L'ampiezza del blocco di internet iniziata a mezzanotte del 15 novembre 2019, ha segnato una pagina scura nella storia della censura e della repressione violenta in Iran. La chiusura ha avuto luogo durante la rivolta scatenata dall'annuncio del governo di un notevole aumento del prezzo della benzina, e che ha causato la morte di almeno 1500 manifestanti [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione].
Questa misura era destinata a bloccare la diffusione dell'informazione, mentre alcune manifestazioni in numerose città miravano in maniera specifica a personalità come la Guida suprema l’Ayatollah Khamenei [it], e il Presidente Hassan Rouhani [it]. In un primo momento, l'interruzione è stata solo parziale, in un secondo momento le autorità hanno tagliato completamente l'accesso per quattro giorni, lasciando gli iraniani senza connessione ad internet per una settimana intera, prima di ristabilire l'accesso.
Confirmed: Internet access is being restored in #Iran after a weeklong internet shutdown amid widespread protests; real-time network data show national connectivity now up to 64% of normal levels as of shutdown hour 163 ??#IranProtests #Internet4Iran
?https://t.co/XQmiaOlRL7 pic.twitter.com/eimWEIEmrI
— NetBlocks.org (@netblocks) November 23, 2019
Confermato : L'accesso a internet è in fase di ripristino in #Iran dopo una settimana di blocco in un contesto di manifestazioni su vasta scala; i dati della rete in tempo reale mostrano che la connettività nazionale ha raggiunto il 64% dei livelli normali dopo 163 ore di interruzione.
Più tardi, a dicembre, la connessione ad internet è stata nuovamente interrotta in previsione di ulteriori manifestazioni contro il governo.
Dal momento in cui le manifestazioni si sono diradate, le autorità hanno continuato ad esercitare il controllo sulla rete internet, e niente indica che ci sia l'intenzione di allentare la loro impresa malsana di controllare le informazioni online.
Per capire come i difensori dei diritti umani e i cyber attivisti iraniani affrontano queste sfide, Global Voices ha intervistato Azadeh Pourzand, un'eminente ricercatrice in Diritti Umani e direttrice della Fondazione Siamak Pourzand, e Mehdi Yahyanejad, un importante difensore della libertà su internet, che ha co-fondato l'organizzazione NetFreedom.
Yahyanejad ha co-fondato anche a Balatarin [fa] ,un sito web di condivisione di link a tema sociale e politico in farsi. È anche a capo del Progetto Toosheh [fa], un metodo che permette la trasmissione di file all'Iran tramite satellite.
Global Voices: Come hanno saputo della repressione in corso a novembre, i gruppi di difesa dei diritti umani e gli attivisti, in occasione del blocco di Internet da parte della Repubblica islamica?
Azadeh Pourzand: Iran was not a haven for free flow of information prior to November 2019. Given the ongoing restrictions on internet freedom in Iran, as well as the general surveillance of citizens and human rights advocates, human rights organizations outside Iran have long developed mechanisms of safe modes of human rights documentation, using the limited available internet through circumvention techniques. That said, when the internet was blocked in November even such limited contact was not possible. As a result, most human rights organizations received the footage and other documentation-related information with a delay of a few days, and they immediately began retroactive reporting. Also, dissident Persian media played an important role in widespread dissemination of footage received from Iran, and many of them became the source of information for various human rights documentation groups. Also, a few organizations set up phone numbers that those in-country could reach if they wanted to report on anything of their own free will.
Azadeh Pourzand: Prima di novembre 2019, l'Iran non era un porto di libera circolazione dell'informazione. Tenendo conto delle restrizioni attuali delle libertà digitali in Iran, così come della sorveglianza generalizzata dei cittadini e dei difensori dei diritti umani, le organizzazioni di difesa di diritti fuori dall'Iran, hanno messo a punto da molto tempo, dei meccanismi che permettono di documentare le violazioni in tutta sicurezza, grazie a delle tecniche di elusione che sfruttano una connessione internet limitata. Detto ciò, nel momento in cui internet è stato bloccato in novembre, anche questo contatto limitato non era possibile. Di conseguenza, la maggior parte delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, hanno ricevuto le immagini e altre informazioni relative alla documentazione con un ritardo di qualche giorno, e hanno cominciato immediatamente a fare reportage retroattivi. Inoltre, i media iraniani dissidenti hanno giocato un ruolo importante nella diffusione su vasta scala di immagini ricevute dall'Iran e molti di loro sono diventati la fonte di informazione di diversi gruppi di documentazione sui diritti umani. E ancora, alcune organizzazioni hanno attivato dei numeri di telefono che potevano essere contattati da chi si trovava nel Paese, nel caso avessero voluto testimoniare volontariamente.
GV: In che misura il tentativo dell'Iran di bloccare internet durante le manifestazioni di novembre, ha avuto successo?
Mehdi Yahyanejad: They were successful in disconnecting Iranians from the outside world. There were a few people who had access through their business servers or through some government ministries but majority of people were left without internet access. This helped the regime to cover up the massacre of the protestors. Hundreds of protestors were killed in a matter of three days and most of the world was not aware of what happened. The extent of killings became evident after the internet was established.
Mehdi Yahyanejad: Sono riusciti a disconnettere gli iraniani dal mondo esterno. Qualcuno aveva accesso attraverso i server delle aziende o di alcuni ministeri, ma la maggior parte della gente era senza connessione. Questo ha aiutato il regime a coprire il massacro dei manifestati. Centinaia di manifestanti sono stati uccisi in tre giorni e buona parte del mondo non era al corrente di quello che era successo. La gravità delle uccisioni è diventata evidente dopo la riattivazione dell'accesso ad Internet.
