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Dare un senso alla “crisi di spopolamento” della Moldavia

Categorie: Europa centrale & orientale, Moldova, Citizen Media, Governance, Migrazioni, Politica

Alcuni abitanti attendono un corteo funebre ad Orac, in Moldavia, febbraio 2019. Foto (c): Maxim Edwards. Utilizzo consentito.

“Ufficialmente vivono qui circa cinquecento persone”, ha dichiarato il Presidente della commissione elettorale di Orac, un piccolo villaggio a nord della Moldavia durante le elezioni parlamentari in una fredda mattina del febbraio 2019. “Ma anche con una partecipazione del 100%, oggi non ne vedremmo più di 300″.

Mezz'ora più tardi era in corso un corteo funebre.

Scene di questo genere sono all'ordine del giorno nelle campagne moldave. I villaggi deserti del paese compaiono ogni giorno in quasi tutte le rappresentazioni del paese; nel 2019, il declino di una popolazione in calo aveva fatto perfino notizia sul New York Times [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. L'ultimo censimento, avvenuto nel 2014, registrava una popolazione [2] di 2.998.235 di persone — in diminuzione del 11% rispetto al precedente censimento del 2004. Le previsioni degli scienziati nazionali e stranieri sono demoralizzanti: secondo le proiezioni dell'ONU del 2018, la popolazione della Moldavia si classifica al terzo posto mondiale per la rapidità della diminuzione della popolazione stessa [3]. I demografi moldavi, come Olga Gagauz, confermano e prevedono un calo del 19% della popolazione entro il 2035.

Queste cifre derivano in parte dalla povertà e dalla corruzione endemica che spingono i giovani del paese a fuggire, principalmente verso l'Unione Europea, appena oltre il confine. Come molti dei vicini dell'Europa orientale, anche l'invecchiamento della popolazione moldava risente di una mortalità elevata e di un basso tenore di vita, soprattutto al di fuori delle grandi città. Le ripercussioni economiche e sociali si moltiplicano e sono potenzialmente molto gravi. Con una fuga di cervelli permanente, come può uno stato disporre di personale ai suoi ministeri o gestire le sue scuole, i suoi ospedali e i suoi servizi sociali? Quando un numero maggiore di famiglie dipende dalle rimesse dall'estero, quanto è vulnerabile un paese agli shock dei mercati del lavoro stranieri? Infine, ma non meno importante, qual è l'effetto dell'emigrazione di massa sul contratto sociale e sulla fiducia dei cittadini nella capacità del loro Stato di offrire loro un futuro migliore?

Durante un recente viaggio nella capitale moldava Chișinău, ho incontrato Petru Negură, sociologo e professore all'Università Nazionale della Moldavia, e gli ho posto alcune domande sulle conseguenze della crisi demografica nel paese.

Maxim Edwards: Dove vanno i moldavi alla ricerca di una vita migliore? E come scelgono la loro destinazione?

Petru Negură: Depopulation can be stratified in many different ways. There is the migration of poor people from the most rural areas, mostly to Eurasia: Russia, Ukraine, and so on. Those who are a bit better endowed economically and with other forms of capital would rather go to Europe: to France, Spain, and Germany. It's important to note that there is more male emigration to Moscow and other Russian cities, working on construction sites and so on, whereas there are more women than men in Italy and other EU countries, where they perform domestic labour.

I would say that those who opt for this survival strategy are not the poorest: in order to migrate and be capable of meeting the ordinary challenges related to migration, you have to have at least a small amount of money or assistance. Some people can't even afford to emigrate, and don't have a very big social support network such as relatives to can help them.

Petru Negură: lo spopolamento può essere stratificato in molte maniere differenti. C'è l'emigrazione dei poveri dalle zone più rurali, in maggioranza verso l'Eurasia: Russia, Ucraina, ecc. Coloro che sono un pò più avvantaggiati economicamente e con altre forme di capitale [umano, sociale – NdT] preferirebbero andare in Europa: Francia, Spagna e Germania. Nota importante: c'è più emigrazione maschile verso Mosca e altre città russe, per lavorare nell'edilizia e in altri campi, mentre ci sono più donne che uomini in Italia e in altri paesi dell'UE, dove svolgono compiti domestici.

