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Nel profondo dell'Amazzonia ecuadoriana, il digitale contribuisce al processo di autodeterminazione

Categorie: Attivismo, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Etnia, Good News, Indigeni, Media & Giornalismi, Scienza, Sviluppo, Tecnologia, Rising Voices
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La comunicazione è un elemento essenziale nella strategia di difesa dei territori messa in atto dai Sarayaku. Foto scattata dal team di comunicazione dei Sarayaku, utilizzata su autorizzazione.

Residenti nel sud della regione amazzonica dell'Ecuador, le circa 1200 comunità Kichwa di Sarayaku hanno catturato l'attenzione mondiale grazie alle loro battaglie in difesa del territorio e dei diritti degli indigeni.

Dal 1996, quando il governo ecuadoriano ha concesso a numerose società internazionali l'esplorazione della regione e l'estrazione del petrolio dal sottosuolo senza la consultazione e il consenso dei Sarayaku, i membri della comunità sono insorti, opponendosi con forza [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] allo sfruttamento delle materie prime delle loro terre. La pratica rappresentava una minaccia per la regione e per il sumak kawsay [3] [es], il buon vivere, uno stile di vita tipicamente indigeno che promuove la coesistenza armoniosa [4] tra gli uomini e la natura.

Nel 2003 i Sarayaku hanno portato la loro lotta davanti alla Corte interamericana dei diritti umani, vincendo la causa [5] contro lo Stato dell'Ecuador nel 2012.

La comunità, anche se focalizza le sue battaglie sulla difesa di pratiche ancestrali e di conoscenze legate alla tradizione, non disdegna la modernità. Recentemente alcuni membri e capi del gruppo indigeno hanno raccontato a Global Voices come le ultime tecnologie di comunicazione hanno contribuito a far conoscere la loro causa al mondo e ottenere così la solidarietà internazionale.

Rifiutare il silenzio

Per i Sarayaku l'uso dei dispositivi mobili e virtuali è un modo per rifiutare il silenzio, per connettersi intimamente con gli altri e per costruire un ponte nella direzione del futuro. Come ha spiegato Mirian Cisneros, l'attuale presidentessa dei Sarayaku, far sentire la propria voce non è stato facile per la comunità:

Some people in power have tried to silence us and to deny us the possibility of expressing ourselves freely. We've continued our activism because we want to be respected and, through our battles, make our voices heard. We want to defend our territory so that we can continue to survive and leave a legacy of resistance, respect and strength for the generations to come.

Il governo ha cercato di zittirci, negandoci la possibilità di esprimere liberamente la nostra opinione. Abbiamo continuato a lottare perché vogliamo essere rispettati e, attraverso la nostra battaglia, far sentire la nostra voce. Vogliamo difendere il nostro territorio per lasciare un'eredità di resistenza, rispetto e forza alla generazioni future e continuare a vivere nella loro memoria.

La comunità ha creato un blog, Sarayaku: Il popolo del mezzogiorno [6] [es]. José Santi [7] [it], uno dei responsabili della gestione del blog, ha raccontato a Global Voices che l'idea di una presenza online è nata quando il governo ha espresso opinioni completamente divergenti alle loro sulla questione dell'estrazione. Allora la comunità si è resa conto di aver bisogno di un canale di comunicazione e si è subito messa all'opera per crearne uno.

Questo bisogno è nato anche dalla percezione che la loro cultura non sia compresa e rispettata. Secondo Hilda Santi, ex presidentessa della comunità e attuale capo dell'educazione:

The government talks about interculturality but it is just a word without foundation. There is no real respect for our culture, they just want to impose external ways of life that are not aligned with ours. We have much to say and to offer, and we are finding new communication channels so that our youth and the men and women from our community are protagonists in the information produced.

L'interculturalità di cui parla il governo è ancora una parola senza fondamento. Non c'è un rispetto reale per la nostra cultura, al contrario vogliono imporci stili di vita non allineati con i nostri valori. Abbiamo molto da dire e da offrire, e stiamo cercando nuovi canali di comunicazione che permettano ai giovani, alle donne e agli uomini della nostra comunità di essere protagonisti attivi nel processo informativo.

