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L'accademica e leader della campagna sugli assorbenti in Uganda ora accusata di ”uso improprio del computer”

Categorie: Africa sub-sahariana, Uganda, Attivismo, Citizen Media, Diritti umani, Donne & Genere, Advox
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L'accademica e critica delgoverno ugandese Dr. Stella Nyanzi. Foto condivisa sul suo Facebook.

L'accademica e femminista ugandese Dr. Stella Nyanzi ha trascorso dieci giorni dietro le sbarre per presunta violazione del Computer Misuse Act (Legge sull'uso improprio del computer) in vigore in Uganda dal 2011.

Nyanzi critica apertamente il presidente Yoweri Museveni ed è diventata la voce principale di una campagna di sovvenzionamento di assorbenti per donne e ragazze bisognose in Uganda.

Arrestata e incarcerata il 7 aprile [2] [en, come in tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], Nyanzi è stata accusata [3] di ”cyber violenza” e ”comunicazione offensiva” su Facebook (articoli 24 e 25 del Computer Misuse Act) ai danni del presidente Yoweri Museveni e di sua moglie Janet Museveni .Tra le altre cose, ha paragonato il presidente ad ”un paio di chiappe”.

Sui social la storia di Nyanzi è diventata un'incoraggiante opportunità per gli ugandesi che si oppongono al governo di Museveni, e molti di loro utilizzano l'hashtag #APairofButtocks [4] per dar voce alle proprie frustrazioni.

I pubblici ufficiali dichiarano che resterà dietro le sbarre fino alla prossima udienza, programmata il 25 aprile.

Qualche giorno prima del suo arresto Nyanzi era stata interrogata dalla polizia perché cercava di raccogliere fondi per comprare assorbenti [5] per le studentesse senza permesso, cosa che, le hanno comunicato, era contraria al Public Collections Act del 1966. Nyanzi era sparita dopo aver partecipato ad un evento al Rotary Club di Kampala il 7 aprile, come si vede dall'annuncio sopra. Molte ore più tardi la polizia ha dichiarato che si trovava sotto la loro custodia.

Come medico antropologo specializzato nella sessualità africana, Nyanzi ha un grande seguito sulla sua pagina Facebook [6], in cui conta più di 141.000 followers. Qui i suoi messaggi sono le sue armi. Mediamente risponde ad ogni commento. Utilizza il linguaggio del sesso per sfidare i metodi del governo ed altre convinzioni sociali in un paese in cui il tradizionalismo sociale è ancora presente in molti settori.

Dr. Stella Nyanzi in tribunale il 10 aprile 2017. Foto di Voice of America, licenza di riutilizzo.

Nyanzi ha messo pubblicamente in discussione la promessa mai mantenuta di una campagna elettorale da parte del presidente Museveni per assicurare assorbenti alle ragazze bisognose, molte delle quali perdono o abbandonano la scuola perché non se li possono permettere. Nel 2016 aveva fatto scalpore [7] quando si era spogliata per protestare per la chiusura del suo ufficio, dopo una lite con il preside, e postando un video dell'accaduto sulla sua pagina Facebook.

Dopo che Nyanzi aveva scritto che la First Lady Janet Museveni aveva comunicato alla nazione che non c'erano abbastanza soldi per la campagna promessa alle ragazze da suo marito, lei le aveva risposto in un'intervista televisiva che l'avrebbe perdonata per averla ”insultata”. In risposta Stella aveva scritto un post su Facebook affermando di non aver mai cercato il perdono per le sue parole. In un post recente, Nyanzi ha paragonato il presidente Museveni ad ”un paio di chiappe”.

Nyanzi è parte di un gruppo di ugandesi che ha iniziato la campagna #Pads4GirlsUG [8] per raccogliere fondi per compare assorbenti.

#Pads4GirlsUg ha fornito assorbenti riutilizzabili e usa e getta, saponi, un opuscolo e da bere alle ragazze di Masaka.

La signora Museveni si è trovata nel mirino di Nyanzi anche a Marzo, dopo aver dichiarato che gli ugandesi avrebbero dovuto smettere di portare i propri bambini a scuola sul boda-boda [12] (motocicli dotati di passeggero). I genitori meno abbienti usano comunemente tale mezzo di trasporto, nonostante i pericoli che comporta. Questa dichiarazione da parte della First Lady non è una novità – in passato, tali affermazioni le avevano fatto guadagnare un paragone [13] con Maria Antonietta.

