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Interruzioni di internet in Sudan: la storia che si cela dietro i numeri e le statistiche

Categorie: Africa sub-sahariana, Nord Sudan, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Guerra & conflitti, Interventi umanitari, Media & Giornalismi, Sviluppo, Tecnologia, Advox

Durante gli oscuramenti di internet in Sudan, molti cittadini non sono riusciti a comunicare tra loro tramite diverse app durante periodi politicamente intensi. Foto di ready-made via Pexels, liberamente utilizzabile.



Nota dell'editor: l'autore di questo post, Khattab Hamad, è un attuale dipendente di Canar.

I governi del mondo applicano politiche che consentano una massiccia sorveglianza e censura di internet. In Sudan, ad esempio, gli utenti non sono completamente sicuri o liberi su internet. Secondo Freedom House [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], la libertà su internet in Sudan si attesta a un punteggio pari solo a 25 su una scala da 0 a 100.

Negli ultimi due anni, il popolo sudanese ha affrontato due grandi oscuramenti di internet che hanno gravemente proibito le comunicazioni e gli scambi basilari durante periodi politicamente intensi.

Nel pieno di una rivoluzione che ha portato all'estromissione del dittatore di vecchia data Omar al-Bashir, il 19 dicembre 2018 il governo sudanese ha bloccato l'accesso ai social [2] Facebook, Twitter, WhatsApp e Instagram. Per aggirare il divieto, i cittadini hanno utilizzato delle reti virtuali private (VPN) [3] [it]. Il 26 febbraio 2019, il governo ha sbloccato i siti social, ma, dato che la privacy non era garantita, gli attivisti per i diritti digitali e i difensori dei diritti umani hanno invitato i cittadini a continuare a usare le VPN.

L'11 aprile 2019, quando il governo di Bashir è caduto e il potere è stato assunto da un consiglio militare di transizione (TMC), i cittadini hanno iniziato a sentirsi più sicuri a utilizzare internet senza una VPN.

Il popolo sudanese ha affrontato nuovamente un oscuramento di internet dal 3 giugno al 9 luglio del 2019, nel bel mezzo delle proteste e delle richieste di un governo civile. Il 3 giugno ricorreva il primo anniversario [4] della violenta dispersione, da parte delle forze armate, di un sit-in di richiesta di un governo civile nelle vicinanze del quartier generale militare. Almeno 100 manifestanti vennero trucidati. Per aggirare questo oscuramento totale, i dimostranti hanno utilizzato diversi metodi per condividere informazioni urgenti, seppur con enormi difficoltà.

In Sudan operano quattro [5] principali fornitori di servizi internet (ISP): Zain [6], MTN [7], Sudatel [8] e Canar [9]. Zain, MTN e Sudatel hanno una licenza GSM (sistema globale di comunicazione mobile) che consente loro di fornire servizi internet attraverso reti mobili. Canar non possiede una licenza GSM, ma offre la connessione a internet attraverso linee affittate di reti fisse e wireless.

Il grafico seguente di Netblocks [10] mostra le misurazioni sulle reti dei quattro operatori acquisite il 21 dicembre 2018. Ciascun punto rappresenta una richiesta di accesso a determinati siti, comprese le piattaforme principali come Twitter e Whatsapp. I punti rossi indicano che la richiesta dell'utente non è stata soddisfatta a causa di un “down” della rete. I punti marroni indicano, invece, che la richiesta dell'utente non è stata soddisfatta a causa di un timeout della connessione.

Figura 1, NetbBocks.

Dopo la rivoluzione — un oscuramento totale

Il 3 giugno 2019, la connessione a internet è saltata in tutto il Sudan a causa di una decisione politica del TMC. Gli internauti sudanesi sono riusciti a tornare online il 9 luglio 2019, grazie a una decisione del tribunale che [11] [it] ha ordinato a tutti i fornitori di servizi internet di ripristinare l'accesso.

La Legge sudanese sulle telecomunicazioni e i servizi postali del 2018 [12] conferisce all'autorità di regolamentazione il diritto di interrompere ogni stazione di comunicazione, telecomunicazione o emittente televisiva che violi la legge. Questa disposizione molto vaga non fornisce maggiori dettagli, così le autorità possono interpretarla nel modo in cui ritengono opportuno per limitare l'accesso ai servizi.

Il grafico seguente di NetBlocks mostra l'effettiva disponibilità di connessione internet da parte di un fornitore tra il 27 maggio e il 9 luglio 2019.

Figura 2, NetBlocks.

Il grafico seguente tratto da un rapporto sulla trasparenza di Google [13] [it] mostra, invece, il traffico in entrata e le richieste a Google provenienti dal Sudan.

Figura 3, Google Transparency Report [14] [it].

Questa volta, per oscurare internet, le autorità hanno disabilitato l’ “access point name” o APN nella rete dati mobile. In questo modo, gli utenti non possono visualizzare i dati sugli schermi dei loro telefoni.

Canar si era inizialmente rifiutata di bloccare i servizi internet per i suoi utenti, ma, il 5 giugno 2019, è stata costretta a disabilitare il Wimax [15] [it] e i servizi fissi LTE, come evidenziato in Figura 2, rispetto al traffico Canar con altri operatori.

