Il COVID-19, questo invasore venuto dal nord, ci ha messo un po’ per arrivare in Africa. Ma ha recuperato in fretta il tempo perso, perché se il 20 febbraio si contavano in tutta l'area 210 persone infette dal virus, il 4 aprile l’Africa contava [fr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] 8018 casi confermati in 50 dei 54 stati, 339 decessi e 652 guariti.
Nella stessa data, i 15 stati della Comunità degli Stati dell'Africa Occidentale, che sono stati tutti colpiti, totalizzano da soli 1597 casi, di cui 45 decessi [en].
Al pari degli stati europei, quasi tutti gli stati africani hanno preso delle misure per impedire l'avanzata del virus: chiusura delle scuole di tutti i livelli, dei luoghi pubblici, delle moschee, delle chiese, dei negozi, delle frontiere e degli aeroporti, limitazioni degli spostamenti interni e distanziamento sociale.
Nel frattempo, in alcuni stati queste misure hanno preso una svolta violenta.
Violenza della polizia
La prima notte del coprifuoco (dalle 21 alle 5 del mattino) istituita in Costa d'Avorio il 23 marzo 2020, il giornalista freelance Bally Ferro ha assistito alle brutalità della polizia nella capitale commerciale Abidjan.
Lo ha riferito sul sito d'attualità ivoriano Yeclo.com:
La première nuit, du mardi 24 au mercredi 25 mars 2020, a été émaillée de bavures policières, avec les bastonnades et autres sévices corporels infligés par les agents des forces de l’ordre aux contrevenants…
La prima notte, da martedì 24 a mercoledì 25 marzo 2020, è stata costellata di brutalità da parte della polizia, con bastonate ed altre punizioni corporali inflitte dalle forze dell'ordine ai trasgressori.
Il cineasta e militante dei diritti umani camerunese Saïd Penda ha denunciato il comportamento delle forze dell'ordine ivoriane in un post su Facebook:
Certaines vidéos que j’ai regardées sont d’une extrême violence, des agents des forces de l’ordre frappant aveuglément sur toutes les parties du corps avec des ceinturons militaires comportant des éléments métalliques.
Alcuni video che ho guardato sono di una violenza estrema, degli agenti delle forze dell'ordine colpiscono alla cieca su tutte le parti del corpo con dei cinturoni militari contenenti degli elementi metallici.
In Senegal, dove il coprifuoco è stato dichiarato a Dakar dal Presidente della Repubblica il 24 marzo dalle 20 alle 6, gli abitanti in cerca di cibo hanno qualche problema a rispettarlo. Ma le forze dell'ordine non hanno aspettato molto prima di scagliarsi contro chi violava lo stato d'emergenza, come ha constatato il giornalista senegalese Momar Dieng:
Des images postées sur les réseaux sociaux ont montré des policiers bastonnant avec une extrême violence des personnes qui ont eu la malchance (ou l’outrecuidance) de se trouver encore dans les rues après 20h…
Ces violences policières ont été observées et filmées dans plusieurs quartiers de la capitale, dont la Médina.
Alcune immagini postate sui social network mostrano dei poliziotti intenti a bastonare con estrema violenza delle persone che hanno avuto la sfortuna (o l'ardire) di trovarsi ancora per strada dopo le 20. (…)
Queste violenze da parte della polizia sono state osservate e filmate in diversi quartieri della capitale, tra cui Médina.
In Burkina Faso, dove sei ministri hanno contratto il virus, il quotidiano online lefaso.net cita un comunicato del Movimento Burkinabé dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli (MBDHP) che denuncia la violenza con la quale gli agenti di sicurezza trattano i cittadini, e che condanna:
… les actes de torture et autres traitements inhumains et dégradants infligés par certains éléments des forces de défense et de sécurité (FDS) aux personnes appréhendées durant les heures de couvre-feu. Ces actes sont inacceptables dans un État de droit et ce d’autant plus que le Code de la santé publique prévoit une répression adéquate en cas de non-respect d’une mesure sanitaire.
… gli atti di tortura ed altri trattamenti disumani e degradanti inflitti da alcuni elementi delle Forze di Difesa e di Sicurezza (FDS) alle persone fermate durante le ore del coprifuoco. Questi atti sono inaccettabili in uno Stato di diritto, tanto più che il Codice della sanità pubblica prevede una repressione adeguata in caso di inosservanza delle misure sanitarie.
I nigeriani sono abituati alla violenza da parte delle forze dell'ordine. Rebecca Bantie del sito thebbcghana.com riferisce [en] di un uomo che era uscito per cercare del cibo per sua moglie ed è stato ucciso dalla polizia [en]:
Residents of Abuja, the capital of Nigeria, are furious over the death of one of their own at the hands of the police who were supposed to protect, enforce the law and guide citizens.
The deceased went out to buy food for her starving pregnant wife during the lockdown order in the capital. The man, unfortunately, lost his life at the hands of the police who didn’t exercise patience with him but beat him for arguing which lead to his death, an eyewitness reported.
Gli abitanti di Abuja [en], la capitale della Nigeria, sono furiosi per la morte di un concittadino per mano della polizia che dovrebbe proteggere e guidare i cittadini, applicando la legge.
La vittima era uscita a comprare del cibo per la moglie incinta [en] affamata durante l'ordine di isolamento nella capitale. L'uomo, purtroppo, ha perso la vita per mano della polizia che non ha avuto pazienza nei suoi confronti, ma lo ha invece percosso in seguito ad una discussione fino a provocarne la morte, secondo quanto riporta un testimone oculare.
