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“Scossa giovanile” in Thailandia: l'attivismo ai tempi della COVID-19

Categorie: Asia orientale, Tailandia, Censorship, Citizen Media, Diritti umani, Giovani, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, COVID-19
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Studenti sollevano i loro cellulari durante una protesta alla Kasetsart University il 29 febbraio 2020. Foto di Chonthicha Jangrew. Fonte: EngageMedia / Coconet

Quest’articolo [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di Chonthicha Jangrew è stato pubblicato su Coconet [2], una piattaforma per l'organizzazione di movimenti a favore dei diritti digitali nella regione Asia-Pacifico ospitata da EngageMedia, un'organizzazione no-profit di media, tecnologia e cultura. Questa storia è stata curata e ripubblicata da Global Voices come parte di un accordo per la condivisione di contenuti.

La speranza di un cambiamento politico è cresciuta in Thailandia, dopo un'ondata di proteste studentesche in tutto il Paese, in seguito alla dissoluzione [3] da parte della corte costituzionale del partito d'opposizione Future Forward Party.

La decisione ha scatenato dei flash mob contro il Primo Ministro Prayut Chan-o-cha e il suo regime autoritario, che è al potere dal 2014. Dal 21 febbraio al 14 marzo, secondo il gruppo Thai Lawyers for Human Rights, ci sono stati almeno 79 flash mob [4] [th] nelle università.

Questa ondata di proteste, ribattezzata fenomeno “youthquake” [5] o “scossa giovanile”, riflette la crescente consapevolezza politica tra i giovani thailandesi.

Con i giovani dalla loro parte, i gruppi pro-democrazia avevano visto del potenziale per estromettere il governo pro-esercito.

Ma poi è arrivata la COVID-19, insieme alle restrizioni governative. L'emergente società civile thailandese è stata presto travolta da un decreto d'emergenza che proibisce le assemblee dei cittadini, spostando gli attivisti online.

Tuttavia le autorità thailandesi hanno intensificato anche la sorveglianza [6] delle attività online.

Il governo ha anche un Centro anti-fake news [7] [th] (notizie false) che è stato ribattezzato “Centro Fake News” dai critici, che l'hanno accusato di concentrarsi sul reprimere [8] il diritto di parola, piuttosto che sull'affrontare la disinformazione.

Il centro è noto per aver censurato informazioni e critiche riguardo la gestione della pandemia da parte del governo. Ha persino mosso accuse contro i cittadini per aver affermato verità evidenti.

Danai Ussama, un artista di Phuket, è stato arrestato [9] dalla polizia in base alla Legge per i crimini informatici dopo aver scritto su una piattaforma online che non c'era alcun test per la COVID-19 all'aeroporto di Suvarnabhumi, dove era atterrato in seguito a un soggiorno in Spagna nel marzo 2020.

Ma le misure severe hanno fallito nel reprimere il dissenso.

Al contrario, la scomparsa [10] dell'esule politico Wanchalearm Satsaksit il 4 giugno in Cambogia ha riacceso le proteste contro il governo filo-militare, con più di 400.000 tweet con l'hashtag #SaveWanchalearm [11] il giorno successivo.

Attivismo degli hashtag e flash mob su Twitter

Tra le restrizioni, Twitter è diventato il principale spazio [12] per la libertà d'espressione in Thailandia. Uno degli hashtag virali durante la COVID-19 è stato #nnevy [13] [it], che è emerso quando gli utenti thailandesi di Twitter hanno iniziato una guerra contro i troll nazionalisti cinesi e creato “una nuova solidarietà pan-asiatica”.

Questo è successo dopo che i fan cinesi dell'attore thailandese Vachirawit Chivaaree hanno ritwittato un tweet che definiva Hong Kong un “Paese.”

Gli utenti thailandesi hanno contrattaccato dopo gli attacchi online contro Chivaaree, che sembravano essere diretti da troll pro-Pechino.

Poco dopo, utenti da Hong Kong e Taiwan si sono uniti alla difesa, portando alla nascita dei popolari hashtag #MilkTeaAlliance [13] [it] e un suo equivalente thailandese, traducibile come #Tèallattepiùfortedelsangue.

