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L'India verso una strategia di ‘sorveglianza di massa’ nella lotta al COVID-19?

Categorie: Asia meridionale, India, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Governance, Politica, Tecnologia, COVID-19, Advox
Image by Gerd Altmann from Pixabay. Used under a Pixabay License. [1]

Foto di Gerd Altmann da Pixabay. Utilizzata su Licenza di Pixabay [2]

Leggi la copertura speciale di Global Voices sull’impatto globale del COVID-19 [3] [it].

Oltre al lockdown nazionale [4] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], l'India sta sperimentando una tecnologia che aiuterà il paese a controllare la diffusione del COVID-19. Il 2 aprile scorso il governo indiano ha lanciato la sua app di tracciamento per dispositivi mobili, Aarogya Setu. [5] L'applicazione, che allerta gli utenti quando sono a meno di sei piedi (1,8 metri) [6] di distanza da una persona affetta da coronavirus, sta destando preoccupazioni su potenziali problemi di sicurezza digitale.

Arogya Setu App – Tenetevi informati sugli ultimi aggiornamenti nella lotta contro il COVID-19.

Il governo ha lanciato ‘Aarogya Setu’, un'app basata su un sistema Bluetooth, per rafforzare la lotta contro il COVID-19.

Gli utenti di Aarogya Setu si registrano [6] usando il proprio numero di cellulare e possono aggiungere i propri dati personali e la cronologia dei propri spostamenti. Una funzione consente agli utenti di effettuare un test di autovalutazione [9] se sospettano di essere infettati dal virus. Inoltre, l'applicazione allerta le autorità quando i dati forniti da una persona destano sospetti, come nel caso di un viaggio recente in un paese ad alto rischio o di sintomi medici. L'applicazione è stata sviluppata dal National Informatics Centre per conto del Ministry of Electronics and Information Technology (MeitY), il quale sostiene [6] che i dati raccolti saranno condivisi soltanto con agenzie governative. Google Play store [10] ha già registrato più di un milione di installazioni dell'applicazione.

Durante il lancio di Aargogya Setu, Neeta Verma, direttore generale del National Informatics Centre (NIC) ha detto: [11]

[…] the app will enable people to assist themselves [from] the risks of catching coronavirus infections. The risk score is calculated based on their interactions with others using cutting edge Bluetooth technology, algorithms and artificial intelligence. Citizen privacy is taken into account while designing the app. Personal data collected stays secure on the phone until it is needed for medical intervention.

[…] l'app aiuterà le persone a evitare di contrarre infezioni da coronavirus. Il tasso di rischio è calcolato sulla base delle interazioni con le altre persone utilizzando la tecnologia Bluetooth, algoritmi e l'intelligenza artificiale. La privacy dei cittadini è stata presa in considerazione durante la progettazione dell'app. I dati personali restano al sicuro sul cellulare fino a quando non sono necessari per interventi medici.

In una serie di tweet Krishnaswamy Vijay Raghavan [12], consulente scientifico del governo indiano, ha detto che l'app permetterà alle persone di sapere se sono state accidentalmente in contatto con persone infette. In uno di questi tweet ha anche avvisato gli utenti di lasciare sempre il Bluetooth attivo e di condividere “sempre” la propria posizione:

Come funziona? Installa l'app, attiva il Bluetooth, imposta la funzione di condivisione della posizione su “sempre”. L'app rileva altri dispositivi in cui è istallata Aarogya Setue che sono nelle vicinanze del Bluetooth / GPS del tuo telefono. Aarogya Setu è disponibile sia su iOS che Android.

Raghavan assicura anche che i dati raccolti sono crittografati con tecnologie all'avanguardia, ma fino ad ora sono poche le informazioni disponibili sugli standard di criptaggio seguiti.

Inoltre, utenti come Vijaita Singh trovano “irritante” il requisito di mantenere il Bluetooth sempre attivo.

Ieri ho scaricato Arogya App. Ti informa su qualsiasi paziente positivo al COVID vicino a te. Ma questo fatto del Bluetooth che deve essere attivo tutto il tempo… è irritante.

