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Brasile: in piena pandemia, alcune madri yanomamo si battono per recuperare i corpi dei loro neonati

Categorie: America Latina, Brasile, Citizen Media, Diritti umani, Etnia, Governance, Indigeni, Salute, COVID-19

Quest'uomo indica il luogo in cui sono sepolti i neonati indigeni. Per le madri, i bambini erano scomparsi. Foto: Emily Costa/Amazônia Real

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul sito Amazônia Real [1] [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] da Emily Costa e Kátia Brasil. Viene pubblicato da Global Voices nell'ambito di una collaborazione.

Il 1° luglio 2020, dopo due mesi di attesa, il corpo di una bambina è stato restituito alla madre, un'indigena Sanöma (sottogruppo dell'etnia yanomamo [2]), a Onkopiu, nello stato del Roraima. La neonata, affetta da idranencefalia e setticemia, era deceduta il 1° maggio all'ospedale pubblico di Boa Vista, la capitale dello stato. Secondo l'istituto medico legale (IML [3]), per tutto questo tempo il corpo è stato conservato in camera refrigerata.

Il motivo del ritardo, secondo un documento del Segretariato speciale per la salute indigena (Sesai) a cui gli autori del presente reportage hanno avuto accesso, è dovuto al fatto che la madre aveva contratto la COVID-19 ed era stata ricoverata. Ora, la madre si è ripresa. Quanto alla neonata, non era stata contagiata, e il corpo avrebbe dovuto essere trasferito al suo villaggio per il rito funebre.

L'assistente sociale che ha firmato il documento segnala che il Sesai non ha potuto effettuare il trasferimento poiché “non era disponibile alcun volo per la regione in cui abitava la famiglia”.

Questa situazione non è un caso isolato: altre madri yanomamo reclamano il diritto di seppellire i propri figli secondo le loro tradizioni, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia del nuovo coronavirus.

Altri tre neonati [4] yanomamo, morti di COVID-19 tra aprile e maggio, sono stati seppelliti in un cimitero privato di Boa Vista senza che le loro madri ne fossero state informate. Per loro, i corpi dei loro figli erano scomparsi. Sono stati ritrovati nel corso dell'inchiesta di Amazônia Real [5].

Júnior Hekurari Yanomami, presidente del Consiglio del distretto sanitario yanomamo (Condisi-Y), un organismo collegato al Sesai, sostiene che la madre sapesse che il corpo di sua figlia si trovava all'IML e che ne avesse chiesto la restituzione per celebrare il rito funebre al villaggio.

“Le comunità stesse si interrogano, chiamano, chiedono di inviarli [i corpi] il prima possibile”, ha dichiarato ad Amazônia Real, alla vigilia del trasferimento del corpo della neonata al suo villaggio.

Gli inviati hanno trovato il corpo della neonata Sanöma all'Istituto medico legale di Roraima. Foto: Emily Costa/Amazônia Real

Amazônia Real ha chiesto spiegazioni al Sesai sui motivi per cui il corpo della bambina era rimasto per due mesi all'IML, senza ottenere risposte.

Il responsabile del Sesai, Robson Silva, si è recato sul posto il 1° luglio, in compagnia del generale Fernando de Azevedo Silva, ministro della Difesa del governo di Jair Bolsonaro, e dei rappresentanti della Fundação Nacional do Índio [6] [it] (Funai). A bordo degli aerei dell'aeronautica militare brasiliana (FAB), hanno fornito alle comunità yanomamo assistenza medica di emergenza, medicine e attrezzature, ma anche i servizi di diverse agenzia di stampa internazionali.

Lo stesso giorno alle 11:00, il corpo della bambina è stato riportato al suo villaggio in aereo (il viaggio non è durato neanche 2 ore). Il Ministero della salute ha spiegato che è stato possibile effettuare questo trasferimento solo perché la bambina non era stata contagiata dalla COVID-19.

Interrogato sulla reazione della comunità al ritorno del corpo della neonata Sanöma, Júnior Yanomami ha spiegato che, nonostante questa consolazione, tutta la comunità è in lutto.

Gli altri casi

Non è la prima volta che le autorità sanitarie non informano i genitori yanomamo della sepoltura dei loro figli nei cimiteri di Boa Vista.

Il primo caso del nuovo coronavirus tra gli yanomamo è stato quello di un ragazzo di 15 anni, nella municipalità di Alto Alegre, una regione a forte presenza di cercatori d'oro sul fiume Uraricoera, nello stato del Roraima. Benché avesse avvertito i primi sintomi della malattia il 18 marzo, è risultato positivo al test della Covid-19 solo il 6 aprile. È deceduto [7] tre giorni dopo in un ospedale della capitale.