Connettersi con gli altri

Internet e altri metodi di comunicazione digitale sono stati determinanti anche per uscire dai confini della località remota in cui la comunità risiede: l'area è accessibile solo in aereo o canoa, dopo due ore di auto dalla città di Puyo. La copertura della rete internet è limitata, ma i membri della comunità hanno adottato diverse strategie per incoraggiare l'uso dei dispositivi online. Santi ha detto a Global Voices che oltre al blog, sono stati creati anche una pagina Facebook [8] [es] e un account Twitter [9] [es] per promuovere le loro iniziative sia in Ecuador che all'estero.

Fonte: Tayjasaruta: Il blog ufficiale del popolo Kichwa dei Sarayaku [10], ripubblicata su autorizzazione.

Andrés Tapia, uno dei responsabili della comunicazione della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Amazzonia ecuadoriana (CONFENIAE) [11] [es], ha lavorato per molti anni con i Sarayaku. L'uomo ha osservato che internet ha rappresentato un'importante opportunità per condividere informazioni, specialmente sulla cultura e sui territori, non solo con persone non indigene, ma anche tra le comunità indigene stesse.

Il digitale è prezioso per la comunicazione interna. Apawki Castro, responsabile della comunicazione per la Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (CONAIE) [12], ha notato che la condivisione delle informazioni tra i gruppi indigeni è stata una parte cruciale delle strategie digitali messe a punto dai Sarayaku e da altre comunità ecuadoriane:

We need to use social networks because they contribute to create new communication avenues and to complement traditional forms of communication, such as community meetings.

Abbiamo bisogno di usare i social network perché contribuiscono a creare nuove strade di comunicazione complementari a quelle più tradizionali, come le riunioni della comunità.

[13]

Katy Betancourt Machoa, direttrice di Donne per CONAIE. Via conaie.org, ripubblicata su autorizzazione.

Un'eredità per il futuro

Secondo Katy Betancourt Machoa, direttrice di Donne per CONAIE, comunicando digitalmente i Sarayaku sono riusciti anche a scambiarsi diverse prospettive e opinioni:

There are diverse points of view and the different communication channels help us articulate these positions so that we organize ourselves and strengthen our efforts to resist extraction projects and the other issues that directly affect the indigenous population, but also affect the interests of the country more broadly.

Ci sono numerosi punti di vista e i differenti canali digitali ci hanno aiutato a elaborare queste posizioni. Ciò ha permesso di unire le nostre forze per contrastare il progetto di estrazione e altre questioni che riguardano direttamente i popoli indigeni e, più in generale, gli interessi del paese.

Le nuove forme di comunicazione sono il loro futuro in cui, secondo la presidentessa Cisneros, donne, bambini e nipoti possono svolgere un ruolo rilevante:

We want women to take an active role in the communication of Sarayaku because we are strong, we are brave, and we can lead. Our fight has not been easy, but it is the legacy that we are leaving to the younger generations. We don’t want our children and grandchildren to learn our history only from books. We want them to live what we are promoting and we want them to feel what we are feeling so that they too get involved in our fight.

Vogliamo donne che abbiano un ruolo attivo nella comunicazione dei Sarayaku, perché siamo forti, coraggiose e possiamo essere delle guide. La nostra battaglia non è stata semplice, me è l'eredità che stiamo lasciando alle giovani generazioni. Vogliamo che i nostri figli e nipoti non imparino la nostra storia solo sui libri. Vogliamo che vivano ciò che stiamo promuovendo, e che provino quello che noi stiamo provando, così che si sentano coinvolti anche loro nella nostra lotta.

Il popolo Kichwa dei Sarayaku continua a lavorare per il loro passato, presente e futuro nel contesto nazionale e internazionale e le comunicazioni digitali fanno parte del processo. Alla fine, l'intuizione di Castro sulla rappresentazione dei media sembra essere la chiave:

Our focus is always the self-determination of our own people. We do not want people speaking for us, but allies who who help us render what we are saying more visible so that we keep breaking boundaries in this way.

Il nostro obiettivo è sempre l'autodeterminazione del nostro popolo. Non vogliamo persone che parlino per noi, ma alleati che ci aiutino a rendere più visibile ciò che stiamo dicendo, in modo da continuare ad abbattere le barriere.

[6]

Mirian Cisnero, presidentessa dei Sarayaku. Via sarayaku.org, ripubblicata su autorizzazione.

Attraverso differenti progetti [14], le organizzazioni locali [15] continuano a unire le forze con i Sarayaku e le altre comunità indigene per cercare diverse strade e strumenti volti a condividere le loro voci, i loro atti di resistenza e le loro esperienze con un pubblico più ampio.