“Essere un'attivista è l'effetto collaterale dell'essere artista”. Intervista al fumettista sino-australiano Badiucao.

L'artista sino-australiano Badiucao in visita a Praga per il One World Human Rights film festival. Foto di Filip Noubel, usata con permesso.

L'artista sino-australiano Badiucao è apparso sui titoli di prima pagina mondiali nel giugno 2019, quando ha rivelato la sua identità a lungo celata in un documentario intitolato “Il geniale dissidente della Cina”, rilasciato per il trentesimo anniversario del Massacro di Tiananmen [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] .

Badiucao è uno dei critici più diretti sulle restrizioni del governo cinese sulla libertà di espressione. Ex studente di giurisprudenza a Shanghai, ha cambiato carriera per diventare un artista visuale e fumettista politico [it], poi emigrato in Australia dieci anni fa per proteggere se stesso e la propria famiglia. Il suo lavoro è censurato in Cina, e sempre di più a Hong Kong ed in Australia.

Ho intervistato Badiucao a Praga, dove si trovava per partecipare al One World, il più grande film festival per i diritti umani dell'Europa Centrale, che è poi stato interrotto dalla dichiarazione della Repubblica Ceca sulle misure speciali dovute al COVID-19 [it], il 10 marzo. L'intervista è stata modificata per concisione.

Filip Noubel: Come persona di origine cinese residente in Australia e apertamente critico verso il governo cinese, è probabile che anche tu ti senta oggetto del sentimento anti-cinese dovuto al COVID-19. Come gestisci questa pressione?

Badiucao (BDC) When I arrived in Australia, I thought I had the chance of not being Chinese. I wanted to get rid of that identity to be free. I actually feel very frustrated that I cannot be proud of my identity. I can see how Aboriginal artists are proud of their identity in Australia. But for me, I really had to think about my identity: would denying it help preserve myself? Is that healthy? Possible? Now I know there is nothing wrong with my culture or identity. The problem is that the Chinese government is hijacking this identity and pretending to represent Chinese culture. I need to fight to get it back; I should be the one defining and recreating it. I don't believe the Chinese government will always be in power. So we have to become immune to their propaganda, as overseas Chinese. But it has to be played out careful to avoid xenophobic, anti-Chinese mainlander sentiment, that I have experienced with some people in Hong Kong and Taiwan. It's important to have an open mind.

I worked as a school teacher in Australia and have seen how China is perceived through the lens of the Australian education system. There is no discussion about nuances about China, as institutions like the Confucius Institute dominate the narrative. A few years ago, the Revolutionary Opera the Red Detachment of Women (红色娘子军) was selected to represent Chinese culture. It is actually offensive to the victims of the Cultural Revolution, as it represents censorship [From 1966 to 1976 only eight pieces were allowed to be performed across China]. There is also little in-depth coverage of China, and cuts in funding for public media, including for programs in Chinese.

Badiucao (BDC) Quando sono giunto in Australia, pensai di avere l'opportunità di non essere cinese. Volevo liberarmi di quell'identità per poter essere libero. In realtà mi da’ molta frustrazione non poter essere orgoglioso della mia identità. Posso capire come gli artisti aborigeni siano orgogliosi della propria identità in Australia. Ma per quanto riguarda me, ho dovuto davvero riflettere sulla mia identità: negarla aiuterebbe a proteggermi? È salutare? Possibile? Ora so che non c'è nulla di sbalgiato con la mia cultura ed identità. Il problema è che il governo cinese stia sabotando questa identità, fingendo di rappresentare la cultura cinese. Io ho bisogno di lottare per riacquisirla; devo essere io a definirla e ricrearla. Non credo che il governo cinese avrà sempre il potere. Quindi noi dobbiamo diventare immuni alla sua propaganda, come cinesi all'estero. Ma ciò deve essere fatto con cautela per evitare sentimenti xenofobi anti-cinesi continentali, di cui ho avuto esperienza con alcuni a Hong Kong e Taiwan. È importante mantenere una mentalità aperta.

Ho lavorato come insegnante in Australia e ho notato come la Cina è percepita attraverso le lenti del sistema educativo australiano. Le diverse sfumature della Cina non sono messe in discussione, come istituzioni quali l'Istituto Confucio, le quali dominano la narrativa. Alcuni anni fa, l'Opera Rivoluzionaria “The Red Detachment of Women (红色娘子军) [Il distacco rosso delle donne]” fu scelta per rappresentare la cultura cinese. È in realtà offensivo verso le vittime della Rivoluzione Cuturale [it], poichè rappresenta la censura [Dal 1966 al 1976 solo otto pezzi furono autorizzati ad andare in scena in Cina]. Ci sono anche pochi approfondimenti di copertura in Cina, e tagli dei fondi per i media pubblici, inclusi per i programmi in cinese.