Joshua Wong, l'attivista pro-democrazia di Hong Kong, ha postato una foto dell'attore con un messaggio [14] in cui dice che Hong Kong è dalla parte dei thailandesi che amano la libertà e che si oppongono all'oppressione da parte dalla Cina.

Ha anche invocato la costruzione di un'alleanza asiatica contro la dittatura.

L'Unione degli studenti thailandesi ha escogitato una campagna online per “protestare da casa” [15] [th] condividendo foto o manifesti per commentare l'operato del governo con l'hashtag #MobFromHome [16]. Questo hashtag ha scalato le classifiche di Twitter in Thailandia.

Oltre all'uso degli hashtag, gli attivisti pro-democrazia online hanno adottato anche una strategia chiamata “bombardamento”, or “ทัวร์ลง” [17] [th], in cui un utente chiede ad altri utenti di criticare collettivamente un post problematico.

In Thailandia, questo tipo di mobilitazione pubblica online è stato usato per contrastare le campagne [18] di operazioni di informazione (information operation o IO) del governo che includono attacchi online mirati contro dissidenti e detrattori.

Raggiungere la massa critica sulle piattaforme online alternative

Se Twitter è stata la piattaforma ideale per i giovani attivisti, due eventi avvenuti in rapida successione hanno portato a un calo della fiducia del pubblico nella piattaforma.

Il 13 maggio l'account Twitter ufficiale della Thailandia @TwitterThailand ha twittato il suo primo messaggio [19] [th], “Sawasdee khrap, Thailand” (Ciao, Thailandia!). Il 19 maggio Twitter ha annunciato [20] l'aggiornamento della sua policy sulla privacy per condividere le attività e gli indirizzi IP degli utenti con i “partner” per ottimizzare gli annunci pubblicitari mirati.

In seguito a questi aggiornamenti, #NoTwitterThailand [21] [th] ha scalato le classifiche del Paese, in quanto i thailandesi hanno visto tutto questo come parte del programma governativo di sorveglianza e restrizione della libertà di parola sul web.

Ancora più utenti hanno cominciato a dubitare della sicurezza e della privacy della piattaforma dopo che Buddhipongse Punnakanta, Ministro per l'economia e la società digitale, ha twittato [22] [th] della sua recente discussione con il senior director di Twitter per le politiche pubbliche e la filantropia dell'Asia-Pacifico, di base a Singapore.

Gli utenti thailandesi di Twitter hanno presto cominciato a chiedere di abbandonare Twitter e spostarsi su “piattaforme alternative” [23] open-source e decentralizzate. Una piattaforma alternativa diventata popolare è “Minds”, specialmente da quando l'influencer Sarinee Achavanuntakul ha twittato [24] [th] “Dite addio a Twitter e incontriamoci su Minds.”

Minds ha anche già installato [25] la lingua thailandese per accogliere gli utenti thailandesi.

Questa nuova sfiducia in Twitter pone degli interrogativi sul futuro e l'efficacia dell'attivismo online.

Il numero di utenti thailandesi che si spostano sui social media alternativi sarà sufficiente a raggiungere la massa critica, e quindi ad attuare cambiamenti sociali concreti? Come continuare a parlare delle varie problematiche nei movimenti sociali online? E come trasformare la consapevolezza nel cambiamento che sogniamo di vedere?

Non ci sono risposte semplici a queste domande. Ma nel caso della Thailandia, continuiamo a osservare una “scossa giovanile” e un'accresciuta consapevolezza politica tra gli studenti thailandesi.

Continuiamo anche a vedere come gli spazi pubblici online hanno portato a un discorso più critico riguardo al governo.

La manipolazione degli spazi di informazione da parte delle autorità ha semplicemente accelerato questo processo.

*Chonthicha Jangrew (Lookkate) è una dei cofondatori del Democracy Restoration Group [26] (DRG) [th], e un'attivista pro-democrazia e per i diritti umani thailandese. Dal colpo di stato del 2014 si batte per la libertà d'espressione e di riunione in Thailandia.