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Siria: l'amore ai tempi della tirannia

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Siria, Citizen Media, Diritti umani, Guerra & conflitti, Politica, The Bridge

Questo post fa parte di una serie speciale di articoli dell'attivista e blogger Marcell Shehwaro, che descrivono la realtà della vita in Siria durante l'attuale conflitto armato tra le forze fedeli al regime e coloro che vogliono liberarsene.

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Videogame con cuore. Immagine di deviantART utente ZedLord-Art (CC BY-SA 3.0)

Me lo avevano detto il primo giorno che il marito era in prigione e che quella canzone che amavo canticchiare avrebbe potuto rattristarla. La cosa non mi aveva colpito particolarmente. Ci eravamo abituati ad ascoltare le storie delle famiglie dei prigionieri. Come se fosse normale, nella Siria di Assad, essere imprigionati e fossero le persone libere, o quelle che si consideravano tali, l'eccezione.

A cena, forse solo per conoscerla meglio, le ho chiesto in privato: ” come è stato catturato tuo marito?”

”Io sono stata arrestata al posto di blocco della 4° Divisione corazzata [1] [it, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione], sulla strada da Daarya a Damasco.Quando l'ho detto a mio marito quel pazzo ha guidato fino a li per chiedere di me, e è stato arrestato anche lui” mi ha detto, con voce soffocata.

Sospira, poi continua: ”non pensare l'abbia fatto solo per provare la sua virilità.Mio marito mi ama moltissimo.Il nostro è un matrimonio di amore.” I suoi occhi brillavano di una timidezza malinconica.

E mi sono ritrovata ad interrogarmi su un amore così forte da far guidare un uomo fino al posto di blocco della 4a Divisione corazzata, capeggiata da Maher Al Assad [2], il fratello più giovane del presidente, conosciuto per la sua brutalità e durezza.

Provo a nascondere le mie emozioni e le chiedo se si rivedranno mai.

Mi risponde con un sorriso, capendo la mia curiosità adolescenziale: ”non sapevo del suo arresto fino a quando non l'ho rivisto, un mese dopo.Ci siamo ritrovati sulla stessa macchina il giorno in cui trasferivano noi detenuti in un altro luogo. Aveva segni evidenti di tortura.Nonostante la guardia gli avesse proibito di parlarmi lui coraggiosamente, sprezzante del pericolo, mi ha chiesto come stessi. Quasi non riuscivo ad annuire per dirgli che stavo bene, quando la guardia gli ha urlato nuovamente contro. Da quel giorno,quasi nove mesi fa, non l'ho più visto né avuto notizie di lui.Non so nemmeno dove sia.”

Pensavo di aver capito la grandezza del loro amore, quando a sorpresa mi disse: ”Dopo sette mesi di prigionia e torture, durante i quali pensavo solo a lui e ai miei figli, una volta libera e senza chiedere il parere di nessuno, sono andata segretamente al quartiere delle forze aeree di Damasco.”

Impressionata dal suo racconto, non ho potuto non sgridarla: ”le forze aeree? La divisione Aqsa? Perché l'hai fatto? Sei pazza?”

I suoi occhi si fanno umidi. Continua: ”Avevo sentito che mio marito poteva essere li, quindi sono andata a chiedere di lui.A chiedergli di ridarmelo. Ho chiesto di lui.Ho urlato .Ma loro hanno minacciato di arrestarmi, quindi sono tornata a casa, pensando ai bambini.Quando la mia famiglia ha scoperto cosa ho fatto, si sono preoccupati così tanto che mi hanno spinto a trasferirmi in Libano con i miei figli.”

”Ma non riesco a resistere a Beirut. È così lontana da Damasco.Vivo vicino al confine e i miei occhi aspettano sempre di tornare a casa. Prega per lui Marcell. Prega perché sia ancora vivo e che sopravviva a tutto questo.”

Le chiedo scherzosa: ”ci inviterai alle celebrazioni?”

Mi risponde con voce speranzosa: ”certamente.”

Ovunque guardi, in mezzo alla violenza, il sangue e la morte in Siria, incontro storie d'amore pazzesche, coraggiose come una rosa cocciuta che continua a crescere anche se soffocata da erbacce e spine. Ci sono storie che nascono nei corridoi che dividono in due la città, noncuranti dei cecchini. Ci sono storie d'amore che nascono tra la città e i campi profughi e le città ai confini turchi. E ci sono ribelli dell’ Armata libera siriana che non potranno vedere le fidanzate finché il regime non cade.

Questo significa vivere in bilico. Sfiori la morte e la schernisci, aggrappandoti alla vita, cercando di trovarle un significato nei sorrisi dei tuoi cari.

La mia amica, l'eroina, mi vede fantasticare giocando con una collana, donatami dall'uomo che amo. Interrompe i miei pensieri: ”qual'è la sua storia?” E io le rispondo onestamente: ”penso che lui meriti qualcuno migliore di me. Come minimo qualcuno che non sia rapita dalla morte e braccata dall'ansia. Merita una ragazza stabile e che crede nel futuro, con cui costruire una famiglia.”

Ride di me e dei miei sciocchi pensieri: ”pensi che mio marito mi avrebbe amata se non fossi stata così rivoluzionaria?” mi chiede. Mi trovo in imbarazzo, senza una risposta da dare.

È solo l'amore che ci tiene uniti alla nostra terra,al nostro futuro e alla nostra libertà. Altrimenti la vita sarebbe troppo difficile, fatta solo di odio e vendetta.

Sconfiggeremo la tirannia dell'oppressione, con il nostro amore per la Siria e l'ottimismo verso il domani. Vinceremo.

Il blog di Marcell Shehwaro è marcellita.com [3] [en] e i tweet all'indirizzo @Marcellita [4] [en] sono principalmente in arabo. Leggi gli altri poste della serie qui [5], qui [6], qui [7], qui [8] e qui. [9]