Prasanna S., avvocato e autore di pubblicazioni sui diritti in internet, mette in discussione [16] la trasparenza con cui i dati sono raccolti e conservati sia nell'applicazione che nel server:

[..]There isn’t enough information available on what data will be collected, how long will it be stored and what uses it will be put to. If the data gets shared with the government of India, what the government can use it for needs to be specified. Otherwise, it will be a violation of the notice and consent principles. [..]
[..]On the data retention part, the app’s privacy policy mentions that all information provided at the time of registration will be retained for as long as the user’s account remains in existence “and for such period thereafter as required for the purposes for which the information may lawfully be used.[..]

[..] Non ci sono abbastanza informazioni disponibili su quali dati saranno raccolti, per quanto tempo saranno conservati e in che modo verranno utilizzati. Se i dati saranno condivisi con il governo indiano, è necessario specificare l'uso che ne farà. Altrimenti si tratterà di violazione dei principi di notifica e consenso. [..]
[..] Per quanto riguarda la conservazione dei dati, secondo l'informativa di privacy dell'applicazione tutte le informazioni fornite al momento della registrazione saranno conservate per tutto il tempo in cui l'account dell'utente sarà esistente e per il periodo successivo, come richiesto dai motivi per cui le informazioni possono essere lecitamente utilizzate [..]

Screenshot of the Aargogya Setu app in the Playstore. [17]

Screenshot dell'app Aarogya Setu nel Google Play store.

Le preoccupazioni sulla violazione dei diritti dei dati non sono infondate, dal momento che l'India è accusata [18] di essere incapace di proteggere le informazioni personali trovate nel suo database biometrico, Aadhaar [19]. Inoltre, Aarogya Setu è solo una delle 11 app ufficiali [20] che il governo centrale e i governi provinciali hanno lanciato per contrastare il COVID-19. Anche un'altra app, Corona Kavach [21], ha suscitato critiche su questioni relative alla privacy. In un articolo del periodico Hindu [22], il giornalista Suhasini Haidar ha scritto:

The government’s efforts to monitor people advised quarantine for the novel coronavirus ran into privacy issues on Friday, after the database of hundreds of passengers who returned from “coronavirus affected countries” was leaked online and shared by social media groups. In addition, the government defended its newly launched pilot or beta version of a mobile phone application called “Corona Kavach” which uses the data of confirmed coronavirus patients to alert subscribers when they are in close proximity.

Gli sforzi del governo nel monitorare le persone in quarantena contro il nuovo coronavirus si sono scontrati con problemi di privacy venerdì, dopo che il database di centinaia di passeggeri che sono ritornati da “paesi affetti da coronavirus” è stato pubblicato online e condiviso sui social media. Inoltre, il governo ha difeso la sua versione pilota o beta dell'applicazione per cellulare chiamata “Corona Kavach”, che usa i dati di persone affette da coronavirus per allertare gli utenti quando si trovano nelle loro vicinanze.

Haidar ha anche osservato che gruppi su WhatsApp e Facebook sono stati in grado di condividere informazioni che includono nomi, numeri di passaporto, numeri di telefono e indirizzi di 722 passeggeri che sono arrivati a New Delhi il 9 e il 20 marzo.

Quando molti dei recenti interventi del governo rendono indistinti i confini tra un approccio scientifico alla lotta al COVID-19 e la protezione dei diritti individuali, l'uso affrettato della tecnologia diventa preoccupante. L'esperto di privacy Apar Gupta ha raccontato a India Today [21]:

As India does not have a pre-existing data protection law and there is a lack of statutory protection in place there is also a further problem given that these specific applications on the Play Store itself do not link to applicable privacy policies.

Siccome in India non c'è una legge sulla protezione dei dati e manca una protezione legale, emerge un ulteriore problema dovuto al fatto che queste applicazioni specifiche sul Play Store stesso non si collegano alle informative di privacy applicabili.

L'India è uno dei tanti paesi a usare la tecnologia per arrestare la diffusione del virus. Joseph Cannataci, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla privacy, ha espresso la sua preoccupazione [23] su come i paesi durante la pandemia stiano adottando rigide misure di sorveglianza che possono minacciare la libertà individuale.

Il gruppo per i diritti digitali Electronic Frontier Foundation è uno dei tanti a sottolineare [24] che i governi di tutto il mondo che stanno sostenendo l'adozione di tecnologie di sorveglianza a rete non hanno mostrato di essere realmente in grado di contrastare la pandemia attraverso l'uso di queste tecnologie.