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Andare lontano insieme: la diaspora dell'Africa orientale si fa avanti contro il COVID-19 nella propria regione d'origine

Categorie: Africa sub-sahariana, Tanzania, Citizen Media, Good News, Interventi umanitari, Musica, Salute, COVID-19, The Bridge

Hanif Gilani della ONG Towa Kitu Kidogo distribuisce donazioni in Kenya. Foto per gentile concessione di Hanif Gilian.

Dal momento che il COVID-19 minaccia le vite di milioni di persone in tutto il mondo, nemmeno la comunità dell'Africa orientale ne è immune. La regione ha riportato oltre 7000 casi [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] al 14 gugno.

Quando i casi da COVID-19 [2] [it] hanno cominciato ad aumentare in Tanzania, il mio Paese d'origine, ho iniziato a preoccuparmi molto per i membri della mia famiglia, i quali soffrono di gravi problemi di salute che li rendono vulnerabili al virus.

In otto anni, da quando studio negli Stati Uniti, sono riuscito a tornare a casa solo una volta all'anno, per fare visita ai miei genitori e a mio nonno, che vive ancora a Mwanza, in Tanzania. Per garantire che loro e altri tanzaniani rimanessero in salute e avessero accesso alle informazioni riguardanti il virus, ho riunito un team di persone per tradurre informazioni essenziali [3] [sw] riguardanti il virus in Kiswahili, la lingua più parlata in Tanzania.

Le informazioni sono state pubblicate sotto forma di una serie di schede informative nell'ambito del progetto COVID-19 Health Literacy [4], e i nostri sforzi sono stati riconosciuti dai notiziari tanzaniani come VijanaFM, che ha pubblicato le schede informative sul loro sito internet. [5]

L'autore Azan Virji con i suoi compagni di scuola superiore in Tanzania (L), e (R) oggi a Cambridge, nel Massachussetts, dove lui è uno studente del secondo anno all’ Harvard Medical School. Foto per gentile concessione di Azan Virji.

Ma avevo ancora la sensazione di non riuscire a raggiungere abbastanza persone, specialmente quelle che vivono in aree rurali e quelle con accesso e alfabetizzazione limitati. Quindi, vedendo l'iniziativa Global Talent Call to Creatives delle Nazioni Unite [6] ho deciso di uscire dalla mia zona di confort e riunire un team per creare una canzone per sensibilizzare maggiormente sul COVID-19.

La musica è una grande parte dellla cultura dell'Africa Orientale ed è stata a lungo utilizzata per mediare i conflitti e rafforzare la coesione delle comunità nelle aree rurali [7]. Anche la radio è rimansta uno strumento popolare nel paesi dell'Africa orientale, e io credo che una canzone sul COVID-19 possa catturare un pubbllico in Tanzania su larga scala.

In questo modo, dopo numerose e rapide sessioni di scrittura e di registrazione a tarda notte, “Corona Tutaishinda [8]” (“Noi sconfiggeremo il Corona”) è stata creata da tanzaniani sparsi per il mondo.

Per questa impresa ho reclutato alcuni amici tanzaniani che vivono in altri Paesi e che, come me, hanno deciso di proseguire l'istruzione superiore all'estero. Per prima cosa ho contattato un amico a Dubai che è appassionato di musica e gli ho chiesto di creare una breve traccia musicale per due versi e un coro. Poi mi sono messo in contatto con due tanzaniani che vivono a Boston e ho chiesto loro di scrivere un testo forte ed efficace. Ho ingaggiato anche un amico artista tanzaniano [9] in Canada per realizzare la copertina dell'album.

Copertina della canzone “Corona tutashinda” dell'artista tanzaniano Shamya Jaffer.

Registrare il pezzo è stato in assoluto il compito più impegnativo. La mia unica esperienza con il canto era stata a teatro al liceo e nel coro russo di Yale al college. Non ho mai reppato prima d'ora nè mi ero mai registrato mentre cantavo. Così ho chiamato un esperto – un compagno di classe che ha il suo podcast. Dopo una breve lezione sull'uso di Garageband e di un microfono professionale, ho optato per quest'ultimo. Nemmeno un computer obsoleto che continuava a bloccarsi a metà della registrazione poteva fermare il mio zelo per la realizzazione di questa canzone [10] per il mio popolo.

