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Tre anni di crisi separatista in Camerun: minacce online, attacchi all'identità e alla libertà di espressione

Categorie: Africa sub-sahariana, Camerun, Citizen Media, Diritti umani, Etnia, Giovani, Governance, Guerra & conflitti, Idee, Indigeni, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Storia, Tecnologia, Advox

Un parco all'incrocio con Warda vicino alle cascate di Mfoundi in Camerun. Sui cartelli si legge “Camerun unito per sempre”. Foto di Simbanematick via CC BY 4.0. [1]

Nel novembre 2016 sono scoppiate proteste [2] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] contro il governo di maggioranza francese nelle regioni anglofone nordoccidentali e sudoccidentali del Camerun. I manifestanti hanno amplificato le richieste [3] degli avvocati e degli insegnanti anglofoni di utilizzare la Common Law e il sistema educativo inglese nelle proprie regioni.

La minoranza anglofona del Camerun costituisce il 20% della popolazione del paese mentre la maggioranza francofona rappresenta l'80%.

Le proteste hanno sfruttato i social media [4], soprattutto Facebook, per mobilizzare e informare le persone.

Identità, diritti linguistici e digitali del Camerun

  • Il Camerun, dove si parlano più di 200 lingue, è diviso fra cultura inglese e francese.
  • Nel 2017 il governo ha oscurato internet nel tentativo di sedare la crisi anglofona.
  • Il governo non ha adottato misure concrete per affrontare discorsi d'incitamento all'odio su Facebook.
  • A gennaio 2019 il Camerun si è classificato tra i primi quindici paesi per numero di utenti Facebook.

La repressione [5] delle proteste da parte del governo francofono è sfociata in una guerra separatista che dura da 3 anni, motivata in gran parte da politiche identitarie e linguistiche e conosciuta come crisi anglofona.

Durante il conflitto, attacchi online e incitamenti all'odio per questioni di identità continuano a soffocare la libertà di espressione.

Gli scontri fra i gruppi separatisti, la polizia di stato e l'esercito hanno portato alla morte di almeno 2000 persone e a circa 500.000 sfollati [6] [it]. I gruppi separatisti anglofoni nel sud del Camerun vogliono separarsi dalla parte del paese a maggioranza francese e creare una nuova nazione, l’Ambazonia [7].

L'oscuramento di internet

Nell'ottobre del 2016, un mese prima che iniziassero le proteste, il governo è stato duramente criticato [9] sui social media per il modo in cui ha gestito l'incidente ferroviario avvenuto nella cittadina di Eseka, nel Camerun centrale, dove sono morte più di 80 persone e 600 sono rimaste ferite.

Come risposta, il governo ha lanciato una campagna contro i pericoli che nascondono i social media. Il giornale controllato dallo stato Cameroon Tribune ha affermato [10] che i social media stavano «rapidamente diventando una minaccia per la pace e uno strumento segreto di manipolazione» che «distrugge il carattere, destabilizza l'opinione pubblica e deforma i fatti, solo per citarne alcuni».

Nel gennaio 2017 il governo dello stato dell'Africa occidentale ha chiuso internet nelle regioni anglofone per più di un anno. L'oscuramento della rete, che è durato fino a marzo 2018, è avvenuto dopo che diverse immagini di torture e morti, che il governo voleva nascondere, hanno iniziato a circolare online.

La decisione non solo ha reso gli utenti di internet, in maggioranza giovani, ancora più avidi di notizie ma ha anche violato una risoluzione [11] del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del 2017 riguardante «la promozione, protezione e godimento dei diritti umani su internet».

La risoluzione condanna l'interruzione dell'accesso a internet e «afferma che gli stessi diritti che le persone hanno offline devono essere garantiti online», in particolare la libertà d'espressione.

Le politiche linguistiche e identitarie

Per decenni il Camerun è rimasto bloccato in numerosi e accesi dibattiti riguardanti una rappresentazione più equa negli spazi pubblici delle e culture inglesi e francesi.

Il paese ha unito le lingue e culture inglesi e francesi dopo la Prima Guerra Mondiale, quando la Gran Bretagna e la Francia [12] hanno preso il posto della colonia tedesca, una volta cacciata la Germania durante la guerra.

