Calcolando i costi nascosti delle frontiere separatiste in Georgia

L'agricoltore David Vanishvili dietro alla recinzione di filo spinato posta dalle autorità di fatto della Ossezia del Sud. In una notte si è trovato separato dalle sue terre… e dal resto della Georgia. Foto di Jelger / Flickr (CC BY-NC 2.0).

Questo articolo è stato possibile grazie all'associazione Transitions [en] un'organizzazione di formazione per l'editoria e i media con sede a Praga.

Il giorno di Capodanno la rivista georgiana Indigo ha pubblicato una lettera [ka, come in tutti i link successivi salvo diversa indicazione] indirizzata al primo ministro georgiano inviata da Akhalgori, città situata nello stato di fatto dell’ Ossezia del sud, territorio in Georgia occupato dalla Russia. La sua autrice era la giornalista ed attivista Tamar Mearakishvili, alla quale è stato negato il diritto di abbandonare l'Ossezia del sud per più di due anni a causa del suo attivismo. Dall'inizio del settembre 2019 i vicini di Mearakishvili hanno condiviso il suo destino: in questo mese è stata chiusa la principale frontiera con il territorio controllato dal governo georgiano, lasciando i 1500 abitanti di Akhalgori e dintorni nello stato separatista.

”Gli abitanti di Akhalgori si stanno spegnendo, e Lei è uno dei colpevoli”  Mearakishvili accusa concisamente il primo ministro Georgi Gakharia. La giornalista sottolinea che mentre la gente vulnerabile lotta per la sopravvivenza i politici non fanno nulla. In Georgia è aperto un dibattito pubblico riguardo la crisi umanitaria a Akhalgori.

Negli ultimi anni i limiti tra i due stati separatisti-Abjasia e Ossezia del sud- e il territorio controllato dal governo georgiano si sono inaspriti. I cittadini della zona si svegliano e vengono accolti da filo spinato che li isola dalle loro terre, ora controllate dall’ Esercito russo di occupazione. A volte vengono arrestati e, con loro sorpresa,accusati di ”passare illegalmente il confine”. I dati che emergono da questi casi dimostrano il costo umano delle frontiere, che fanno vittime tra la gente comune, da entrambi i lati della linea divisoria.

Ma prima analizziamo il contesto che ruota attorno al caso. Come siamo arrivati a questo punto?

Storia di uno scisma

La Georgia ha due territori separatisti: l’ Abjasia e l'Ossezia del sud, quest ultimo conosciuto anche come regione di Tsjinval. Nel caos che seguì lo scioglimento dell'Unione Sovietica negli anni '90, la Georgia lottò una guerra contro i separatisti della regione di Tsjinval, che in quel momento era un óblast autonomo( ente amministrativo minore nell’ URSS) e più tardi contro l'Abjasia, che era una repubblica autonoma. Da allora entrambi i territori si sono mantenuti fuori dal controllo di Tiflis. Nonostante il governo avesse perso il controllo su tali territori la gente continuava ad avere la possibilità di interagire, commerciando e viaggiando da un lato all'altro della frontiera. Ma tutto questo è cambiato dopo la guerra russo-georgiana del 2008, quando Mosca ha riconosciuto l'indipendenza  di questi territori di fatto. Quelli che erano stati limiti amministrativi ”lievi” si sono trasformati in frontiere ”serrate”, con più pattuglie, posti di blocco, un maggior spiegamento di soldati russi e guardie di frontiera e poliziotti più rigorosi all'incrocio delle ”frontiere”

Dopo la guerra del 2008 la Georgia ha perso il controllo di ancora più territori nella zona est di Tsjinval, inclusa Akhalgori. Ma a differenza di altri paesi e città sotto la autorità separatista, da cui migliaia di georgiani fuggirono negli anni '90, gli abitanti di Tsjinval sono tornati alle proprie case e hanno mantenuto la propria nazionalità georgiana. Da allora la popolazione del distretto è stata soggetta a varie manipolazioni poltiche dalle autorità di fatto dell'Ossezia del sud. Ad esempio gli viene puntualmente negato il permesso di attraversare la ”frontiera” fino al territorio controllato dal governo georgiano durante le feste pubbliche. La crisi attuale non è la prima ma è, di fatto, una delle peggiori.