Direi che quelli e quelle che scelgono queste strategie di sopravvivenza non sono i più poveri: per emigrare ed essere in grado di affrontare le normali sfide di migrazione, è necessario avere un pò di soldi o aiuto. Alcuni non possono nemmeno permettersi di emigrare e non possiedono un'ampia rete di supporto sociale come i parenti che potrebbero aiutarli.

ME: Ai nostri giorni, i super-ricchi gobalizzati possono facilmente ottenere la doppia cittadinanza. Ma in Moldavia, una tale opzione è aperta ai poveri: numerose rivendicazioni nazionaliste si sovrappongono, nate dalla storia complessa del paese. La gente comune può avere diritto alla doppia cittadinanza in base al luogo di residenza o alla loro etnia. In che modo viene intesa questa tendenza? 

PN: In a way, some see it as a devaluing of Moldovan nationality. There is a discourse among the educated classes that Moldova is a failed state because so many people are trying to get foreign citizenship. But from a legal point of view, the many Moldovans who have Romanian passports can simply be counted as Romanians who are returning to their home country, rather than leaving Moldova behind. Moreover, most Moldovans who get Romanian citizenship do not target Romania as their destination, but countries further West like Italy, Spain, or Germany.

PN: In un certo senso, alcuni vedono questo come una svalutazione della nazionalità moldava. Nelle classi istruite si dice che la Moldavia è uno stato fallito poichè ci sono talmente tante persone che tentano di ottenere una cittadinanza straniera. Ma da un punto di vista legale, i numerosi moldavi che hanno passaporto rumeno possono essere semplicemente contati come rumeni che ritornano nel loro paese natale, piuttosto che staccarsi dalla Moldavia. Inoltre, la maggioranza dei Moldavi che acquisiscono la cittadinanza rumena non mira alla Romania come destinazione, ma ai paesi più ad ovest come l'Italia, la Spagna o la Germania.

ME: Che significato danno i moldavi allo spopolamento e all'emigrazione di massa? In cosa si differenzia dalle rappresentanze nei paesi esteri?

PN: I don't want to generalise too much, but Russian-speaking journalists and intellectuals tend to see the high number of Moldovans working in Russia as a reason for why the country should reorient itself towards Moscow. At the same time, pro-Romanian and pro-western intellectuals cite Moldovans’ emigration to western countries as proof that we are looking for our model of development in the West — even though, statistically speaking, more go to Russia than western countries.

For foreign media, depopulated villages are the most revealing image. They in particular are interpreted as a kind of social tragedy and political failure, even though medium-sized towns are depopulating, too. This discourse around emptying villages started a long time ago in Moldova, particularly during perestroika when there were worries about rural areas losing their “authentic” traditional lifestyle. Rural depopulation, after all, started with urbanisation during the Soviet period. And remember that Moldova has one of the highest percentages of rural population in this part of the world: around 55% of Moldovans live on the land. In Romania, one of the most rural countries in the EU, it's 45%. With such a strong urban-rural divide, ongoing urbanisation is understandable. But many people explain it with the collapse of the Soviet Union and death of collective farms, even though successful farms today wouldn't require as many people. In the Soviet era, Moldova was one of the most rural Soviet republics with the most intense urbanisation trend.

PN: Non voglio generalizzare troppo, ma i giornalisti e gli intellettuali di lingua russa hanno la tendenza a vedere in un gran numero di moldavi che lavorano in Russia una ragione per la quale il paese dovrebbe riorientarsi verso Mosca. Allo stesso tempo, gli intellettuali filo-rumeni e filo-occidentali fanno dell'emigrazione dei moldavi verso i paesi dell'occidente una prova che noi cerchiamo il nostro modello di sviluppo a ovest — anche se, in termini di statistica, vanno più in Russia che nei paesi occidentali.

