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Per i migranti e lavoratori giornalieri del Nepal, il lockdown è più pericoloso del coronavirus

Categorie: Asia meridionale, Nepal, Citizen Media, Diritti umani, Disastri, Governance, Interventi umanitari, Lavoro, Media & Giornalismi, Migrazioni, Politica, Relazioni internazionali, Salute, Sviluppo, COVID-19
A man is sitting at the banks of Tilicho lake, Nepal, holding a Nepali flag. Image via Pxfuel, used under a Creative Commons Zero - CC0 license. [1]

Un uomo siede sulle rive del fiume Tilicho, Khangsar, Nepal, e tiene in mano la bandiera nepalese. Immagine da Pxfuel, usata con licenza Creative Commons Zero – CC0 license [2].

Il paese himalayano del Nepal sta affrontando un'enorme sfida nel dare protezione e fare tornare in sicurezza i migliaia di cittadini nepalesi che, spostandosi per motivi di lavoro, sono ora bloccati [3] [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione] al confine tra il Nepal e l'India, oltre che in altre parti del mondo.

Il Paese è stato in lockdown [4] per circa un mese, con spazi pubblici, servizi di trasporto e aeroporti chiusi e con i confini con India e Cina completamente bloccati. Non sono autorizzati i viaggi da e per il Paese, incluso per i cittadini nepalesi. Il lockdown non ha avuto un impatto uguale su tutti, infatti tra i più colpiti [5] dalle restrizioni ci sono i lavoratori migranti e giornalieri.

Negli ultimi decenni, molti nepalesi in cerca di lavoro si sono recati in paesi [6] come l'Arabia Saudita, il Kuwait, la Malesia, la Corea del Sud e la vicina India. Circa un terzo dell'economia del Nepal è supportata [7] dalle rimesse inviate da questi lavoratori. Il governo ha iniziato un processo per rintracciare [8] quelli che si stimano essere 4.5 milioni di nepalesi che vivono attualmente all'estero in qualità di lavoratori migranti.

Quasi 500 lavoratori migranti del Nepal sono bloccati [3] al confine con l'India alla disperata ricerca di un modo per tornare a casa, dal momento che non hanno né un posto sicuro in cui stare né cibo. Molti di loro stanno dormendo per strada e altri stanno rischiando le loro vite per superare illegalmente il confine.

Lavoratori migranti bloccati lungo il condine tra India e Nepal, nella città di Dharchula, a causa del lockdown durante l'epidemia di Coronavirus. Il governo centrale ha ordinato a tutti gli Stati di chiudere i confini e di tenere sotto controllo gli spostamenti della popolazione.

Anche i lavoratori migranti nepalesi che vivono in paesi come gli Emirati Arabi Uniti [13] si trovano adesso in una situazione di notevole rischio. Nel mezzo della pandemia e del lockdown, il Qatar ha immediatamente espulso  [14]centinaia di nepalesi senza alcuna rete di supporto, mentre migliaia di lavoratori vivono ancora [15] in campi allestiti nel Qatar senza lavoro né adeguato alloggio.

Chandar Kumar del Kathmandu Post ha scritto su Twitter:

Il gruppo di difesa dei diritti umani ha accusato le autorità del Qatar di avere circuito ed espulso, lo scorso marzo, dozzine di lavoratori migranti con la scusa di portarli a fare test per il Covid-19.
Lo ho riportato. @amnesty @amnestynepa

Inoltre, più di 655 casi [20] di COVID-19 sono costituiti da lavoratori migranti nepalesi che si trovano all'estero. Molti dei migranti cercano il supporto del governo per tornare a casa, ma il governo del Nepal non è né disposto né pronto [13] a facilitare il loro ritorno in sicurezza.

I lavoratori migranti nel Medio Oriente vivono nel timore di ulteriori licenziamenti e espulsioni. Il giornalista Dewan RAI scrive su Twitter che:

Una sfida impellente per il governo del Nepal è di portare a casa i lavoratori migranti nepalesi che si trovano in Medio Oriente. Gli Emirati Arabi Uniti vogliono che i lavoratori migranti siano rimpatriati e stanno considerando una quota per i lavoratori provenienti dai paesi che si rifiutano di rimpatriare i propri cittadini, il @NepaliTimes riporta https://t.co/K36bmankrC [22] https://t.co/gJ3RYfASEa [23]

In un articolo [25] sul sito di notizie nepalese My Republica, i sociologi Prakash Bhattarai e Rajendra Senchurey hanno delineato le sfide che, a loro avviso, il Nepal si troverà a fronteggiare se molti lavoratori migranti faranno ritorno a casa come conseguenza negativa del COVID-19:

A growing negative narrative on migration and migrants is identified as another significant impact with the beginning of the COVID-19 crisis. [..] It is quite important to create new narratives to challenge these stigmatizing narratives. [..] Post-COVID-19 development policy should also emphasize making use of the knowledge and skills that returnee migrants have brought along.

