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Quando si imprigiona la verità: Khadija Ismayilova e la connessione latinoamericana

Categorie: America Latina, Azerbaigian, Panama, Censorship, Citizen Media, Governance, Libertà d'espressione, Politica
Khadija Ismayilova (Foto:Aziz Karimov)

Khadija Ismayilova (Foto:Aziz Karimov)

Questa storia di CONNECTAS [1] [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] è apparsa in origine sul sito web e si riporta qui in base ad un accordo per la condivisione dei contenuti.

In America latina si conosce poco dell’ Azerbaigian [2] [it].t

A volte questo paese dell'Asia centrale viene ricordato solo perchè ha sponsorizzato l'Atlético Madrid, club guidato dall’ex-calciatore argentino Diego Simeone [3] [it]. Sulle magliette della squadra dei colchoneros, il logo dell’ Azerbaiyán è associato alla frase: “Land of fire” cioè terra del fuoco.

Tuttavia dietro questo slogan pubblicitario si nasconde una realtà oscura.

L'Azerbaigian, che è appartenuto all'Unione sovietica ed ha incredibili riserve petrolifere, da diverse decadi è dominata dalla famiglia Aliyev.

È stato Heydar Aliyev [4] [it] colui che ha portato il paese alla sua indipendenza prima di lasciare il potere a suo figlio Ilham attraverso elezioni piuttosto controverse. Il paese si è trasformato in una specie di azienda a conduzione familiare, motivo per cui è molto rischioso criticare il governo.

L'ultima vittima del regime vampiresco è la giornalista d'inchiesta Khadija Ismayilova [5], condannata lo scorso settembre a più di sette anni di carcere per uso improprio di fondi, evasione fiscale, attività commerciali illegali e abuso di potere.

Per molte organizzazioni internazionali non esiste alcun dubbio sul fatto che sia una condanna politica, un avvertimento a coloro che si azzardano a denunciare gli abusi di potere nel paese.

Ismayilova, nata a Baku, la capitale, nel 1976, ha lavorato in molti media locali e ha diretto per diversi anni il network locale di  Radio Free Europe/Radio Liberty.

È una delle giornaliste più in vista della prestigiosa rete di OCCRP (Organized Crime and Corruption Reporting project) [6] [en], rete che appoggia varie iniziative giornalistiche nel mondo ex-comunista.

Ha esposto con grande determinazione il fenomeno della corruzione, in modo particolare nel circuito più vicino al presidente Aliyev. Ha denunciato sontuosi contratti ed ha scovato proprietà dei figli e della moglie del capo.

Ha dimostrato anche come il clan Aliyev controlli, tra le altre attvità, miniere d'oro, compagnie aeree, imprese di telefonia mobile del paese [fr]:

Monopoli versione Azerbaigian.

Una delle rivelazioni più scandalose di Ismayilova ha un capito latinoamericano.

Come ha pubblicato [15], il quotidiano La Estrella de Panamá,oggi esiste un forte conflitto tra l'impresa mineraria britannica che lavora ad ovest dell'Azerbaigian e la comunità di Chovdar, la quale teme che l'estrazione dal sottosuolo stia danneggiando i fiuni che alimentano il paese ed i suoi abitanti.

Ciò che non si sapeva era che il clan Aliyev controlla parte della miniera d'oro e argento, attraverso tre imprese a Panama guidate da Leyla e Arzu Aliyeva, le due figlie del presidente.

I primi attacchi contro la Ismayilova sono iniziati nel 2012, quando un sito web ha pubblicato un video intimo di lei e del suo compagno nel tentativo di accusarla di essere “immorale”.

Tuttavia non è rimasta con le braccia incrociate e ha dimostrato che un impiegato di un'impresa telefonica ha installato illegalmente delle telecamere a casa sua.

Il suo spirito coraggioso ha esasperato chi detiene il potere. Nell'ottobre del 2014 un politico l'ha denunciata per diffamazione e dopo due mesi le autorità l'hanno arrestata per aver presubimilmente spinto al suicidio un collega

Mentre era in prigione, la polizia ha fatto irruzione nel suo ufficio e ha sequestrato attrezzature e documenti.

Dopo due mesi, Khadija è stata denunciata per appropriazione indebita di fondi, frode fiscale e abuso di potere. Il suo processo è iniziato il 7 agosto 2015 e, appena tre settimane dopo, è stata condannata a sette anni di carcere. I critici hanno denunciato il processo come una farsa [en]:

Aggiornamento sull'Azerbaigian e la condanna a sette anni e mezzo di prigione di Khadija Ismayilova.

Ismayilova non è l'unica. Secondo Reporteros Sin Fronteras, sono stati arrestai 11 giornalisti in Azerbaigian [22] [en], “un'autentica violenza ai media” così come sostiene l'organizzazione.

Da parte sua, Amnesty International ha denunciato che la condanna si è basata su “accuse infondate” e dimostra che il regime “ha intensificato la sua brutale repressione contro gli attivisti politici, i giornalisti, i difensori dei diritti umani e, infine, qualunque persona che provi a criticarlo pubblicamente”.

Tuttavia per il governo dell'Azerbaigian non è così semplice zittire la Ismayilova. Prima della sua condanna, la donna ha avvertito: “sì, anche se io rimarrò in carcere il lavoro continuerà” [en]:

Liberen a Khadija.
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L'Azerbaigian arresta la giornalista d'inchiesta Khadija Ismayilova per aver esposto il presidente…

Arzu Geybullayeva [26] [en], autrice di Global Voices, ha collaborato a questa versione della storia.