Per i media stranieri, i villaggi spopolati sono l'immagine più rivelatrice. Questi, in particolare, sono interpretati come una sorta di tragedia sociale e di fallimento politico, mentre le città di medie dimensioni si spopolano alla stessa maniera. Questo discorso sui villaggi che si svuotano è iniziato molto tempo fa in Moldavia, soprattutto durante la perestroïka con le sue preoccupazioni per la perdita da parte delle zone rurali del loro stile di vita tradizionale ”autentico”. Lo spopolamento delle campagne, dopo tutto, è iniziato con l'urbanizzazione durante il periodo sovietico. E non dimentichiamo che la Moldavia ha uno dei tassi più elevati della popolazione rurale di questa parte del mondo: circa 55% dei moldavi vivono in campagna. In Romania, uno dei paesi più rurali dell'Unione Europea, sono il 45%. Con anche una forte divisione tra urbano e rurale, l'urbanizzazione attuale è comprensibile. Ma molti lo spiegano con lo sgretolamento dell'Unione sovietica e la morte delle fattorie collettive, anche se le aziende agricole efficaci al giorno d'oggi non richiedono più tanta gente. Durante l'epoca sovietica, la Moldavia era una delle repubbliche sovietiche più rurali con la più intensa tendenza all'urbanizzazione.

ME: Quale impatto ha questo dibattito pubblico sulla necessità di un censimento accurato? Esistono delle statistiche precise?

PN: The last census, from 2014, is known as the least accurate census in Moldovan history. The results were published three years after the census was conducted, with some quite visible errors. Against this background, many say that the census inflated the number of residents of Moldova. There is a need for a more accurate census, but there are also demographic surveys conducted with big sample groups which do allow us to estimate the number of residents. Those show a clear decline and allow us to make pessimistic predictions.

PN: L'ultimo censimento, nel 2014, è conosciuto come l'ultimo censimento esatto della storia moldava. I risultati sono stati pubblicati tre anni dopo le operazioni di censimento, con qualche errore ben visibile. In questo contesto, molti sostengono che il censimento ha aumentato il numero di residenti in Moldavia. Si ha bisogno di un censimento più accurato, ma esistono anche delle indagini demografiche condotte su grandi campioni che ci permettono davvero di stimare il numero di residenti. Queste indagini mostrano un netto declino e ci autorizzano a fare delle previsioni pessimistiche.

ME: Anche i moldavi che emigrano definitivamente non sembrano essere indifferenti alla politica della loro madrepatria. Dopo tutto, la diaspora rappresenta molti elettori ed ha anche dei seggi riservati in Parlamento. Cosa ne pensa di questo il resto della società moldava? C'è risentimento?

PN: Within the political elite there is resentment. Among the [former ruling] Democratic Party in particular, because they don't have very strong support from the diaspora. The western diaspora, or at least 90% of them, tend to support [ACUM opposition leader] Maia Sandu. In Russia they tended to support [PSRM politician and president Igor] Dodon. So usually when pro-Western intellectuals say that we have to give more rights to our diaspora and see Moldovans overseas as an asset, they usually only mean the western diaspora, not those in Russia and the former Soviet Union.

But yes, in general there is quite a prominent discourse in society which says to emigres: “You fled for a better life and abandoned your country, you don't have the legitimacy to criticise us or present any solutions to our crises. Come back first, then you can solve things.”

PN: All'interno dell'élite politica c'è risentimento. Nel partito democratico (precedentemente al potere) in particolare, perchè non hanno un così forte sostegno nella diaspora. La diaspora occidentale, o almeno il 90% di essa, sostiente piuttosto [leader dell'ACUM, all'opposizione] Maia Sandu. In Russia sostengono [il politico del PSRM e presidente Igor] Dodon. Così,di solito, quando gli intellettuali filo-occidentali dicono che dobbiamo dare più diritti alla nostra diaspora e vedere i moldavi dall'estero come una risorsa, parlano in generale solo della diaspora occidentale, non di quelle in Russia e nell'ex URSS.

