I media nelle Filippine affrontano una ‘eterna minaccia di ritorsioni’ dopo la condanna per diffamazione online

La CEO di Rappler Maria Ressa (al centro), l'ex autore di Rappler Reynaldo Santos Jr. (a sinistra), e l'avvocato Theodore Te (a destra) tengono una conferenza stampa dopo la loro udienza al Tribunale Regionale di Manila. Foto di Kodao Productions, content partner di Global Voices.

Un tribunale di Manila ha condannato [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] una dei più importanti giornalisti delle Filippine per diffamazione online in un caso visto da molti come l'ultimo di una serie di attacchi alle voci di dissenso e alla libertà di stampa nel Paese.

Il 15 giugno la giudice Rainelda Estacio-Montesa della sezione 46 del Tribunale Regionale di Manila ha condannato Maria Ressa, amministratrice delegata del sito di notizie online Rappler, e l'ex reporter Reynaldo Santos Jr. a una detenzione dai 6 mesi e 1 giorno ai 6 anni, e ha ordinato a ognuno di loro di pagare 400.000 peso (circa 8000 dollari) per danni morali e esemplari.

Ressa e Santos sono i primi giornalisti nelle Filippine ad essere ritenuti colpevoli di diffamazione online dall'approvazione della legge nel 2012. È stato loro permesso di uscire su cauzione in attesa di appello sotto il vincolo della cauzione pagata nel 2019 e costata 100.000 peso (2000 dollari) ciascuno.

Rappler, un sito di notizie online indipendente noto in tutto il mondo, è stato preso di mira dal Presidente Rodrigo Duterte. Il tribunale, tuttavia, non ha riconosciuto alcuna colpevolezza da parte di Rappler nel caso di diffamazione online.

Rappler sotto tiro

I difensori della libertà di stampa nelle Filippine e nel mondo hanno subito condannato la sentenza contro Ressa come parte della campagna dell'amministrazione Duterte per terrorizzare e intimidire i giornalisti.

La causa contro Ressa e Rappler è stata presentata nel 2017 dall'uomo d'affari Wilfredo Keng per una storia pubblicata da Rappler nel 2012, riguardante i suoi presunti legami con il capo della Corte Suprema Renato Corona, che all'epoca era stato messo sotto impeachment per corruzione.

Il caso di Keng era stato inizialmente chiuso nel 2017 perché oltre i termini di prescrizione. Per di più, l'articolo era stato pubblicato quattro mesi prima che fosse emanata la legge sulla diffamazione via web.

Tuttavia il caso era stato riammesso in seguito dal ministero della giustizia delle Filippine, che aveva esteso il periodo di applicabilità dell'accusa di diffamazione online da uno a 12 anni e aveva sostenuto che l'articolo rientrasse nell'ambito della legge perché era stato ‘ripubblicato’ nel febbraio 2014, quando Rappler l'aveva aggiornato.

Anche se Duterte e i suoi portavoce negano ogni collegamento al caso di diffamazione online, Rappler è stato regolarmente bersaglio dell'ira del presidente e dei suoi alleati, per aver attivamente indagato e denunciato la sanguinosa guerra al narcotraffico, la manipolazione dei social media e la corruzione del governo.

I reporter di Rappler sono stati banditi dalle conferenze stampa del presidente nel 2018, per ciò che Duterte ha descritto come “distorsione di notizie” durante un discorso presidenziale.

I troll pro-Duterte accusano Rappler di essere venditori di “fake news” (notizie false) e lanciano invettive contro i suoi reporter.

La causa per diffamazione online è solo la prima di un totale di 8 casi giudiziari in corso contro Ressa e Rappler, tra i quali un'altra causa per diffamazione e accuse di reati fiscali. Tutti i casi sono stati aperti da quando Duterte è salito nel potere nel 2016.

Il governo di Duterte ha anche tentato di far chiudere Rappler nel gennaio 2018, sostenendo che il sito avesse violato le leggi riguardo il divieto sugli organi di stampa di proprietà straniera – accusa dimostrabile come falsa.