FN: Come descriveresti te stesso e il tipo di arte che crei?

BDC: People see me as a cartoonist because that's the only part of my work people see, mostly online. I also do performances, installations, paintings, but I can't seem to get access to art galleries for shows. I initially studied cultural events managements, which was part of the Law curriculum in China, because of the issue of copyright. But art is about delivering a message. I want to extend the definition of art. I see myself as an artist; being an activist is just a side-effect of being an artist in China.

BDC: La gente mi considera un fumettista poichè è la sola parte del mio lavoro visibile agli altri per la maggior parte online. Faccio anche dimostrazioni, installazioni, dipinti, ma sembra che non abbia accesso alle gallerie d'arte per le mostre. Inizialmente ho studiato management per eventi, che era parte del curriculum di giurisprudenza in Cina, per il problema dei diritti d'autore. Ma fare arte significa trasmettere un messaggio. Voglio estendere la definizione di arte. Mi considero un'artista; essere un'attivista è solo un effetto collaterale dell'essere un'artista in Cina.

Ritratto del Dr. Li Wenliang, di Badiucao. Immagine usata con permesso.

FN: Cosa ti ha spinto a rivelare maggiormente la tua identità in pubblico, recentemente?

BDC: I revealed my identity in the documentary. When the police visited my family back in China in 2018 to harass them, they didn't make my identity public, though they could have. Initially I covered my face, knowing that if I became well-known enough as an artist, the day would come when I would get support. So from day one, this was a time race against the Chinese government. I had no illusion of being a sort of Banksy forever. But after that police visit, I realized I still had the upper hand. In order to reach the largest possible audience, I decided to reveal my identity in the documentary, as the police, happy with my show being canceled in Hong Kong, told my family “He is a good boy now”. Of course, I could have abandoned my work then, but that would have been a betrayal of my art and the things I care the most for. I did retreat from social media then, as I was preparing the documentary and decided to protect it to avoid pressure on the filmmaker and the Australian media that would show it. It was a form of self-quarantine. Since I have revealed my identity, there have been consequences: I was followed, my phone was hacked, there is a possible case of home invasion still under investigation. My film director got harrased as well. I think they are waiting for a chance to get their revenge once there is less media attention.

BDC: Ho rivelato la mia identità nel documentario. Quando la polizia ha fatto visita alla mia famiglia in Cina nel 2018 per molestarli, loro non hanno rivelato la mia idenità in pubblico, anche se avrebbero potuto farlo. All'inizio mi sono coperto il volto, sapendo che se fossi divenuto un'artista piuttosto noto, sarebbe poi giunto il giorno in cui avrei ricevuto supporto. Quindi, dal primo giorno, era una corsa contro il tempo contro il governo cinese. Non mi illudevo per niente di essere una specie di Banksy per sempre. Ma dopo che la polizia ha fatto visita, capii di avere la meglio. Per far in modo di raggiungere la proporzione più vasta del pubblico, decisi di rivelare la mia identità nel documentario, e fu così che la polizia, soddisfatta del mio show cancellato a Hong Kong, ha detto alla mia famiglia “Ora sì che è un bravo ragazzo”. Certo, avrei potuto abbandonare il mio lavoro a quel punto, ma sarebbe stato un tradimento per la mia arte e per le cose a cui tengo di più. Mi sono ritirato dai social media a quel punto, mentre preparavo il documentario e ho deciso di proteggerlo per evitare la pressione sul regista e sui media australiani che lo avrebbero rilasciato. Era una forma di auto-quarantena. Da quando ho rivelato la mia identità, ci sono state delle conseguenze: mi hanno inseguito, il mio telefono è stato rintracciato, e c'è un probabile caso di invasione domestica ancora sotto indagine. Persino il regista del mio film è stato molestato. Penso che siano in attesa dell'occasione giusta per prendersi la loro vendetta, appena ci sarà meno attenzione da parte dei media.

FN: Cosa ne pensi della comunità dissidente cinese?