Corona Tutaishinda [8]” [It] non solo ha istruito gli ascoltatori sul COVID-19 ma ha anche fornito un messaggio di speranza e solidarietà. È trasmesso sulla stazione radio MegaFM in Arusha da circa due mesi ed è anche disponibile per il download [11]. Tutti i proventi degli acquisti online sono destinati al finanziamento dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli operatori sanitari in prima linea della Tanzania.

Fornire DPI per gli operatori sanitari in prima linea della Tanzania

Gli Stati Uniti sono la patria di decine di migliaia [12] di tanzaniani che sono emigrati dal loro Paese d'origine ed ora chiamano gli USA casa. Un gruppo della diaspora tanzaniana, me compreso, si è unito per comprare dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari in prima linea della Tanzania.

Il nostro obiettivo iniziale era 25.000 dollari, che siamo stati in grado di superare facilmente all'inizio di questo mese, raccogliendo più di 30.000 dollari [13] [It].

Il piano attuale prevede l'acquisto di DPI in Tanzania, per supportare l'economia locale. Per distribuire l'apparecchiatura abbiamo in programma di far leva sugli ufficiali medici delle regioni di Dar es Salaam e Pwani, che sanno quali ospedali nelle loro rispettive regioni hanno un disperato bisogno di DPI. Dimostrare e garantire trasparenza è una priorità assoluta, perciò il gruppo ha reclutato esperti sul campo in Tanzania per accertarsi che il DPI venga distribuito a chi ne ha più bisogno.

Il nostro slogan, umoja wetu, ndio nguvu yetu — cioè “la nostra unione è la nostra forza”— si rivolge al nostro legame emotivo con la Tanzania. Anche se siamo fisicamente separati dalla nostra madrepatria, la nostra dedizione nell'aiutare la Tanzania a combattere il COVID-19 è forte.

Contribuire ad alleviare l'insicurezza alimentare in Kenya

Secondo la Banca Mondiale, il COVID-19 spingerà circa 60 milioni di persone [14]nella povertà assoluta. Questo, unito alle inondazioni regionali, causerà probabilmente la mancanza di risorse alimentari a milioni di persone già povere.

Hanif Gilani, un nativo del Kenya che attualmente è un medico interno residente al Griffin Hospital in Connecticut, non era disposto ad aspettare che la grave carenza di cibo colpisse il suo Paese.

Gilani ha collaborato con il collega keniota ashiana Jivraj, studente della Harvard School of Dental Medicine, per avviare una no-profit chiamata Towa Kitu Kidogo [15] o “Dai Qualcosa di Piccolo”. Questa è un ‘espressione colloquiale usata in Kenia quando si chiede una tangente, ma Gilani e Jivraj hanno deciso di riutilizzarla per dimostrare come piccole donazioni nelle mani giuste possono creare un grande impatto, se fatte a chi ne ha più bisogno. Per dimostrare trasparenza, essi descrivono in dettaglio tutte le donazioni e le relative spese online su un foglio di calcolo pubblico [16].

Finora l'organizzazione ha raccolto più di 15.000 dollari e ne ha spesi oltre 10.000 in iniziative come la fornitura di generi alimentari a 150 primi soccorritori al Jaramogi Oginga Odinga Teaching & Referral Hospital di Kisumu, in Kenya.

Ultimamente, l'ONG ha collaborato con la comunità Sikh di Kisumu per sfamare oltre 2000 persone, confinate nelle loro case a causa del lockdown e, in acuni casi, comunità che erano state colpite delle inondazioni. A volte, le consegne del cibo sono state effettuate guidando attraverso due metri d'acqua in villaggi che sono stati isolati dalle inondazioni.

Sfruttando reti di amici, familiari,  organizzazionil locali e partner locali, Towa Kitu Kidogo ha aiutato a individuare diversi gruppi di persone che soffrono la fame e ad ovviare ai loro bisogni.

Come dice il proverbio africano: “Se vuoi andare veloce, vai da solo, se vuoi andare lontano, vai con qualcuno”.