Dilnur Reyhan, attivista per i diritti umani degli uiguri, denuncia la mancanza di solidarietà fra musulmani

Dilnur Reyhan. Foto di Ikuha, utilizzata su autorizzazione.

Gli 11 milioni di uiguri [it] che vivono nella provincia occidentale del Xinjiang [it] in Cina appartengono a una nazione musulmana turca che è stata presa di mira da Pechino e privata dei loro diritti umani più fondamentali [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], inclusi la libertà di religione, di movimento, e anche di trasmissione della loro lingua natia da quando Xi Jinping è salito al potere in Cina nel 2012.

Seppur ampiamente documentata [it], la situazione degli uiguri ha ricevuto un supporto molto limitato, anche dagli stati a prevalenza musulmana. Per capirne il motivo, ho parlato con Dilnur Reyhan, una studiosa uighura che vive in Francia e insegna al Paris National Institute of Oriental Languages and Civilizations (INALCO). È anche la fondatrice e la presidentessa dell’European Uyghur Institute, una ONG che promuove le questioni riguardanti gli uiguri e la loro cultura. Reyhan è un leader della comunità senza peli sulla lingua che sostiene la difesa dei diritti umani e dei diritti delle donne.

L'intervista è stata abbreviata.

Filip Noubel: Nonostante le enormi violazioni dei diritti umani che stanno avvenendo in Xinjiang, viene mostrata poca, o nessuna, solidarietà da parte dei governi degli stati musulmani. Lei ha sollevato la questione per la prima volta nel 2019 durante il Ramadan, sfidando i musulmani a reagire. Le cose sono cambiate da allora? 

Dilnur Reyhan I published this column in a French newspaper during last Ramadan with a feeling of desperation and disappointment, because until the end of 2019, almost no government of Muslim countries had shown the slightest sign of solidarity with the Uyghurs. What was all the more disappointing was the total indifference of the population of Muslim countries, except in Turkey. Hatred against the West among Muslim populations has blinded ordinary Muslim citizens of different countries to the point of refusing to believe any news brought by the Western media, even when it covers concentration camps for Muslims. On the one hand, China takes advantage of our Muslim identity to justify its camps, on the other hand, the majority of Muslims refuse to believe in it and thus support Chinese policy.

Not much has changed, except in the case of Qatar, because most Muslim countries rely on China economically speaking, and to benefit from transfers of Chinese technology. Besides most of those countries do not have great human rights records, and rarely protect the rights of their own minorities. Finally, China is often seen as a positive counterweight to the West.

But we have seen the case of individuals, such as the Turkish-German football player Mesut Özil raising the issue publicly. This could mean that opinion leaders could make public opinion be more aware.

Dilnur Reyhan Durante l'ultimo Ramadan ho pubblicato questo articolo in un giornale francese [fr] con una sensazione di disperazione e di delusione, perché fino alla fine del 2019 quasi nessuno dei governi degli stati musulmani aveva mostrato il benché minimo segno di solidarietà verso gli uiguri. La cosa più deludente è stata la totale indifferenza della popolazione degli stati musulmani, ad eccezione della Turchia. L'odio verso l'Occidente da parte delle popolazioni musulmane ha accecato i cittadini musulmani comuni di diverse nazioni, fino a farli rifiutare di credere a qualsiasi notizia diffusa dai media occidentali, anche quando tratta di campi di concentramento per musulmani. Da una parte, la Cina approfitta della nostra identità musulmana per giustificare i campi, dall'altra parte, la maggioranza dei musulmani si rifiuta di credere e quindi supporta la linea politica cinese.

Non è cambiato molto, ad eccezione del caso del Qatar, perché molti stati musulmani fanno affidamento sulla Cina per quanto riguarda l'economia, e per trarre benefici dai trasferimenti di tecnologie cinesi. Inoltre, la maggior parte di quegli stati non possiede un grande precedente sui diritti umani, e raramente protegge i diritti delle proprie minoranze. Infine, la Cina è spesso vista come un contrappeso positivo all'Occidente.

Ma abbiamo visto il caso di individui, come il calciatore tedesco di origine turca Mesut Özil, che hanno sollevato la questione pubblicamente. Questo potrebbe voler dire che gli opinion leader potrebbero rendere l'opinione pubblica più consapevole.

E per quanto riguarda la condotta dei governi degli stati occidentali? Pensa che cambieranno idea sulla questione delle violazioni dei diritti umani in Xinjiang? 