BDC: Totally useless and corrupt. Some collaborate with Trump, because they say we have a common enemy. But your friends should be the people who share the same values, not your enemy's enemy. This community is aging and that's also a problem with Chinese culture, a sort of ‘Confucian tumour': you have to respect them because they have authority as they grow old. And if you criticize them, you are labeled as a pro-Beijing Chinese spy. That's a very toxic attitude towards criticism. It seems the Chinese expression 有则改之,无则加勉 : “correct mistakes if you have done any and guard yourself against them”, doesn't apply to them. That's also why young people do not join them.

BDC: Totalmente inutile e corrotta. Alcuni collaborano con Trump, perchè dicono che abbiamo un nemico in comune. Ma i tuoi amici dovrebbero essere coloro che condividono gli stessi valori, non il nemico del tuo nemico. Questa comunità sta invecchiando e c'è anche un problema con la cultura cinese, una sorta di “tumore Confuciano”: devi rispettarli poichè loro, essendo anziani, possiedono l'autorità. E se li critichi, sei etichettato come una spia cinese pro-Pechino. È un atteggiamento molto tossico nei confronti del criticismo. Sembra l'espressione cinese 有则改之,无则加勉 cioè “correggi i tuoi errori se ne hai fatti alcuni e rimani in guardia da questi”, il che non vale per loro. E questo è anche il motivo per cui i giovani non si uniscono a loro.

FN: Come pensi che il COVID-19 stia influenzando il sistema politico in Cina?

BDC: Some people said this was perhaps China's ‘Chernobyl moment’. But this is not because this is not as harmful economically as this was the case for the Soviet Union. Xi Jinping is gambling, by saying ‘the problem is solved, go back to work’. There is a possibly of change, only if this situation of economic slowdown continues, people can bend more but will eventually break. But China is changing the narrative and the government is now depicting itself as the leader of fighting the virus. But the so-called Chinese model is just the scientific model, in a situation where the government can afford to ignore the personal lives of people. People suffered because if you quarantine, you need two things: supplies and transparency of information. But the latter one is not happening in China; they don't know what is going on, what to expect, and live in anxiety. This part is not being seen globally.

BDC: Alcuni hanno detto che questo era forse un po’ come ‘il momento Chernobyl’ della Cina. Ma non è perchè non è dannoso economicamente come fu per l'Unione Sovietica. Xi Jinping sta scommettendo dicendo: ‘il problema è risolto, torna a lavoro’. C'è una possibilità di cambiamento, solo se questa condizione di rallentamento economico continua, la gente può piegarsi di più ma eventualmente crolla. Però la Cina ora sta cambiando il discorso e il governo si sta ora raffigurando come il capo che combatte contro il virus. Ma il cosiddetto modello cinese è solo il modello scientifico, in una situazione in cui il governo si può permettere di ignorare le vite personali di ognuno. La gente ha sofferto poichè se sei in quarantena hai bisogno di due cose: provviste e informazione trasparente. Ma quest'ultima non sta avvenendo in Cina; non sanno cosa sta succedendo, cosa aspettarsi e vivono in uno stato di ansia. Il resto del mondo questo non l'ha visto.

FN: Cosa ti ha portato a Praga stavolta?

BDC: I came here to be part of two human rights film festivals, in Geneva and Prague. Geneva got cancelled, and the one in Prague was initially going on. This city means a lot to people in China for those who love freedom and democracy. Václav Havel is an inspiration, so I romanticized it. But I discovered he has been forgotten for a long time, this is a huge shock. But this was being naive, in fact history repeats itself when people forget. I want my art to be a form of recording against the official record of history, to avoid repeating mistakes.

BDC: Sono venuto qui per partecipare a due film festivals sui diritti umani, a Ginevra e a Praga. A Ginevra l'hanno cancellato, e quello a Praga all'inizio stava andando avanti. Questa città significa tanto per coloro che in Cina amano la libertà e la democrazia. Václav Havel è un'ispirazione, quindi l'ho idealizzato. Ma ho scoperto che è stato dimenticato per molto tempo, è uno shock enorme. Ciò è stato anche ingenuo, infatti la storia si ripete quando la gente dimentica. Voglio che la mia arte sia una forma di documentazione contro la storia ufficiale, per evitare di ripetere errori.

Durante il suo soggiorno in Praga, Badiucao ha anche messo in scena in progetto di arte di strada, mettendo in mostra manifesti del suo lavoro per tutta la città, incluso sul famoso Muro di John Lennon[it] che era stato citato dai protestanti ad Hong Kong[it].

Finalmente, la mia arte è sul Muro di John Lennon a Praga!

Che Havel non sia mai dimenticato.

Che Liu Xiaobo non sia mai dimenticato.

Che LiWenliang non sia mai dimenticato.

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