In risposta al commento della First Lady sul boda-boda, il 29 marzo Nyanzi ha scritto sulla sua pagina Facebook [14]:

She opened her lying mouth and said, “Walk your children to school,
I walked four kilometers to and from school when I was a child!”
The lazy pig that flew her children in aeroplanes to school looked down her long piggy nose and told us to walk our children to school.
Do as I say, not as I do, she says through her lying teeth.

Apre la sua bocca bugiarda e dice, ” portate i bambini a piedi fino a scuola,

Io camminavo quattro chilometri andata e ritorno quando ero una bambina!”

La scrofa pigra che porta i suoi figli a scuola in aereo ha guardato in basso dal suo lungo naso maialesco e ci ha detto di portare i bambini a scuola a piedi.

Fate come dico, non come faccio, dice attraverso i suoi infidi denti.

Il 30 marzo Nyanzi è stata sospesa dal suo lavoro [3] come insegnante all'università Makerere, che si trova sotto la giurisdizione del Ministero dell'educazione. Non c'entra nulla il fatto che la First Lady sia anche il Ministro dell'educazione ugandese.

Due giorni prima del suo rapimento la casa di Nyanzi era stata ispezionata e lei trattenuta per un paio d'ore per rispondere alla polizia. Poco dopo aveva tenuto una diretta Facebook in cui descriveva l'avvenimento. La diretta aveva più di 1 milione di spettatori.

Il 9 aprile la reporter della tv locale NTV Gertrude Uwitware, che aveva espresso supporto nei confronti di Nyanzi sulla sua pagina Facebook, è stata sequestrata a Kampala [15] e trattenuta contro la sua volontà per diverse ore prima di essere rilasciata.Non è noto se l'avvenimento sia connesso al supporto mostrato verso Nyanzi, ma alcuni avvocati, incluso l'avvocato per i diritti umani Nicholas Opiyo, [16] che sta dando una mano al caso Nyanzi, sospettano che lo sia.

Il Centro africano di Eccellenza dei Media [17] e la Coalizione Nazionale dei Difensori dei Diritti Umani [18] in Uganda, insieme ad associazioni internazionali come Amnesty International [19], hanno condannato l'arresto ed il processo a Nyanzi. Questi ed altri gruppi hanno parlato anche in supporto di Uwitware.

L'hashtag #FreeStellaNyanzi [20] e #APairofButtocks sono diventati virali subito dopo l'arresto di Nyanzi e continuano ad essere usati dagli ugandesi e da chi li supporta. Gli ugandesi hanno dato prova del loro supporto nonostante il clima di paura.

Il messaggio di Stella Nyanzi non può e non sarà cancellato anche se l'arresterete un milione di volte. Grave errore averla sequestrarta

Se i servizi segreti credono di poter intimidire o minacciare l'intero paese allora ci occuperemo noi della questione #FreeStellaNyanzi

Stella Nyanzi è accusata di aver definito lo storico presidente Musenevi ”un paio di chiappe”.

Alcuni sostenitori hanno guardato a 40 anni fa e ricondiviso le parole dell'ex dittatore ugandese Idi Amin Dada:

La libertà dopo la parola

Jongo Asiimwe ha ironizzato:

Persino Google lo sa.

Discutendo del dramma di Nyanzi,Bwesigye bwa Mwesigire ha osservato:

Nyanzi is not the only victim of this brute attack on academic freedom. Contributors and editors of the anthology, Controlling Consent, whose copies were confiscated by authorities recently are also victims. The anthology contained academic analyses of the 2016 Ugandan presidential and parliamentary election. The message is loud and clear. Academics are only allowed to be critical in spaces that are inaccessible to the public. When they engage publicly, the state clamps down on them. Even Facebook and other social media platforms are not immune from this repression!

Nyanzi non è la sola vittima di questo attacco brutale alla libertà accademica. Gli autori ed editori dell'antologia Controlling Consent, le cui copie sono state confiscate dalle autorità recentemente, sono anch'essi vittime. L'antologia conteneva analisi accademiche delle elezioni presidenziali e parlamentari del 2016 in Uganda. Il messaggio è forte e chiaro. Gli accademici hanno il permesso di essere critici solo in spazi inaccessibili al pubblico. Quando prendono posizione pubblicamente, lo stato li reprime. Persino Facebook e gli altri social non sono immuni a tale repressione!

Per contribuire online alla campagna Assorbenti per l'Uganda visita la pagina ufficiale GoFundMe [31]