È vero, nell'insieme c'è tutto un discorso dominante nella società che dice agli emigrati: ”Siete andati via per una vita migliore ed avete abbandonato il vostro paese, non avete la legittimità di criticarci o di proporre delle soluzioni per le nostre difficoltà. Ritornate allora, e poi potrete risolvere i problemi.”

ME: Facendo riferimento alle elezioni in Moldavia, ho sentito dire in varie occasioni che la questione della rappresentazione parlamentare e il numero di seggi elettorali per la diaspora è molto politicizzata.

PN: Absolutely. But there is another side of the story, and I must be subjective here: the western diaspora tends to be much more politically and civically active than the Russian. This is also related to the social background of those who go to Russia compared to Moldovans in the West. But even then, Moldovan migrants doing domestic labour in Italy often had a higher education in Moldova — they were teachers or even doctors. So their emigration represents an obvious downwards social mobility as much as it does financial advantages. If you look at the profession people had in Moldova and that which they have abroad, whether in Russia or the EU, the dissonance is quite obvious. It's about status.

PN: Assolutamente. Ma c'è un altro lato della questione, e qui non posso che essere soggettivo: la diaspora occidentale tende ad essere molto più attiva politicamente e civicamente di quella russa. Ciò è anche legato alle origini sociali di coloro che vanno in Russia che sono paragonate a quelle dei moldavi a ovest. Ma anche così, i migranti moldavi che fanno dei lavori domestici in Italia hanno spesso studiato più a lungo in Moldavia — ed erano insegnanti o anche medici. La loro emigrazione rappresenta così un’ evidente mobilità sociale discendente tanto quanto un vantaggio finanziario. Se osservate la professione che avevano le persone in Moldavia e quella che hanno all'estero, che sia in Russia o nell'Unione Europea, la dissonanza è completamente evidente. Si tratta di statuto.

ME: In molti paesi dell'Europa orientale sono state proposte delle ”soluzioni” conservatrici e di estrema destra. Con esse si va dal sostegno alle famiglie numerose alla soppressione dei diritti all'aborto o dei diritti LGBT. Sta per succedere qualcosa di simile in Moldavia?

PN: I think most Moldovans blame the government, rather than any minority groups. And I'd stress that many of them blame the fall of the Soviet Union; they try to explain what's happened here, the poverty which followed the fall of the Soviet Union, with the fact that the union disappeared. They weren't completely wrong, in that a whole system ended and another one arose, or failed to arise. In the 1990s and 2000s, many blamed the nationalist intelligentsia and their demands, given that the collapse happened after the rise of perestroika.

But you're right, here in Moldova as well, there is nevertheless a conservative and ultra-conservative discourse that puts the blame on feminism and LGBT rights for the current demographic crisis, although the main demographic concern should be the emigration of the most active Moldovan people and not the “crisis of the traditional values.”

PN: Penso che la maggioranza dei moldavi dia la colpa al governo, piuttosto che una qualsiasi minoranza. E sottolineo che la maggior parte di loro dà la colpa alla caduta dell'Unione Sovietica: provano a spiegare che cosa è accaduto qui, l'arrivo della povertà dopo la caduta dell'URSS, con la scomparsa dell'Unione. Non si sbagliano del tutto, in quanto un intero sistema è terminato, n'è apparso un altro o non è riuscito ad apparire. Tra gli anni 1990 e 2000, molti hanno accusato l'intelligentsia nazionalista e le sue rivendicazioni, in quanto c'è stata la caduta che ha accompagnato l'ascesa della Perestroïka.