DR The attitude of Western countries is a little better than that of Muslim countries. At least 22 Western countries have asked China to close its concentration camps, while 50 countries, half of which are Muslim, have expressed collective support to China. Due to the current Sino-US trade war, Washington is showing a fairly firm attitude against Chinese policies targeting Uyghurs, in particular through sanctions against Chinese companies and officials responsible for these camps, but also through the bill for the protection of the human rights of Uyghurs. In Australia, we see similar signs of policy change emerging. 

Un segno della solidarietà taiwanese verso gli uiguri il 4 giugno (giorno della commemorazione del massacro di Tiananmen) a Taipei. Foto di Filip Noubel, utilizzata su autorizzazione.

DR La condotta degli stati occidentali è leggermente migliore di quella degli stati musulmani. Almeno 22 stati occidentali hanno chiesto alla Cina di chiudere i campi di concentramento, mentre 50 stati, di cui la metà musulmani, hanno espresso il loro sostegno alla Cina. A causa dell'odierna guerra commerciale fra Cina e USA, Washington sta mostrando una condotta alquanto dura verso le politiche cinesi che prendono di mira gli uiguri, in particolare attraverso delle sanzioni contro le compagnie cinesi e i funzionari responsabili di questi campi, ma anche attraverso il progetto di legge per la protezione dei diritti umani degli uiguri. In Australia stanno emergendo i segni di una politica simile.

FN Riesce a stabilire alleanze con i membri e gli attivisti in China, a Hong Kong e Taiwan? 

DR The Uyghurs of the diaspora stand in solidarity with the democracy movements of Hong Kong and Taiwan. The Hong Kong people did not forget to connect their movement to the issue of the Uyghurs during their demonstrations in 2019 .last year. One of the representatives of the Hong Kong democracy movement, Denise Ho, who is also a pop star in Asia, even supported the European Uyghur Institute by making a video to call the public to support our organization. In Taiwan, Tiananmen student movement leader and exile Uyghur Örkesh [known as Wuerkaixi in Chinese], links the Uyghur diaspora with the democratic movements in Taiwan.

DR Gli uiguri della diaspora sono solidali con i movimenti democratici di Hong Kong e Taiwan. La popolazione di Hong Kong non si è dimenticata di collegare il proprio movimento alla questione degli uiguri durante le manifestazioni nel 2019. L'anno scorso anche Denise Ho, una dei rappresentanti del movimento democratico di Hong Kong, che in Asia è anche una pop star, ha supportato l'European Uyghur Institute facendo un video per chiedere al pubblico di supportare la nostra organizzazione. A Taiwan, il leader del movimento studentesco di Tiananmen ed esule uiguro Örkesh [it] [conosciuto come Wuerkaixi in cinese], collega la diaspora uighura con i movimenti democratici di Taiwan.

FN La cultura e l'identità uighura sono state seriamente minacciate in Xinjiang. Quali sono i mezzi per resistere che la popolazione uighura può comunque usare in questa situazione? 

DR  Since the establishment of this extended network of concentration camps by China in the Uyghur Region [Xinjiang], the tasks of the Uyghur diaspora has increased significantly increased. On the one hand, political organizations are working to pressure Western countries to adopt measures  that would force China to close the camps. On the other hand, the protection and safeguarding of the Uyghur language and culture in the diaspora has become vital. Thus, almost everywhere in the diaspora, mother tongue schools have been created for the past three years.

Our organization is a good example: we started our activities as a student association to promote the Uyghur language and culture in France in 2009. Ten years later, the context in the Uighur region but also in the diaspora has changed to the point that we now broaden our activities for the safeguard of the Uyghur identity in the Europe, where about 10,000 Uyghurs are believed to live.

DR Da quando la Cina ha creato questa rete estesa di campi di concentramento nella regione uighura [Xinjiang], le missioni della diaspora uighura sono aumentate significativamente. Da un lato, le organizzazioni politiche stanno lavorando per fare pressione sugli stati occidentali affinché questi adottino delle misure per costringere la Cina a chiudere i campi. Dall'altro lato, la protezione e la salvaguardia della lingua e della cultura uighura durante la diaspora sono diventate di vitale importanza. A tale scopo, negli ultimi tre anni, quasi ovunque nella dispora, sono state create delle scuole madrelingua.

La nostra organizzazione ne è un buon esempio: nel 2009 abbiamo iniziato le nostre attività come associazione studentesca per promuovere la lingua e la cultura uighura in Francia. Dieci anni dopo, il contesto nella regione uighura ma anche nella diaspora è cambiato fino a farci ampliare le nostre attività di salvaguardia dell'identità uighura in Europa, dove si pensa vivano circa 10.000 uiguri.

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