GV: Come valutate le performances dell’ “intranet” dell'Iran (che il governo iraniano ha chiamato “internet nazionale” o anche “internet halal”) durante il periodo in cui il Paese era senza accesso ad internet?
MY: The Iranian government has invested heavily for more than a decade in developing a national internet system that can work without a connection to outside world. In practice, a lot of services broke down. There were reports of hospitals not being able to process patients’ payments and people not being able to pay their bills online. Also, most Iranians are using messaging apps based outside of Iran such as WhatsApp, Telegram, and Facebook Messenger. Iranian government tried to use this opportunity to push messaging apps based in Iran. People didn’t welcome this move and didn’t switch to using the apps based in Iran because they do not trust them.
MY: Il governo iraniano ha investito molto da più di una decina d'anni a questa parte, nello sviluppo di un sistema internet nazionale che potesse funzionare senza connessione con il mondo esterno. Nella pratica, numerosi servizi hanno smesso di funzionare. Abbiamo segnalato che gli ospedali non potevano trattare i pagamenti dei pazienti e che la gente non poteva pagare le fatture online. Inoltre, la maggior parte degli iraniani utilizza delle applicazioni di messaggistica che hanno sede in altri paesi come Whatsapp, Telegram e Facebook messenger. Il governo iraniano ha tentato di cogliere questa opportunità per favorire delle applicazioni di messaggistica basate in Iran [it].Questa decisione non è stata bene accolta dalla gente che non ha utilizzato queste applicazioni perché non si fida.
Pourzand: I am not an internet freedom expert. But as a civil society and human rights advocate doing research on available tools for advocacy, I have inferred that the “halal internet” serves as a control tool, as most Iran-developed websites and apps collect intelligence for the use of the Islamic Republic of Iran. Therefore, while it may have some use for absolutely apolitical uses, it does the opposite of serving as a mobilizing tool that connects citizens in the times of political upheavals, or a platform for them to express the grievances.
Pourzand: Non sono un'esperta in materia di libertà su internet. Ma in quanto difensore della società civile e dei diritti umani, faccio ricerche sugli strumenti disponibili per la promozione dei diritti. Ne ho dedotto che l’ “internet halal” servisse da strumento di controllo, poiché la maggior parte delle applicazioni sviluppate in Iran raccolgono delle informazioni utili alla Repubblica Islamica dell'Iran. Di conseguenza, nonostante potesse essere usato a fini apolitici, fa il contrario di uno strumento di mobilitazione che collega i cittadini in periodo di sconvolgimenti politici o di una piattaforma che permetta loro di esprimere le loro critiche.
GV: Cosa si può fare per superare il controllo crescente esercitato dallo Stato Iraniano?
Pourzand: We have to engage in continuous advocacy with various multilateral and UN mechanisms to increase pressure on the IRI regarding its violation of freedom of expression and internet freedom. But we also have to plan alternative ways of safely staying in contact in case of crisis. For instance, in terms of information dissemination, radios became important during the November protests. Therefore, while continuing to use available technology safely and responsibly for the purpose of advocacy, we have to also include low technology tools as mitigation tools for human rights violations documentation and advocacy in times of crisis, to make killing protestors and others more difficult to impossible for the Islamic Republic of Iran. We have to find ways not to allow them to get away with shooting people as they wish, detaining them and torturing them and calling them rebels or agents of enemy states.
Pourzand: Dobbiamo cimentarci in un'istanza continua, attraverso diversi meccanismi multilaterali o che coinvolgono le Nazioni unite, per aumentare la pressione sulla Repubblica Islamica d'Iran per quanto riguarda la violazione perpetrata contro la libertà di espressione e su internet. Allo stesso tempo dobbiamo anche prevedere altri mezzi per restare in contatto in assoluta sicurezza in caso di crisi. Ad esempio, in termini di diffusione dell'informazione, le radio sono diventate importanti durante le manifestazioni di novembre. Di conseguenza, pur continuando ad utilizzare le tecnologie disponibili in modo sicuro e responsabile ai fini della sensibilizzazione, dobbiamo anche includere dei dispositivi di attenuazione meno sofisticati per la documentazione dei diritti umani e la sensibilizzazione in tempo di crisi. Questi strumenti renderanno più difficili le uccisioni dei manifestanti e di altre persone da parte della Repubblica Islamica dell'Iran, e permetteranno di mettervi termine. Dobbiamo trovare dei mezzi per non lasciare che si spari impunemente sulle persone, che le si getti in carcere e le si torturi, che le si tratti da ribelli o da agenti di Stati nemici.
Yahyanejad: We need more research and development of technologies that can work in an intranet or offline environment. Establishing connectivity while the internet infrastructure is down is a challenging problem and requires significant resources and talent. At the same time, we need to increase the cost of internet shutdowns for governments by condemning them internationally. Also, in the tech community, the actors in these internet shutdowns need to be isolated and not receive invitations to major conferences or platforms such as the International Telecommunications Union (ITU). The US government rightly put targeted sanctions on the Iranian ICT minister who was instrumental in the internet shutdown in November.
Yahyanejad: Dobbiamo intensificare la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie che possano funzionare in un ambiente intranet oppure offline. L'istituzione della connessione quando l'infrastruttura di internet è in panne, è un problema arduo che necessita di risorse e talenti importanti. Allo stesso tempo, dobbiamo aumentare il costo dei blocchi di Internet per i governi, condannandoli a livello internazionale. Inoltre, nella comunità delle tecnologie, gli attori di queste interruzioni della rete, devono essere isolati e non dovrebbero ricevere inviti alle grandi conferenze o piattaforme come l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT). Il governo americano ha, a giusto titolo, imposto delle sanzioni indirizzate al ministro iraniano delle tecnologie che ha giocato un ruolo determinante nel blocco della rete a novembre.