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Il COVID-19 espone il divario nei servizi per gli anziani in Azerbaigian

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Azerbaigian, Citizen Media, Disastri, Governance, Interventi umanitari, COVID-19

Sotto la stretta delle regolazioni della quarantena, gli abitanti dell'Azerbaigian sopra i 65 anni non possono lasciare le loro case. Illustrazione (c): Leyla Ali per Chai Khana. Usata con il loro permesso.

L'articolo che segue è una storia [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di Chai-Khana.org [2] ed è stato pubblicato da Global Voices sotto un accordo di partnership. Il testo è di Aytan Farhadova [3].

Dai un'occhiata alla copertura speciale di Global Voices sull'impatto globale del COVID-19 [4] [it].

Sanuber Alakbarova, 95 anni, dovrebbe avere la possibilità di starsene seduta in giardino e godere del tempo primaverile a Sumgayit, una città della costa non lontana da Baku, capitale dell'Azerbaigian. Lei dovrebbe essere circondata dai suoi bambini, che avevano l'abitudine di farle visita per controllare come stesse e tenerle compagnia.

Invece, Sanuber è confinata su un divano, di fronte alla porta, perché la sua famiglia ha paura che possa prendere il coronavirus.

L'Azerbaigian ha adottato alcune delle misure più strette nel Sud del Caucaso, dal momento che il suo governo cerca di rallentare la diffusione del coronavirus, che ha già infettato oltre 1,500 persone nella nazione. Sotto le nuove restrizioni, nessuno oltre i 65 anni può lasciare la propria abitazione fino al 20 aprile. Tutti gli altri hanno bisogno del permesso della polizia per lasciare le proprie residenze, e le uscite dovrebbero essere limitate a una serie di impegni lavorativi o per le emergenze.

Adesso, la nuora di Sanuber si occupa di lei meglio che può, limitando i suoi contatti con l'esterno e lavandole frequentemente le mani. Al nipote di Sanuber, a cui è permesso lasciare la casa per lavorare, è stato vietato di passare il tempo con sua nonna, per paura che possa contagiarla.

“Abbiamo detto a tutti i nostri familiari di non farci visita. Mia suocera è anziana, e non vi è speranza di poterla salvare se dovesse essere contagiata. Le laviamo le mani spesso, con l'alcol. Dato che la nostra casa ha un cortile, quando fa caldo lei si siede esclusivamente sul divano davanti alla porta. Neanche noi lasciamo la casa”, dice Chimnaz Alakbarova, sua nuora.

“Io controllo tutto, A lavoro, mio figlio ha ricevuto una mascherina. Ho comprato guanti monouso per lui e gli ho detto di cambiarli ogni ora. Gli ho anche vietato di vedere sua nonna. Mia suocera sa che stiamo facendo tutto questo per impedirle di ammalarsi.”

Le misure restrittive hanno ricevuto diversi elogi, con i governi che si inerpicano per contenere il coronavirus.

“È lodevole che il governo dell'Azerbaigian ha risposto alla pandemia in maniera tempestiva e ha implementato un modello di isolamento sociale per proteggere la popolazione dalla rapida diffusione del virus, e in questo caso, ha fatto particolare attenzione alla popolazione più anziana, più vulnerabile al COVID-19″, dice Farid Babayev, capo dell'ufficio nazionale dell'Azerbaigian per l'UNFPA (United Nations Population Fund).

Ma i critici mettono in luce che il sistema dell'Azerbaigian è stato messo in atto senza fare attenzione a come avrebbe condizionato realmente la popolazione anziana, che consiste nel 6,8% degli abitanti. Per quelli che vivono soli, le nuove restrizioni hanno reso impossibile fare qualsiasi cosa – persino ricevere le loro pensioni o comprare cibo.

Il servizio di chiamata del Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale – 142 – sta aiutando al momento i cittadini con più di 65 anni. Ma i residenti dicono che devono pagare per i beni che ricevono – e ciò non è possibile senza le loro pensioni.

Fino al 2 aprile, il  call center [6] [az] ha ricevuto 27.486 richieste, di cui 5278 erano legate alla distribuzione dei servizi sociali.

Fazil Talibov, capo del Ministero delle Pubbliche Relazioni e del Dipartimento di Comunicazione, ha scritto su Facebook [7] [az] il 26 marzo che in alcuni casi i cittadini hanno chiamato il 142 per chiedere assistenza alimentare o un servizio di taxi gratuito. “I servizi sociali non includono aiuti alimentari. I servizi sociali includono assistenza nei lavori di casa, compera di beni di prima necessità, medicine, pagamenti dei servizi, etc. alle loro spese”, ha rimarcato.