Un ulteriore elemento che coincide con l'inizio della crisi per il COVID-19 è l'aumento delle narrazioni negative sulle migrazioni e i migranti. […] È davvero importante creare nuove narrative per sfidare quelle stigmatizzanti. […] Le politiche di sviluppo che seguiranno il COVID-19 dovranno inoltre sottolineare l'utilità delle conoscenze e delle capacità che i migranti hanno portato con sé tornando in patria.

Secondo i report [26], dall'inizio del lockdown migliaia di persone, inclusi studenti bloccati e lavoratori giornalieri ormai disoccupati, hanno fatto ritorno ai propri villaggi lasciando le grandi città come Kathmandu, Pokhara e Chitwan. Molti lavoratori domestici immigrati si sono trovati a fronteggiare una difficile scelta: dal momento che i servizi di trasporto erano interrotti, per loro era difficile tornare nei propri distretti di origine. In tanti hanno intrapreso il viaggio di ritorno a piedi.

#covid_19 #covid19nepal Leggi la storia di 17 operai che hanno camminato per 575 chilometri da Kathmandu a Rajapur, Bardiya, dopo il lockdown.

Record Nepal [38], una pubblicazione digitale indipendente con sede a Kathmandu, ha divulgato un'intervista a un operaio edile migrante a cui è stato chiesto il motivo per cui i suoi colleghi stessero scappando dalla capitale:

Perché i migranti scappano da Kathmandu? #lockdownspeciale

Rohinda Manda, un operaio edile di Sarlahi

[Testo del video]: Rohinda Manda: Non abbiamo più lavoro da quando è iniziato il lockdown, che continua a essere esteso di settimana in settimana. Stiamo a casa e stiamo finendo cibo e soldi. Non abbiamo altri amici o sistemi di supporto come nei villaggi. La situazione è molto precaria ed è difficile per noi sopravvivere a Kathmandu. Per questo motivo, siamo obbligati a tornare a casa a piedi, nonostante il viaggio sia lungo e difficile. Siamo un gruppo di 10 amici diretti nella stessa direzione. Ci metteremo almeno 4 giorni ad arrivare a casa. Ma lo faremo lo stesso, andremo lentamente verso casa perché non ci restano altre opzioni.

Record Nepal ha anche pubblicato la storia [44] di un uomo che è deceduto mentre percorreva a piedi la strada che lo avrebbe dovuto portare a casa.

La prima morte connessa con il #COVID19 in #Nepal – non è dovuta al virus stesso ma alla disperazione. Lettura importante @recordnepal. Lo stato del Nepal ha, ancora una volta, fallito nei confronti dei suoi cittadini più vulnerabili!

Il 17 aprile 2020, la Corte Suprema del Nepal ha approvato [49] un ordine che impone al governo di rimpatriare [50] i lavoratori migranti vulnerabili e di organizzare il trasporto gratuito per tutti i cittadini diretti a casa così da assicurare loro di rientrare in sicurezza. L'ordine include l'obbligo per tutte le persone sospette di avere il COVID-19 di essere messe in quarantena prima di rientrare nelle proprie case.

La Corte Suprema del Nepal ha chiesto al governo di utilizzare le proprie ambasciate per identificare i nepalesi migranti che lavorano all'estero così da assicurare che ricevano cure in caso di COVID-19, seguendo le direttive dell'OMS, senza discriminazione, e di riportare a casa qualunque lavoratore migrante in condizioni di vulnerabilità: https://t.co/VsanEhIPUd [51]

Potrebbe essere ancora presto per determinare quanto effettivamente il governo abbia applicato queste direttive, anche perché il Paese è ancora sotto lockdown.

Stando alle statistiche, da quando è stato identificato il primo caso di COVID-19 lo scorso 24 gennaio, il Nepal ha confermato solo 30 casi [53] e due ricoveri al momento della stesura di questo articolo. La lista include [20] 13 persone che facevano ritorno da Paesi come la Gran Bretagna, diverse parti d'Europa e Dubai, e 12 cittadini di nazionalità indiana che si erano recati in Nepal per prendere parte a una conferenza religiosa [54]. Mentre il numero dei casi riportati all'interno del Nepal è relativamente basso, si teme lo scoppio dell'epidemia poiché il numero dei test effettuati nel paese è insufficiente [55].

Il governo del Nepal si sta concentrando [56] principalmente sulle esigenze sanitarie immediate, ma per salvare il Paese da una crisi socio-economica di portata più ampia, dovrebbe anche affrontare le questioni riguardanti i cittadini più vulnerabili. Il governo dovrebbe inoltre preparare [57] strategie a lungo termine con la consultazione di esperti, così da permettere al paese di uscire dall'attuale lockdown.