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Ad Haiti si moltiplicano le accuse di collusione tra il governo di Jovenel Moïse e il crimine organizzato

Categorie: Haiti, Citizen Media, Diritti umani, Elezioni, Governance, Guerra & conflitti, Protesta

Screnshot di un video [1] [es] di un'intervista con Jovenel Moïse tratto dal canale Youtube dell'agenzia EFE del 7 dicembre 2019.

Dal massacro avvenuto nel povero quartiere di La Saline nella notte tra il 13 e il 14 novembre 2018, dove hanno perso la vita più di 50 persone di fronte all'ascesa di potenti bande armate, il tasso di omicidi ad Haiti continua ad aumentare [2] [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. Solo nella zona metropolitana di Port-au-Prince, nel primo semestre del 2020, sono state assassinate circa 243 persone [3]. I giornalisti e le organizzazioni per i diritti umani vi vedono una collusione tra il governo di Jovenel Moïse e il crimine organizzato, per fini economici ed elettorali.

La fiducia nel governo di Jovenel Moïse si sta erodendo dal 2019, con l'aumento dei movimenti di protesta [4] nei suoi confronti, e la situazione non sembra migliorare a causa delle accuse di corruzione [5], autoritarismo [6] e violenza da parte della polizia contro chiunque manifesti contro la sua amministrazione. Da febbraio 2019, le manifestazioni [7] [it] che reclamano le dimissioni del governo di Jovenel Moïse hanno conquistato il Paese, con alcuni che gli rimproverano di non rispettare le promesse fatte alla popolazione e altri che ricordano le accuse [8] di corruzione che gravano su di lui. A settembre 2019, in occasione delle manifestazioni anti-governative, l'ONU ha registrato circa 42 morti e 86 feriti [9].

Per quanto riguarda la crescente insicurezza che si respira ad Haiti, il Centro di analisi e ricerca sui diritti umani (CARDH) aveva già registrato [10], a dicembre 2019, come i poteri politici, giudiziari e di polizia fossero rimasti in silenzio di fronte al massacro. A giugno 2019, la Missione delle Nazioni unite a sostegno della giustizia ad Haiti e l'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani hanno condiviso una relazione [11] nella quale sono state pubblicate in dettaglio le accuse di coinvolgimento nel massacro di La Saline di un rappresentante dello Stato, Richard Duplan, e di tre poliziotti.

A giugno 2020, le accuse di collusione tra i partiti politici e le bande, che lottano per il potere politico nei territori, si moltiplicano. Secondo l’ultimo rapporto [12] dell'organizzazione per i diritti umani Fondasyon Je Klere (FJKL), il massacro di La Saline sarebbe stato perpetrato a causa di una lotta tra bande armate che si sono alleate ad alcuni politici per il controllo dei proventi [13] del mercato della Croix-des-Bossales, un importante mercato della capitale. Si tratterebbe di un conflitto armato tra la banda di “Nèg chabon, ritenuta vicina [14] al partito di governo, Tèt Kale (PHTK [15] [fr]), e la banda di “Bout Janjan”, che si è avvicina a un ex deputato dell'opposizione, Roger Milien, il quale afferma di essere stato informato dell’organizzazione [16] del massacro di La Saline. Durante gli interventi pubblici, il presidente si è premurato più volte di rispondere in modo diretto a queste accuse. Il rapporto spiega:

La réalité des quartiers contrôlés par les gangs est, depuis quelque temps, marquée par une polarisation constante : gangs pro-gouvernementaux ou pro-opposition/anti-Jovenel.

La realtà dei quartieri controllati dalle bande si contraddistingue, da qualche tempo, per una costante polarizzazione: le bande pro-governative o pro-opposizione/anti-Jovenel.

Secondo la Rete nazionale di difesa dei diritti umani (RNDDH), nei quartieri di Bel-Air [17], Cite-Soleil, Chancerelles, “Tokyo [18]“, Fort Dimanche e Pont-Rouge, sono stati perpetrati altri massacri simili a quello di La Saline. Si tratta di quartieri popolari [19] della regione metropolitana di Port-au-Prince, dove regna l'insicurezza e dove il controllo delle autorità di polizia fatica a imporsi. A novembre 2019, la RNDDH ha scritto nel suo comunicato [20]:

Selon les premières informations recueillies […], ces attaques, perpétrées par les gangs armés dirigés respectivement par Jimmy Chérizier alias Barbecue et Ti Sonson connu encore sous le nom de Ti Chèf, de la Base Krache Dife, sont orchestrées par les autorités exécutives.

Secondo le prime informazioni raccolte […], questi attacchi, perpetrati dalle bande armate guidate rispettivamente da Jimmy Chérizier alias Barbecue e Ti Sonson noto anche come Ti Chèf, della Base Krache Dife, sono orchestrati dalle autorità esecutive.

La RNDDH, nel suo primo rapporto [21] pubblicato il 23 giugno 2020, sottolinea che il materiale della Polizia Nazionale di Haiti è stato utilizzato per commettere questi massacri e nomina i poliziotti in combutta con la “federazione delle bande G9”. Tra questi, l'ex poliziotto Jimmy Chérizier, diventato capo di una delle bande criminali del G9, noto anche con il soprannome di “Barbecue”.

Sebbene sia stato emesso un mandato di arresto contro di lui dal ministro della Giustizia [22] per il suo coinvolgimento nel massacro di La Saline, Barbecue è ancora a piede libero [23]. A giugno 2020, è stato l'artefice di un’alleanza [24] [en] tra il G9 e altre bande e, il mese seguente, il G9 ha bloccato diverse strade e arterie di diversi quartieri della capitale affinché il governo gli accordasse un riconoscimento legale [25].

Secondo la Fondasyon Je Klere, le bande del G9 e Barbecue sono “agenti in missione” [26] per conto del governo [fr].

Haiti – Gangsterizzazione: Secondo un rapporto della FJKL, il G9 è il frutto del potere per controllare le prossime elezioni

A più di un anno dal massacro di La Saline, i resoconti dei tribunali sembrano ancora a un punto morto [29]. Le organizzazioni locali, le ambasciate [30] e alcune personalità diplomatiche [31] lanciano l'allarme affinché sia resa giustizia alle vittime, che lamentano una mancanza di gestione [32] da parte del governo.

Il giornalista Parker James Asmann ha riassunto così la situazione su Insight Crime [24] [en]:

The G9 alliance has reportedly benefited from strong ties to the government of President Jovenel Moïse. The gang leaders are seemingly free from persecution so long as they help keep the peace in the neighborhoods they control. In exchange, Moïse’s government has found in them loyal foot soldiers quelling insecurity, stamping out opposition voices and shoring up political support across the capital.

L'alleanza del G9 godrebbe di ottime relazioni con il governo del presidente Jovenel Moïse. A quanto pare, i capi delle bande non vengono perseguitati fino a quando contribuiscono a mantenere la pace nei quartieri che controllano. In cambio, il governo Moïse ha trovato in loro soldati leali che reprimono l'insicurezza, mettono a tacere le voci contrarie e rafforzano il sostegno politico nell'intera capitale.

Dunque, la rete accusata di corruzione avrebbe dei vantaggi economici, ma anche elettorali. I difensori dei diritti umani accusano [33] il governo di impiegare i capi delle bande per intimidire i suoi oppositori politici, mentre le elezioni legislative, che avrebbero dovuto aver luogo a novembre 2019, non sono state ancora organizzate, nonostante numerose sollecitazioni [34]. Questi gruppi armati verrebbero dunque utilizzati per assicurare il controllo dei prossimi seggi elettorali, creando un clima di paura sfavorevole per gli elettori [35].