In quell'occasione, il direttore dell'associazione Yanomami Hutukara, Dario Kopenawa Yanomami, ha dichiarato che le autorità non rispettano e non conoscono [8] le cerimonie tradizionali della cultura indigena. Il caso è stato segnalato al Ministero pubblico federale.

“I genitori, [mentre erano a Boa Vista], non sono stati informati della sepoltura. È deplorevole, e chiediamo spiegazioni”, ha dichiarato.

Per l'antropologo francese Bruce Albert [9], seppellire una vittima yanomamo senza il consenso della famiglia sottolinea la mancanza di etica e di empatia delle autorità. “Inoltre, per gli yanomamo come per qualsiasi altro popolo, prendere decisioni riguardanti un defunto senza rispettare i riti funebri tradizionali è un atto infame e inumano”.

Il MPF (Ministero pubblico federale) ha avviato una procedura per garantire l'identificazione dei corpi degli yanomamo e il loro eventuale rimpatrio nei territori indigeni, laddove le misure di sicurezza sanitarie lo permettano e se la comunità d'origine lo desidera. Sono state organizzate delle riunioni con i capi indigeni e i responsabili sanitari per discutere delle sepolture degli autoctoni vittime della COVID-19. L'obiettivo è “sviluppare dei protocolli allo scopo di giungere a una migliore comunicazione, una migliore informazione e un maggior monitoraggio degli autoctoni, rispettando la salute delle comunità per limitare i rischi”.

Il 30 giugno, Dário Kopenawa Yanomami sosteneva che le madre fossero state informate del luogo in cui si trovavano i corpi dei neonati solo “dopo numerose critiche” e “con eccessivo ritardo”. Il 2 luglio, si è recato a Brasília dove ha incontrato il vicepresidente della Repubblica [10], il generale Hamilton Mourão, e la deputata federale indigena Joênia Wapichana [11] [it]. Tra le questioni affrontate, oltre a quella della battaglia del popolo yanomamo contro la pandemia, si è parlato dell'invasione dei territori [autoctoni] da parte di 20 000 garimpeiros [12] (cercatori d'oro).

Tre madri ancora in attesa

Gli inviati hanno indagato per tre giorni al cimitero privato di Boa Vista. Foto: Emily Costa/Amazônia Real

 

Oltre alla neonata che si trovava all'istituto medico legale, gli inviati hanno trovato [5] le sepolture di altri tre bambini yanomamo scomparsi. I corpi si trovano nel cimitero privato Campo da Saudade, a Boa Vista.

Le tre donne yanomamo attendono ancora risposte sulla data in cui potranno recuperare i corpi dei loro figli per celebrare i riti funebri nei loro villaggi. I neonati sono morti e dichiarati sospetti contagiati dal nuovo coronavirus.

Il Sesai conferma la causa dei decessi. Uno dei neonati, un maschietto, è morto il 29 aprile all'ospedale del Roraima. La madre era risultata positiva al coronavirus. Secondo i documenti a cui hanno avuto accesso gli inviati, il corpo del neonato è stato sepolto tre settimane dopo il decesso, il 20 maggio.

Gli altri due neonati, due maschietti Sanöma, sono morti il 25 maggio e sono stati sepolti l'uno accanto all'altro. Il primo aveva due mesi ed è deceduto all'ospedale municipale di Boa Vista per un'insufficienza renale acuta con sospetta COVID-19. Il secondo aveva tre giorni ed è morto dopo aver contratto un'infezione.

Il rischio di contagio dovuto alla pandemia impedisce al momento il trasferimento dei corpi. “È possibile esumare i corpi sepolti solo per via giudiziaria o dopo il termine minimo per l'esumazione, che è di tre anni per gli adulti e due anni per i bambini e i neonati”, spiega Anselmo Martinez, direttore del cimitero in cui si trovano i bambini.

Dal primo caso di COVID-19 tra gli yanomamo, registrato ad aprile, oltre 200 persone di questa etnia sono state contagiate nel territorio che si trova tra gli stati di Roraima e Amazonas. L'ultimo bollettino epidemiologico del Sesai [13], datato 15 luglio, riferisce che 262 yanomamo risultano contagiati dal virus. Sono stati confermati quattro decessi: i tre neonati e il ragazzo di 15 anni.