Il primo processo #MeToo in Serbia porta a una condanna a tre mesi per lo stupratore di alto profilo

“Giustizia per Marija” il banner del profilo Twitter di Marija Lukić.

Un potente uomo locale, noto per le molestie nei confronti di dipendenti donne in un remoto comune serbo, ha ricevuto una condanna a tre mesi di carcere in un processo che è stato etichettato come il primo caso di alto profilo #MeToo nel paese.

Secondo quanto riportato [bosniaco] da N1 TV, il processo all'ex sindaco 58enne della città di Brus [it] Milutin Jeličić, soprannominato Jutka, si è concluso il 10 luglio 2020.

L'avvocato che rappresenta la querelante, Marija Lukić, 32 anni, che ha accusato il suo ex datore di lavoro di molestie sessuali, ha dichiarato [hr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]:

Zadovoljni smo presudom i ovo je jedan dobar pomak za pravosuđe. ‘Pravda za Mariju’ je veoma važna za Srbiju, i ona je prva žena koja je uspela da pošalje u zatvor jednog moćnika koji se pozivao na najviše državne organe misleći da će ga zaštiti na sudu.

Siamo molto soddisfatti del verdetto e questo è un grande passo avanti per il sistema giudiziario. “Giustizia per Marija” è un'iniziativa molto importante per la Serbia: si tratta della prima donna che sia mai riuscita a far condannare un uomo potente, nonostante questi abbia rivendicato il sostegno delle più alte cariche dello stato pensando di ottenere protezione in tribunale.

Marija Lukić, madre sposata con due bambini e laureata in economia, ha sporto denuncia nel marzo 2018.

Ha accusato l'ormai ex sindaco di sexting e molestie continue sul posto di lavoro. La polizia ha poi accusato il sindaco di suddette molestie, aggressione sessuale e abuso di autorità.

Lukić ha perso il lavoro e il comune ha deciso di far chiudere l'attività del marito.

Il marito che ha espresso pubblicamente il suo sostegno a Marija ha dichiarato di aver ricevuto minacce da parte della polizia, intenzionata a voler piazzare della droga nella loro proprietà.

Dopo il processo, Marija Lukić ha dichiarato in un tweet:

No, non sono contenta che [Milutin Jeličić Jutka] sia stato condannato a tre mesi.
Sono in pace perché ho fatto del mio meglio, per tutti noi.
Sono in pace perché l’agonia è finita.
Sempre con riserva, perché il verdetto non è ancora entrato in vigore.
Ma la mia coscienza è pulita.
Ho sentito pronunciare il verdetto: “È colpevole”
Dopo tutto, era l’unica cosa di cui avevo bisogno.

La storia ha ricevuto l'attenzione internazionale, grazie alla copertura

Equal Times [en], AFP [en] e della CNN [en].

Il movimento politico filo-democratico Don't Let Belgrade D(r)own (Ne da(vi)mo Beograd), che ha sostenuto Marija Lukić nelle audizioni, ha rilasciato una dichiarazione di solidarietà sottolineando che il caso ha dimostrato che “nessun uomo è forte quanto il pubblico che si ribella”.

Mentre il molestatore sembrava ricevere il sostegno del Partito progressista serbo al potere (SNS) e del Partito radicale serbo guidato dal criminale di guerra Vojislav Šešelj, entrambi si sono poi tirati indietro a causa della pressione pubblica.

Nel settembre 2019, Lukić ha ricevuto dalla fondazione Maja Maršićević Tasić il premio Winning Freedom [en], assegnato alle donne che promuovono i diritti umani, lo stato di diritto, la democrazia e la tolleranza nella comunicazione politica.

Il Balkan Investigative Reporting Network l'ha inserita [en] tra gli “Eroi del 2019: Persone che hanno agito per un cambiamento positivo” nei Balcani.

Su cartelli e striscioni dei manifestanti si legge “Giustizia per Marija Lukić”, Belgrado, marzo 8, 2019. Foto di Peščanik, CC BY-SA 4.0.

Affrontare un giocatore politico con una buona rete di contatti

Secondo la biografia di Milutin Jeličić Jutka [bosniaco] pubblicata sul sito web di controllo dei fatti Istinomer, Jutka è nato nel 1962 e dal 2000 ha ricoperto diverse posizioni politiche di rilievo nel comune.