I giornalisti e il personale medico nel mirino
La giornalista Awa Faye indica sul sito seneweb.com che alcuni suoi confratelli e consorelle sono stati maltrattati allo stesso modo in Senegal, portando ad un comunicato della Convenzione dei Giovani Reporter del Senegal (CJRS) in cui viene condannato il comportamento deplorevole di alcuni poliziotti.
In Nigeria, il giornalista e segnalante di illeciti Kaka Touda Mamane Goni è stato arrestato per aver rivelato la presenza di un caso sospetto di COVID-19 all'Ospedale Generale di Niamey, stando ad un comunicato del collettivo nigeriano “Tournons la page” (TLP Niger).
In un comunicato, Reporters senza frontiere rivela che oltre alle aggressioni e alle intimidazioni, ai cittadini è anche vietato l'accesso alle fonti d'informazione:
Les autorités du Nigeria et du Libéria ont décidé de limiter l’accès à la présidence à une poignée de médias, presque tous contrôlés ou proches du pouvoir. Celles du Cameroun ont exclu de la communication gouvernementale plusieurs médias privés critiques très populaires. Et à Madagascar, les programmes de libre antenne dans lesquels des auditeurs sont susceptibles d’intervenir et d’exprimer leur opinion sur la pandémie et sa gestion sont désormais interdits.
Le autorità in Negeria e in Liberia hanno deciso di limitare l'accesso alla presidenza a una manciata di media, quasi tutti controllati o vicini al potere. Quelle del Camerun hanno escluso dalle comunicazioni governative diversi media privati giudicati troppo popolari. In Madagascar le trasmissioni radiofoniche nelle quali gli ascoltatori possono intervenire ed esprimere la propria opinione sulla pandemia e su come gestirla ormai sono state vietate.
Il personale medico non è stato risparmiato dalle violenze. Faso MAG ha parlato su Facebook delle violenze di cui un paramedico della città di Houndé, a più di 250 km ad ovest di Ouagadougou, è stato vittima per strada.
Il sito web d'attualità Sibassor.net riporta le parole del prof. Alain Khassim Ndoye del Centro Ospedaliero Universitario Aristides le Dantec a Dakar sulla sua pagina Facebook. Secondo lui, alcuni membri del personale ospedaliero sono stati malmenati dalle forze dell'ordine:
Ils ont passé leur journée au bloc opératoire. Ils ont été surpris par l’absence de transports en commun quand ils sont sortis à 17h. Certains ont marché jusqu’au “garage Petersen” où ils disent avoir subi la violence des policiers.
Hanno passato la giornata in sala operatoria. Si sono sorpresi dell'assenza di trasporto pubblico quando sono usciti alle 17. Alcuni hanno camminato fino al “garage Petersen”, dove dicono di aver subito le violenze della polizia.
Cresce la tensione in Guinea
In Guinea, il 26 marzo 2020 il Presidente Alpha Condé ha emanato una serie di misure che comprendono il limite di numero di passeggeri per automobile o moto, la chiusura dei luoghi di culto e di piacere e anche delle frontiere aeree e terrestri. È stato instaurato, inoltre, un coprifuoco dalle 21 alle 5 del mattino che impedisce lo spostamento da una città all'altra. A seguito di un aumento dei casi registrato il 2 aprile 2020, il paese conta ormai più di 50 casi di COVID-19.
Si tratta forse del paese meno preparato ad affrontare uno scoppio della malattia. Lo dimostrano le vicissitudini che vedono delle alte personalità ricoverate in ospedale a Donka, uno degli ospedali pubblici di Conakry, la capitale. Il giornalista Youssouf Boundou Sylla del sito Guinee News descrive così le condizioni di vita dei malati:
…les personnalités elles-mêmes sont dans des mauvaises conditions; imaginez nous autres populations? A cause de ce mépris, Hadja Rabiatou Diallo [une célèbre leader syndicaliste] déjà malade a entamé une grève de la faim, elle est déjà gravement malade et ne recevait les repas qu'à 10h comme nous autres; elle dit avoir peur pour le reste de la population.
…le personalità stesse si trovano in pessime condizioni, immaginate il resto della popolazione. Mossa dal disprezzo, Hadja Rabiatou Diallo [una celebre leader sindacalista], già malata, ha cominciato uno sciopero della fame. È già gravemente malata e riceverà il pasto alle 10 come tutti noi… dice di aver paura per il resto della popolazione.
Inoltre, il giornalista Oumar Bady Diallo del sito Africa Guinee ha ricevuto delle testimonianze secondo le quali ci sarebbero stati scontri violenti tra dei giovani e dei poliziotti accusati di saccheggio. Citando un testimone oculare, scrive:
En ce moment les jeunes et les policiers échangent des jets de pierres et du gaz lacrymogène. Certains policiers rentrent même dans les quartiers pour chasser les jeunes mais ces derniers ripostent toujours
In questo momento, i giovani e i poliziotti si lanciano pietre e gas lacrimogeni. Alcuni poliziotti rientrano addirittura nei quartieri per inseguire i giovani, ma questi ultimi contrattaccano sempre.
In paesi in cui la maggioranza della popolazione vive alla giornata, è difficile conciliare la necessità di trovare del cibo ogni giorno con l'adesione rigorosa al distanziamento sociale e alle altre esigenze dell'isolamento. C'è da temere, dunque, che queste violazioni dei diritti umani non siano altro che le prime di una lunga serie.