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Secondo dati riservati, in Cina la cifra ufficiale di zero casi interni di COVID-19 esclude i portatori asintomatici

Categorie: Asia orientale, Cina, Hong Kong (Cina), Citizen Media, Politica, Salute, COVID-19
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La China Central Television ha riferito che i medici cinesi stanno condividendo in videoconferenza con il mondo la loro esperienza nella lotta contro la COVID-19. Screenshot da CCTV.

La pandemia COVID-19 si è attenuata in Cina, dove dal 18 marzo non si rilevano casi interni, e tutti i nuovi casi confermati al 22 marzo sono stati registrati come casi d'importazione. Tuttavia, secondo [2] [en] i dati riservati riportati dal South China Morning Post, le cifre ufficiali dei casi confermati escludono i portatori asintomatici del virus che sono risultati positivi al test.

Alla fine di febbraio, almeno 43.000 casi asintomatici identificati erano stati messi in quarantena. Questa cifra rappresenta più della metà degli 81.689 casi totali confermati segnalati al 23 marzo 2020 e costituisce circa un terzo del numero totale di casi risultati positivi al test.

L'idea che il governo cinese avesse escluso i casi asintomatici dal conteggio ufficiale è circolata sui social network, come WeChat, per più di due settimane, poiché molti hanno notato che le cifre reali dei casi confermati erano diverse da quelle ufficiali.

L'utente di Twitter @ding_gang ha pubblicato numerosi messaggi sui nuovi casi confermati dei quartieri residenziali di Wuhan e ha messo in dubbio il conteggio ufficiale [zh, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]:

Tanti nuovi casi nella zona di Wuhan e la cifra ufficiale è zero!

Alcuni hanno sottolineato che la Commissione Nazionale di Sanità cinese ha inserito i casi asintomatici e i casi confermati in due categorie distinte nella terza edizione delle “Linee guida di controllo COVID-19″ pubblicate alla fine di gennaio [5]. In effetti, la definizione operativa di “infezione confermata” utilizzata dalle autorità sanitarie cinesi è cambiata più volte da gennaio.

Rosso: casi confermati; giallo: casi sospetti. Screenshot dall'aggiornamento sul COVID-19 di Tencent.

Come mostrato nel grafico sopra riportato, dopo la sottrazione da parte delle autorità sanitarie del numero dei casi asintomatici dalla cifra ufficiale, il numero di casi confermati è salito a circa 4.000 il 4 febbraio, per poi scendere lentamente a circa 2.000 l'11 febbraio. Si è verificata poi una crescita del 600%, quando il 12 febbraio sono emersi 15.152 casi confermati, a seguito di importanti cambiamenti a livello governativo [6] [en] nella provincia di Hubei e nella città di Wuhan. Sotto la nuova leadership, è stata modificata [7] [en] la definizione di “confermato”, passando da una definizione basata su test di laboratorio ad una basata su diagnosi clinica. Di fatto, solo 1.820 casi sono stati confermati in laboratorio, mentre i restanti 13.332 sono stati confermati clinicamente. Dopo il 12 febbraio, la curva dei casi confermati si è attenuata, poiché la definizione di infezione “confermata” è stata modificata, tornando nuovamente alla precedente versione basata su test di laboratorio.

Molti utenti della rete hanno ipotizzato che l'obiettivo della manipolazione delle cifre fosse quello di preparare il paese alla ripresa della produzione a marzo, poiché l'impatto economico di una mancata azione in questo senso avrebbe potuto generare una maggiore instabilità politica rispetto alla malattia stessa. Lo scrittore cinese @laodeng89, ad esempio, ha scritto, a proposito di un'analisi di Bloomberg sull'impatto del COVID-19 sull'economia cinese:

Per difendere l'economia, il PCC ha cercato in tutti i modi di tenere nascosto il numero di casi confermati. Se Wuhan non registrasse nuovi casi di infezione per 14 giorni consecutivi l'intero paese potrebbe riprendere a lavorare. Ma secondo l'analisi di Bloomberg, la ripresa del lavoro in Cina non allevierebbe la pressione economica, poiché la diffusione della pandemia in tutto il mondo colpirebbe duramente anche la Cina.

Il dissidente politico @caojitw ha citato il rapporto investigativo di Caixin, organo di stampa della Cina continentale, sull'imminente crisi economica:

Mentre il PCC sostiene che a Wuhan i casi di polmonite sono diminuiti, le società di commercio estero hanno ripreso quasi il 100% delle loro attività in 19 province e, complessivamente, il 90% delle aziende del paese hanno ripreso a lavorare, Caixin ha riferito che il settore lavorativo è fermo a causa della riduzione della domanda e del numero dei contratti da parte degli Stati Uniti e dell'Europa a seguito della pandemia. La situazione è più devastante di quanto non fosse stata durante lo tsunami finanziario. Nessun contratto, nessuna moneta estera, ma il costo dell'importazione annuale di olio, cibo e patatine ammonterebbe a 400 miliardi di dollari per gli Stati Uniti. Che ne sarà dell'economia cinese?

Nel frattempo, è ancora costante la minaccia di trasmissione da casi infetti asintomatici. Sebbene la Cina abbia tenuto sotto controllo le infezioni asintomatiche, man mano che il paese riprende le sue attività economiche, alcuni portatori asintomatici di coronavirus potrebbero essere tornati a lavoro e aver trasmesso il virus ad altri. Secondo alcuni studi [11] [en], le persone infette possono essere altamente contagiose anche se hanno sintomi lievi o nulli. In un altro studio, è stato stimato che il tasso di “trasmissione silenziosa” [12] [en] si aggira intorno al 10%.

Anche il sito di dissidenti politici d'oltreoceano Epoch Times [13] ha riferito che un gran numero di pazienti dimessi sono risultati nuovamente positivi.

Inoltre, sia Hong Kong [14] [en] che Taiwan [15] [en] stanno affrontando una seconda ondata di contagi. Il numero di casi confermati a Hong Kong è raddoppiato in 10 giorni, passando da 150 il 14 marzo a 317 il 22 marzo [16]. Mentre la maggior parte dei casi è d'importazione, sono in aumento quelli che invece non possono essere collegati a casi esistenti, il che indica che la trasmissione asintomatica si è ormai diffusa nella comunità locale.

Secondo l’aggiornamento quotidiano di Tencent sul COVID-19 [17], il 23 marzo il numero di casi confermati in tutto il paese (inclusi Hong Kong, Macao e Taiwan) è stato 191, di cui 60 di importazione. Sebbene la pagina abbia rimosso le sedi specifiche dei casi confermati, il trend indica che la COVID-19 sta tornando in Cina.