Una manifestante chiede di ‘testare le masse, non zittire le masse’ a un raduno tenutosi il 4 giugno 2020, il giorno in cui il Congresso filippino ha approvato la legge anti-terrorismo. Foto di Kodao Productions, content partner di Global Voices.

Ostacolare il dissenso

Il College of Mass Communication dell'Università delle Filippine (UP), la più importante università statale del Paese, ha condannato la decisione come un pericoloso precedente che dà al potere l'autorità di processare chiunque per i contenuti online pubblicati nell'ultimo decennio:

The State can prosecute even after ten, twelve or more years after publication or posting. It is a concept of eternal threat of punishment without any limit in time and cyberspace.

Lo Stato può perseguire anche dopo dieci, dodici o più anni dalla pubblicazione. È un concetto di ‘eterna minaccia di ritorsioni’, senza restrizioni nel tempo e nel cyberspazio.

L'Unione nazionale dei giornalisti delle Filippine (NUJP) ha dichiarato che le accuse che Rappler affronta sono solo l'ultimo atto di “una catena di azioni di repressione contro i media, che ha causato la chiusura forzata della rete ABS-CBN e un picco di minacce e atti di intimidazione nei confronti dei giornalisti, tutto perché gli uomini più potenti al mondo aborrono critica e dissenso.’’

Lo scorso maggio il governo ha costretto il più grande network televisivo del Paese, l'azienda privata ABS-CBN, a interrompere le trasmissioni dopo che il Congresso pro-Duterte si è rifiutato di rinnovare alla stazione la licenza radiotelevisiva.

La crescente persecuzione dei media avviene nel contesto di una legge anti-terrorismo approvata dalla legislatura che permette al presidente di creare un consiglio anti-terrorismo investito del potere di designare individui e gruppi come “terroristi.”

La designazione a sua volta permette, tra le altre misure draconiane, arresti senza mandato e 24 giorni di detenzione senza imputazioni in tribunale.

Le autorità hanno sfacciatamente negato che la legge minacci la libertà del Paese.

RIPRESA AEREA: 5000 attivisti e difensori dei diritti umani osservano il distanziamento fisico durante una commemorazione del Giorno dell'Indipendenza delle Filippine e tengono una ‘Grand Mañanita’ contro la legge anti-terrorismo del governo Duterte, 12 giugno, University Avenue, Università delle Filippine-Diliman, Quezon City. Foto e didascalia di Kodao Productions, content partner di Global Voices.

Mantenere la posizione

A una conferenza stampa dopo la sua udienza in tribunale, Ressa ha giurato di mantenere la sua posizione:

Freedom of the press is the foundation of every single right you have as a Filipino citizen. If we can’t hold power to account, we can’t do anything.

La libertà di stampa è il fondamento di ogni singolo diritto che avete come cittadini filippini. Se non possiamo chiedere conto al potere, non possiamo fare niente.

Pochi giorni prima della condanna di Ressa, in migliaia hanno sfidato il lockdown per unirsi alle proteste contro la legge anti-terrorismo a Manila nonostante le minacce di violenza da parte della polizia.

I manifestanti hanno ironicamente descritto la loro dimostrazione come una “mañanita” – la parola che il capo della polizia Debold Sinas, un alleato di Duterte, ha usato per giustificare [it] le celebrazioni per la sua festa di compleanno, che si è tenuta durante un periodo di severe restrizioni sugli assembramenti.

I doppi standard per gli alleati di Duterte e la strumentalizzazione delle leggi contro i detrattori sono stati un tema costante nei tweet che hanno usato l'hashtag #DefendPressFreedom (difendiamo la libertà di stampa) in risposta al caso di Ressa.

Difendo @mariaressa Ray e @rapplerdotcom non perché penso che siano al di sopra della legge ma perché il loro caso mostra come il governo Duterte distorce la legge fino a renderla un'arma contro le libertà civili.

Se possono farlo a ABS-CBN e Maria Ressa (Rappler), possono farlo ad altri media e a qualunque individuo.

DA VEDERE: Cronologia sulla causa per diffamazione online di Maria Ressa.
Oggi, 15 giugno, il Tribunale di Manila condanna la CEO e caporedattrice di Rappler Maria Ressa e l'ex reporter Rey Santos Jr per diffamazione online.

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