati erano ancora inaccessibili.

Il 25 gennaio 2020, è stato dato l'ordine  dall'amministrazione del Jammu e Kashmir  di autorizzare l'accesso alla rete 2G per i 301 siti  omologati. Abbiamo chiesto ad un utente di accedere ad alcuni di questi siti web in 2G. Ecco i risultati che abbiamo ottenuto #LetTheNetWork #KeepItOn #JammueKashmir

Alcuni ricercatori indipendenti hanno rivelato numerose  sfaccettature di questa lista bianca come la violazione delle regole di neutralità della rete indiana [22], il nepotismo politico e la sorveglianza potenziale attraverso la preferenza di utilizzazione dell'applicazione JioChat [23], che appartiene alla multinazionale Reliance  e che secondo i media, sarebbe stata privilegiata dal governo diretto da Narendra Modi [24]- mentre dei servizi di messaggistica criptati come WhatsApp, sono stati vietati.

La “Grande muraglia elettronica” dell'India

Secondo i fatti riportati da The Logical Indian [25] il 30 gennaio 2020, i servizi a banda larga saranno ristabiliti solamente dopo la creazione di cosiddetto firewall di social network. È difficile sapere se queste restrizioni riguarderanno solo la provincia del Kashmir o se saranno estese anche ad altri territori dell'India.

Nazir Ahmad Joo, direttore generale di Bharat Sanchar Nigam Limited (BSNL), un operatore pubblico di telefonia mobile, ha dichiarato alla piattaforma di notizie online che l'azienda si orienta sullo sviluppo di un “firewall”.

We have called a team of technical experts from Noida and Banglore who are working over creating a firewall to thwart any attempt by the consumers to reach to the social media applications[..]

Abbiamo fatto appello ad un'equipe di esperti tecnici di Noida e Bangalore per la creazione di un firewall che mira a contrastare ogni tentativo di connessione alle applicazioni di social network […]

I fornitori di accesso come gli operatori internet e di telefonia mobile, sono stati invitati dal governo ad installare dei “firewall necessari”  e a mettere sulla lista bianca tutta una serie di siti autorizzati in una ordinanza [11] del 13 gennaio 2020.

La Corte suprema dell'India si pronuncia sulla libertà di espressione 

Dopo aver esaminato numerose richieste riguardanti i blocchi ad Internet, la Corte superma indiana ha dichiarato  il 10gennaio, che tali interruzioni imposte erano non solo in violazione della legislazione sulle telecomunicazioni in India, ma  erano anche contrarie ai diritti fondamentali della libertà di espressione e al diritto di esercitare un'attività commerciale via Internet,  [28]la cui tutela costituzionale è garantita dall’ Articolo 19 [29] della  Costituzione.

Leggi anche: La Corte suprema indiana dichiara incostituzionale il blocco di internet in Jammu e Kashmir [2][it]

L'interruzione parziale della rete continua nella regione del Kashmir nonostante il verdetto della Corte suprema del 10 gennaio. Ironicamente, l'ordinanza del ministero degli Interni del Jammu e Kashmir citato precedentemente, è stato imposto il giorno successivo alla decisione della corte.

Tali restrizioni hanno inizio mentre il Bharatiya Janata Party [30] [it] (BJP), partito politico di destra che ha la maggioranza nell’ Alleanza democratica nazionale [31][fr] (NDA), ha ottenuto l'abrogazione dell’ Articolo 370 [32] della costituzione indiana.Questo Articolo conferiva al vecchio Stato di Jammu e Kashmir, uno statuto speciale e un'autonomia rafforzata rispetto ai cittadini del resto del Paese. Fra le restrizioni imposte, figurava in particolare il divieto per ogni cittadino proveniente da fuori regione, di acquisto di un bene. In seguito all'abrogazione, il vecchio Stato fu allora diviso in due territori dell'Unione (regioni amministrative sotto controllo federale): Jammu e Kashmir e Ladakh.

Ieshan Wani, giornalista ed editore per Global Voices ha scritto su Twitter il 5 febbraio:

Blocco parziale a  #Srinagar mentre sono passati 6 mesi dall'abrogazione dell'Articolo 370 della Costituzione da parte del Parlamento e la divisione del vecchio Stato in due territori dell'Unione. Dal 5 agosto, i dirigenti dei partiti politici fra cui tre ex ministri sono ancora detenuti. #kashmir

Nikhil Pahwa, redattore capo dell'agenzia stampa online Medianama sottolinea [37]il fatto che questa interruzione parziale apre le porte alla legittimazione del blocco delle infrastrutture, così come alla censura arbitraria e segreta di internet. Le restrizioni diventano vaghe, poiché alcuni siti sono autorizzati. D'altronde permette agli agenti del governo di sorvegliare le attività degli utenti e le violazioni della neutralità così come vengono favorite le violazioni dei diritti digitali e di altri diritti umani.

Rimozione dei contenuti

Al fine di rinsaldare il proprio controllo, il governo indiano prevede inoltre di adottare una legge che obbligherebbe i social network a censurare ogni contenuto giudicato illegale.

L’emendamento alle regole del 2018 relative alle tecnologie dell'informazione [38], specifica la modalità con la quale gli agenti del governo indiano possono esigere dai social network e dalle aziende come Google, Facebook, Twitter e Tik Tok, di eliminare ogni contenuto considerato illegale, anche per motivi vaghi come la diffamazione, l'oscenità, l'invasione della vita privata e l'incitazione all'odio.

Esistono numerosi altri esempi che illustrano il modo in cui il regime attuale manipola le leggi imponendo delle sanzioni che hanno l'obiettivo di ridurre al silenzio le critiche al governo. Ad esempio, la madre di una bambina di 11 anni e la direttrice pedagogica della scuola primaria che frequentava, sono state arrestate [39]a causa della partecipazione della ragazzina ad una rappresentazione teatrale che criticava il nuovo emendamento alla Legge sulla cittadinanza [40] [it]. E ancora, un agente di polizia avrebbe preteso da Twitter la censura dei tweet di un utente [41] che lo accusava di avere visitato siti porno.  [42]

L’India sull'orlo del precipizio: Nazbunnisa, la madre di un'alunna di 11 anni, e Fareeda Begum, direttrice pedagogica della scuola, sono state arrestate dalla polizia il 30 gennaio, per sedizione, a causa di una rappresentazione teatrale che esprimeva un disaccordo con Modi e che contestava le sue leggi discriminatorie contro la cittadinanza.

Consulta la copertura speciale di Global Voices sulla situazione in Kashmir [45][it].