Questo articolo [2] [en, come tutti i link successivi] di Sara Pacia è di EngageMedia, un'organizzazione no-profit che si occupa di media, tecnologia e cultura. L'articolo è ripubblicato su Global Voices come parte di un accordo di condivisione dei contenuti.
Leggi la copertura speciale di Global Voices sull’impatto globale del COVID-19 [3] [it].
Mentre sono concentrati sulla lotta contro la pandemia [4] del COVID-19, governi e operatori sanitari di tutto il mondo si impegnano anche a combattere un'altra pandemia correlata che colpisce tutti i settori della società: una massiccia “infodemia” altrettanto estesa e dannosa.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive [5] questa infodemia come “una sovrabbondanza di informazioni, alcune precise e altre no, che rende difficile per le persone trovare fonti attendibili e una guida affidabile nel momento in cui se ne ha bisogno”.
Accedere a informazioni verificate e tempestive è più importante che mai, anche se quest'ultime sono molto più difficili da reperire. Tra i pionieri globali di questa battaglia contro la disinformazione e la cattiva informazione sul coronavirus ci sono:
- Organizzazioni sanitarie internazionali come l'OMS, che ha una pagina [6] dedicata a sfatare i miti legati al COVID
- Piattaforme di social media che hanno rilasciato una dichiarazione [7] collettiva in cui promettono di eliminare i contenuti discutibili
- Giornalisti e inviati che condividono risorse [8]sul COVID-19 in più lingue
- L'International Fact-Checking Network dietro l'alleanza #CoronaVirusFacts [9]/ #DatosCoronaVirus
- Siti per la verifica dei fatti su continenti specifici come EU vs Disinfo [10]
- Smentitori di fake news come Tencent for WeChat [11]
- Esperti di tecnologia che provvedono a strumenti per la verifica dei fatti [12]
Impegni analoghi sono stati presi nella regione dell'Asia-Pacifico, in cui gruppi specifici di regioni e paesi conducono un costante controllo dei fatti collettivo per combattere l'infodemia. In questo post vogliamo evidenziarne alcuni.
Nelle Filippine, per esempio, i giornalisti condividono le loro migliori pratiche [13] su come riportare accuratamente la pandemia. Internews ha anche finanziato una serie di video [14] di 3 parti su come l'organizzazione filippina per la verifica dei fatti VERA Files [15] combatte l'infodemia del COVID-19. Questo video [16], ad esempio, smentisce le affermazioni inesatte sui pipistrelli e un falso resoconto su un presunto caso positivo di coronavirus in una provincia filippina. Un altro video spiega [17] come proteggersi dal COVID-19.
In India esiste un progetto [18] di Internews simile, per cui i collaboratori conducono continui controlli sulle voci relative al COVID-19.
In Malesia, c'è abbondante disinformazione che viene condivisa online, come ad esempio un video virale che sostiene che il coronavirus farebbe comportare [19]le persone come zombie. L'organizzazione mediatica malese The Star sfata [20] regolarmente false informazioni come queste riguardo alla pandemia.
In Indonesia, anche CekFakta [21] è in prima linea per la demistificazione di informazioni false sul virus, compresi i miti secondo cui ci si può curare bevendo aglio bollito in acqua. Il progetto collettivo di verifica e controllo dei fatti è in collaborazione con l'Associazione indonesiana dei media informatici, la Società indonesiana contro la calunnia e l'Alleanza dei giornalisti indipendenti.
A Taiwan, il Taiwan Fact-Check Center [22] ha un progetto dedicato alla mis- e disinformazione relativa al COVID.
In Myanmar, il Ministero della Salute e dello Sport (MOHS) sta riportando le ultime informazioni sul COVID-19 sul suo sito web [23] al fine di combattere le innumerevoli fake news e bufale che si diffondono nel Paese. Il MOHS sta sensibilizzando anche l'opinione pubblica attraverso video [24] sulle regole per mantenere al sicuro il personale medico e il pubblico in generale.
La BBC sta anche insegnando [25] ai cittadini birmani come combattere l'epidemia con la Thangyat o la musica popolare tradizionale. L'emittente radiotelevisiva sostiene iniziative analoghe anche in Indonesia, India, Cambogia e Nepal.
Poiché questa infodemia, probabilmente la prima vera infodemia sui social media [26] dei nostri tempi, continua senza una chiara fine in vista, verranno avviate e incentivate un numero sempre più crescente di iniziative. Sta a noi rimanere informati e fare la nostra parte per sostenerle, per non rischiare di perdere la più grande battaglia contro la disinformazione.