Durante questo periodo, Canar e Sudatel hanno continuato a fornire servizi internet attraverso le infrastrutture in fibra ottica, costose per i singoli utenti, poiché questi servizi non rientravano nel divieto imposto. Di conseguenza, i pochi utenti che potevano permettersi l'accesso a tali servizi hanno continuato a condividere notizie politiche con la comunità globale via internet.

Gli attivisti sudanesi per i diritti digitali hanno intrapreso diverse azioni per aggirare l'oscuramento di internet.

L’Unione dei professionisti della tecnologia e della comunicazione [16] (PUTC) ha inviato circa 1 milione di messaggi di testo (SMS) da server al di fuori del Sudan per impartire le direttive dei leader rivoluzionari e smentire voci e informazioni errate.

Gli attivisti si sono anche collegati a internet attraverso carte SIM (Subscriber Identity Module, modulo d’identità dell'abbonato) dei Paesi vicini, essenzialmente attraverso il roaming, anche se le autorità hanno poi interrotto [17] anche le reti dati cellulari in roaming.

Gli attivisti hanno usato anche i server proxy [18] [it], che “fungono da intermediari per le richieste da parte dei client alla ricerca di risorse su altri server”. Questi servizi hanno permesso agli utenti di bypassare la censura e i filtri su internet.

Alcuni emigrati sudanesi hanno proposto di fornire internet attraverso VSAT (una tecnologia satellitare in grado di fornire il collegamento a internet), ma, a causa del costo elevato e dei rischi legati alla consegna delle apparecchiature, questa soluzione non si è rivelata praticabile.

Il blackout di internet nel bel mezzo di una brutale repressione

Durante l'oscuramento di internet tra giugno e luglio 2019, i cittadini sudanesi all'interno e all'esterno del Paese erano spaventati perché non riuscivano né a mettersi in contatto con le loro famiglie né ad accedere e a condividere informazioni essenziali.

Secondo quando riportato dai media, il 3 giugno 2019, le forze armate hanno violentato [19] decine di manifestanti e gettato [20] un gran numero di cadaveri nel Nilo. Si ritiene che oltre 100 protestanti siano stati trucidanti durante la repressione, anche se non vi è ancora una stima precisa delle vittime [21]. I gruppi per i diritti sono convinti che internet sia stato bloccato per evitare qualsiasi fuga di informazioni o prova di violazioni.

Sebbene molte organizzazioni si siano impegnate a garantire servizi basilari come acqua, cibo e istruzione durante le interruzioni di internet, esse non sono riuscite per molti versi a soddisfare le esigenze di tutti a causa dell'assenza di connettività.

Gli oscuramenti intenzionali di internet sono considerati una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali, e nel luglio 2016 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità una risoluzione [22] che condanna tali interruzioni.

Perdite finanziarie

Un blocco totale di internet rappresenta un grave rischio per l'economia. La connettività offre strumenti essenziali di comunicazione e cifratura necessari per archiviare i dati in modo sicuro e condurre gli affari in modo efficace.

Secondo il rapporto [23] [ar] del 2018 dell’Autorità per le telecomunicazioni e le poste (TPRA) [24] [ar], l'industria delle telecomunicazioni contribuisce all'economia sudanese per il 14% (5,2% di contributo diretto e 8,8% di contributo indiretto).

Secondo le statistiche di NetBlocks calcolate attraverso il suo Cost of Shutdown Tool [25] (strumento sul costo del blocco di internet), l'economia del Sudan ha perso 1.694.039.708 dollari durante il periodo di oscuramento di internet dal 3 giugno al 9 luglio 2019, senza considerare le ulteriori perdite dovute al crollo della fiducia di consumatori e investitori.

Figura 4, NetBlocks.

Secondo Al Jazeera, le perdite per le aziende e i privati legate alle connessioni a internet hanno superato i 750 milioni di dollari [26] [ar] durante il blocco di 37 giorni iniziato il 3 giugno 2019. La Banca mondiale ha stimato una perdita di 45 milioni di dollari al giorno a causa del blackout. Secondo un rapporto di Quartz Africa [27] del 2019, gli oscuramenti di internet costano all'economia sudanese 1,8 miliardi di dollari.

Le perdite dirette di Zain [28] sono state di 207 milioni di sterline sudanese (4,36 milioni di dollari), ovvero il 26% delle sue entrate mensili. I relativi costi indiretti sono stati causati dalle perdite mensili, dai costi operativi di rete, dalle spese legali e dal collasso della startup.

Un futuro senza più interruzioni?

Per immaginare un futuro in Sudan senza più interruzioni di internet, le autorità devono lavorare su diverse leggi: in primo luogo, una legge che sancisca la neutralità della rete affinché internet rimanga libero e aperto a tutti, anche durante le crisi politiche; in secondo luogo, una legge che criminalizzi la negazione dell'accesso a internet; e, in terzo luogo, una legge per prevenire le violazioni della privacy e dei dati personali degli utenti.

In questo modo, sarà più difficile decidere in futuro un altro oscuramento di internet.