Il Camerun francese ha ottenuto l'indipendenza nel 1961 con il nome di Republique du Cameroun e il Camerun britannico ha votato per unirsi alla repubblica e dare vita alla Repubblica Federale del Camerun.

Tuttavia, il primo presidente del Camerun Ahmadou Ahidjo, che ha governato il paese dal 1961 al 1982, ha sciolto il sistema federale nel 1972. Oggi il Camerun è costituito da 10 regioni, otto francofone e due inglesi.

«Abbiamo un gruppo su WhatsApp di notizie sportive sul Camerun» racconta Samuel, un giornalista sportivo, a Global Voices il 5 marzo a Yaoundé, la capitale. Samuel è un camerunese anglofono del sud-ovest che ci ha chiesto di mantenere anonima la sua identità per paura delle repressioni:

Often we get official documents from federations in French. When my English colleagues ask why it is like that, most French colleagues hit back, saying tu dois etre bilingue [‘you need to be bilingual’] – le Cameroun est bilingue [‘Cameroon is bilingual’]. The funniest thing is that they can’t even read documents in English. We will quarrel and even lose track of the essence of the document at times – that’s how English journalists struggle for our identity in this country.

Spesso ci arrivano documenti ufficiali in francese dalle federazioni. Quando i miei colleghi inglesi ne chiedono il motivo, la maggioranza dei colleghi francesi ribatte tu dois etre bilingue [‘devi essere bilingue’] – le Cameroun est bilingue [‘il Camerun è bilingue’]. La cosa più divertente è che loro non sanno neanche leggere documenti in inglese. Discutiamo e a volte ci dimentichiamo del documento – è così che noi giornalisti inglesi lottiamo per la nostra identità in questo paese.

L'anno scorso, i legislatori hanno insistito affinché passasse un disegno di legge [13] per rafforzare l'utilizzo paritario dell'inglese e del francese menzionata nell’Articolo 1(3) [14] [it] della costituzione.

Ai sensi della legge [15] le ordinanze del tribunale possono essere redatte in entrambe le lingue ufficiali del Camerun, inglese e francese, a seconda della scelta delle parti coinvolte. Tuttavia, alcuni legislatori anglofoni temono che questo possa portare all'assimilazione. I cittadini anglofoni invece vogliono che venga [16] utilizzato l'inglese nei tribunali di Common Law delle loro regioni.

I troll di internet

I giornalisti in Camerun sono sempre dovuti stare molto attenti a segnalare atrocità relative alla lunga guerra separatista. Dare l'impressione di essere chiaramente schierati dalla parte dei separatisti o del governo può trasformarli in bersagli per i troll di una o dell'altra parte.

«Sono stato attaccato più volte su Facebook per il mio lavoro» racconta Kehdinga Fabrice, un giornalista del The Guardian Post nel sud-ovest del paese, a Global Voices il 6 marzo. «Un'edizione del The Guardian Post è stata postata [su Facebook], qualcuno l'ha commentata e io ho aggiunto una reazione al commento. La persona mi ha insultato sulla piattaforma e mi ha perfino scritto un messaggio privato definendomi un “agente del governo”» spiega Kehdinga.

Facebook, dove circa metà degli 8 milioni di utenti del social del paese hanno un account [17], è il luogo in cui gli attacchi si verificano con maggiore frequenza.

Kehdinga racconta a Global Voices:

It’s a normal phenomenon … if a frontpage newspaper gives a positive side of separatists, we are attacked — it’s the same scenario if we write on the side of the government. People send me messages [to my] inbox and even threaten me. Now I just read Facebook posts without commenting to be on the safe side.

È un fenomeno normale… se la prima pagina di un giornale mette i separatisti in buona luce, veniamo attaccati e succede la stessa cosa se scriviamo prendendo le parti del governo. La gente mi manda messaggi nella casella di posta ed è arrivata a minacciarmi. Ora leggo solo post di Facebook senza commentarli per sicurezza.

L'etnia è motivo di insulti online

Nel febbraio 2020, il Camerun ha ospitato la corsa annuale sul monte Camerun [18] [it] nella città anglofona di Buea, nella regione sud occidentale [19] del paese.