Secondo Tamar Mearakishvili gli anziani che sopravvivono principalmente con l'assistenza finanziaria del governo non ricevono le proprie pensioniPer questo motivo il governo di fatto fa un'eccezione e, occasionalmente, apre la frontiera per 5 giorni in modo che ritirino la pensione e tornino a Akhalgori. La situazione è molto preoccupante per chi ha problemi di salute, visto che i servizi sanitari sono molto peggio a Tsjinval che nel territorio controllato dal governo georgiano e sono praticamente inesistenti a Akhalgori. Mearakishvili afferma che sono già morte dieci persone a causa della chiusura della frontiera. Bisogna inoltre tenere conto delle conseguenze sociali ed emotive: famiglie che si sono allontanate da Akhalgori prima che si chiudessero le frontiere sono ormai separate da mesi. La stessa Tamar non ha più visto la figlia dal settembre 2019.

Mentre la crisi si aggrava aumentano le persone ad Akhalgori che protestano contro i governanti di Tsjinval. Ciò nonostante la risposta delle autorità di fatto è stata far pressione sul governo georgiano affinchè demolisca un posto di blocco costruito recentemente vicino alla frontiera con l'Ossezia del sud. Alcuni analisti credono che il regime di fatto cerchi di usare la minoranza georgiana in suo potere come moneta di scambio nelle sue relazioni con Tiflis. Ciò potrebbe giocare un ruolo importante nella questione frontiere.

Frontiere mobili

Dopo la guerra del 2008 le autorità di fatto dell’ Ossezia del sud e i suoi patrocinanti russi hanno iniziato a marcare le frontiere arbitrarie del territorio separatista. Il problema era che si utilizzavano diverse versioni di mappe dell'era sovietica con confini differenti dall'antico óblast  autonomo. Ciò ha fatto si che il processo di demarcazione fosse del tutto imprevedibile per chi viveva vicino alla frontiera. Ogni nuovo confine poteva attraversare terre,campi e pascoli che le persone utilizzavano per guadagnare, o i boschi da cui prendevano la legna. La cosa più tragica è che poteva anche attraversargli la casa. Ci sono casi accertati di persone che hanno smantellato la propria casa per costruirla dal lato controllato dalla Georgia.

Schiaccia per ingrandire. Dati del rapporto di Amnesty International del 2019 sulla questione frontiere in Georgia. Foto (c): ForSet / Global Voices  usata con licenza.

Le ”frontiere” non sono sempre visibili. Per le persone è facile attraversare questi limiti invisibili, visto che non esistono caratteristica geografiche precise ed è facile che le guardie russe che pattugliano la frontiera imprigionino i propri vicini. Nel suo ultimo rapporto [en] sulle condizioni di vita di chi vive vicino al Confine Amministrativo, come lo chiama il governo georgiano, Amnesty International riferisce le cifre degli arrestati tra il 2008 e il 2018 per ”attraversamento illegale di frontiere”. Queste cifre sono state fornite dal governo della Georgia e rappresentano solo chi è entrato nell’ Ossezia del sud dal territorio controllato dal governo georgiano.

Ciò di cui si parla molto meno è l'attraversamento delle frontiere in direzione opposta, nonostante i sudosseti che entrano nel territorio controllato dal governo georgiano cadano di solito nelle mani di  guardie russe o sudossete prima di arrivare al lato opposto. Secondo Amnesty International i servizi di sicurezza dell’ Ossezia de sud ,ancora conosciuti come KGB, hanno pubblicato le statistiche delle detenzioni per tali attraversamenti irregolari nel 2016. Questi dati includono persone arrestate mentre attraversavano da entrambi i lati e mostrano cifre ancora più alte, che arrivano a 549 persone. Il rapporto di Amnesty International suggerisce che sono sudosseti che entrano in Georgia , non sempre deliberatamente, per avere accesso a terre coltivabili e contatti coi vicini georgiani che vivono nell'altro lato.

Dati del rapporto del 2019 di Amnesty Inernational sulle frontiere in Georgia, basati sui dati delle autorità del 2016.

Tutti questi dati mostrano che i georgiani ed i sudosseti soffrono alla stessa maniera a causa delle frontiere, fatto che di solito si omette nei reportage georgiani del conflitto.