Nel 2012 è stato arrestato con l'accusa di abuso di potere a scopo di appropriazione indebita. Ma il successivo processo non è iniziato fino al 2018, trascinandosi fino a oggi.

Nella primavera del 2018, tre donne di Brus hanno raccontato al giornale Večernje Novosti come Jutka avesse tentato di aggredirle sessualmente sul posto di lavoro e di aver inviato loro messaggi di natura sessuale. Marija Lukić era una di loro.

Ha continuato, poi, spiegando ai media che nei due anni successivi all'ottobre 2015, quando è diventata segretaria dell'amministrazione comunale, lui le aveva ormai mandato oltre 15.000 “inviti all'intimità” via SMS.

Jeličić ha negato queste accuse, sostenendo di non aver ricattato o fatto pressione su nessuno. Nel marzo 2018 ha dichiarato ai media che Marija Lukić aveva preteso un posto di lavoro migliore e uno stipendio più alto. Ha riferito anche che le ha detto di non poter avere una posizione manageriale prima di aver conseguito il diploma di laurea. Ha anche dichiarato di sospettare che qualcun altro avesse inviato i messaggi dal suo telefono, considerato che spesso lo lasciava negli uffici del suo partito durante la notte.

La polizia ha chiamato Jeličić per un interrogatorio nel marzo 2018. Il processo è iniziato quasi un anno dopo, il 5 febbraio 2019.

Le accuse contro Jeličić si limitavano alle molestie sessuali verso Marija Lukić, anche se sono state sette le donne ad averlo denunciato per aver tentato di costringerle ad incontri sessuali non consenzienti.

Quelle sette donne hanno tutte perso il lavoro [bosniaco] e non sono riuscite a trovarne un altro nella piccola comunità di Brus. Alcune hanno deciso di trasferirsi in altre città della Serbia o all'estero.

Nel marzo 2019 Jeličić ha lasciato la carica di sindaco a causa della pressione pubblica, ma nonostante questo non ha abbandonato la politica: si è lasciato alle spalle il partito al potere (SNS) ed è entrato a far parte del Partito Radicale Serbo di estrema destra.

Nel giugno 2019 l'assemblea comunale ha votato [bs] per riportarlo al suo posto di consigliere comunale, dandogli la possibilità di candidarsi di nuovo a sindaco.

Ha partecipato alle elezioni del giugno 2020, presentandosi liberamente come capo di un nuovo gruppo politico chiamato “Per una moderna Brus”,  nonostante formalmente fosse ancora sotto inchiesta.

È stato sconfitto alle urne [bosniaco] dal suo ex partito SNS.

Sopportando censura, minacce e cause legali

Nel febbraio 2019 Marija Lukić ha partecipato al programma televisivo Život priča (La vita racconta storie) su TV Prva, per parlare del caso. Ma la compagnia telefonica della sua città natale, Brus, ha interrotto il segnale dell'intero comune, dichiarando “un malfunzionamento”.

Ufficialmente è stata data la colpa a un'interruzione di corrente nell'edificio che ospita la società di cablaggio.

Nel marzo 2019 Lukić ha ricevuto su Twitter minacce di morte [en] da parte di un uomo a lei sconosciuto, specificando che la sua iniziativa rappresenta “una minaccia contro il regime” e che sarebbe stata “eliminata” proprio come il politico serbo del Kosovo Oliver Ivanović [it], assassinato nel gennaio 2018.

Dopo averlo denunciato alla polizia, l'uomo che ha lanciato le minacce si è scusato [bosniaco], facendole passare come “conseguenze psicologiche” dovute al troppo carico di lavoro. La polizia non ha sporto denuncia.

Nel settembre 2019, Jutka ha avviato una causa per diffamazione contro i giornalisti che hanno riportato la storia. Per prima cosa ha fatto causa [en] alla giornalista Ivana Mastilović Jasnić del quotidiano Blic e al suo direttore Predrag Mihailović. Poi, nel novembre 2019, il sito web serbo per la libertà dei media Cenzolovka ha riferito [bosniaco] che il politico aveva anche citato in giudizio il quotidiano Danas per avergli procurato dolore emotivo.

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