I corridori della regione nord occidentale [20], l'altra provincia anglofona del Camerun, hanno gareggiato contro i Fako, un gruppo etnico del sud-ovest, che venera la divinità Epas’a Moto.

Molti dei vincitori [21] della Corsa della speranza sul monte Camerun [22] erano dal nord-ovest.

Dei giornalisti di The Median hanno postato [23]su Facebook un'edizione del giornale con il titolo di prima pagina «Corsa della speranza sul monte Camerun: atleti del nord-ovest insultano Epas’a Moto, portano a casa decine di milioni».

Il titolo implica che gli atleti del nord-ovest hanno lasciato i Fako [24] [it] a bocca asciutta insultando la loro divinità Epas'a Moto per stracciarli.

La parola “insultare” non è andata giù agli utenti di Facebook: molti lettori hanno interpretato il titolo come una grave offesa nei confronti dei Fako e delle loro credenze generando una pioggia di commenti negativi:

John Ndumbe scrive:

Idiot! Do you know that NW [northwest] has 100 tribes? If they win the mountain race so what? Has Manyu [another tribal group] ever won a trophy despite their Nyankpes [25] and leopards?

Idioti! Lo sapete che la regione nord occidentale ha 100 tribù? Hanno vinto la gara, e allora? I Manyu [un'altra tribù] hanno mai vinto un trofeo malgrado i loro nyankpes e leopardi?

Eileen Tabuwe Akwo commenta:

Was Epas’a Moto in competition or against the athletes? All gods as we know are impartial and defend the pure of heart. By allowing this headline, The Median is supporting a wrongful insult. Let’s rethink our journalism.

Epas’a Moto era in competizione o contro gli atleti? Come tutti sappiamo le divinità sono imparziali e difendono i puri di cuore. Pubblicando quel titolo The Median sembra condividere un insulto scorretto. Dovremmo ripensare il nostro giornalismo.

Gli standard della comunità di Facebook [26] hanno ordinato di eliminare i post che incitano all'odio e alla violenza. Il post però rimane online. Per di più, a livello governativo, non c'è stato un chiaro approfondimento della questione degli abusi sui social media.

Come risposta al crescente odio online, il parlamento ha redatto un disegno di legge sull'incitamento all'odio e sul tribalismo [27] nel novembre 2019 e il presidente Paul Biya ha promulgato la legge nel dicembre 2019. I trasgressori dovranno pagare una multa di 3 milioni di franchi CFA (circa 5.000 $) e potrebbero rischiare tre anni di prigione, a seconda della gravità del caso.

Tuttavia, secondo l'avvocato per i diritti umani Felix Agbor Balla, che è stato accusato di terrorismo [28] sulla scia della crisi anglofona, il governo persegue i contravventori solo quando ci sono di mezzo le proprie istituzioni o personalità.

Il 27 marzo Agbor Balla ha riferito a Global Voices:

The problem with government is that they politicize it – they use it when it is convenient for them. When people use [hate speech] against people who are against the government — nobody cares.

Il problema del governo è che politicizza [la legge], la usa quando gli conviene. Quando le persone utilizzano parole d'odio verso altre persone che sono contro il governo, non importa a nessuno.

Nel gennaio 2019 il Camerun si è classificato [29] tra i primi 15 paesi per numero di utenti di Facebook in Africa, il che significa che la maggioranza della popolazione [30] utilizza il famoso social.

«Il Camerun ha bisogno di un solido accordo con Facebook affinché controlli che ogni messaggio che costituisce un attacco venga eliminato» afferma Agbor Balla.


Questo articolo fa parte della serie “La matrice dell'identità: regolamentazione delle piattaforme sulle minacce online alla libertà d'espressione in Africa”. I post trattano di discorsi d'incitamento all'odio legati all'identità, di discriminazione basata sulla lingua o sulla provenienza geografica, di disinformazione e di molestie (in particolare nei confronti di attiviste e giornaliste) diffusi negli spazi digitali di sette paesi africani: Algeria, Camerun, Etiopia, Nigeria, Sudan, Tunisia e Uganda. Il progetto è stato finanziato dal Fondo per i diritti digitali dell'Africa [31] istituito dalla Collaborazione sulla normativa TIC internazionale per l’Africa orientale e meridionale (CIPESA [32]).