Ma avete ragione, anche qui in Moldavia c'è malgrado tutto un discorso conservatore e ultra-conservatore che rende responsabile della crisi democratica attuale il femminismo e i diritti LGBT, mentre la principale preoccupazione demografica dovrebbe essere l'emigrazione dei moldavi più attivi e non la ”crisi dei valori tradizionali”.

ME: Allo stesso tempo, la forte emigrazione dalla Moldavia è accompagnata da un'immigrazione molto bassa. L'immigrazione potrebbe essere una soluzione? 

PN: Moldovans, like other eastern Europeans, are quite opposed to that. It has been used in electoral campaigning, for example in 2016 when supporters of Dodon suggested that Maia Sandu would let thousands of Syrian refugees settle the country. I've tried to discuss it with people, inviting them to explore all possible solutions. Even students, who have travelled more than other generations, are quite reluctant to consider it. They don't see it as an option.

Similarly, internal migration to repopulate emptying areas doesn't seem popular. I've spent a lot of time working on homelessness in Moldova, and once asked some homeless people in Chișinău why they didn't move to villages, where there are at least empty houses. And they asked me “what could I find there? I need to make a living, not just find a roof over my head.”

PN: I moldavi, come altri europei orientali, sono del tutto contrari. Questo è stato utilizzato nelle campagne elettorali, per esempio nel 2016 quando i sostenitori di Dodon hanno fatto credere che Maia Sandu avrebbe permesso a migliaia di rifugiati siriani di colonizzare il paese. Ho provato a discuterne con le persone, le ho invitate ad esplorare tutte le soluzioni possibili. Anche gli studenti, i quali hanno viaggiato più che le altre generazioni, sono molto riluttanti a prendere ciò in considerazione. Non lo vedono come un'opzione.

Allo stesso modo, la migrazione interna per ripopolare le zone vuote non sembra essere allettante. Ho trascorso molto tempo a lavorare sulla questione dei senzatetto in Moldavia, ed allora ho chiesto a delle persone senza dimora a Chișinău perchè non andassero a stare nei villaggi, dove si trovano almeno delle case vuote. In cambio mi domandavano “Che cosa troverei là? Devo guadagnarmi da vivere, non solo trovare un tetto sopra la testa”.

ME: Molti governi moldavi hanno tentato di incoraggiare il ritorno degli emigrati, con modesto successo. La migrazione di ritorno, una falsa speranza?

PN: Yes, but false hope for whom? You often hear stories about people who returned from abroad and weren't able to run a successful business here, because of obstacles in bureaucracy and so on. I studied France and I also had Canadian permanent residence, but I decided to come back. I feel that my vocation is to be here and try and do something. But it hasn't always been easy. I'm soon moving to Germany for a research fellowship, but still strongly feel that one can help his or her country from abroad.

So this is also part of the story: people return but don't find a place for themselves immediately. Or they need to carve out a place for themselves. People here in Moldova are often quite surprised when you come back, that things don't always work out abroad. In short, they don't expect people who leave to ever come back.

PN: Si, ma falso sperare per chi? Si sentono spesso storie di persone che sono venute dall'estero e che non sono riuscite a gestire un'azienda redditizia qui, a causa degli ostacoli burocratici e di alto tipo. Ho studiato in Francia e possedevo una tessera di residenza permanente canadese, ma ho deciso di tornare. Penso che la mia vocazione sia quella di essere qui e di provare a fare qualcosa. Ma questo non è sempre stato facile. Prossimamente partirò per la Germania con una borsa di studio per la ricerca, ma sono convinto che si possa aiutare il proprio paese dall'estero.

Questo è anche un aspetto della storia: le persone ritornano ma non trovano immediatamente il loro posto. Oppure devono ritagliarsi un posto. La gente qui in Moldavia è spesso sorpresa quando si ritorna, che non sempre funziona altrove. Ciò significa che non si aspettano che le persone che partono ritornino un giorno.

Leggi la copertura speciale di Global Voices sui disordini politici in Moldavia. [4]