I confini tra l'Abjasia e il territorio controllato dal governo georgiano posso essere più facili da vedere, per la maggior parte seguono il corso del fiume Inguri, però i vicini delle zone affrontano un problema simile. Il numero di arresti di perone che vivono vicino a Abjasia è addirittura più alto: nel 2013 è arrivato quasi a 400. Queste cifre sono aumentate notevolmente dalla guerra del 2008 ed è difficile sapere come risponderanno i vicini alla chiusura dal 2016 delle numerose frontiere con il territorio del governo. La maggior parte dei detenuti sono georgiani della regione di Gali, nel sud dell’ Abjasia, dove rappresentano la maggioranza della popolazione, che mantengono legami attraverso la linea divisoria.

Ciò che è chiaro è che le restrizioni alla mobilità degli ultimi anni stanno colpendo le comunità locali [en]. Molti vicini hanno legami all'altro capo del confine e commerciavano con amici e conoscenti. L'inasprimento delle frontiere di per sé è stato duro: ha messo fine a tutto ciò. Ma la questione dei confini che avanza minaccia ciò che gli abitanti possiedono: le loro terre, che sono l'unica fonte di guadagno.

Visto che buona parte di queste terre è proprietà privata il governo georgiano non sempre paga i proprietari per la chiusura delle frontiere. Amnesty International riporta che i vicini avevano guadagni maggiori prima di essere espropriati delle terre, nonostante gli aiuti minimi del governo georgiano.

Il prezzo della libertà

C'è infine un ultimo indicatore del costo finanziario e sociale delle frontiere: le multe che questi sfortunati devono pagare per essere liberati. Quelli detenuti  dalle autorità sudossete di fatto devono pagare in media 2000 rubli russi (30 dollari americani) e non si sa che si impongano multe addirittura maggiori ai recidivi.

Se sono detenuti dalle autorità di fatto di Abjasia la multa per ”attraversamento illegale” può arrivare a 15.000 rubli (230 dollari). L'essere recidivo può portare a multe tra i 30.000 e i 60.000 rubli (460-920 dollari).

Per i vicini che vivono della terra e della vendita dei prodotti al mercato queste multe possono essere un carico finanziario enorme.

Se il numero dei detenuti riconosciuti dalle autorità separatiste è corretto significa che negli ultimi 11 anni la gente comune ha dovuto pagare enormi quantità di denaro per scampare alla prigione. Citando i dati della Missione di Osservazione dell'Unione Europea in Georgia (EUMM Georgia) Amnesty International afferma che tra 2008 e 2018 sono state detenute 1871 persone che attraversavano il territorio controllato dalla Georgia e dall’ Abjasia. Supponendo in tutti i casi che si trattasse di una prima effrazione e che i detenuti abbiano pagato i 230 dollari americani per la propria liberazione, ciò significa che potenzialmente 430 330 dollari americani potrebbero essere finiti nelle mani del governo di fatto dell’ Abjasia. Questi dati suggeriscono che 1215 persone hanno attraversato il territorio dal governo georgiano all’ Ossezia del sud. Supponendo che tutti abbiano pagato i 30 dollari americani le autorità sudossete di fatto ne hanno raccolti 36 450 in multe durante questa decade.

È molto probabile che tali cifre siano molto più alte, non contando infatti coloro che sono stati multati dalle autorità di fatto per cercare di attraversare, senza successo, in territorio georgiano. E tutto è complicato dal fatto che in Ossezia del sud i detenuti raramente finiscono in tribunale e solitamente devono pagare le multe in anticipo alle forze dell'ordine. In ogni caso le somme registrate ufficialmente possono non coincidere con ciò che è stato realmente pagato, vista la grande probabilità che siano state date mazzette. Nel dicembre 2018 il capo del Comitato di Stato di fatto dell’ Ossezia del sud, Vladimir Khubayev, ha dichiarato [ru] che solo nel 2018 i detenuti alla ”frontiera” avevano pagato più di 1 milione di rubli (12.800 dollari).

Le parole di Kubhayev suggeriscono che probabilmente i nostri calcoli siano solo la punta dell'iceberg.

All'inizio del 2020 l'Abjasia e l'Ossezia del sud continuano ad affermare la propria non riconosciuta indipendenza, appoggiati militarmente e politicamente dalla Russia. Nonostante la politica di isolamento seguita da Tiflis con le due regioni separatiste, la Georgia è ancora molto lontana dal risolvere questi conflitti.

Come risultato la gente comune continua a vivere con l'incertezza, la confusione e la paura che succeda il peggio: un'altra guerra.

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