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In Repubblica Ceca, il dibattito sulla ricostruzione di un monumento cattolico porta ad un tentato incendio

Categorie: Europa centrale & orientale, Repubblica Ceca, Citizen Media, Politica, Religione, Storia

Piazza della Città Vecchia a Praga con la colonna mariana appena ricostruita. Foto di Filip Noubel, usata con autorizzazione.

La Piazza della Città Vecchia [1] [it, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] di Praga è uno dei luoghi più emblematici della Repubblica Ceca, che incarna il cuore del centro storico ben conservato [2] [en] della città, con monumenti ed edifici che risalgono a secoli fa. Ma, per il popolo ceco, la piazza è soprattutto un palcoscenico storico, dove si sono svolti diversi eventi politici e religiosi di rilievo.

Ora, con il sorprendente ritorno della colonna mariana [3] [en] — una colonna religiosa costruita nel 1650 ma distrutta nel 1918 — sono sorte delle polemiche. Perché la ricostruzione della colonna mariana nella Città Vecchia di Praga è così controversa da spingere qualcuno a cercare di darle fuoco?

Con la formazione della Cecoslovacchia alla fine della Prima Guerra Mondiale, i nuovi leader erano ansiosi di eliminare il maggior numero possibile di segni lasciati dal dominio coloniale dell’Impero austro-ungarico [4], compresi importanti simboli cattolici come la colonna mariana, raffigurante la Vergine Maria, che era stata eretta per celebrare la vittoria sugli invasori svedesi.

Tuttavia, a partire dalla fine degli anni '90, dopo la fine del comunismo nel 1989, diversi gruppi [5] [cs] hanno firmato petizioni per chiedere la ricostruzione della colonna mariana. L'amministrazione di Praga si è costantemente rifiutata [6] [cs] di prendere in considerazione l'idea.

È stata quindi una sorpresa quando, nel gennaio 2020, la città ha annunciato la ricostruzione della colonna mariana nella sua posizione originale, dopo il voto favorevole dell'amministrazione di Praga, arrivato grazie alla maggioranza ottenuta da un'alleanza politica di diversi partiti favorevoli al ritorno del monumento.

Incisione su legno dell'esecuzione dei 27 capi cechi nel 1621, di Eduard Herold. Wikipedia [7], dominio pubblico.

L'ultima ‘guerra hussita’ di Praga

Per comprendere questa controversia bisogna ritornare al XVII secolo, quando il Sacro Romano Impero combatté una lunga guerra religiosa e finì per schiacciare il movimento riformista guidato dagli hussiti [8], cristiani pre-protestanti seguaci della dottrina di Jan Hus [9], teologo e filosofo ceco, nella battaglia della Montagna Bianca [10] nel 1620.

Come risultato della sconfitta, 27 leader dell'insurrezione furono giustiziati nella Piazza della Città Vecchia di Praga [11] il 21 giugno 1621 per mandare un ultimo messaggio: la resistenza al dominio cattolico non sarebbe stata tollerata.

A partire da quell'episodio, la coscienza storica dei cechi è stata segnata da una potente narrazione che si oppone da una parte alle forze di occupazione straniera associate alla lingua tedesca e alla Chiesa cattolica e dall'altra agli hussiti idealizzati, che interpretavano il ruolo dei patrioti cechi che combattevano per l'indipendenza culturale, linguistica e religiosa.

E anche se oggi la Repubblica Ceca è tra i Paesi meno religiosi in Europa [12] [en], i riferimenti simbolici hanno mantenuto il loro potere. Un gran numero di luoghi pubblici in tutto il Paese, come strade, piazze e stazioni della metro, sono intitolate a eroi hussiti.

A questo proposito, la Piazza della Città Vecchia è stata e continua a essere un terreno fortemente contestato per le rappresentazioni opposte dei simboli religiosi.

Nel 1650, al centro della Piazza della Città Vecchia venne eretta una colonna mariana [3] [en] in occasione della vittoria contro un'invasione svedese della città. Eppure, nel 1915 è stato costruito, nella stessa piazza, a circa 300 metri di distanza dalla colonna, un monumento a Jan Hus [13] [en], a cui la Chiesa cattolica aveva promesso protezione per poi metterlo al rogo nel 1415, per celebrare il 500esimo anniversario della sua morte. All'epoca, Praga faceva parte dell'Impero austro-ungarico degli Asburgo, che resisteva con forza all'emancipazione di diversi dei suoi popoli, inclusi i cechi.

Alla fine, con la conclusione della Prima guerra mondiale, l'Impero è crollato e nell'ottobre del 1918 è nato un nuovo Stato, chiamato Cecoslovacchia, ansioso di eliminare il maggior numero possibile di segni lasciati dal dominio coloniale austro-ungarico, compresa la colonna mariana, abbattuta e distrutta il 3 novembre 1918 da una folla inferocita guidata da uno scrittore di sinistra, Franta Sauer [14] [en]. Anche il nuovo presidente della Cecoslovacchia, Tomáš Masaryk [15], che aveva lasciato la Chiesa cattolica diventando protestante, era un sostenitore della narrazione hussita.

La saga continua tra le fiamme

Il 4 giugno è stata inaugurata una parte importante della colonna, di 15 metri di altezza. La colonna sarà completata a metà agosto. Questo video [cs] mostra il processo di realizzazione e trasporto dell'imponente colonna:

 

Il 17 giugno, dopo soli 17 giorni dall'inaugurazione, un gruppo di uomini ha cercato di dare fuoco alla colonna, come si vede in questo video postato su Twitter [cs]:

Ringraziamo la polizia di Praga per il rapido intervento dopo il tentativo di dare fuoco alla colonna mariana.

“Tutti hanno diritto alla propria opinione sulla colonna mariana, ma non tollereremo incivili atti di vandalismo”, ha dichiarato il sindaco [di Praga] Petr Hejma.

Finora nessun gruppo ha rivendicato il tentato incendio e la polizia non ha dato informazioni sull'identità dei piromani, ma le loro azioni hanno ridato vita al dibattito sulla colonna e sulla percezione complessiva della storia e dell'identità ceca.

In generale, chi è contrario alla colonna la percepisce come un simbolo di intolleranza e invasione straniera.

Passando a una protesta più leggera, un gruppo di attivisti ha creato un gruppo Facebook chiamato Klub za znovustržení Mariánského Sloupu [19] [cs] (Club per la ri-demolizione della colonna mariana), che conta più di 1.000 membri e posta meme e messaggi invocando la demolizione nel monumento.

In un editoriale chiamato Mistr Jan a Marie [20] [cs] (Maestro Jan e Maria), pubblicato il 6 giugno, Marek Švehla, vicedirettore di Respekt, un autorevole settimanale, ha scritto:

Ještě nedávno jsme si mysleli, že křivdy vzal čas, ale asi nevzal. Potomci jako by si je šetřili, a když to šlo, vytáhli je ven. Sloup je zpět a na náměstí se vlastně vrací dojem tolerance: Jan Hus a o kus dál sloup. Mistr Jan tohle nové partnerství jistě unese, jeho stoupenci by mohli taky.

Fino a qualche tempo fa pensavamo che il tempo ci avesse aiutati a superare tutti i rancori, ma a quanto pare non è così. I discendenti li hanno nascosti e, quando è stato possibile, li hanno tirati fuori. La colonna è tornata e un senso di tolleranza è ritornato in piazza: Jan Hus e, a qualche metro di distanza, la colonna. Il Maestro Jan può sicuramente accettare questa nuova unione, e anche i suoi sostenitori dovrebbero farlo.