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Le prime vittime da COVID-19 in Afghanistan

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Afganistan, Citizen Media, Salute, COVID-19
SEHAT (System Enhancement for Health Action in Transition) [1]

“SEHAT (Sistema di miglioramento del sistema per l’azione sanitaria). Nell'ospedale Hootkhail lavorano anche medici donne e per questo la struttura è accessibile anche a chi prima non poteva andarci”. Foto: Rumi Consultancy/World Bank, dall'account Flickr World Bank. Licenza dell'immagine: CC BY-NC-ND 2.0 [2].

Leggi la copertura speciale di Global Voices sull’impatto globale del COVID-19 [3] [it].

L'Afghanistan è particolarmente esposto alla pandemia di COVID-19: molti dei suoi 32 milioni di abitanti [4] [it] hanno subito diversi anni di guerra civile che hanno indebolito, se non completamente distrutto, il settore della sanità pubblica. Inoltre, confina con l'Iran, uno dei Paesi più colpiti [5] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] dal COVID-19. Per questo motivo, non sorprende che ora l'Afghanistan stia registrando i primi contagi e decessi.

Il primo decesso è stato riportato il 22 marzo nella provincia di Balkh, nel nord del Paese, ed è stato confermato [6] dal Ministero della Salute Pubblica. Il secondo caso è stato la morte di una donna di 45 anni nella provincia occidentale di Herat. Il 28 marzo i casi [7] confermati di contagio dal virus erano 174 e il totale delle morti da COVID-19 ammontava a 3 vittime [7].

Una sfida in più: il ritorno dei profughi

Uno dei tanti fattori che rendono la lotta contro l'epidemia ancora più difficile per l'Afghanistan è il grande numero di profughi afgani che vivono in Paesi vicini come Iran [8] e Pakistan [9]. Alcuni ora sono obbligati a ritornare al loro Paese, ma altri hanno scelto di tornare spontaneamente.

Il governo afgano ha iniziato a implementare misure speciali a fine marzo per combattere l'epidemia. Dopo l'individuazione di 32 casi nella provincia di Herat il 25 marzo, il governo ha ordinato la limitazione dei movimenti [10] in tre province. Dato che la provincia di Herat è il punto d'accesso per molti profughi afgani che ritornano dall'Iran. Wahidullah Mayar, il portavoce del Ministero della Salute Pubblica, il 25 marzo ha dichiarato [11]:

“Among the 30 cases in Herat, some of them have come from Iran. It shows that the virus is spreading in society.”

“Alcuni dei 30 casi di Herat venivano dall'Iran. Questo dimostra che il virus si sta diffondendo nella società”.

Il flusso di profughi proveniente dall'Iran è stato confermato da un altro funzionario statale, Ahmad Jawed Nadem, capo del Dipartimento di Profughi e Rimpatriati della provincia dell'Herat, che ha dichiarato [12] che, dal 20 febbraio a fine marzo, circa 30.000 afgani sono ritornati volontariamente in Afghanistan.

Il Ministro della Salute afgano, Ferozuddin Feroz, non è ottimista sull'esito dell'epidemia; il 24 marzo ha dichiarato [13]:

According to WHO [World Health Organization] predictions, there is the possibility of 16 million people [half of the country's population] becoming infected with the virus.

Secondo le previsioni dell'OMS [Organizzazione Mondiale della Sanità], c'è la possibilità che 16 milioni di persone [metà della popolazione del Paese] possa venire contagiata dal virus.

Secondo i dati del Ministero della Salute afgano, finora sono stati riportati 174 casi positivi [14] su circa 800 casi sospetti.

La sfida del distanziamento sociale in una società che vive di grandi assembramenti

La cultura afgana è fortemente incentrata sulle comunità e ogni evento sociale, ad esempio un matrimonio, una competizione sportiva o un evento religioso, è solitamente aperto a un folto gruppo di familiari e vicini dello stesso quartiere o villaggio. Come affermato dal portavoce del Ministero della Salute Mayar: “Ci preoccupiamo delle persone che si riuniscono in un solo posto”.

Quest'immagine postata il 22 marzo dice:

A quanto pare questo è un incontro di wrestling di ieri a Mazar-e-Sharif (provincia di Balkh).

Foto postata sui social media.

Il governo ha preso misure speciali per iniziare ad attuare l'isolamento: ha limitato i movimento a Kabul [21], la capitale dell'Afghanistan, per tre settimane. Ha anche ridotto di tre ore l'orario di lavoro [22] [fa] negli uffici statali e offre un congedo retribuito alle donne in gravidanza e alle madri con figli in età prescolare.

Una potenziale fonte di contagio sono i bazaar all'aria aperta, che in Afghanistan sono non solo luoghi tradizionali per l'acquisto di cibo, ma anche fonte di contatti sociali e scambio di notizie. Secondo il governatore della provincia di Herat, Abdul Qayum Rahimi [23]:

The case of the bazaars is being discussed, about changes for this upcoming Friday

La questione dei bazaar è in fase di discussione, arriveranno cambiamenti venerdì prossimo.

Anche il Parlamento afgano è diventato una possibile fonte di contagio. Il Ministro della Salute Feroz ha annunciato [24] che ci sono due casi sospetti tra i parlamentari. Per questo motivo, il parlamento è stato chiuso [24] per due settimane.

Tuttavia, nonostante la gravità della situazione e le ultime decisioni del governo, sembra che la maggior parte degli afgani non stia rispettando le misure e non stia prendendo molto seriamente i rischi presentati dal coronavirus.

I casi di COVID-19 sono arrivati a 74 in Afghanistan + 4 casi alla missione Sostegno Risoluto.

Il Ministro della Salute Pubblica prevede che il virus possa contagiare 25 milioni di persone su una popolazione di 32 milioni.

Il Ministro prevede anche che 110.000 persone potrebbero morire se il COVID-19 non viene preso sul serio.

Questo video del 28 marzo girato a Kabul dimostra che non è cambiato molto nella vita quotidiana della capitale:

Piazza Pashtun-wat, giorno 1 della quarantena a Kabul, sembra che sia tutto normale. Il governo ha limitato ogni tipo di movimento con rare eccezioni, ma a Kabul sembra che non interessi a nessuno.