L'economista Togrul Valiyev ritiene che i problemi con il sistema mettono in luce che il governo è stato preso di sorpresa e si è affrettato a implementare misure senza riflettere sulle loro conseguenze. “Se metti la regola che le persone con più di 65 anni non possono uscire, devi anche prendere in considerazione l'applicazione della normativa. Per esempio, il governo ha pensato che potessero limitarsi a pagare le pensioni” dice.

“Ma come risolvere il problema del ritiro delle pensioni dagli sportelli automatici se le persone non possono uscire? Loro [le autorità] dicono che possono chiedere a un parente o ad un operatore sociale di prelevare i soldi dalle loro carte. Questo in realtà è contro la legge, non puoi dare il tuo PIN a uno sconosciuto, come puoi controllare quanto prelevano? […] E inoltre i servizi sociali disponibili non stanno lavorando in maniera efficiente,” continua l'economista.

In risposta, iniziative popolari hanno iniziato a diffondersi a Baku e in altri luoghi.

Un gruppo di volontari ha creato il Qaranquş Aid Fund per aiutare le persone durante la quarantena. I membri e i volontari lavorano con i negozi per fornire agli anziani — e a chi ne abbia bisogno — cibo e beni essenziali. Inizialmente, l'idea era di fare la spesa e poi spedire i rifornimenti alle case delle persone.

“Abbiamo discusso con il team su come minimizzare il contatto umano nel fornire cibo, prodotti per le pulizie e altri beni essenziali. Abbiamo parlato con una catena di supermercati a Baku, Bizim Market, e stabilito un sistema di tessere, e abbiamo iniziato a trasferire le donazioni alle bonus card dei supermercati… fino ad ora, abbiamo distribuito 45 bonus card alle persone in bisogno,” spiega Vahid Aliyev,un membro del gruppo di quest'iniziativa.

Ma l'economista Nijat Garayew mette in guarda che soluzioni ad hoc non saranno sufficienti per aiutare chi ne ha bisogno durante la quarantena. “L'assistenza dei negozi e campagne di supporto (distribuzione di cibo, etc.) da varie agenzie governative e i loro affiliati (agenzie, iniziative, programmi per giovani spesati dal governo e azioni volontarie, etc.) non sono strategiche e sostenibili”, dice.

Garayev dice che il governo sta affrontando una doppia sfida al momento perché non era pronto per il virus e il prezzo internzaionale del petrolio è caudto drasticamente. Ciò nonostante, aggiunge che alcune tradizioni che riguardano gli anziani in Azerbaigian alleviano la pressione sullo Stato:

“Il fatto che la maggioranza delle persone anziane sono a casa e che vi è un forte supporto per gli anziani da parte delle famiglie nella società rende molto più facile il lavoro del governo. Questo significa che loro non devono avere a che fare con centinuaia di migliaia di persone anziane che sono in bisogno di soldi e cure,” dice Garayev. “Dall'altra parte, oggi vi sono molte famiglie a casa, senza un'occupazione, e le loro fonti di guadagno sono completamente ridotte. È probabile che vi saranno migliaia di famiglie che avranno necessità di pensioni di anzianità, specialmente nelle aree urbane.”

L'unica soluzione sostenibile, secondo Garayev, è per una più proattiva assistenza dal governo. “Sarebbe bene che creassero una struttura centralizzata di gestione della crisi, una struttura di difesa sociale. Stanno cercando di farlo, ma non sembra essere un impegno strategico. Quindi, non possono raggiungere il livello necessario di isolamento sociale [per fermare il virus].”

Per ora, gli anziani che vivono soli in Azerbaigian devono cercare di andare avanti meglio che possono.

Mavsukha Nasirova, una residente di Baku di 81 anni, dice di non aver ricevuto ancora nessuna assistenza, ma sta cercando di sopravvivere con l'aiuto dei suoi vicini.

“Il mio giovane figlio è morto… sono rimasta sola da allora. Ho chiamato il ministero una volta. Mi hanno detto, “se puoi pagare, andremo noi nel negozio e compreremo ciò che ti serve”, si ricorda. “Ma io ho detto, ‘se avessi i soldi, avrei chiesto al mio vicino di casa, li comprerebbe lui,” sottolinea Mavsukha.

Mavsukha è affetta da alta pressione sanguigna e diabete quindi il suo problema più grande è che, a causa della quarantena, non può recarsi presso la clinica locale per ricevere cure gratuite. Alla fine, ha deciso di chiedere a un vicino di andare alla clinica per prendere le sue medicine.

“Ho bisogno di medicine; il resto è per chiunque lo dia. Quando non c'era la quarantena, potevo andare in clinica, dove le mie iniezioni erano gratuite”, spiega Mavsukha.

“Ma ordinare medicinali costa. Ricevo una pensione di 230 Manat [135 dollari]… Ma non sono ancora morta di inedia; probabilmente sopravviverò.”